venerdì 30 marzo 2007

Anche il circolo Lenin di dasà in difesa del Compagno Benedetti

In seguito all’articolo del compagno Benedetti in merito alla politica non sempre tanto trasparente portata avanti dall’amministrazione Bruni con l’apporto e il sostegno del PRC nella persona dell’assessore malerba, non è tardato a giungere la risposta del segretario federale Franco Daniele che con un colpo di mano che rievoca tanto direttive di staliniana memoria, si è subito adoperato per l’epurazione del compagno Benedetti dall’incarico all’interno della segreteria.
Tutto il circolo PRC “V. Lenin” di Dasà condivide le stesse posizioni del compagno Benedetti, e chiede il conto al compagno Malerba e alla dirigenza provinciale sull’andamento e la situazione politica dell’amministrazione provinciale. Il pensiero del compagno forse non rappresenta quello della segreteria, ma rappresenta quello di buona parte del partito, quella che non è fatta di amici e parenti.
Perché ormai i compagni in questa federazione sono costretti a uscire sulla stampa per dire quello che pensano? Facile, perchè in questo partito ogni principio di discussione democratica è pari a zero, non c’è più la libertà di discutere con i compagni e se si prova a fare questo si subito tacciati di provocatori, ed estremisti.
Ormai la maggioranza del PRC ai vari livelli locale e nazionale si tiene dentro le minoranze solo per far apparire all’esterno che è un partito che tiene conto delle voci critiche e discordanti rispetto alle linee assunte dalla maggioranza, ma è poi realmente così?
Cosa significa che il compagno deve farsi carico di tutte le responsabilità conseguenti? Staranno forse minacciando l’espulsione del compagno? Lo manderanno forse davanti al collegio di garanzia così come hanno fatto con altri compagni? (caso Federici)
Non è pensabile che un partito comunista (“una mano con milioni di dita strette in un unico pugno”) tenga in maggiore considerazione la preservazione degli accordi di potere che le preoccupazioni di un suo militante, non è possibile sacrificare i propri ideali, ciò per cui si è lottato per anni, sull’altare delle compatibilità di governo .
Oggi a distanza di tempo abbiamo avuto la certezza che le scelte compiute dai dirigenti del partito a Vibo prima del 2004 (quando il prc a vibo nella sua interezza faceva riferimento all’AMR di Ferrando, area di opposizione alla deriva governista del partito e alle alleanze con forze non comuniste e democristiane come nel caso della provincia), più che da un effettivo sentimento e coscienza di classe avessero come fine quello di acquisire, qualche posizione di prestigio e visibilità nel Prc e nella sua Direzione nazionale, crearsi uno spazio di visibilità e di potere che altrimenti sarebbe stato loro difficilmente assicurato .
Non riusciamo infatti a trovare altre spiegazioni a tutti questi continui capovolgimenti che stanno caratterizzando la politica del PRC a vibo negli ultimi anni
Contestiamo l’allontanamento del compagno Benedetti dalla segreteria.
Ed evidenziamo come all’interno del PRC a vibo il rispetto delle norme statutarie gode di libertà di interpretazione di beneficio di inventario.
Lo statuto infatti prevede che sia il cpf (comitato politico federale) a votare l’allontanamento di un compagno dall’incarico dirigenziale che riveste, non la segreteria,che ha si il “potere” di prendere decisioni di urgenza, ma è altrettanto vero che ha bisogno della successiva ratifica del cpf stesso in quanto organo decisionale supremo nel nostro partito a livello provinciale..,
Quindi inviteremmo i “compagni dirigenti-duri e puri” a leggere lo statuto del partito una volta per tutte, memorizzarlo e capire che il rispetto delle regole di cui tanto si vantano, non è mai stato realmente applicato.
Diversi sono gli esempi che potremmo fare, tra gli ultimi ricordiamo il teatrino che è andato in scena nei mesi scorsi in occasione della crisi che si era aperta nel consiglio comunale della città capoluogo e che aveva riguardato anche il ricambio dell’assessore di rifondazione Federici, ricambio che è avvenuto mediante l’esautoramento del CPF, organo che secondo le norme maturate dall’ultimo congresso, è deputato alla scelta e al ricambio degli eletti.
L’articolo 45 dello statuto prevede che:
« vada evitata la concentrazione di più incarichi di partito e istituzionali su singoli compagni. Le segreterie ad ogni grado devono essere di norma costituite in maggioranza da compagni non impegnati a livello istituzionale di pari livello. Sono incompatibili gli incarichi istituzionali di carattere esecutivo con i compiti esecutivi a livello di partito ».
Nella federazione di Vibo invece non esistono conflitti di interesse, un compagno nello stesso tempo può assumere il ruolo di controllore e controllato
Ciò è evidente con il caso Malerba, assessore provinciale, e con l’incarico nella segreteria all’organizzazione (gestione del partito !!!) o il caso Giannini assessore al comune di vibo e segretario dello spartacus.
Chi potrà mai obiettare giudicare e criticare il loro operato?
E potrà mai un compagno andare contro la linea della maggioranza se poi si viene tacciati di essere provocatori e incorrere in misure disciplinari e magari nell’espulsione?
Ma cosa lede di più l’immagine del partito? Le parole di un compagno che finalmente denuncia quello che accade o l’assordante silenzio di un partito comunista che chiude gli occhi?
Perché si parla di cervellotiche farneticazioni e puntuali inesattezze tendenziose, false e infondate relative ai vari concorsi fasulli? Se il segretario Daniele è tanto sicuro di questo perché non ha replicato con i relativi argomenti?

Il circolo Lenin di Dasà si stringe intorno al compagno Benedetti, ed esprime tutta la propria solidarietà.
Noi non contestiamo tanto il fatto che il compagno Filippo sia stato allontanato dalla dirigenza del partito, non è nello stile di noi giovani comunisti svendere i propri ideali solo per conservare integri i pochi incarichi dirigenziali a noi concessi, la nostra critica va al metodo di gestione del partito, e ciò che più dispiace è essere costretti al silenzio, non poterci esprimere, non poter esporre le nostre considerazioni politiche.
Come comunisti ci dichiariamo estranei alla politica portata avanti dal nostro gruppo dirigente , politica che snatura l’identità comunista che ancora sentiamo nostra, continueremo a militare all’interno del PRC fin quando esisteranno le condizioni politiche per farlo o “fin quando ci sarà permesso”.

martedì 27 marzo 2007

Il compagno Benedetti non parla a titolo personale

In riferimento alla reazione, pubblicata su alcuni giornali nei giorni scorsi, del Segretario federale del PRC Franco Daniele, intendiamo esprimere pubblicamente la nostra piena solidarietà al compagno Filippo Benedetti, membro del Coordinamento provinciale dei Giovani Comunistie, nonché, ormai, ex componente della stessa Segreteria federale del partito, da cui, apprendiamo dai giornali, dovrebbe essere stato espulso.
Il Segretario sostiene che le affermazioni di Benedetti sono “il frutto di personali considerazioni” che “non rappresentano il giudizio della Federazione”: questo sarà anche vero in seno al ristretto gruppo dirigente del partito, ma il Segretario ignora, o finge di ignorare, che il partito è fatto da tanti altri compagni e compagne che, come noi, si ritrovano in una posizione critica rispetto alla dirigenza nazionale e locale del partito, tanto è vero che il documento presentato dai GC alla conferenza di organizzazione del 17 marzo scorso, di gran lunga il più lontano dalle direttive del tavolo di presidenza, non è stato approvato per soli tre voti (16 favorevoli e 19 contrari), nonostante il tentativo di non farlo neanche passare al voto della platea (ringraziamo, a tal proposito, l’intervento “super partes” del compagno Caporusso, delegato del Comitato politico nazionale). Il compagno Benedetti non ha parlato a titolo personale, dunque: si è fatto carico, semmai, delle istanze di trasparenza e democrazia che provengono da larga parte del partito, dall’intero Coordinamento dei GC come da tanti altri dirigenti e militanti.
Di cosa accusa il Segretario il compagno Benedetti? Di “cervellotiche farneticazioni e puntuali inesattezze”? Sono forse cervellotiche farneticazioni le richieste di maggiore trasparenza e senso di legalità nella gestione del potere locale che nascono dal legittimo e reale diritto di sapere? Sono puntuali inesattezze quelle confermate da televisioni e giornali? Allora il compagno Benedetti avrebbe dovuto imparare, e noi tutti con lui, a far tacere la coscienza critica, a reprimere la voglia di libera espressione e il bisogno di trasparenza, se avesse voluto continuare a far parte della Segreteria, la quale, tra l’altro, lavora benissimo anche senza di lui, visto che ad almeno quattro riunioni Benedetti non è stato invitato a partecipare (l’ultima, quella in cui la Segreteria, e non il Comitato politico come avrebbe voluto il regolamento, ha deciso sulla composizione della platea della conferenza di organizzazione).
Il centralismo democratico ci impone di rispettare le decisioni del centro e della maggioranza, ma è la democrazia stessa che impone a tutti di rispettare le regole, scritte e non, ed è, infine, la nostra storia di comunisti a imporci di lottare per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza, dovunque esse siano in condizione di pericolo. Non ci interessa affatto difendere a tutti i costi il posto in Segreteria del compagno Benedetti, è una questione più generale di rispetto delle regole: quelle stesse regole che dovrebbero imporci anche, per esempio, la separazione degli incarichi amministrativi da quelli dirigenziali e che, nell’ormai totale assimilazione del nostro partito al sistema partitocratico e clientelare, sistematicamente non sono rispettate.
Il metodo delle epurazioni (questa sembra la minaccia sottintesa) non ci porterà da nessuna parte. Si chieda, piuttosto, il Segretario Daniele, perché tanti compagni sono costretti a dire dalle pagine dei giornali quello che pensano, così come noi, d’altra parte, ci siamo chiesti se in un “partito di lotta e di governo” il secondo debba essere così preponderante sulla prima tanto da annullarla. Si chieda, ancora, se vuole rischiare di trovarsi a capo di un partito facilmente gestibile, ma sempre più spopolato di militanti attivi e impegnati; si chieda, infine, cosa lede di più l’immagine del partito: le parole di un compagno che chiede il conto alla dirigenza federale e all’assessore Malerba o l’assordante silenzio di un partito che non gli risponde e si volge dall’altra parte?

Sottoscrivono tutti membri del coordinamento provinciale GC di Vibo Valentia

Iozzo Nicola (coordinatore provinciale GC Vibo Valentia – coordinamento nazionale GC)
De Sossi Giovanni (coordinamento GC Vibo Valentia)
Colelli Francesco (coordinamento GC Vibo Valentia)
Bufalo Mariangela (coordinamento GC Vibo Valentia)
Borrello Giuseppe (coordinamento GC Vibo Valentia)
Russo Stefano (coordinamento GC Vibo Valentia)
Russo Ilenia (coordinamento GC Vibo Valentia)
De Piano Ernesto (coordinamento GC Vibo Valentia)
Racina Cristian (coordinamento GC Vibo Valentia)
Federici Paola (coordinamento GC Vibo Valentia)
Marturano Antonino (coordinamento GC Vibo Valentia)
Benedetti Filippo (coordinamento GC Vibo Valentia)
Sergio Carmelo (segretario Circolo “V. Lenin”-Dasà (vv), coordinamento GC Vibo Valentia)

mercoledì 21 marzo 2007

squarciamo il velo pietoso

Il territorio vibonese – lo sappiamo da tempo – è martoriato da una piaga che si chiama 'ndrangheta: essa – e questo, chi non lo sapeva, lo ha imparato dagli ultimi eventi – si annida in ogni settore della società, dai tribunali alla pubblica amministrazione, dalle associazioni ai partiti. La ‘ndrangheta fa proseliti in ogni strato sociale, ma soprattutto tra i giovani disoccupati i quali, a causa della mancanza di una legislazione che li tuteli e permetta loro di vivere dignitosamente e onestamente, anche in attesa di una sistemazione occupazionale stabile, rappresentano un grande serbatoio di manovalanza per le famiglie mafiose del nostro territorio.
Eppure i rimedi per prevenire, arginare e combattere il dilagare del fenomeno mafioso ci sarebbero e sarebbero, se solo si volesse, di facile attuazione!
Quali? Ad esempio il salario minimo garantito per ogni soggetto che temporaneamente viva in una condizione di disoccupazione, in modo da dimostrare l’interessamento dello Stato nei confronti dei propri cittadini, in primo luogo dei meno abbienti e delle fasce di popolazione più deboli, le quali sono le più soggette ai ricatti e alle pressioni esercitate dalla mafia, nonché le più vulnerabili, proprio per la condizione di precarietà della loro esistenza.
La mafia non è l'antistato. Contrariamente a quanto cercano di farci credere giornalisti e politici borghesi, essa è un’organizzazione complementare e strettamente intrecciata con parti decisive degli apparati statali. Non è la mancanza di leggi adeguate o di un sufficiente numero di magistrati e poliziotti che impedisce di sconfiggere la mafia, ma proprio l’assenza del senso della legalità, a tutti i livelli, anche (soprattutto!!!) tra i membri delle istituzioni. Ed è all'interno del sistema liberista, fondato sullo sfruttamento salariale e sulla proprietà privata, che stanno le cause del proliferare del fenomeno mafioso; è all'interno dello Stato borghese che vanno ricercati i principali alleati della mafia e i sui rappresentanti politici! Quello che manca, e che dovremmo ritrovare, è una coscienza civile che si opponga ai disvalori del profitto, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell'individualismo più esasperato, dell'arrivismo e dell'accumulo di ricchezza.
Tutto questo non sconvolgerà nessuno, e nessuno, crediamo, proverà un po’ di sana vergogna alle nostre parole; anzi, fino ad ora, le nostre denuncie sono spesso passate sotto silenzio, e mai sono state prese in considerazione.
Dunque, armati di pazienza, esaminiamo nel dettaglio la condizione giovanile nel nostro territorio. I giovani, superata la maggiore età, si trovano di fronte ad un bivio: fare le valigie e affrontare gli studi universitari (lasciando, dunque, la loro casa) con la speranza che una specializzazione possa garantire loro un posto di lavoro sicuro per l’avvenire, oppure rimanere in cerca di lavoro nella propria terra.
IL LAVORO: l’attività più importante per la vita di un uomo, l’elemento che lo nobilita, che dovrebbe essere espressione della sua creatività e delle sue capacità e che invece, all’interno dell’attuale società e degli attuali rapporti di produzione, sembra una meta sempre più lontana, per molti addirittura negata e sostituita dalla logica dalla precarietà, nonché, in molti casi, soprattutto nel nostro territorio, un traguardo che si raggiunge mediante il compromesso e l’amicizia di qualche potente. Il lavoro, che nel settore privato è guidato da una logica di sottomissione e sfruttamento e che ha come unica finalità il profitto per il detentore dei mezzi di produzione, nel settore pubblico (o a partecipazione statale) dovrebbe essere regolato da logica meritocratica. Sulla carta!!!
E nel nostro territorio come stanno le cose? Come si fa a vincere un concorso pubblico nella provincia di Vibo valentia? Semplice: basta essere parenti o amici di politici, prelati, massoni, insomma… di “gente che conta”. Questo è, evidentemente, il criterio di valutazione adottato, per esempio, dalla Regione Calabria nel 2001, con il cosiddetto concorsone per i portaborse, quando uomini di fiducia dei parlamentari del consiglio regionale sono stati assunti a tempo indeterminato. Tutti i vincitori di quel concorso erano parenti di politici e uomini di partito, di tanti partiti, tra i quali figura anche il mio, il partito della Rifondazione Comunista, che, nell’ottica di appiattimento alle posizioni di governo, ha ormai debellato dal proprio DNA i principi su cui si era fondata la sua nascita, adeguandosi all’andazzo generale.
Una “sanatoria” ante litteram come quella del 2001 ora non sarebbe più possibile: con un ingegnoso provvedimento la giunta regionale ha imposto che i gruppi consiliari non possano assumere parenti fino al terzo grado. Sembra quasi che giustizia sia stata fatta, ma… fatta la legge, trovato l'inganno! Infatti è vero che un consigliere regionale non può assumere parenti nel proprio gruppo, ma nessuno gli vieta di farli assumere in un altro gruppo consiliare, cosa che in effetti accade: io, compagno, assumo tuo figlio se tu, camerata, assumi mio nipote.
E cosa succede alla Provincia? Beh, l’amministrazione provinciale non fa certo di meglio: mica può navigare controcorrente. Come si giustificherebbe, poi, coi propri elettori?
A quanto risulta è stato bandito un concorso (delibera di giunta n. 456 del 23 dicembre 2004) i vincitori del quale sono, in gran parte, parenti e amici di assessori e consiglieri provinciali. Simile esito, forse, avrebbe avuto un altro concorso, bandito sempre dalla giunta alla vigilia delle elezioni provinciali del 2004, che è stato bloccato dal governo nazionale, poi, per mancanza di fondi; inoltre, a tre anni di distanza, la Provincia non si è neanche preoccupata di comunicare ai partecipanti se e quando si svolgeranno, effettivamente, le prove concorsuali.
Non metto in discussione i requisiti di accesso al concorso e i criteri di valutazione, ma, se gran parte dei vincitori risulta essere parente o amico del politico Tal dei Tali, delle due una: o i parenti e gli amici del politico Tal dei Tali sono più preparati e intelligenti degli altri aspiranti o qualcosa puzza!!! In questa seconda eventualità, si tratterebbe della volgarissima pratica clientelare che fino a ieri il PRC criticava, ma che oggi sembra accettare: di questo si assumerà la responsabilità morale e politica il compagno assessore Malerba?
Vogliamo sapere perché tutti tacciono e soprattutto perché nessuno vigila su quello che accade alla Provincia. Lo spirito con il quale il nostro partito è entrato nelle amministrazioni è anche quello di vigilare sul loro operato: dove sono finite tutte le buone intenzioni della vigilia delle amministrative? Perché il compagno Malerba, insieme al resto del partito, tace su determinati argomenti?

La politica ha il dovere ti operare per il bene pubblico nel rispetto delle leggi vigenti. Ci chiediamo come, in una provincia martoriata dalla ‘ndrangheta e dal clientelismo, i cittadini che lavorano onestamente tutti i giorni per guadagnarsi una vita dignitosa possano credere ancora in una classe politica vecchia e inaffidabile (e, tuttavia, ancora capace di generare mostruosità come il PDM: più che un nuovo soggetto politico una mutazione genetica di ex e neo democristiani affamati di poltrone).
Il PRC era, a Vibo, un partito estraneo a queste logiche: per questo chiediamo al nostro assessore di squarciare il velo (pietoso!!!) dietro il quale si nascondono vecchi e nuovi parassiti, ricordandogli per l'ennesima volta che è un comunista ed è suo dovere morale impedire gli abusi che questi signori compiono ogni giorno sulla pelle dei lavoratori.

Filippo Benedetti – Segreteria provinciale PRC - area scuola e legalità

domenica 11 marzo 2007

Comunicato stampa adesione ad unità comunista

Il partito della rifondazione comunista costruito non senza duri sacrifici da quei compagni che ancora credevano nella necessità di un’opposizione di classe all’interno del panorama politico italiano all’indomani della disfatta del vecchio PCI ad opera di Occhetto, ha maturato negli ultimi tempi la sua “bolognina”.
Affermiamo questo alla luce dei mutamenti che hanno caratterizzato negli ultimi anni la sua politica: alleanza organica al governo Prodi, abiura del marxismo-leninismo e della lotta di classe, la pratica della non-violenza assunta come paradigma centrale del suo agire politico, e in ultimo la costituzione della sinistra europea un nuovo soggetto politico che niente a che vedere con l’internazionalismo comunista.
Non esiste più quel partito che quasi dieci anni fà ebbe il coraggio di prendere le distanze e rompere col primo governo Prodi, pagando il prezzo di una scissione, ma al contempo suscitando una nuova ondata di entusiasmo ed orgoglio nel suo corpo militante, fiero di appartenere ad un partito che non abbassava la testa di fronte a un centrosinistra che già allora si dimostrava pienamente organico al grande capitale e ai poteri forti dell'economia italiana ed europea e che oggi si pone in una linea di sostanziale continuità con la politica Berlusconiana.
« Dopo anni di lenta ed inesorabile deriva moderata e riformista della sinistra, persino quello che poteva essere considerato come l’ultimo baluardo delle masse oppresse, l’ultimo partito comunista occidentale di una certa consistenza passa dall’idea della trasformazione all’idea della governabilità, dalla prospettiva dell’alternativa a quella dell’alternanza»
Anche la federazione di Vibo, della quale facciamo parte ha maturato la propria involuzione politica, passando da rivoluzionaria Trotskista, a Grassiana e bertinottiana, completando cosi la sua ricerca di identità e adeguandosi al partito a livello nazionale.
Questa federazione si distingueva da tutte le altre fino a qualche anno fa per la sua intransigenza politica, (unica Federazione in Italia a dire no a Bertinotti-Cossutta al congresso del 96).
Oggi a distanza di tempo abbiamo avuto la conferma che le scelte compiute dai dirigenti del partito a Vibo prima del 2004, più che da un effettivo sentimento e coscienza di classe fossero guidate da un fine prevalentemente opportunistico, quello di acquisire, qualche posizione di prestigio e visibilità nel Prc e negli apparati di potere locali e nazionali
Come giovani comunisti ci dichiariamo estranei alla politica portata avanti dal nostro gruppo dirigente a livello locale, regionale e nazionale, politica che snatura l’identità comunista che noi ancora sentiamo nostra.
Convinti che l’unica alternativa allo stato di cose attuale sia il rovesciamento del sistema borghese, del quale abbiamo come l’impressione che il PRC sia ormai elemento organico, e l’instaurazione di una società egualitaria, che solo il socialismo può rappresentare;
Convinti che gli interessi del proletariato non possono essere sacrificati sull’altare della compatibilità di governo, e che fino a quando esisterà anche un solo capitalista e sfruttatore del lavoro salariato, il suo antagonista sarà la classe operaia;
Certi che contro questo stato di barbarie e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo solo la lotta paga, aderiamo al progetto dell’unità comunista auspicando la costruzione al più presto di un reale punto di riferimento politico di classe e d’opposizione alla politica perpetrata oggi dai fantomatici partiti della sinistra italiana.
Finché esisterà la classe operaia, ci sarà bisogno di un soggetto comunista che sia la sua espressione, ed è in questa ottica che decidiamo di militare nell’associazione dell’unità comunista, continuando parallelamente il nostro cammino all’interno del PRC (fino a quando ciò sarà possibile) con la speranza di poter spostare al suo interno gli equilibri di potere in un ottica di reale opposizione allo stato di cose attuale, convinti della complessità della nostra azione e allo stesso tempo coscienti che ciò costituisca l’unica alternativa.
Unità comunista che nasce in seguito ad un lungo percorso e che vede la partecipazione di tanti sinceri compagni provenienti da tutta Italia per buona parte ex militanti del PRC, che convergevano intorno all’ ex area programmatica progetto comunista, con la quale per altro come GC della provincia di vibo valentia abbiamo saldato un buon rapporto lavorando congiuntamente in occasione della conferenza nazionale dei giovani comunisti presentando la tesi congressuale
“GC: il cuore dell’opposizione”.
Area programmatica la cui esperienza oggi dichiariamo caduta per far largo a questo nuovo soggetto associativo a livello nazionale (con sede a Napoli)
Progetto che ha come finalità di invertire una rotta che ci vede da anni, come comunisti, in preda ad un circolo vizioso fatto di divisioni, isolamenti e “arroccamenti identitari”, che non hanno prodotto nessun avanzamento significativo per il movimento comunista nel suo complesso. . L’Italia pullula di collettivi, centri d’iniziativa politica, gruppi, associazioni, singoli militanti in migliaia di organizzazioni sindacali e di movimento, “reduci” di Rifondazione che a livello locale, non coordinati continuano a far politica. Molti di loro sono stati il lievito delle manifestazioni e delle lotte che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Hanno trovato nella piazza e nelle lotte un’unità di classe, temporanea, parziale, che però non ha sedimentato nè linea, nè organizzazione.
All’esterno di Rifondazione in molti hanno tentato nel tempo di dotarsi di strutture organizzative per contrastare il revisionismo ed il riformismo. Tra di loro, come nel sindacalismo di base, “esistono pezzi importanti della cultura e della pratica antagonista: un patrimonio di esperienze e di storia, di lotte e conquiste che non si può mantenere ulteriormente frammentato”
È da qui che bisogna partire (da quello che c’è) e ancor più dalla lotta di classe.

Aderisce a Unità Comunista la maggioranza assoluta del coordinamento provinciale dei GC.

Promotori nella provincia di Vibo Valentia:

Iozzo Nicola (coordinatore provinciale GC Vibo Valentia – coordinamento nazionale GC)
Benedetti Filippo (coordinamento GC Vibo Valentia – segreteria provinciale PRC)
Sergio Carmelo (segretario Circolo “V. Lenin”-Dasà (vv), coordinamento GC Vibo Valentia)
De Sossi Giovanni (coordinamento GC Vibo Valentia)
Colelli Francesco (coordinamento GC Vibo Valentia)
Bufalo Mariangela (coordinamento GC Vibo Valentia)
Racina Cristian (coordinamento GC Vibo Valentia)
Marturano Antonino (coordinamento GC Vibo Valentia)