mercoledì 30 maggio 2007

CONDANNATA LA POLIZIA PER IL G8 DI GENOVA 2001

Segreto di Stato: a Genova ci fu un disegno repressivo, prima condanna per la Polizia al G8 del 2001. La censura da parte dei media è stata rigida ed assoluta: della sentenza di Genova non si doveva parlare. Infatti incredibilmente non ne ha scritto neanche il Manifesto e dovrebbe spiegare perché. Alzi la mano chi ha saputo che la settimana scorsa a Genova c'è stata la prima condanna per i pestaggi della Polizia durante il G8 del 2001. Eppure la sentenza di Genova è un passaggio capitale per la ricostruzione della verità e la giustizia di quello che successe nel capoluogo ligure oramai 6 anni fa. E ci spiega anche molto del disegno politico sotteso alla repressione.

Gennaro Carotenuto

Lo Stato è stato condannato a risarcire Marina Spaccini, 50 anni, pediatra triestina, volontaria per quattro anni in Africa, per il pestaggio che subì da parte della Polizia in via Assarotti, nel pomeriggio del 20 luglio 2001. Marina, come decine di migliaia di militanti cattolici della Rete Lilliput, era seduta, con le mani alzate dipinte di bianco, gridando “non violenza”, quando fu massacrata dalla Polizia. Questa si è difesa sostenendo (sic!) che non era possibile distinguere tra le mani dipinte di bianco di Marina e i Black Block. Per il giudice Angela Latella invece la selvaggia repressione genovese –e la cortina di menzogne sollevata per coprirle- è stata una delle pagine più nere di tutta la storia della Polizia di Stato e per la prima volta ciò viene scritto in una sentenza. Non solo, è ben più grave quello che è scritto nella sentenza genovese. Quelle dei poliziotti non furono né iniziative isolate né eccessi, ma facevano parte di un disegno criminale.

Si inizia a confermare in via processuale quello che chi scrive sostiene e scrive da sei anni. A Genova vi fu un disegno criminale selettivo da parte di apparati dello stato. Tale disegno era teso a terrorizzare non tanto la sinistra radicale ma il pacifismo cattolico, in particolare la Rete Lilliput, che per la prima volta in maniera così convinta e numerosa scendeva in piazza saldandosi in un unico enorme fronte antineoliberale con la sinistra.

Le ragazze e i ragazzi delle parrocchie furono quelli che pagarono il prezzo più alto, soprattutto sabato. I loro spezzoni di corteo furono sistematicamente bersagliati dai lacrimogeni e centinaia di loro furono pestati selvaggiamente. Ma, soprattutto decine di migliaia di loro, e le loro famiglie, furono spaventati a morte in una logica pienamente terroristica. Quanti dopo Genova sono rimasti a casa?

Di fronte all’immagine sorda data dai grandi della terra, Bush, Blair, Berlusconi, quel movimento pacifico, colorato, credibile, fatto di persone serie e non dei pescecani rinchiusi nella città proibita, che si era riunito intorno alle proposte concrete per un nuovo mondo possibile del Genoa Social Forum, doveva essere schiacciato. Non lo sapevamo, ma mancavano 50 giorni all’11 settembre.

Riporto di seguito l’articolo dell’eccellente Massimo Calandri, apparso SOLO sulle pagine genovesi di Repubblica lo scorso 29 aprile. E' normale secondo voi? Esiste ancora il diritto ad essere informati in questo paese?

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Prima condanna per le violenze delle forze dell'ordine contro i manifestanti: "Non furono iniziative isolate". G8, condannato il Ministero - Missionaria picchiata, risarciti invalidità e danni morali "Ho solo ottenuto quello che attendevo da 6 anni: giustizia"

MASSIMO CALANDRI

LA PRIMA condanna nei confronti del Ministero dell?Interno per le illecite e gratuite violenze dei suoi poliziotti è arrivata nei giorni scorsi, e cioè circa sei anni dopo la vergogna del G8 genovese. Ma le parole con cui il giudice istruttore Angela Latella ha motivato la sua decisione rinfrescano la memoria.

Ricordando a tutti che quelle cariche sanguinarie,quelle teste rotte a manganellate, quei lacrimogeni sparati contro le persone inermi, non erano frutto dell?iniziativa isolata o dell'autonomo eccesso di qualche agente. Facevano invece parte di un più ampio disegno -così come le menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze - , che rappresenta una delle pagine più buie nella storia della Polizia di Stato.

Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ragione a Marina Spaccini, pediatra cinquantenne di origine triestina, pacifista che per quattro anni ha lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti. Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: "Non violenza!".

Gli agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad un gruppo di Black Bloc, che c'era una gran confusione e qualcuno tirava contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e "cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal giudice. I cattivi c'erano per davvero, ed erano i poliziotti che a bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra triestina. Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al vertice, non sono stati identificati, Angela Latella ha deciso di condannare il Ministero dell'Interno. La cifra che verrà pagata a Marina Spaccini non è certo clamorosa - cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed esistenziali - , ma il punto è evidentemente un altro.

«Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia - scrive il giudice - , non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di un'iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia volta e riportare l'ordine pubblico gravemente messo in pericolo».

Perché l'intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai abbastanza chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli stessi poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori erano diverse decine; l'ordine era di caricarli, disperderli ed arrestarli», hanno detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati solo due ragazzi (non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro archiviata. La pacifista era assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini e Marco Vano. Il giudice ha sottolineato come fotografie e filmati portati in aula «siano stati illuminanti»: «Si vedono ammanettare persone vestite normalmente; più poliziotti colpire con i manganelli una persona a terra, inerme. La stessa Spaccini è una persona di cinquant'anni, di cui giustamente si sottolinea l'aspetto mite». E poi, le testimonianze come quella di una signora settantenne che parla di una «manifestazione assolutamente pacifica e allegra» e di aver quindi visto agenti «bastonare ferocemente persone con le mani alzate ed inermi come lei». Marina Spaccini ha accolto il giudizio con un sorriso: «Era semplicemente quello che attendevo da sei anni. Giustizia».

martedì 29 maggio 2007

carta sprecata

La Repubblica e l'Unità mentono spudoratamente sul Venezuela

dal blog di Gennaro Carotenuto


mercoledì 23 maggio 2007


COCHABAMBA - Mi arrivano eco dall'Italia, qui a Cochabamba (Bolivia), dove sto partecipando al "V incontro mondiale di intellettuali e artisti in difesa dell'umanità" e potrei anticipare le cose dette da Evo Morales stamattina, o la ricchezza del dibattito, o la forza e la ricchezza comunicativa dei comunicatori boliviani (Evo ha un'approvazione del 66%in crescita ma nei media ha l'80% contro). Infatti, amici di GennaroCarotenuto.it mi inviano i pezzi di Repubblica e l'Unità sul non rinnovo della concessione di RCTV in Venezuela. E alle balle bisogna rispondere con le notizie. Ci sarà tempo per parlare di cose serie. Vediamo:


La Repubblica mente:


Rctv, [...] è considerata troppo critica dal presidente, che l'accusa anche di aver simpatizzato con il colpo di stato che cinque anni fa l'aveva spodestato per due giorni.


Amor di verità obbliga a rispondere:


RCTV non è accusata "da Chávez" di aver simpatizzato, ha organizzato il golpe. E' molto facile verificare, ci sono le registrazioni, ma Repubblica preferisce mentire e non fa il suo dovere, semplicemente non verificando. E' evidente l'intenzionalità di trasformare fatti storici noti in un "punto di vista".


La Repubblica mente:


Così, dopo la manifestazione di sabato scorso che aveva raccolto l'adesione di migliaia di partecipanti e attirato l'attenzione internazionale, oggi il corteo è sfilato davanti alle sedi alle sedi in Venezuela dell'Unione europea (Ue) e della Organizzazione degli Stati americani (Osa) e il movimento di protesta ha ricevuto la solidarietà di associazioni di difesa della libertà di stampa di tutto il mondo.


Amor di verità obbliga a rispondere:


Tanto la UE come l'Organizzazione degli Stati Americani ha affermato che è un fatto interno venezuelano e che il governo venezuelano è nel suo pieno diritto nel non rinnovare la concessione.


La Repubblica mente:


Secondo un sondaggio dell'istituto Datanalisis il 70% dei venezuelani disapprova l'oscuramento di Rctv.


Amor di verità obbliga a rispondere:


Il sondaggio è stato commissionato da RCTV e palesemente falso. Secondo la legge italiana, La Repubblica sarebbe obbligata a dire chi commissiona i sondaggi, ma lo evita. Contro Chávez la legge non vale.


La Repubblica mente:


La decisione di non rinnovare la concessione, infatti, avrebbe come effetto quello di limitare alla sola Globovision il panorama audiovisivo nazionale anti-governativo. Con l'aggravante che Globovision è un canale che si vede solo nella capitale.


Amor di verità obbliga a rispondere:


E' la balla più clamorosa. I grandi canali commerciali dell'opposizione che trasmettono in tutto il Venezuela sono quattro. RCTV, Globovision, Venevision e Televen. Inoltre in ogni stato ci sono canali locali dell'opposizione. Repubblica, in totale malafede cancella due canali nazionali e tutti i locali.


Molto simile è il pezzo dell'Unità, probabilmente preso dalle stesse fonti, tutte dell'opposizione. Né l'Unità né la Repubblica ricordano che RCTV non viene chiusa, ma trasferita sul cavo e sul satellite. Entrambe fanno credere che sia una decisione illegale di Hugo Chávez. Soprattutto né l'Unità né La Repubblica citano il punto di vista venezuelano, il ricchissimo dibattito sulla responsabilità sociale dei media, il fiorire di centinaia di media indipendenti nel paese, né il fatto che non esiste solo la libertà di stampa ma anche il diritto costituzionale a essere informati in forma non inquinata.


Questo cronista era a Caracas ed è andato e ha raccontato in questo sito la marcia dell'opposizione. Né La Repubblica né l'Unità erano presenti. Hanno fatto male il loro lavoro, mancando ad ogni dovere etico verso i loro lettori. Questi, è ora che si sveglino e si facciano sentire. BASTA BUGIE SULL'AMERICA LATINA!

martedì 22 maggio 2007

UNA FORZA POLITICA COMUNISTA ALL’ALTEZZA DELLE SFIDE DEL SOCIALISMO DEL XXI SECOLO

Il compimento della deriva governista del Partito della Rifondazione Comunista, con la scomparsa di ogni opposizione di sinistra e di classe al governo dei poteri forti (Confindustria, banchieri, Vaticano, ecc.) ha aperto uno scenario politico tanto inedito quanto drammatico. Sono venute a mancare l’organizzazione e la rappresentanza politica – per quanto inadeguate e meramente formali – dei bisogni e degli interessi immediati di milioni di lavoratori e lavoratrici, giovani, precari, disoccupati. Il passaggio della “sinistra radicale” nel campo governativo con le forze della borghesia sta anche determinando un irrigidimento autoritario che verifichiamo nei rapporti sociali in generale e, in particolare, nella repressione delle lotte non solo contro lo sfruttamento, ma anche in quelle contro il saccheggio e la devastazione dell’ambiente.

La deriva del PRC – ormai governista almeno quanto il PdCI - è stata segnata anche dall’abbandono di ogni opposizione alla partecipazione italiana alla guerra imperialista: ormai da mesi, il movimento è costretto a fare i conti con questa realtà e ad organizzare le manifestazioni sapendo che fra i fautori ed i complici della guerra vi sono anche quelli che fino a ieri sfilavano al nostro fianco. Del resto, fino a quando si trattava di opporsi solo all’unilateralismo U.S.A., era semplice per i riformisti partecipare, ma lottare anche contro l’imperialismo europeo e italiano richiede un’autonomia politica e ideologica incompatibile con la volontà di governare a tutti i costi.
In questo scenario, che vede anche l’inevitabile smarrimento di migliaia di compagni e di compagne, ricomporre una forza politica comunista organizzata è un compito difficile ma necessario. Una forza politica indipendente a livello locale e nazionale, fuori e contro il bipolarismo in cui si tenta di forzare ogni dialettica politica, con la riduzione della rappresentanza a due schieramenti solo falsamente contrapposti, perché in realtà convergenti nell’identificazione con il Capitalismo come unica prospettiva possibile, cosa che – fra l’altro – rende necessario rilanciare, nel breve periodo, la battaglia per il sistema proporzionale puro.
La ricostruzione di una forza politica comunista all’altezza delle sfide del socialismo del XXI secolo è una necessità e un’esigenza collettiva a cui intendiamo dare risposte. Proveniamo da percorsi differenti e alcuni di noi hanno vissuto l’esperienza del PRC, esperienza ormai incompatibile con qualunque prospettiva di trasformazione dell’esistente e di alternativa di società e di sistema. Riteniamo che, oggi più che mai, vi sia il bisogno dell’unità dei Comunisti attorno ad un programma generale anticapitalista, marxista e rivoluzionario, in grado quindi di ricostruire un’alternativa a tutti i governi della borghesia,nsiano essi di centro-destra che di centro-sinistra. Questa necessità ci appare rafforzata dalla consapevolezza della centralità dello scontro tra capitale e lavoro salariato sul livello internazionale, del conflitto come pratica della lotta di classe e, dunque, della contrapposizione alla concertazione sindacale (altra faccia della medaglia del collaborazionismo di classe).

Vogliamo sottrarci alla tenaglia che ci vorrebbe schiacciati fra chi il partito lo annuncia come già costituito e chi ne rimanda la definizione all’infinito. Noi pensiamo che un Partito Comunista non si proclami, ma si costruisca, anche a partire dalle esperienze rivoluzionarie e del movimento operaio sviluppatesi nel secolo che sta alle nostre spalle.
Per questi motivi, proponiamo a tutti i compagni e le compagne un percorso per la ricomposizione politica dei comunisti, nella consapevolezza che si tratta di un percorso lungo e difficile, ma indispensabile. Un percorso in cui la presenza di contributi diversi non rappresenti un problema, ma arricchisca il dibattito e rafforzi la crescita collettiva di un processo di organizzazione dove l’autonomia delle esperienze territoriali non si cristallizzi nel localismo ma sia un contributo alla prospettiva generale del movimento e dell’organizzazione.
Vogliamo dare vita da subito ad uno strumento di informazione e circolazione delle esperienze e ad un primo livello di coordinamento delle realtà esistenti, di cui la partecipazione alla manifestazione del prossimo 9 giugno a Roma, contro la visita di Bush e la complicità del governo Prodi con i guerrafondai di Washington e Tel Aviv, costituirà il primo momento visibile a tutti.
Invitiamo tutti i compagni e le compagne a partecipare alla prima assemblea nazionale per l’unità dei Comunisti, che si terrà a Roma domenica 10 giugno, a partire dalle ore 10.00, presso la Casa della Pace, in Via Monte Testaccio n. 22.

Il COORDINAMENTO PER L’UNITA’ DEI COMUNISTI

Associazione “Unità Comunista”; Sezioni autoconvocate del PCL di Roma “Stefano Chiarini”, di Padova e dell’Umbria; Comitato comunista “Antonio Gramsci” di Roma; Assemblea Nazionale Anticapitalista

Info e adesioni a: maldoror2006@libero.it

giovedì 17 maggio 2007

Dichiarazione alla stampa del Senatore Fosco Giannini, capogruppo PRC in Commissione Difesa al Senato

In Afghanistan ancora uomini e ancora mezzi.

Ciò mentre cresce di giorno in giorno il livello del conflitto armato e il pericolo di un coinvolgimento pieno nella guerra dei soldati italiani. Oggi in Commissione Difesa ho rivolto al Ministro Parisi due domande:

- se la Conferenza di pace non prendesse corpo e i pericoli aumentassero, il Governo italiano prenderebbe in considerazione il ritiro delle truppe?
- in linea teorica vi è un punto di pericolo oltre il quale il governo non potrà andare, ritirandosi dalla guerra?

Il Ministro Parisi non mi ha risposto, ciò è stato grave. L'Italia vuole forse restare in Afghanistan sino alla fine della guerra? Altri 10 anni fino alla sconfitta degli USA? Sarebbe la vittoria delle destre italiane.

15 Maggio 2007

9 giugno No Bush No War Day

Contro la guerra globale permanente di Bush. Contro l'interventismo militare del governo Prodi


Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9 giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in questo modo la convinta alleanza militare e politica dell'Italia con gli Stati Uniti. Oggi il presidente Bush ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti ma mantiene l'appoggio delle lobbies militari, petrolifere e dell'industria delle armi. Bush è l'estremo interprete della volontà di egemonia mondiale delle classi dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli USA, indipendentemente dall'alternanza dei governi, ad intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di stato, stragi e attentati.

Questa volontà di dominio, che fa della guerra una vera e propria strategia politica con la capacità di esportare conflitti dall'Africa all'Asia, dall'America latina alla stessa Europa, produce sudditanza politica e culturale.

In Italia la destra considera Bush il proprio punto di riferimento ma anche il governo Prodi, eletto grazie ai voti del movimento no-war "senza se e senza ma", è orgoglioso dell'alleanza con tale amministrazione e si prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a Roma.

Questa subordinazione caratterizza anche l'organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione "multilaterale", cioè "concertata" con le altre potenze. Un'internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell'opposizione, nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l'aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.

E' questa subordinazione, politica e culturale, che ha abbandonato una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.

Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni belliche.

Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio.

Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un'altra Italia.

Un'Italia che vive già in un altro mondo possibile e concreto. E' quella dei movimenti che si battono contro le basi militari, contro la devastazione ambientale, per i diritti sociali, contro i cpt. Che si batte contro la privatizzazione dell'acqua e la rapina dei beni comuni, contro le spese militari e il riarmo globale.

Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa del cammino del movimento no war nel nostro paese.

Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all'uscita dell'Italia dalle alleanze militari.

Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa.

Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinché le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale.

Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l'immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan.

Proponiamo che la mobilitazione del movimento no-war - che ha già tre tappe importanti: la manifestazione contro la progettata base militare per i nuovi cacciabombardieri a Cameri (Novara) il 19 maggio oltre alle iniziative previste ad Aviano e Sigonella; le Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2 giugno per protestare contro la parata militare sui Fori Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di Rostock-Heiligendamm - culmini il 9 giugno in una grande mobilitazione popolare a Roma che faccia sentire a Bush e Prodi l'avversione nei confronti delle guerre e delle corse agli armamenti, che DICHIARI IL PRESIDENTE USA OSPITE NON GRADITO e faccia sentire a Prodi il ripudio della guerra e del militarismo. Così come recita l'articolo 11 della Costituzione.

Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a Bush la più chiara determinazione e la più netta opposizione possibile alla costruzione della base Dal Molin.

Inoltre lanciamo fin da subito la campagna perché sia garantita la possibilità a tutti coloro che vorranno manifestare di raggiungere Roma in treno. Invitiamo tutti a Roma, il 18 maggio alle ore 17 presso l'Università di Roma Fac. di Lettere-La Sapienza per discutere di questo appello e preparare insieme la più grande mobilitazione possibile per una giornata NO BUSH-NO WAR

Associazioni, reti

Action-diritti in movimento, Associazione Sinistra Critica, Bastaguerra-Roma, Circolo Arci Agorà-Pisa, Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, Confederazione Cobas, Confederazione Unitaria di Base, Coordinamento Collettivi universitari La Sapienza, Collettivi universitari, Roma 3, Collettivo studentesco T. Muntzer-To, Disarmiamoli, Donne in Nero-Tuscia, Forum Palestina, Global Meeting Network (cso pedro - padova, cso rivolta - marghera, cso morion - venezia, capannone sociale - vicenza, s.o.a. arcadia - schio, cantieri di montecioRock - vicenza, ubik lab - treviso, cso bruno - trento, rete studenti - trento, cso crocevia, alessandria, csoa gabrio - torino, cso terra di nessuno - genova, cso cantiere - milano, casa loca - milano, cs tpo - bologna, lab.occ. paz - rimini, cs fuoricontrollo - monselice, s.p.a.m. - parma, lab. aq16 - reggio emilia, rete degli spazi sociali - venezia giulia, esc atelier occupato - roma, astra19 - roma, lab. insurgencia - napoli, lab. diana - salerno, Movimento antagonista toscano, Ass. difesa lavoratori, tutte le sedi di YaBasta ) I Corvi, Laboratorio di resistenza alla guerra, Laboratorio studentesco di Salerno, Mondo senza guerre, Officina comunista, Partito comunista dei lavoratori, Partito Umanista, Rivista Erre, Rete dei Comunisti, UniRiot (Roma, Napoli, Bologna, Torino)

Firme individuali:

Cinzia Bottene, Olol Jackson (Presidio permanente No Dal Molin), Sandro Bianchi, Giorgio Cremaschi, Mimmo Rizzuti (Rete28Aprile), Mauro Bulgarelli, Franco Turigliatto, Fernando Rossi (senatori), Vauro, Tommaso Di Francesco, Luigia Pasi, Margherita Recaldini (Sdl Intercategoriale), Piero Maestri, (Guerre&Pace), Norma Bertullacelli (Centro ligure documentazione pace), Nella Ginatempo, Melo Franchina, Doretta Cocchi (Bastaguerra Firenze)

adesioni: 9giugnonobush@libero.it

LE BATTAGLIE DI CIVILTA' DI SANSONETTI: SALVATE IL COMPAGNO MUGHINI.

DOPO LA RADIAZIONE DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI




"Liberazione": scrivi per noi. E Mughini accetta l'offerta.




Milano-L'invito, Piero Sansonetti glielo ha rivolto direttamente dalla prima pagina del giornale che dirige, Liberazione:"L'Ordine dei giornalisti ha radiato Giampiero Mughini senza che abbia fatto male a nessuno...Ci associamo alla solidarietà espressa da Pierluigi Battista sul Corsera...E gli diciamo che se vorrà scrivere un articolo conti pure su di noi: lo ospiteremo". Un'apertura che il giornalista davvero non si aspettav:"Mai avuto amore per quelli del Prc. Ma Piero, al quale ho speditogià una cartolina per ringraziarlo, è stato l'unico della sinistra, assieme a Gianni Mura, ad esprimermi solidarietà. Quella che ho subito è un' orrida porcata". E Mughini non ci pensa su due volte a raccogliere l'invito che gli è stato rivolto:"Una cosa molto carina, da parte di Sansonetti. Sarebbe la prima volta che scriverei per un giornale di sinistra, da quando mi sono dimesso da Paese Sera nel '78. E se loro mi telefonassero chiedendomi, ad esempio, un pezzo di 60 righe su quanto è stato bravo Bertinotti nella sua visita in Israele, beh, glielo farei subito. Pur non essendo mai stato un grande estimatore del Bertinotti politico , mi ha colpito profondamente: è stato davvero fantastico".




dal Corriere della Sera di ieri






IL PUNTO:




Giampiero Mughini è stato giustamente radiato dall'Ordine dei Giornalisti perchè è stato testimonial pubblicitario di una nota compagnia telefonica contravvenendo al proprio codice deontologico. Ma proprio non capisco più dove stia andando il mondo , o meglio l'Italietta nostrana che non è il mondo, e questa Sinistra che è sempre più "sinistra" in senso diabolico, e "sinistrata", dal punto di vista dell'integrità etica e politica. Se "sparo" su Google le news per saperne di più sull'"Affaire Mughini" trovo le difese a spada tratta della berlusconiana Mediaset, di cui Mughini è dipendente, del quotidiano Libero finanziato da Berlusconi che aveva per direttore quel Farina , altro radiato per commistioni con i Servizi nel caso delle intercettazioni telefoniche, e l'accorato sostegno di Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia. La solidarietà di Liberazione, quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista francamente sembra quel gioco della Settimana Enigmistica, scova l'intruso. In un Partito Comunista normale questo non accadrebbe, in uno normalizzato si. Chiedo che i giovani comunisti e il Prc nella sua dirigenza si occupino di far pervenire in via del Policlinico il disappunto generale sulla direzione del Giornale mettendo in discussione il ruolo di Sansonetti che con le sue operazioni destabilizza e discredita il quotidiano agli occhi esterni e interni perchè si fa portavoce di una linea politica ed editorale inaccettabile e provocatoria.