lunedì 26 maggio 2008

No alla megadiscarica di Chiaiano! No alla repressione!

Napoli è una città devastata da un punto di vista ambientale, la cementificazione totale di quasi tutto il territorio urbano e metropolitano, la scomparsa quasi completa di aree verdi, il collasso totale del ciclo dello smaltimento dei rifiuti, tutto questo fa di questa metropoli un luogo dove la semplice sopravvivenza diventa estremamente difficile.
Il progetto di fare in questo territorio devastato una megadiscarica a Chiaiano è una follia criminale.
La selva di Chiaiano è una delle pochissime aree verdi di Napoli, insieme al bosco di Capodimonte ed al parco degli Astroni è l’ultima riserva di ossigeno di una città completamente cementificata, sotto la selva di Chiaiano scorre una falda acquifera fondamentale. Questo territorio si trova, in linea d’aria, a poche centinaia di metri dalla zona ospedaliera che contiene tutti i più grandi e importanti ospedali non solo di Napoli , ma di tutta la regione Campania. Inoltre la selva si trova su una zona collinare che ha una forte instabilità del suolo, negli ultimi anni numerose e gravi frane l’hanno devastata, questa vegetazione rappresenta l’unica salvaguardia per centinaia di migliaia di persone che vivono su questa collina, costruire la megadiscarica e eliminare altro verde significa mettere a repentaglio la vita di migliaia di cittadini.
Costruire a Chiaiano una megadiscarica sarebbe l’ultimo e definitivo crimine contro la città di Napoli e i suoi cittadini. Eppure questa è l’unica soluzione che propone una classe dirigente e un potere politico che sono giunti a un fallimento storico definitivo.
Il fatto che in questa città il sindaco Rosa Russo Jervolino e il presidente della Regione Bassolino siano ancora al loro posto è una vergogna , hanno trascinato le istituzioni pubbliche in un discredito totale e una mancanza di credibilità quasi assoluta. Questa classe dirigente corrotta e incapace vorrebbe risolvere la situazione con una repressione generalizzata, che nel caso di Chiaiano potrebbe risolversi in un vero e proprio massacro.
U.C. solidarizza con la resistenza popolare, invita tutte le forze sociali, civili, politiche a sostenere fattivamente e concretamente questa lotta, ove mai dovesse avvenire questo massacro di cittadini inermi la Repubblica Italiana avrebbe cambiato completamente la sua natura, sarebbe uno stato che avrebbe come unico strumento di governo la repressione.
Napoli 25/05/08
Unità Comunista
Collettivo Karl Marx A.O.R.N. Cardarelli

COMUNICATO CONTRO LA REPRESSIONE

Martedì 20 maggio 4 compagni e compagne del Network Autorganizzato e del Nucleo Studentesco Metropolitano (Napoli) si sono visti recapitare un decreto penale di condanna a sei mesi di detenzione convertita in pena pecuniaria di 3520 euro ciascuno (per un totale di 14mila e 80 euro!).
Il provvedimento di condanna è motivato con la presunta violazione dell’art. 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), articolo che prevede una pena fino a sei mesi di detenzione (o la sua conversione in ammenda) per chiunque organizzi una riunione pubblica senza preavvisare le autorità di Pubblica Sicurezza. Secondo gli accusatori, le compagne e i compagni condannati avrebbero violato tale disposizione del TULPS in occasione del presidio che si tenne nel luglio scorso in via Scarlatti, organizzato dal movimento antifascista e antirazzista napoletano e grazie al quale si riuscì ad impedire lo svolgimento di un’iniziativa di Forza Nuova.
E’ utile ricordare che il TULPS è del 1931, la norma in questione appartiene, dunque, a quelle numerose disposizioni legislative che ben rappresentano la continuità tra lo Stato fascista e la Repubblica democratica: continuità di potere, di interessi, di classe dominante padronale, e quindi anche continuità normativa e repressiva. Il TULPS è parte integrante di quell'apparato di norme e procedure finalizzate alla persecuzione politica, edificato appunto negli anni venti e trenta del novecento per colpire i lavoratori e le loro lotte, e che la Repubblica “fondata sul lavoro” non ha mai abrogato.
Al contrario, le norme fasciste sono quotidianamente fatte valere e applicate dallo Stato democratico, senza alcun imbarazzo, ogni qualvolta le autorità intendono perseguire finalità di repressione politica ai danni di compagni e lavoratori.
L’iter della contestazione (Art. 459 del Codice di procedura penale) è subdolo e sconcertante: d’ufficio si procede, infatti, ad infliggere una condanna (senza preoccuparsi di dare agli imputati alcuna possibilità di difendersi) ogni qual volta la pena sia pecuniaria o detentiva tramutabile in ammenda. E’ necessario, per poter avere un “regolare” processo, preoccuparsi di presentare un ricorso entro dieci giorni; in caso di mancato ricorso si accetta di fatto la condanna. Appare evidente che l’intero procedimento miri a intimidire e demoralizzare la risposta politica dei compagni.
Al di là della forma procedurale, la questione che, a nostro avviso, merita maggiore attenzione è proprio il reato contestato. Distribuire volantini e parlare al megafono non è più permesso senza previa autorizzazione. Queste condanne sono, in breve, al contempo grottesche e allarmanti e meritano alcune considerazioni politiche.
Tanto per cominciare, esse chiariscono una volta per tutte come non sia possibile continuare a impostare le proprie riflessioni sulla repressione incentrandole unicamente sui soggetti di volta in volta repressi e sulla valutazione delle loro azioni, senza preoccuparsi di cogliere l’elemento politico che l’atto repressivo sta a rappresentare. Occorre, dunque, spostare l’asse del ragionamento sull’ineliminabilità e la presenza costante della repressione e su come essa venga diversamente applicata di volta in volta. Far partire un procedimento per un fatto che appare a tutti chiaramente come una pratica diffusa e consueta, ci dà chiaramente l’indice dell’asprezza dell’attacco repressivo che registriamo sia a livello europeo che, naturalmente, nazionale in questa fase.
E’ chiaro che ormai l’attacco è diretto ai più semplici spazi di agibilità per ridurre al silenzio qualsiasi voce di dissenso. Per far fronte a questo attacco unilaterale è opportuno dotarsi di un’attrezzatura politica che occorre costruire con una riflessione, un dibattito e una pratica appropriati. In questi anni abbiamo, impotenti (e a volte indolenti), assistito alla sottrazione di conquiste che pensavamo acquisite (si pensi, per dirne una, all’occupazione dei treni per i cortei nazionali); ampi settori del movimento hanno, infatti, deciso di arretrare di fronte a questi attacchi, nella speranza che tale rinuncia potesse garantire spazi di agibilità. E’ evidente ormai che questo ragionamento risulta essere fallimentare e che è opportuno invece non arretrare ma difendere le nostre lotte e la nostra stessa possibilità di fare politica in modo autonomo ed autorganizzato, comprendendo che la reazione non si arresta e non si accontenta dell’angolo in cui riesce a metterci ma che, con metodo, lavora all’annientamento del proprio antagonista e che dunque non è possibile nessuna forma di compromesso con essa.
Altro elemento che non possiamo non sottolineare è la scelta politica del bersaglio della reazione. Non è certamente casuale che il provvedimento di “condanna per decreto” arrivi al termine di un anno di mobilitazioni e lotte che hanno visto le compagne e i compagni impegnati quotidianamente contro la precarietà, per i diritti dei lavoratori e attivi sul terreno dell'antifascismo, dell’antirazzismo, dell'antisessismo, della solidarietà internazionalista, nonché interni al più vasto movimento contro la guerra e per i diritti sociali.
Sia il merito del provvedimento che la forma procedurale adottata, dunque, confermano la matrice squisitamente politica dell'attacco. Colpendo quattro compagni e compagne hanno inteso colpire un
insieme di percorsi di ricomposizione delle lotte, percorsi costruiti in piena autonomia dalle istituzioni e lontani da qualsivoglia compromesso con partiti e forze istituzionali.
Il messaggio che hanno voluto recapitare a tutti noi è il seguente: “perseverare nel fare politica in maniera realmente autonoma e autorganizzata è qualcosa che non conviene, perché in una maniera
o nell’altra troveremo il modo di farvela pagare sul piano personale, eventualmente anche scavando in ottant'anni di legislazione repressiva”. Ma hanno fatto male i loro conti.
Siamo comunisti, e non ci lasceremo certo intimidire. Continueremo a sviluppare le nostre lotte e il nostro lavoro politico con una determinazione sempre maggiore e sempre in una direzione precisa, immodificabile: contro la classe dominante e i suoi servi, contro il fascismo, il razzismo e l’imperialismo; per l’autorganizzazione e l’emancipazione degli oppressi e degli sfruttati!

Napoli, 23 maggio 2008

C.S.O.A. “Terra Terra”
Collettivo Vesuvio Zona Rossa (Comuni vesuviani)
Collettivo internazionalista di Napoli
Collettivo Orientale (Università Orientale di Napoli)
Nucleo Studentesco Metropolitano

giovedì 22 maggio 2008

Cominciarono con gli zingari

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.



Bertolt Brecht

IL GOVERNO BERLUSCONI DICHIARA GUERRA AI CITTADINI CAMPANI

Il primo Consiglio dei Ministri del quarto governo guidato dal neoduce Berlusconi, insediatosi "simbolicamente" (ossia demagogicamente) nella città di Napoli, ha varato una serie di decreti ministeriali di segno eccezionale, sotto la spinta e la "spada di Damocle" esercitata da alcune contraddizioni che sono state dipinte e raffigurate dalla propaganda di regime come "drammatiche emergenze" di natura sociale, ambientale, sanitaria e di ordine pubblico, costruite ad arte dai media e dalle forze politiche di governo.
In pratica, è stata annunciata una linea estremamente dura per affrontare in modo drastico e radicale talune questioni problematiche quali lo smaltimento dei rifiuti a Napoli e in Campania, e il tema della "sicurezza", alimentato e gonfiato da un'infame campagna mediatica di stampo xenofobo, se non addirittura razzista, che ha contribuito non poco ad istigare la popolazione italiana ad un sentimento di odio razziale rivolto in particolare contro le comunità Rom ed altri gruppi etnici migranti e presenti sul nostro territorio.
Sul versante dei rifiuti è stato compiuto un vero e proprio salto di qualità nella strategia da mettere in campo, ovvero un pauroso balzo strategico-organizzativo che sancirà il passaggio da una gestione repressiva di natura ordinaria, condotta finora dalle forze di polizia deputate all'opera di repressione interna, ossia quelle istituzioni delegate alla normale amministrazione dell'ordine pubblico, ad un'azione gestita direttamente dalle forze armate, come se si trattasse di un'operazione di tipo bellico da attuare all'interno del paese.
Infatti, la designazione di Guido Bertolaso, rilanciato alla grande nella veste di capo della Protezione civile nazionale, scelto per affiancare la Presidenza del Consiglio, vale a dire lo stesso Berlusconi, che si assume in tal modo la diretta responsabilità politica del problema, procede proprio nel senso di un'impostazione in chiave militarista della risoluzione della "emergenza rifiuti" in Campania.
Inoltre, i siti individuati come discariche per lo smaltimento dell'immondizia saranno dichiarati "aree di interesse strategico nazionale", vale a dire zone strettamente militari, per cui saranno presidiate e sorvegliate direttamente dalle forze armate.
In tale contesto sarà applicata come misura deterrente una legislazione punitiva alquanto dura, di stampo quasi draconiano, che sarà in qualche modo adeguata e coerente rispetto ai provvedimenti annunciati, per cui potranno essere comminate addirittura sanzioni carcerarie molto severe ai danni di eventuali iniziative di lotta intraprese da parte di semplici cittadini che decideranno di manifestare e di opporsi alle scelte adottate dal governo Berlusconi. Il quale si preannuncia come un esecutivo di "lacrime e sangue".
In poche parole, le proteste e i dissensi prima legittimi, saranno trattati e perseguiti alla stregua di veri e propri reati penali.
Tutto ciò determinerà e significherà una cosa sola: uno stato di guerra civile permanente in Campania. Prepariamoci al peggio...

Lucio Garofalo

SOTTO IL RICATTO DELA PARTITO DEL LEADER DEI FUCILI PRONTI ALL’USO (BOSSI), IL GOVERNO VARA DEI PROVVEDIMENTI CONTRO GLI IMMIGRATI....

SOTTO IL RICATTO DELA PARTITO DEL LEADER DEI FUCILI CALDI PRONTI ALL’USO (BOSSI), IL GOVERNO VARA DEI PROVVEDIMENTI CONTRO GLI IMMIGRATI CHE APRONO LA STRADA ALLA LOGICA DELLA PULIZIA ETNICA.

La Destra della globalizzazione deve cedere per il momento il passo alla Destra comunitarista ( delle comunità locali tradizionali ) e provinciale. Tra chi pensa e lavora per la purezza della razza e in termini di immigrati zero e chi invece ha fatto già i suoi conti di quanto ci si guadagna sfruttando duramente il lavoro dei poveri del mondo a casa nostra, per ora prevalgono i primi. Per ora, perché in sede parlamentare, all’atto di andare a fare la legge sui migranti avremo un risultato diverso.
Ve la immaginate tanta parte di quella piccola o ricca e benpensante borghesia, lasciata senza la badante dell’est che lavora 24 ore al giorno per 700 euro al mese(perché deve mantenere 3 o 4 figli a casa che non hanno nulla da mangiare) che cura il proprio vecchio ingombrante, costretta al dilemma tra il dover pagare qualcuno in modo serio o dover pagare le tasse per garantire servizi sociali all’altezza di un paese civile, oppure l’impresario che non ha più sull’impalcatura o tra le fila dei pomodori l’omino scuro fino a notte inoltrata, alla luce delle lampade, che fatica senza fermarsi mai per 1000 euro al mese ( in qualche caso anche 500 ), subito scontentati da quel governo Berlusconi in cui avevano riposto tante attese ?
Avremo allora una legge che salva “capra e cavoli”, la capra tutto fare ( l’immigrato utile ) di ogni italiano perbene che potrà continuare ad essere libero dall’impegno di restituire ciò che in gioventù ha ricevuto e impegnarsi recandosi col proprio gippone nella vita di società che tanto gli piace; e i cavoli, messi in banca sotto forma di banconote frutto del duro lavoro, degli altri, cioè di quella parte necessaria delle altre razze.
Razza e diciamola la parola ! la modernizzazione del vocabolario non cambia la sostanza delle cose in chi pensa in termini di noi e loro.
L’uomo della Patria Padana, dal fucile sempre pronto, accontentato con la propaganda di questi giorni, dovrà tornare buono buono nel suo cantuccio tra due mesi e mettersi agli ordini del capitano dell’ammiraglia.
A proposito di capitani coraggiosi e di ammiraglia, la Marcegaglia, una industriale seria, una di quelle che hanno detto: mai una legge che colpisca severamente il datore di lavoro perché gli incidenti non sono colpa dei datori di lavoro, in due giorni è stata sulle prime pagine della stampa, prima perché ha avuto la disgrazia di dover vedere che anche tra le sue proprietà si muore di lavoro, e poi, divina provvidenza che assiste i giusti di questo mondo, perché è stata eletta unanimemente come Presidente di Confindustria.
Opporsi a questa ondata razzista, alla logica della pulizia etnica da un lato e a quella dello sfruttamento senza regole dall’altro è oggi impresa quasi impossibile.
Nonostante ciò non ci si può arrendere, se no che avrebbero dovuto fare gli antifascisti a tempo del fascismo.
Tutto è estremamente difficile perché la sinistra si è auto strangolata, i comunisti sono stati emarginati e repressi, in primis dalla stessa sinistra, un po’ come ai tempi della Repubblica di Waimar e l’opposizione sarebbe quel Partito Democratico e che tanto assomiglia, ogni giorno di più, al Partito delle Libertà, quelli insomma che durante la campagna elettorale dicevano a Berlusconi, ci ha i rubato il programma. Un esempio per rendere concreto il discorso. In questi giorni è stato varato un meccanismo per “sostenere” le famiglie più disagiate ( qualche centinaio) per il pagamento della bolletta del gas. Risorse disponibili 17.000 euro. Dove si prendono le risorse? da chi paga il gas, e quindi per la logica dei grandi numeri soprattutto da tutti gli altri poveri ( altri poveri si traduce in: quelli che non arrivano alla fine del mese ). Che rappresenta questa cifra, per chi la riceverà ? meno che una carità che non ambierà in niente la vita di chi è povero veramente, basti pensare che si distribuisce una cifra in una anno a centinaia di famiglie che è meno di quanto costava in un mese, al Comune, il suo primo Direttore Generale; per il Comune invece niente, o forse no, perché il contributo, si lo pagano i cittadini in generale, ma per “distribuire” 17.000 euro a centinaia di famiglie, la macchina comunale tra lavoro degli uffici e gettoni della politica ha sicuramente consumato qualche migliaia di euro, alla faccia dell’efficacia del Comune Leggero così come vuole l’ideologia liberista bruniniana.
Questa è l’alternativa a Berlusconismo e al Bossismo? che cambia ?
Perciò, la linea è per noi comunisti, riunire il blocco sociale del lavoro e dei poveri: operai, precari, impiegati, piccoli lavoratori autonomi, immigrati, giovani disoccupati, per resistere alle politiche di chi è ricco sfruttando il lavoro degli altri e di chi gode nel calpestare coloro che hanno già un piede dentro la fossa. Organizziamoci per questi obiettivi.

AURELIO FABIANI
Consigliere Comunale
COSTITUENTE COMUNISTA

LIBERTA’ PER IL GIOVANE FILOSOFO ANARCHICO SPOLETINO, MICHELE FABIANI. LIBERTA’ PER TUTTI GLI INQUISITI DELL’OPERAZIONE BRUSHWOOD

Un paese che imprigiona le idee non è degno di essere considerato civile.
La vicenda Brushwood parla di questo.
Parla di cinque giovani arrestati, accusati di essere terroristi.
Ragazzi ventenni di Spoleto, a cui non hanno trovato un’arma, un covo, una lira, che non si conoscevano.
Nonostante ciò vengono arrestati come terroristi, accusati di tale reato con il famigerato e liberticida, di origine fascista, articolo 270 bis.
Questo perché nell’agosto del 2007 viene spedita una lettera di minacce contenente due proiettili alla Presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti. Accusati di altri reati, si scopre in realtà che hanno fatto alcune scritte sui muri della città e hanno danneggiato una ruspa.
Per il resto niente, niente per ogni persona di buon senso ed equilibrio.
Per i ROS dei Carabinieri e per i Magistrati invece, tre dei ragazzi sono colpevoli di avere inviato le minacce alla Lorenzetti e di un altro episodio vandalico rivendicato con una sigla anarchica COOP-FAI.
Come diventano colpevoli di queste azioni? attraverso sillogismi, ragionamenti apodittici, alterazioni semantiche arbitrarie, asserite affinità terminologiche tra i fogli di rivendicazione degli episodi incriminati e volantini ambientalisti delle associazioni di cui alcuni fanno parte.
Non sono neanche indizi ma tanto basta per accusare i 5 ragazzi di terrorismo.
Dopo 6 mesi rimangono le accuse per tutti, diversa però è stata la loro sorte fino ad oggi. Uno di loro è stato lasciato a piede libero dopo tre settimane, due sono stati confinati ai domiciliari, uno dei quali tutt’ora vive questa sorte ( nonostante abbia la sola accusa specifica di aver fatto scritte sui muri !!!! ), mentre il secondo è in semilibertà
Gli altri due, tenuti 100 giorni in isolamento, sono stati poi destinati a diversa sorte, agli arresti domiciliari Andrea, nel supercarcere di Sulmona in regime di EIV ( Alto Indice di Vigilanza ), Michele.
Per 100 giorni la “madre di tutte le accuse”, le minacce alla Lorenzetti ha preso il sopravvento e Michele e Andrea sono stati in isolamento a Perugia, anche se non erano i soli ad avere quella imputazione.
Poi i destini dei due ragazzi sono stati divisi e Michele, considerato il capo del gruppo, ma in verità solo un ragazzo, il più giovane degli arrestati, che fin dal momento dell’arresto ha deciso di non barattare la sua dignità di uomo inventandosi diverso da ciò che è, ha pagato per il suo coraggio e per le sue idee con il trasferimento in un supercarcere.
Fin troppo chiari sono i magistrati a questo proposito: “In forza del suo “carisma” personale e del suo costante attivismo- sia da considerare il vero e proprio centro propulsore del gruppo…… di cui appare contemporaneamente il fondatore e l’ideologo”.
Per l’accusa Michele ha troppa personalità, ha fatto letture sbagliate, ha scritto cose non gradite, ha rapporti politici pericolosi, nonché famigliari complici.
Il teorema terrorista cucito addosso ai ragazzi di Spoleto può e deve essere smontato.
Facciamo appello a quanti intendono contribuire a questa battaglia di libertà a schierarsi apertamente, aderendo al Comitato 23 ottobre, per la liberazione dei ragazzi arrestati con l’operazione Brushwood, e al contempo impegnandosi in una battaglia di civiltà contro la legge di origine fascista, 270 bis e contro la barbarie della carcerazione preventiva.

I COMUNISTI ROMANI RICOMINCIANO DAL CONFLITTO E DALLE LOTTE

Incontro pubblico di presentazione del Movimento per la Costituente Comunista di Roma.

La vittoria elettorale delle destre fa da riscontro alla scomparsa della sinistra dalle istituzioni parlamentari, conseguenza naturale del suo allontanamento dalle ragioni, dagli interessi e dai bisogni dei lavoratori, dei giovani, dei movimenti. A Roma, questa situazione ha portato all’elezione di un sindaco e di una maggioranza che fanno leva sulla demagogia della “sicurezza”. Non la sicurezza sui luoghi di lavoro, non la sicurezza di un lavoro stabile, non la sicurezza di una casa per tutti, non la sicurezza di servizi pubblici ed efficienti: la “sicurezza” della destra è quella dei linciaggi razzisti, dell’impunità per le squadracce fasciste, dello scempio ambientale annunciato con la costruzione di quattro inceneritori.
I comunisti, a Roma come ovunque, devono ricostruire la propria autonomia e indipendenza, in aperta opposizione alle politiche antipopolari tanto del centrodestra che del Partito Democratico. Invitiamo tutti i compagni e le compagne ad essere protagonisti di un processo costituente di una nuova forza politica comunista all’altezza delle sfide del XXI secolo.

VENERDI’ 30 MAGGIO, ALLE 18.00, IN VIA BALDASSARRE ORERO, 61 (Casal Bertone)

Dibattito con:

Andrea Fioretti (Movimento per la Costituente Comunista)

Nella Ginatempo (BastaGuerra)

Alfonso Liberati (Coordinamento Provinciale FLAICA-CUB)

Pina Vitale (Comitato Popolare di Lotta per la Casa)

Siddique Nure Alam (Comitato Immigrati in Italia)

Sergio Cararo (Rete dei Comunisti)


A seguire, cena sociale e festa del tesseramento del Movimento per la Costituente Comunista

report dell'assemblea di giorno 15 a Napoli

Giovedì 15 maggio si è tenuta a Napoli un affollata assemblea sulla "costituente" comunista.
Il dibattito è stato introdotto da Sergio Manes (Edizioni "La Città del Sole"), Luigi Izzo (Coordinamento per l'unità dei comunisti), Francesco Maranta (Pdci), Gianluigi Pegolo (L'Ernesto) e Marco Rizzo (Pdci). Il compagno Mauro Casadio (Rete dei comunisti) non è potuto essere presente per un malore.
Dalle relazioni introduttive e dal vivace dibattito sono emerse valutazioni e prospettive di lavoro sostanzialmente comuni.
La estromissione dei comunisti dal parlamento, seguita alle elezioni del 13-14 aprile, è una sconfitta gravissima non solo perché priva - per la prima volta dopo il ventennio della dittatura fascista - le classi subalterne di un potenziale strumento di contrasto delle scelte del capitale, ma perché rende ancora più difficile e pericolosa la deriva antidemocratica in atto su cui, invece, è manifesta la convergenza anche di forze "riformiste".
Per i diversi gruppi dirigenti dei partiti che ancora si richiamano al comunismo essa ha rappresentato una catastrofe perché li esclude dall´unico modo che essi ormai conoscono di "far politica". In realtà segna il loro completo fallimento e ha fatto emergere con crudezza limiti, contraddizioni ed errori accumulati negli anni. Costretti a restare fuori del parlamento ora essi debbono misurarsi concretamente con il modo - proprio dei comunisti - di far politica: tra le masse operaie e popolari. Ora dovranno dimostrare sul campo di saperne riguadagnare la fiducia con proposte concrete e classiste, conquistandone la direzione, imparando a subordinare alla lotta di massa anche l´uso delle assemblee elettive.
È un recupero difficile di identità e di ruolo, che richiede onestà intellettuale e politica, capacità di autocritica con leale assunzione delle responsabilità da parte di ciascuno, alla ricerca delle cause reali - vicine e lontane, occasionali e di fondo - del declino e della sconfitta, e non il tentativo di individuare capri espiatori salvifici del proprio ruolo.
La sconfitta ha provocato un autentico terremoto negli assetti dei partiti esistenti, ma, ad un tempo, al loro interno - e, soprattutto, fuori di essi - ha fatto nascere una nuova speranza di rinascenza. Di fronte al reale pericolo della completa estinzione dell´idea stessa di comunismo in una indefinita "sinistra", l´appello alla "costituente comunista" - al là dei rischi di soluzioni politiciste - è il segno e il possibile strumento della rinnovata speranza dei militanti.
E, tuttavia, rimane alto il pericolo di una soluzione gattopardesca, in cui tutto apparentemente cambia perché tutto resti immutato. L´approdo di questa speranza non può essere nella ricollocazione di gruppi dirigenti e in una diversa redistribuzione di pochi manipoli di militanti tra le organizzazioni esistenti, in una operazione, per di più, dichiaratamente finalizzata all´alleanza con la "sinistra".
All´ordine del giorno c´è ben altro. I partiti comunisti non si inventano con l´assemblaggio di sparuti gruppi di dirigenti e/o di militanti: si costruiscono con percorsi lunghi e faticosi, sulla base di una forte teoria della trasformazione sociale saldamente incardinata nei concetti marxisti, di una capacità propositiva che concretamente affronti i bisogni della classe, di un vasto legame di massa, con gruppi dirigenti capaci e coesi.
Occorrono, dunque, discontinuità netta con il passato e una sincera volontà di investire in questo progetto di unificazione dei comunisti capacità di analisi e di proposizione, la fiducia delle masse (tutta da riconquistare, ma non con vuote parole), il grande potenziale rappresentato dai giovani, dai lavoratori e dai tantissimi compagni che in questi anni si sono allontanati sfiduciati dalla militanza.
Ogni altro percorso è fasullo e destinato a sconfitte ancora più disastrose.
In primo luogo va posto con estrema chiarezza e senza possibilità di ulteriore equivoco che si tratta di riconquistare e ricostruire l´unità dei comunisti e non della "sinistra": le due questioni sono e vanno tenute nettamente distinte e, in questo momento assolutamente centrale è la questione comunista.
Si tratta di recuperare veramente la nostra identità teorica e politica, acquisendo - con esse - capacità propositiva e, dunque, il legame con la classe e con le masse. Si tratta di ritornare a concepire la politica come tutela e realizzazione di interessi di classe attraverso lo spostamento dei rapporti di forza nella società, e non come alchimia o pateracchio istituzionale. E si tratta - ancora - di formare nuovi gruppi dirigenti all´altezza del compito, tratti dalla classe lavoratrice e dalle nuove generazioni.
Tante, troppe, sono del resto le questioni che in questi anni i comunisti hanno letteralmente ignorato e che restano aperte e senza la cui comprensione e soluzione ogni sforzo sarebbe vano.
I tempi sono, quindi, necessariamente lunghi e il percorso difficile. E questo porta a concludere inevitabilmente che il processo costituente - che è nelle speranze dei compagni e che si sta oggi soltanto aprendo - non può essere certo pensato, finalizzato e concluso nei congressi del Prc e del Pdci.
Ma il solo lavoro in ambito politico e organizzativo non è sufficiente: esso deve essere affiancato e supportato da un serio lavoro di ricerca e di formazione (che sia la spina dorsale teorica dell´organizzazione che si vuol costruire), e deve essere integrato da un altro percorso di "costituente sindacale" che dia solide gambe di classe al progetto.
Non è realistico - e, per certi aspetti, neppure utile - immaginare che, d´incanto, il vecchio scompaia per lasciare posto al nuovo che è ben lontano dal poterne prendere il posto. Né è pensabile un lunga fase - difficilissima e con un avversario aggressivo - in cui lo scontro di classe sia lasciato esclusivamente allo sforzo generoso di iniziative spontanee e parcellizzate. Occorre, allora, individuare e praticare percorsi e modalità che possano realizzare al meglio possibile questa "transizione", finalizzando sinergicamente tutte le risorse e le opportunità, quelle già in campo, quelle da recuperare, quelle emergenti, quelle da suscitare.
Sul terreno politico-organizzativo è possibile dar vita a "Comitati per la costituente comunista", unitari e trasversali, che prescindano del tutto dalle appartenenze, connotati come organismi di inchiesta, di dibattito e di lotta, che realizzino la propria esperienza - senza presunzioni e burocratismi - prima di tutto in mezzo alle masse e con serie relazioni internazionaliste; strutture capaci di creare le condizioni sia per lo scioglimento di partiti, organismi e aree preesistenti, sia per la formazione di un´organizzazione unitaria dei comunisti e di nuovi quadri. Questi organismi debbono poter costituire la "terza gamba" su cui l'unità dei comunisti deve avviare e compiere il suo percorso. È stato, dunque, auspicato che i congressi del PRC e del PdCI si concludano con una esplicita apertura a questa prospettiva.
I compiti irrinunciabili di recupero del bagaglio teorico marxista, della ricerca, del dibattito, della formazione e dell´informazione possono essere affrontati costruendo un circuito culturale - autonomo ma collegato - di cui facciano parte biblioteche, archivi e centri di documentazione, case editrici, associazioni culturali, etc. su un progetto e un programma comuni.
La questione della costruzione di un sindacato di classe unitario, infine, non può che vivere e crescere a partire dal protagonismo operaio e di tutto il mondo del lavoro, inteso nella sua unitarietà - compresi, quindi, gli universi del precariato, della disoccupazione, dell´immigrazione - e nella sua "globalità": dunque, non avulso dalla condizione e dalle lotte dei lavoratori di altri paesi.
L'assemblea si è conclusa con alcuni concreti appuntamenti volti ad approfondire ulteriormente il dibattito e ad avviare concretamente questi tre percorsi paralleli.

giovedì 15 maggio 2008

per un’alternativa anticapitalista

Assemblea pubblica
Giovedì 15 maggio 2008
Sala Multimediale del Consiglio Comunale
Napoli Via Verdi

Intervengono

Sergio CARARO
Direttore rivista Contropiano

Luigi IZZO
Movimento per la costituente dei comunisti

Sergio MANES
Casa editrice “La Città del Sole”

Franco MARANTA
Segreteria regionale P.d.C.I.

Gianluigi PEGOLO
Direzione nazionale P.R.C.

Marco RIZZO
Coordinatore segr. nazionale P.d.C.I.


Circolo Culturale ” Umberto Terracini”

report di Unità Comunista a Pianura







martedì 6 maggio 2008

E’ tempo di Costituente Comunista!

iniziativa venerdì 9 maggio del Coordinamento campano per l'Unità dei Comunisti:

L’ammucchiata Arcobaleno di Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e Mussi ha chiuso il ciclo iniziato da Occhetto, riuscendo a cancellare valori e ideali comunisti: bene hanno fatto gli elettori a non votarli.
Il disastro elettorale è imputabile a quei gruppi dirigenti che hanno anteposto la propria sete di potere alla difesa degli interessi e dei bisogni di milioni di lavoratori, donne, giovani, immigrati, che si trovano ora a fare i conti con il governo più di destra che abbia mai visto la luce nel nostro Paese .

L’elettorato, soprattutto quello operaio e popolare questa volta non ci è cascato, ha deciso di punirli con l’astensionismo, mandandoli tutti a casa.
Ora le conseguenze del disastro della sinistra governista le pagheremo noi tutti, a partire dai movimenti, dai lavoratori, dagli immigrati e dai settori più esposti alla ferocia della peggiore destra europea. Il prossimo parlamento sarà asservito al 100% agli interessi di chi sfrutta, opprime e devasta le nostre vite e i nostri territori. PD e PDL sono due facce della stessa medaglia, entrambe rappresentative della confindustria, del vaticano, delle banche e dell’alta finanza.

E’ necessario rialzare la testa subito, riprendendoci la parola e la piazza

Solo con l’unità di lotta di tutte le realtà di classe ad antagoniste, singoli compagni, collettivi ed organizzazioni sarà possibile contrastare gli attacchi del prossimo governo di destra. Fuori dalle compatibilità istituzionali e senza più deleghe e mediazioni al ribasso con nessuno; fuori e contro il politicismo opportunista di chi ha svenduto i valori e le ragioni della sinistra di classe.

E’arrivato il momento di riunire tutti i comunisti e tutta la sinistra di opposizione in un unica grande organizzazione, per una nuova stagione di lotta ai governi di centrodestra e centrosinistra, che superi il settarismo dei gruppetti e restituisca a chi è sfruttato un reale protagonismo dal basso.

Venerdì 9 maggio, ore 16
Assemblea pubblica
presso la sala multimediale di Via Verdi 35, angolo piazza Municipio- Napoli

C’è bisogno di opposizione, c’è bisogno dei comunisti!

Coordinamento campano per l’Unità dei Comunisti


APPELLO A TUTTE LE COMUNISTE E A TUTTI I COMUNISTI

SU LA TESTA:
A CASA NON SI TORNA!

E’ da molti mesi che compagne e compagni provenienti da differenti esperienze politiche (chi dal PRC, chi dall’esperienza extra-parlamentare) hanno deciso di dar vita al “Coordinamento per l’unità dei Comunisti” che si è dato come obiettivo fondamentale quello di contribuire al processo di unificazione dei Comunisti e quindi di arrivare alla costituzione di un nuovo Partito Comunista, strumento necessario per la battaglia per il Socialismo nel XXI secolo.

In questo periodo, abbiamo portato avanti sia un’elaborazione politica sulla fase e sul ruolo dei comunisti, sia un’azione politica all’interno delle lotte sociali e del lavoro che hanno attraversato i diversi territori del Paese.
Con questo lavoro abbiamo sviluppato una presenza politica su molte regioni del nostro paese.
La nostra proposta politica, però, non intende richiamarsi al marxismo e al comunismo in maniera autoreferenziale e non pensiamo affatto di poter essere autosufficienti nel processo di ricostruzione dell’unità e dell’autonomia dei comunisti in Italia.
Per questo motivo, intendiamo sviluppare il nostro lavoro politico all’insegna della ricerca continua di terreni di iniziativa e azioni di lotta comuni con le altre formazioni comuniste e con tutti i compagni e le compagne sinceramente interessate a contribuire a questo processo di ricomposizione. Ed è proprio per fare meglio questo lavoro che andremo costituire un “movimento per la costituente comunista”.

Il risultato delle elezioni nazionali e amministrative segna solo simbolicamente l’epilogo disastroso di un processo fallimentare dovuto alle scelte e delle politiche dei due partiti comunisti “istituzionali” (PRC e PDCI), di cui i rispettivi gruppi dirigenti portano interamente la responsabilità.

Queste strategie fallimentari hanno disseminato tra i lavoratori e nelle classi popolari un profondo senso di delusione, sconfitta e disillusione rispetto alla possibilità di opporsi efficacemente alle politiche di smantellamento da parte dei governi e del padronato dei diritti più elementari conquistati con le lotte dei decenni precedenti. Questo andamento ha castrato qualsiasi spinta alla lotta per l’emancipazione e per la liberazione dallo sfruttamento e reso marginale progressivamente il ruolo dei comunisti nella lotta di classe e il loro radicamento tra le masse.
E’ da qui che bisogna partire per comprendere l’ulteriore slittamento a destra della società in generale e di parti consistenti di quei settori sociali più colpiti dal dominio capitalistico in particolare.
Ovviamente, se la responsabilità principale è di quei partiti, che appoggiando dei governi antipopolari, hanno tradito le aspettative dei movimenti di lotta di questi ultimi anni; i gruppi e le organizzazioni comuniste al di fuori delle istituzioni non si sono finora dimostrate in grado di riempire efficacemente questo vuoto politico.

Dopo il tracollo elettorale e la scomparsa parlamentare della “Sinistra L’Arcobaleno”, e dei partiti che la compongono, risultano assolutamente inadeguati e maldestri i tentativi di quei gruppi dirigenti di “rimanere a galla” attraverso la riproposizione di formazioni di “sinistra” (federate o meno), di resuscitare o far “tornare alle origini” quei partiti comunisti che appoggiando il governo Prodi sono affondati in questa tornata elettorale.
Questi tentativi hanno solo l’effetto di seminare una ulteriore ondata di delusione e rabbia che rischia di ricacciare (come già successo per migliaia di comunisti in questi anni) i compagni e le compagne fuori dall’impegno e dalla lotta politica, nella solitudine di un’esistenza “privata” da ogni orizzonte di emancipazione e di liberazione.

Noi invece gridiamo che

A CASA NON SI TORNA!

FACCIAMO APPELLO TUTTI I COMUNISTI E LE COMUNISTE CHE VOGLIONO RICOSTRUIRE UN’OPPOSIZIONE DI CLASSE IN QUESTO PAESE E CONTRIBUIRE ALLA LOTTA ANTICAPITALISTA PER UN SOCIALISMO NEL XXI SECOLO.

COSTRUIAMO COL CONTRIBUTO DI TUTTE/I - FINALMENTE LIBERI DAGLI ANTICHI E ANACRONISTICI VECCHI SETTARISMI E DIVISIONI - UN GRANDE MOVIMENTO PER LA COSTITUENTE COMUNISTA CHE, NELL’ELABORAZIONE TEORICA E NELLA PRASSI DELLE LOTTE, SI DIA COME OBIETTIVO LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO PARTITO COMUNISTA, STRUMENTO OGGI PIU’ CHE MAI INDISPENSABILE PER L’EMANCIPAZIONE DELLE MASSE E LA LIBERAZIONE DALLO SFRUTTAMENTO.

Un percorso politico che sulla base dei valori della migliore tradizione del movimento operaio e della resistenza antifascista utilizzi gli strumenti del marxismo per restituire ai comunisti, attraverso processi unitari e ricompositivi, quella autonomia dalle compatibilità col sistema capitalistico perse con l’affermazione della concertazione e del “governismo” a danni del conflitto e dell’autonomia della classe.
Ma per i comunisti e per le lotte non c’è autonomia, senza la costruzione di una agenda politica autonoma.
E’ allora su temi come la lotta contro la precarietà, per il salario, per la democrazia sindacale, contro le spese militari, contro la presenza delle basi imperialiste, contro la devastazione ambientale che dobbiamo prepararci ad un lungo periodo di opposizione sociale e politica in questo paese senza più spazio per i tentativi di ridurre tutti i movimenti che si sviluperanno a mera sintesi elettoralista in appoggio di questo o quel governo nazionale o locale.
Questo periodo potrà essere attraversato solo con un percorso che non cancelli la storia del ‘900 (contrariamente a quanto da più parti auspicato), ma che – pur rifiutando ogni irrigidimento dogmatico – sappia mettere alla prova delle elaborazioni e delle lotte del presente gli strumenti e le esperienze sviluppate dal movimento operaio e comunista del XIX e del XX secolo.

E’ in questo quadro che guardiamo con grande interesse a tutti i tentativi e agli appelli per la riunificazione dei comunisti che in questi giorni si moltiplicano e si diffondono nel Paese.
Sulla base di queste necessità siamo, quindi, sinceramente interessati a confrontarci apertamente e pubblicamente tanto coi compagni che hanno promosso l’appello “Comunisti e comuniste: cominciamo da noi” quanto con le proposte provenienti da altre forze comuniste (Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, ecc...).

INVITIAMO, QUINDI, TUTTI I COMUNISTI A COSTRUIRE INSIEME UN AMPIO MOVIMENTO PER LA COSTITUENTE COMUNISTA, INIZIANDO AD ORGANIZZARE DA SUBITO IN OGNI LUOGO ASSEMBLEE PUBBLICHE E MOMENTI UNITARI FINALIZZATI A SVILUPPARE IL PROGETTO DI COSTRUZIONE DI UN NUOVO PARTITO COMUNISTA.
ASSEMBLEE CHE INNANZITUTTO DOVRANNO ESSERE L’OCCASIONE PER RIDARE LA PAROLA A TUTTE LE COMPAGNE E AI COMPAGNI CHE ANCORA CREDONO E VOGLIONO BATTERSI PER LA TRASFORMAZIONE IN SENSO SOCIALISTA DELLA SOCIETA’.

A partire da queste assemblee chiediamo il rispetto del principio di pari dignità tra tutti i compagni: oggi i comunisti non hanno bisogno di “leader” e non riconoscono a priori a nessuno la “qualifica” di dirigente: i vecchi gruppi dirigenti sono stati azzerati dalla storia, i nuovi dirigenti del movimento comunista saranno individuati nella prassi dell’elaborazione e delle lotte sulla base dell’impegno militante e delle capacità dimostrate sul campo. Non è più possibile accettare “dirigenti di mestiere”. “Dirigere” per i comunisti deve tornare a significare “mettersi al servizio” di una causa e della lotta, il che implica il principio di rotazione e di permanente revocabilità dei dirigenti da parte delle assemblee sovrane.

per informazioni ed eventuali contributi alla discussione
info@coordinamento-comunisti.it