mercoledì 13 agosto 2008

Lavoro minorile - Lo sfruttamento non avviene solo in Cina

Oggi, e per i prossimi 16 giorni, la Cina è il centro del mondo. Le olimpiadi di Pechino offrono un′ottima occasione: il miglior palcoscenico che esista, una platea stimata, da alcuni sponsor, in 40 miliardi di telespettatori. Riferimenti al più popolato paese del pianeta incorreranno in qualsiasi discorso che interessi l′opinione pubblica nei cinque continenti. L′occasione, in primis, è dei cinesi, che vogliono liberarsi dai cliché e trasmettere l′immagine di una vera superpotenza. Ma l′occasione sanno coglierla anche le Organizzazioni non governative (Ong) occidentali, che reclamano, per contro, il mancato rispetto dei più elementari diritti umani.

I sostenitori di Play Fair, da anni in prima in linea nella lotta allo sfruttamento del lavoro, sono riusciti a catturare l′attenzione dei mass media. Indossati i loro cartelli, accusano il Cio (Comitato olimpico internazionale) di «fare orecchie da mercante». C′è una crisi di giustizia - dicono - che pervade il sistema produttivo su cui si reggono le olimpiadi. Ad Hong Kong, dove i suoi attivisti hanno organizzato un′intera giornata di mobilitazione, Guy Ryder, segretario generale dell’International trade union confederation, ha usato parole forti. «Sono passati cinque anni - ha dichiarato - da quando il Cio è stato chiamato in causa per la prima volta, affinché agisse in difesa dei diritti dei lavoratori impegnati nelle filiere dei suoi prodotti, ma il business è l′unica cosa che conta per loro».

La denuncia principale è quella di sfruttamento del lavoro minorile. Ma la campagna sostenuta da molte Ong documenta anche altri abusi delle aziende occidentali in Cina: salari da fame, orari impossibili, sicurezza inesistente. Trattamenti che rappresentano pesanti violazioni degli standard internazionali e della stessa legge del lavoro cinese, modificata quest′anno con significativi miglioramenti a favore dei lavoratori. Ecco perché sbaglia chi pensa che il problema sia tipicamente asiatico. In realtà è mondiale: il Cio non è un organismo nazionale e se le leggi in Cina stanno migliorando è segno che le olimpiadi, veicolando valori e tradizioni di origine europea, qualche effetto positivo, pur se minimo, lo stanno provocando.

Dunque il vero nemico dei diritti umani è più vicino di quanto immaginiamo. Una tesi, questa, che trova conferma osservando altri recenti fatti.

Notizia di poche settimane fa, a tutt′altra longitudine, nel Midwest: le guardie federali statunitensi, irrompendo a sorpresa nel più grande impianto di macellazione dell′Iowa, hanno trovato 389 immigrati clandestini costretti a lavorare in turni di lavoro massacranti, con misere retribuzioni e senza alcuna garanzia. Negli ultimi giorni il New York Times ha pubblicato gli esiti delle indagini seguite al blitz: da esse risulta che 20 bambini del Guatemala erano stati ridotti in schiavitù dalla Agriprocessors Inc. I dirigenti della società, ora, saranno chiamati a rispondere d′una lunga serie di incriminazioni.

Le cose non vanno meglio in casa nostra. E′ vero che quest′estate una decina di adolescenti, reclusi nel carcere minorile di Palermo, sono stati impiegati nella coltivazione dei campi confiscati a quegli stessi padrini che li usavano come manovalanti armati. Ma la piaga dello sfruttamento del lavoro dei bambini e dei ragazzi non è limitata all′azione della criminalità organizzata. Una recente ricerca dell′Ires-Cgil racconta che in Italia sono più di 500 mila i minorenni che vengono distolti dalla scuola e dal gioco per essere occupati in laboratori artigianali, officine, distributori, cantieri edili, allevamenti e campi agricoli.

http://www.consorzioparsifal.it/notizie.asp?id=1928&commento_id=589

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