martedì 25 dicembre 2007

manifesti contro le morti sul lavoro








manifesti del coordinamento nazionale per l'unità dei comunisti, a cui Unità Comunista aderisce, contro le morti sul lavoro.....
nella provincia di Vibo Valentia nel 2007 sono stati 10 i morti sul lavoro....
scaricateli e diffondeteli!!

lunedì 24 dicembre 2007

volantino contro la mafia distribuito il 23 Dicembre a Vibo Valentia

La mafia, i simboli, le persone, le parole

Io sono mafioso
Chiedo il pizzo
Sono prepotente
Faccio vincere i politici
Sono di destra e di sinistra
Lavoro nel Comune, Provincia, Regione, Ospedale
Creo sottosviluppo, emigrazione, paura, sottocultura
Sono calabrese, siciliano, campano, pugliese
Sono il Sud
Uccido chi si mette sulla mia strada per contrastarmi

Ebbene Si: Roberto Gatto era un pezzo di quel sud onesto, libero, lavoratore, sognatore che ha saputo dire no a tutto questo.
Oggi siamo qui per ricordarlo attraverso la storia del murales di Gioiosa Ionica che è per noi uno dei tanti simboli di una Calabria onesta e libera.
E’ un dovere, civile ed etico. Per Rocco Gatto, per tutti quelli che hanno combattuto la ‘ndrangheta, e hanno perso. E che l’hanno fatto per noi.


DOBBIAMO FAR USCIRE LA CALABRIA DA QUESTA SITUAZIONE DOLOROSA. VOGLIAMO CHE LA CALABRIA DIVENTI UN PAESE CIVILE, DOVE SIA SACRA LA VITA DEI LAVORATORI, DOVE SACRO SIA IL DIRITTO DEI CITTADINI AL LAVORO, ALLA LIBERTA’, ALLA PACE E ALLA GIUSTIZIA.

Unità Comunista - vibo valentia
unitacomcalabria@yahoo.it

Antimafia Sociale giovani comunisti calabresi
giovanicomunistivv@yahoo.it

sabato 29 dicembre 2007 ASSEMBLEA SU LAVORO PRECARIETA' E REPRESSIONE DELLE LOTTE SOCIALI


domenica 23 dicembre 2007

sabato 29 dicembre: CONTRO LA REPRESSIONE DELLE LOTTE E LO SFRUTTAMENTO. PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA

Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un forte e progressivo arretramento delle condizioni di vita e di lavoro, conseguenza questa delle politiche antipopolari e antisociali perpetrate dai governi di centro destra e centro sinistra, due facce della stessa medaglia, entrambe espressione degli interessi del capitale nazionale e internazionale. La legge 30 introdotta dal precedente governo Berlusconi non è altro che uno dei tanti tasselli che vanno a comporre la più generale destrutturazione del mercato del lavoro e smantellamento dello stato sociale iniziato con la politica antioperaia del primo governo Prodi (Legge Treu e riforma pensione Dini) culminante oggi con l’accordo sul protocollo del 23 luglio su welfare e pensioni, siglato (e qui sta l’aggravante) mediante l’appoggio incondizionato dei partiti della fantomatica sinistra radicale che sul consenso e i voti degli operai hanno costruito la loro fortuna elettorale, e della triplice confederale che ha ormai interiorizzato a tal punto la pratica nefasta della concertazione con gli apparati borghesi di potere (confindustria e governo) tanto da poter essere annoverata tra i principali avversari delle lotte e rivendicazioni dei lavoratori. In un siffatto contesto di ipersfruttamento dei lavoratori, di precarietà esistenziale, e di subalternità delle più elementari forme di diritto e di sicurezza dell’uomo all’ interesse materiale del profitto da parte dei padroni, la lotta di classe si dimostra ancora oggi l’unica chiave di lettura realistica dell’esistente, e soprattutto l’unica possibilità di riscatto per gli sfruttati.

Contro lo sfruttamento e la violenza dei padroni solo la lotta di classe paga

SABATO 29 DICEMBRE 2007 ORE 10.00
BIBLIOTECA COMUNALE DI VIBO VALENTIA
ASSEMBLEA PUBBLICA

INTERVERRANNO:
LUIGI IZZO (Cooperativa Cantieri Navali Megaride)
ANTONINO CAMPENNI (Confederazione Cobas)
MICHELE PASANNANTE (Operaio licenziato SATA Melfi)
IGOR PAPALEO (Associazione Unità Comunista-Napoli)
COORDINA:
CARMELO SERGIO (Associazione Unità Comunista-Vibo Valentia)

Nel corso dell’assemblea verrà presentato il libro:
UNA STORIA DI LOTTA E RESISTENZA OPERAIA A NAPOLI
I CANTIERI NAVALI PARTENOPEI 1933-1998

giovedì 13 dicembre 2007

Strage della ThyssenKrupp, ennesima tragedia annunciata

La strage della ThyssenKrupp di Torino è l’ennesima tragedia annunciata
Aumentano i profitti e cresce lo sfruttamento. Diminuiscono i salari ed i diritti. Si muore sempre più di lavoro

Le statistiche riportano di continui infortuni e morti sul lavoro. Solo nel 2006 i lavoratori uccisi in Italia per soddisfare la sete di profitto dei propri padroni sono stati 1302 (quasi 4 al giorno di media!) e poco meno di un milione gli infortuni. Il caso della strage alla ThyssenKrupp è, quindi, soltanto l’ennesima tragedia annunciata.

I sindacati della concertazione continuano a ripetere le solite litanie: “serve una legge, un intervento legislativo a salvaguardia dei lavoratori”. Come non condividere normative a tutela della salute e della sicurezza?
Ma la risposta ad un’emergenza sociale di questa portata non può essere quella di puntare tutto su un pugno di leggi che, di per sé, non possono abbattere infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro perché causate dalla mano libera dei padroni sulla vita dei lavoratori.

Peraltro siamo ormai abituati alla prassi consolidata che le leggi che devono sanzionare i padroni, senza un controllo ed una mobilitazione operaia, non vengono quasi mai applicate mentre spesso si abbattono come scuri sui lavoratori ed i loro delegati legittimamente eletti!

I fatti ci dicono che mentre in questi anni sono cresciuti i profitti aziendali, decine di malattie professionali non vengono neppure riconosciute, si lavora sempre di più percependo salari da fame e, non solo la nostra vita, ma l’esistenza di tutti lavoratori noi è diventata precaria.
In Italia col salario non si arriva alla quarta settimana del mese, in più le assunzioni, se si fanno, sono soprattutto a tempo determinato o sono inserimenti di “interinali” e di “formazione lavoro”.

Tanto gli operai ormai sono costretti a fare i “flessibili” e i padroni con la loro vita possono fare quel che vogliono: straordinari a mille, sicurezza a zero!

E’ vergognoso che i sindacati confederali, contro questa emergenza, con una mano proclamano solo 2 ore di sciopero, mentre con l’altra continuano a firmare e avallare accordi che istituzionalizzano sempre più la precarietà, incentivano gli straordinari e aumentano la flessibilità oraria, cause prime proprio dell'aumento delle morti e degli infortuni sul lavoro!

L’assenza di sicurezza nei luoghi di lavoro, la perdita di potere di acquisto dei salari, delle pensioni e dei diritti sono le sole emergenze delle quali vogliamo parlare e a cui il Governo dovrebbe dare risposte concrete.

Ma questo non è un Governo amico dei lavoratori! Come dimostrato col protocollo sul welfare e con la finanziaria è troppo preoccupato di dare risposte ai poteri forti del capitalismo regalandogli la detassazione degli straordinari e aumentando le spese militari mentre non “trova” i soldi per gli aumenti dei nostri stipendi da fame!

Per queste scelte c’è bisogno dello sdegno e della rabbia di tutti\e, perché non possiamo più accettare che vengano calpestate le nostre vite, ma c’è bisogno anche di scendere in lotta contro queste politiche!

Riappropiamoci della nostra vita!
Basta sacrifici per il profitto!
Le nostre emergenze sono quelle del salario, del lavoro, delle pensioni e di servizi sociali per tutti e tutte!

I compagni e le compagne del Coordinamento per l’Unità dei Comunisti

giovedì 6 dicembre 2007

comunicato stampa sulla morte della giovane Eva Ruscio

Siamo stanchi!!

Era il 17 novembre del 2003 quando la piccola Benedetta Vignarolo, a soli 7 anni, chiudeva per sempre i suoi occhi da bambina a causa di uno shock anafilattico provocato dall’incapacità e dalla superficialità di due medici. Il 19 Gennaio del 2007, invece, entrava in coma per poi spegnersi dopo circa una settimana di agonia la giovane Federica Monteleone, ufficialmente per le complicazioni di un tragico incidente anche se più di un dubbio rimane. Il 5 Dicembre del 2007 dobbiamo aggiungere a questa infausta lista l’ennesima vittima della “(cosa)nostra” sanità.
Si chiamava Eva Ruscio, viveva a Polia con la sua famiglia, frequentava l’Istituto Magistrale di Vibo Valentia e aveva tanti, tantissimi sogni nel cassetto che, purtroppo, non potrà mai realizzare.
E la lista potrebbe continuare se solo avessimo il coraggio di citare tanti casi sospetti di persone uccise in non così tenerà età… Ancora una volta ci chiediamo: perché? Perché questa serie di episodi tragici si concentra nel nostro ospedale?
Di queste situazioni SIAMO STANCHI!
Siamo stanchi di vedere i nostri medici preoccuparsi più della politica che dei malati, più della carriera che del loro dovere; siamo stanchi di vedere i nostri medici seduti nelle Amministrazioni locali o al timone di aziende private; siamo stanchi di subire impotenti le conseguenze della loro superficialità; siamo stanchi di vedere la gente costretta a chiedere per favore ciò che invece le dovrebbe essere dovuto per diritto; siamo stanchi di assistere alle migrazioni di un popolo costretto ad andare a curarsi via da Vibo per la paura, più che fondata, di un’ennesima tragica fatalità o, come minimo, di una diagnosi tirata ad indovinare; siamo stanchi di vedere la sanità nelle mani dei politici e dei massoni, che fanno i loro sporchi giochi sulla pelle di chi soffre; siamo stanchi di asciugare le lacrime dei coccodrilli della nostra classe politica che designano, senza altro metro di giudizio se non quello della spartizione del potere, i dirigenti sanitari che a loro volta nominano, con gli stessi criteri, i primari che a loro volta… e così via, fino ai lucrosi affari degli appalti alle ditte private per la ristorazione e la pulizia dei reparti.
Un anno fa, dopo la morte di Federica Monteleone, il consigliere regionale Pietro Giamborino si doleva: «Siamo tutti colpevoli a partire dalla politica, perché risulta incapace a risolvere i problemi politici nel tutelare e realizzare i diritti di ciascuno e di tutti. Nel campo medico sono colpevoli quei medici, che privilegiano la lite politica a scapito della missione e della sensibilità medica […] – e ancora – nel grido di dolore che ci coglie tutti […] è bene non far seguito alla politica vuota di sole parole, occorre invece preoccuparsi sul come fare funzionare meglio la sanità in Calabria […]. Se la sanità non funziona per come si deve, è anche colpa nostra, della politica e delle istituzioni responsabili che poi non possono lamentarsi e apparire come vittime, “parti civili” di una situazione che tutti abbiamo contribuito a determinare nel corso dei tempi».
Ebbene, che insegnamento trarne? Che allora, come forse accadrà anche oggi, si prova a far passare nella coscienza collettiva di un corpo sociale già stremato dalle inefficienze delle istituzioni il «tutti colpevoli, nessun colpevole», ben noto ai politicanti di vecchia data. Che la politica, a detta di un suo alto esponente regionale, è «incapace a risolvere i problemi politici e a tutelare i diritti» di tutti. Che la politica, infine, ammette le sue colpe, se ne pente e si propone di porre rimedio, domani, alle malefatte di ieri e di ancora oggi: il clientelismo onnipresente, soprattutto nella sanità, e l’inadeguatezza di tanti a svolgere il proprio lavoro; l’incompetenza dei dirigenti, scelti solo per occupare un posto di potere utile per fini diversi da quelli per cui dovrebbero essere scelti; l’incapacità della politica di risolvere i problemi (sic!!!), si trattasse anche solo di far arrivare i fondi pubblici là dove ce n’è più bisogno, invece di disperderli nelle tasche dei soliti noti o di assumere nel settore pubblico lavoratori più capaci con procedure trasparenti e di vigilare sul loro operato.
Eravamo contenti, un anno fa, che l’On. Giamborino si proponesse di non proseguire nella politica vuota delle parole e di far funzionare meglio la sanità in Calabria, ma ancora una volta dobbiamo constatare come quelle fossero solo promesse, belle parole, ad effetto, sull’onda della commozione e dello sdegno generali, ma come al solito solo parole… Per onorare la memoria di Benedetta, di Federica, di Eva e di chissà quante altre vittime innocenti passate sotto silenzio, poiché non abbiamo (noi inteso come comunità “civile”) recato onore al loro corpo, dobbiamo fare in modo che cose del genere non succedano più. E Lei, On. Giamborino, mantenga la sua parola: la traduca in fatti concreti! Noi gliela ricorderemo, qualora dovesse dimenticarsene… un’altra volta.

Unità Comunista – Vibo Valentia
Aderente al coordinamento nazionale per l’unità dei comunisti.

mercoledì 5 dicembre 2007

video di chavez contro il borbone

Grande Chavez!

Video sulla quasi rissa tra Spagna e Chavez

http://www.aporrea.org/venezuelaexterior/n104520.html

Documentario su come Juan Carlos ha accumulato la propria fortuna.

http://www.aporrea.org/tiburon/n104547.html

sintesi di una scheda sulla prossima finanziaria

E’ difficile scrivere di finanziaria quando la Legge è appena stata discussa nel Parlamento ed è stata stravolta ogni giorno a colpi di emendamento, intese trasversali per guadagnare i favori e i voti di questa e quella lobby.
Uno sguardo alla cronaca recente, diremmo recentissima, ci aiuta a capire lo scenario surreale in cui avviene la discussione, basti pensare all’art 91, quello che stabilisce il tetto allo stipendio, oltre il quale non si può andare, di 270.000, euro ai manager pubblici. E udeur e diniani non vogliono alcun tetto, del resto se ricordiamo la buonuscita miliardaria di Dini per pochi anni di lavoro, capiamo come nel centro sinistra ci siano aree per le quali è più facile tagliare salari già di fame come quelli degli enti locali che intervenire per ridurre il numero dei consigli di amministrazione e il pagamento di managers di stato.
Ma la cronaca delle ultime ore ci riserva altre sorprese, l’aula parlamentare ha approvato un emendamento che prevede l'istituzione di un fondo per il risanamento degli edifici pubblici per eliminare i rischi per la salute derivanti dalla presenza di amianto, una decisione giusta ma dallo stanziamento ridicolo visto che molti edifici pubblici hanno amianto.
E che dire poi delle migliaia di lavoratori usurati per i quali non ci sarà alcun riconoscimento non solo in termini previdenziali ma sul piano della giustizia sociale perché negli ultimi anni le Finanziarie hanno innalzato la soglia per il riconoscimento delle pensione di anzianità e questa decisione suona come una beffa per lavoratori che presentano in molti casi tumori e malattie respiratorie di particolare gravità.
Detto questo, la Finanziaria 2008 avrebbe dovuto stanziare finanziamenti a sostegno del reddito, del lavoro dipendente, delle categorie più deboli. Alla luce dei primi riscontri crediamo che gli obiettivi non siano stati raggiunti ma soprattutto vogliamo ribadire che dentro il governo Prodi gli equilibri si spostano sempre più a favore dei settori moderati per i quali il lavoro pubblico va fortemente ridimensionato e per il quale l’importante è il rilancio dell’impresa la cui centralità si tramuta in defiscalizzazioni, detassazioni, aumento degli straordinari e dei carichi di lavoro.
Anche sotto l’aspetto della difesa della scuola e dell’università , il Governo non sta facendo molto, basti pensare agli atenei (guidati da docenti di sinistra o presunta tale) che hanno tagliatoi concorsi per ricercatore favorendo invece i concorsi per ordinari e associati, o pensare all’emendamento di Alleanza nazionale approvato poche ore fa a favore di un fondo di 40 milioni di euro all'anno al dottorato di ricerca.
Questo Governo ha regalato soldi al vaticano sotto forma di non pagamento dell’Ici ma tanti soldi sono stati regalati alle scuole private perché nei fatti depotenziando la scuola pubblica si favorisce solo l’offerta privata che è o a costi elevati e per pochi eletti o confessionale con la rinuncia dello Stato ad esercitare alcune sue prerogative che in campo educativo sociale e sanitario non dovrebbero essere demandate a terzi.
Questa Finanziaria parte da alcuni presupposti per noi in condivisibili perché la finanziaria in realtà era originariamente un documento contabile ma poi negli anni è diventato uno strumento snaturato di tagli allo stato sociale con richieste sempre più esose ai dipendenti pubblici e privati.

Questa Finanziaria poi recepirà l’accordo sul welfare e dovrà decidere in materia di aumenti contrattuali e rinnovi dei ccnl nel pubblico impiego. Già oggi sappiamo che l’intesa siglata da cgil cisl uil nella primavera scorsa è priva di copertura , si sottoscrivono intese sapendo che i soldi devono essere ancora trovati. Ma queste intese sono per altro siglate al ribasso e quindi l’obiettivo di salvaguardare il potere dia acquisto è stato miseramente fallito e con esso anche l’obiettivo 8presente nel programma di prodi) di rilanciare il lavoro pubblico(si fanno strada invece nuovi processi di privatizzazione) le finanziarie degli ultimi 10 anni hanno avuto un impatto forte sul pil, quest’ultima dovrebbe arrivare allo 0,70 quando quella di un anno fa era attestata al 3,2%
Ma ciò non significa che questa finanziaria porterà dei benefici, ci saranno meno tagli è vero ma non gli investimenti auspicati e necessari per salvaguardare il welfare e il potere di acquisto
La manovra 2008 in realtà non investe per lavoratori e sociale i soldi ricavati dal tesoretto e dalle maggiori entrate fisacali, la revisione dello scalone costa 1200 milioni di euro ma il protocollo su amianto e agricoltura solo 80 milioni mentre ci sono oltre 6350 milioni di euro di maggiore gettito fiscale
Gli stessi soldi destinati ai non autosufficienti sono una autentica miseria per non parlare poi delle minori spese ministeriali che alla fine si riversano per lo più sui lavoratori del settore accorpando uffici, tagliano contratti di natura precaria ma non incidendo sulle miliardarie consulenze esterne.

Ci sono poi spese maggiori per le imprese di guerra all’estero e un piano di finanziamento di nuove armi che giudichiamo particolarmente vergognoso perché questo governo assegna più soldi alle spese militari di quanto abbia fatto perfino quello guerrafondaio del centrodestra, un aumento alle spese militari dell’11% e il sovvenzionamento del G8 all’isola della Maddalena.

Se poi aggiungiamo che questa finanziaria avrebbe dovuto sanare con la stabilizzazione la situazione dei tanti precari, allora raggiungiamo l’apice della nostra indignazione
Non solo migliaia di precari sono scomparsi perché non hanno confermato i contratti, perché la stabilizzazione riguarda solo una parte esigua degli aventi diritto, ma ricordiamoci che i soldi stanziati per le stabilizzazioni (senza menzionare i meccanismi di stabilizzazione che nella maggioranza dei casi come gli enti locali sono macchinosi e discutibilissimi) non sono sufficienti e anzi si continua a precarizzare fette importanti di lavoro nella pubblica amministrazione. Lo steso discorso vale per alcuni interventi come quelli della casa dove poco o nulla si fa per i canoni agevolati e ancora una volta non si parla di requisizione delle case sfitte di proprietà pubblica o di grandi immobiliari, si annunciano i treni per i pendolari ma poi si tagliano alcuni rami secchi e quindi linee fuori dal business delle alte velocità, i soldi destinati ai nidi andranno per lo più alle strutture private quando per abbattere i costi degli stessi basterebbe trasformare i nidi da servizi a domanda individuale a servizi facenti parte della pubblica istruzione. Ultimo capitolo, quello delle rendite finanziarie, questo governo è ormai accertato che voglia tutelare le grandi rendite perché non parla di tassazione , si parla invece del ripristino di alcune grandi opere e come se non bastasse potrebbero arrivare alcuni fondi per lo sviluppo non delle energie pulite ma del nucleare
Di più non vogliamo dire, ci basta sottolineare tre soli fatti
1. Questa finanziaria non rappresenta alcuna svolta nella politica governativa, non attacca la rendita, non stabilizza tutti i precari di lungo corso, non obbliga i comuni e le asl alla stabilizzazione
2. Questa finanziaria aumenta le spese militari e alla fine premia gli equilibrismi delle lobby che rappresentano alcuni poteri forti a discapito delle vere priorità che questo paese ha. Ossia lavoro, giovani, ambienti e rilancio della competitività che certo non equivale ad aumento dei profitti dei grandi speculatori finanziari ed immobiliari.
3. questa finanziaria tramuta in legge l’accordo sul welfare che aumenta l’età pensionabile, chiude la porta ai lavoratori usuranti che saranno riconosciuti come tali solo compatibilmente con gli stanziamenti determinati dalla legge finanziaria (e quindi il 90% sarà escluso), precarizza il lavoro visto che non si cancella né si supera (per dirla alla Prodi) la legge 30.

Su Chávez e il Borbone; se Allende avesse potuto fare altrettanto!

Provate ad immaginare se Salvador Allende fosse uscito vivo dal golpe
dell'11 settembre 1973, se il popolo cileno avesse rovesciato la situazione, sconfitto i golpisti e Don Salvador fosse rimasto legittimamente al governo.
Credete che Allende avrebbe fatto sconti al mandante del colpo di stato, Henry Kissinger, parlando magari dalla tribuna delle Nazioni Unite? Credete che non sarebbe stato ridicolizzato e criminalizzato?




Perché mai Hugo Chávez non deve dare pane al pane e definire "golpista" e "fascista" José María Aznar? L'ex capo del governo spagnolo, ha documentatamente partecipato all'organizzazione del golpe che doveva vedere Chávez morto l'11 aprile 2002, e di questo fu direttamente accusato dal Ministro degli Esteri di Zapatero stesso, ed è il figlioccio politico di Manuel Fraga (l'ultimo ministro di Franco in attività). Quale straordinaria ipocrisia riduzionista impedisce agli europei di trattare quel golpe per quel che fu?

Al vertice iberoamericano di Santiago del Cile sono successe alcune cose straordinarie. I media mainstream hanno accuratamente scelto di presentare una visione di parte: il punto di vista spagnolo. O meglio il punto di vista della corona spagnola, che probabilmente credeva che nel ventennio neoliberale avesse riconquistato la piena disponibilità delle sue ex-colonie. Ma chi vuole davvero capire come sono andate le cose deve sapere che il punto di vista spagnolo, ripetuto pedissequamente dai media italiani non è l'unico. Anzi; deve sapere che il punto di vista spagnolo travisa, elude, restringe la realtà. Nel video che pubblichiamo a parte si può vedere non tutto dei due giorni, ma molto di più di quanto fatto vedere, un singolo episodio che impedisce di comprendere l'importanza politica dell'evento e il mutamento radicale del clima in un'America latina che non accetta di essere più parente povero. Lo disse in marzo Nestor Kirchner alle Cortes di Madrid, che lo ascoltarono freddissime, lo hanno ripetuto in molti a Santiago e si può riassumere con una sola parola: "rispettateci".

Nel video che pubblichiamo non si vede per esempio il presidente argentino Nestor Kirchner attaccare frontalmente l'operato degli spagnoli, governo e multinazionali, la corruzione documentata, l'indifferenza alle conseguenze umane e ambientali della loro politica, che ha costretto alla fame milioni di latinoamericani. Don Nestor si è espresso con parole durissime e più volte il signor Borbone, non abituato ad ascoltare critiche è stato sul punto di sbottare.

Non si vede neanche l'intervento del presidente ecuadoriano Rafael Correa.
Ma dare del "fascista" ad Aznar è una valutazione oggettiva di una reiterata condotta e cultura politica. Invece Correa (un democristiano con tanto di dottorato a Lovanio, in Belgio, l'università dove l'internazionale democristiana da trent'anni prepara i propri quadri latinoamericani) ha affermato in faccia al Borbone che TUTTI gli imprenditori spagnoli che hanno operato in questi anni in America latina sono AVVOLTOI. Anche lì la faccia del Re era già bella rubizza e i media hanno fatto finta di non vedere. Chi va demonizzato è il negraccio dell'Orinoco.

Nel video si vede però Evo Morales difendere orgogliosamente la sua tesi che solo l'uscita dal neoliberismo può garantire coesione sociale all'America latina. Mentre la faccia del Borbone è sempre più furiosa, Evo fa un discorso alto sui beni comuni, l'acqua, la salute... che non dovranno mai più essere soggetti alla logica del mercato. Zapatero gli replica con una triste lezioncina, per la quale sarebbe invece l'ampiamento del liberismo economico (sic!) la forma migliore di combattere povertà, discriminazione e razzismo e rivendicare in maniera scandalosamente eurocentrica che dalla rivoluzione francese a Carlos Marx "gran parte delle migliori idee" vengono dall'Europa. Anche delle peggiori se è per questo. Anche Hernan Cortés e Adolf Hitler erano europei. E con ciò signor Zapatero?

Poi nel video si vede Chávez, che chiede di non minimizzare i fattori esterni, che considera fondamentali nell'impedire all'America latina di scegliere il proprio cammino. Ricorda la figura alta di Salvador Allende e il golpe che ne fermò il cammino. Quindi ricorda il golpe che tentò di impedire il suo di cammino. Non ne ha diritto? Perché ricordare quel colpo di stato fa così saltare dai gangheri statunitensi ed europei? Forse la colpa di Chávez è non essere morto in gloria lasciando il passo libero all'ennesima dittatura filooccidentale che Aznar, Bush e l'FMI avevano fatto a gara a riconoscere?

Solo da lì in avanti si vede il poco che i media mainstream hanno voluto far vedere. Zapatero che interrompe Chávez e non viceversa e che, con un ragionamento identico a quello di Berlusconi per i reati di corruzione, bacchetta Chávez esigendo rispetto: se il golpista e bugiardo matricolato (ricordate le stragi dell'11 marzo e il dar la colpa all'ETA o le menzogne
sull'Iraq?) José María Aznar è stato eletto dagli spagnoli ciò secondo Zapatero lo emenderebbe da ogni colpa.

Il fatto fantascientifico, che Zapatero e i media mainstream fingono opportunamente di dimenticare, è che nel novembre del 2004 Miguel Ángel Moratinos, ministro degli esteri di Zapatero tuttora in carica, accusò direttamente Aznar di avere appoggiato il colpo di stato in Venezuela. E' la logica di Teodoro Roosevelt: "Aznar è un golpista (Roosevelt diceva "figlio di puttana") ma è il nostro golpista". Noi spagnoli possiamo accusarlo, ma se lo accusa chi di quel golpe fu vittima, allora faremo gli scandalizzati ed esigeremo rispetto.

Quindi nel video si vede Daniel Ortega ricordare il caso della Unión Fenosa (multinazionale spagnola, monopolista privata dell'elettricità in Nicaragua e inadempiente a tutti gli accordi) e ammettere la responsabilità dei latinoamericani dell'essersi fatti imporre politiche dagli europei. Non farsi imporre politiche vuol dire non essere più colonie. A quel punto il signor Borbone non ci vede più dalla rabbia e lascia la sala. E' stato abituato per anni ad essere ringraziato in ginocchio dai vari Alemán, Ménem, Fujimori, Carlos Andrés Pérez, tutti arricchiti a suon di tangenti dalle multinazionali spagnole e tutti passati o in procinto di passare dalle rispettive patrie galere. Hugo Chávez, al quale Ortega cede parte del tempo, proprio per difendersi dalle parole di Zapatero, ricorda (e trasla) una massima di José Gervasio Artigas, il padre dell'Uruguay: "dicendo la verità, né offendo, né temo". Anche questa citazione, che per ogni latinoamericano significa e spiega molto, viene espunta.

Infine si vede il cubano Carlos Lage che si incarica di mettere le cose in prospettiva e ricordare che le multinazionali e i paesi occidentali si oppongono ai cambiamenti in America latina perché questi vanno contro i loro interessi (l'intero summit era stato fino allora organizzato dall'anfitriona Michelle Bachelet secondo la trita retorica del "grazie spagnoli che investite da noi") e che Chávez è nel suo pieno diritto nel difendersi essendo a tutti i presenti noto che Aznar ha reiteratamente mancato di rispetto alla dignità del Venezuela e di Chávez stesso.

Questo è quanto è dimostrabilmente successo a Santiago. I governi di Argentina, Ecuador, Bolivia, Venezuela e Cuba, hanno durissimamente contestato le politiche neoliberali, le conseguenze sociali e ambientali e la corruzione con la quale in primo luogo le imprese spagnole (notoriamente peggiori di quelle statunitensi) hanno inondato l'America latina nel ventennio neoliberale.

Gli spagnoli si sono trovati in franca minoranza, attaccati nell'essenza delle loro politiche da tutte le parti e hanno reagito mettendola in rissa con il signor Borbone, così irregalmente fuori dai gangheri, da mancare di rispetto ad un presidente costituzionale di un paese sovrano. Quindi hanno usato i loro media, per passare da vittime a partire dal quotidiano madrileno El País. Chi scrive, che a El País ha lavorato in passato e ne conosce l'ambiente, ne ha discusso sabato scorso a Londra con Miguel Ángel Martinez, il vice presidente del Parlamento Europeo, dello stesso partito di Zapatero, ma più intellettualmente onesto: "El País ha due facce, progressista in casa, di destra dura e pura quando si parla di America latina". Ed El País tra sabato e domenica ha dedicato molte pagine alla difesa della Confindustria iberica e ad attaccare Chávez, dimenticando stranamente di citare il giudizio di Rafael Correa, quel "banda di avvoltoi"
che, che piaccia o no, rappresenta il termometro della popolarità delle imprese spagnole e del neoliberismo in generale oggi in America latina.

La politica europea, non solo l'italiana, è oramai talmente povera di contenuti da combattersi in punta di fioretto. In America no, in America si può dare dell'avvoltoio all'avvoltoio e del golpista al golpista, ma soprattutto si può parlare di cose serie, di beni comuni, educazione, salute e cercare soluzioni. Chi finge di scandalizzarsi, come Zapatero o il signor Borbone o i giornalisti che hanno sposato la loro tesi, è un ipocrita.

Tutto ciò è documentato. I media mainstream hanno però scelto un'altra
linea: quella di evitare ad ogni costo che i lettori e spettatori europei capiscano quello che sta succedendo in America. Il TG1 di Gianni Riotta l'ha fatta ovviamente più semplice di tutti: "il solito Chávez fa arrabbiare perfino il re di Spagna". Contenti loro di spiegarla così.

VISITA DI KATIA BELILLO AI DUE COMPAGNI ANCORA IN CARCERE

SPOLETO - Dei cinue ragazzi spoletini arrestati con l’accusa di terrorismo, due sono ancora in carcere. E oggi, Michele Fabiani e Andrea Di Nucci riceveranno la visita dell’ex ministro Katia Belillo, accompagnata dal capogruppo dei Comunisti italiani nel Consiglio comunale di Perugia Fabio Faina. Sono 40 giorni che i due ragazzi sono rinchiusi nel carcere perugino di Capanne con l'accusa di associazione terroristica e di avere inviato alla presedente della Regione quella lettera di minacce contenente i famosi proiettili. Intanto ieri Michele Fabiani ha avuto la visita dei suoi difensori Vittorio Trupiano e Carmelo Parente. Trupiano ha ribadito che la carcerazione di Michele e Andrea è oltre ogni limite di accettabilità.
L'isolamento a cui sono costretti i due ventenni -ha detto- misura un accanimento che non può in alcun modo continuare. E' solo una misura punitiva contro chi non si è dimostrato disponibile in alcun modo a rinnegare le proprie idee, che legittimamente ha diritto di affermare e che nulla hanno a che vedere con i fatti contestati. Secondo i due difensori, nulla giustifica a 40 giorni dall’arresto, l’isolamento in cui vengono tenuti, quando anche i più pericolosi capimafia usufruiscono del diritto all’ora d’aria insieme ad altri otto detenuti. Nulla giustifica -hanno aggiunto- la loro carcerazione a fronte della mancanza di prove per tutti i capi di accusa più gravi.
A Spoleto è attivo da settimane un Comitato che chiede insistentemente la libertà per i due ragazzi e che, dopo due manifestazioni pubbliche, sostiene che «non è più sufficiente riaffermare la generica richiesta di una rapida azione della magistratura in una rinnovata fiducia in essa: occorre un atto di coraggio; occorre guardare i documenti processuali e prendere posizione contro questo stato di carcerazione che non trova alcuna giustificazione se non nel pregiudizio politico e in una volontà punitiva indipendente da qualsiasi ragione di colpa». In questo senso l'avvocato Trupiano invita quanti si muovono su un terreno di garanzia democratica e rivestono un ruolo istituzionale o rappresentano associazioni unanimemente riconosciute, a fare la propria parte. Subito, dice.
Infine, dalla lettura della sentenza del riesame, l’avvocato sostiene che emergono fatti nuovi, che non si trovano negli atti del Pubblico ministro e del Giudice per le indagini preliminari; fatti che tolgono ulteriormente credibilità alle accuse, e che a dir poco stranamente, non sono presenti negli atti che hanno portato agli arresti.

IL SUO NOME E' MICHELE

Mi riferisco a Michele Fabiani uno dei cinque giovani compagni
arrestati il 23 ottobre scorso a Perugia, con la solita operazione spettacolare, ossia Ros incappucciati, elicotteri e tutta la paratura che abbisogna per fermare i CRIMINALI e le solite immagini televisive che esortavano a stare sicuri
che una nuova cellula terrorista era stata beccata.
Prima di Michele voglio parlare un po' di Perugia e di altro caso giudiziario lì avvenuto senza altrettanto clamore.
L'8 maggio 2007 furono arresati 2 magistrati e 2 costruttori per corruzione in atti giudiziari, l'inchiesta riguardava un presunto giro di fatture per operazioni inesistenti dell'ammontare di nove milioni di euro
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/cronaca/perugia-arresti/perugia-arresti/perugia-arresti.html

Da altro articolo si viene a sapere che il costruttore in questione era stato già inquisito e rimesso in libertà
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/08/perugia_arresti_cassazione.shtml

Faccio questo richiamo non perché io aderisca al coro giustizialista che vuole tutti "in galera in galera" ma per sottolineare come poi la natura e la qualità dei crimini sia diversa, e come la tolleranza dei media verso alcuni crimini sia finalizzata a suscitare allarme solo per certi per parlare chiaro nove milioni di euro per presunto riciclaggio sono cose su cui la popolazione può stare tranquilla, delle scritte sui muri e il fatto di proclamarsi anarchici deve destare paranoia sociale.
Nulla di nuovo sotto il sole di questo nostro bel paese mi può dire qualcuno, e giustamente, però la cosa a me, per quanto smaliziata, ha colpito specialmente leggendo la lettera che Michele ha mandato dalla galera, perché in quella lettera si legge come alla diversa natura e qualità
dei crimini corrisponda una diversa natura e qualità degli uomini.

Leggendo la lettera di Michele, l'ho riconosciuto tutto intero, un giovane compagno di venti anni, solare e schietto che non ha nulla in comune con l'immagine truce che di lui si è creata ad arte.
E malgrado io non condivida le sue posizioni ideologiche, ho tutto il rispetto e la massima stima per alcune sue considerazioni che ho trovato molto profonde.
E mi riferisco a tutto il suo discorso in cui si dichiara PRIGIONIERO RIVOLUZIONARIO in cui fa un discorso profondo sulla libertà; Michele dice:
io ero prigioniero anche prima di essere arrestato, come lo siamo tutti, consapevolmente o no, tutti siamo prigionieri. "Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando passiamo gli anni più belli della nostra vita
sprecati su una macchina, quando facciamo spesa, quando non possiamo farlo perché mancano i soldi, quando li buttiamo via i soldi per delle cazzate (vestiti, aperitivi, sigarette non c'è differenza) quando guardiamo la tv che ci fa il lavaggio del cervello, che cerca di terrorizzarci con morti, omicidi, rapine (quando in 15 anni gli omicidi sono diminuiti del 70%) così che noi possiamo chiedere piu' telecamere, piu'sbirri, piu' carceri, pene sicure, quando se c'è una pena davvero sicura a questo mondo è quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni."

Ecco questo è Michele e questa è la sua colpa vera e reale, il fatto di avere coscienza del fatto che non siamo liberi e
di volere comunicare ad altri questo dato incofutabile. Questo scontento che tanti sentono serpeggiare nel loro intimo e di cui non sanno farsi consapevoli, il crimine di Michele è di voler far essere consapevoli gli altri di questa
prigione reale ed effettiva che è la vita quotidiana imposta dal Sistema Capitale.

E QUESTO A ME BASTA PER ESSERE DALLA SUA PARTE.

Caro, dolce Michele che senza eroismo dichiara anche la sua paura della galera, che possa segnarlo in maniera definitiva,
e in quelle parole ritrovo il ragazzo tenero che conosco, che mi è stato accanto a confortarmi per la perdita di Huambo.
Michele voglio rivederti presto fuori per abbracciarti e per spiegarti pure che il materialismo dialettico, non vuole dire ridurre tutto alla materialità ma è ben altra cosa.

Un saluto di amore e Libertà da conquistare a Michele e agli altri giovani di questa ennesima montatura.
Un saluto di amore e libertà da conquistare a l'umanità intera

Vittoria

L'avamposto degli Incompatibili