sabato 23 gennaio 2010

Comunisti Uniti si riparte! Aderisci e diffondi!

Per aderire all’Appello scrivere a: adesioni@comunistiuniti.it

LETTERA APERTA
"Comuniste e comunisti cominciamo da noi 2.0"
www.comunistiuniti.it

Ci rivolgiamo a tutte le compagne ed i compagni comunisti ovunque collocati: nel PRC e nel PdCI; a tutto l’arcipelago comunista e anticapitalista; alla vasta diaspora dei “senza tessera” che ieri come oggi resistono all’attacco dei padroni sui posti di lavoro, sui tetti, nelle piazze, nelle occupazioni per il diritto al lavoro; nelle scuole e nelle università per l’accesso al sapere; nei territori dove si pratica il conflitto sociale per la difesa dell’ambiente. Attorno a questo patrimonio potenziale riteniamo necessaria e non più rimandabile una ricucitura unitaria di tutte le esperienze oggi in campo.

L’appello “Comuniste e comunisti cominciamo da noi”, che aveva dato vita all’esperienza di Comunisti Uniti, era stato pubblicato sui principali quotidiani nazionali il 17 aprile 2008, all’indomani della sconfitta elettorale dell’Arcobaleno, che per la prima volta aveva cancellato la presenza dei comunisti nel parlamento italiano. Per tutti noi non si trattava di una semplice flessione di consenso delle forze comuniste ma di una profonda lacerazione con quel piccolo blocco sociale che si era faticosamente coagulato in quasi 20 anni. Di tutto questo l’appello prendeva consapevolezza, cercando di riaprire una stagione di ricomposizione organizzativa dei comunisti e di riconquista del loro ruolo autonomo nel conflitto di classe, indicando la strada verso un Partito degno di questo nome. Non a caso raccolse in poco tempo migliaia di firme e fece discutere nel variegato popolo della sinistra, fin dentro i congressi dei due partiti e anche oltre.

Decisivo era stato il bilancio dell’esperienza fallimentare del governo di centrosinistra, che aveva tradito tutte le aspettative popolari. Così come era stata evidente l’incapacità e impossibilità della galassia delle altre organizzazioni comuniste di costruire una strada alternativa credibile e riconoscibile a livello di massa. Sin d’allora ci siamo resi conto che assistevamo all’irrazionale frantumazione delle forze comuniste, divise in due fragili partiti e in una vasta costellazione di organizzazioni e gruppi. Il tentativo di mettere in campo una lista comunista unitaria e alternativa al bipolarismo e al PD alle elezioni europee è stato però deludente: si è cercato semplicemente di conservare una presenza istituzionale, costruendo una lista con basi politiche troppo contraddittorie e con troppi elementi di continuità con il bertinottismo. Tutto ciò ha impedito di invertire quella deriva ideologica e materiale – pensiamo al venir meno della democrazia interna, alla questione morale e ai processi di cooptazione sistematica dei gruppi dirigenti, alla separatezza istituzionale – che è una parte rilevante del problema che abbiamo davanti.

Di fronte all’acuirsi della grave crisi economica in atto, la vecchia e nuova classe lavoratrice ha chiesto risposte concrete che non sono mai arrivate ed è perciò precipitata in un grave senso di smarrimento, rifugiandosi nell’astensione, nell’antipolitica o disperdendo il proprio voto. Perché è avvenuto tutto questo? Riteniamo che la rappresentanza coerente delle classi subalterne e del loro punto di vista nel conflitto politico-sociale sia oggi in contraddizione con l’assunzione di responsabilità di governo da parte dei comunisti o con alleanze strutturalmente subordinate alle forze moderate. Per resistere, riconquistare credibilità e accrescere le nostre forze, perciò, è necessario uscire dalla logica del “meno peggio” e fornire un’alternativa politica praticabile.

Al di là delle dichiarazioni di intenti iniziali, la Federazione della Sinistra non sembra poter rispondere a queste esigenze. La poiché elude la questione dell’unità dei comunisti e si presenta come un soggetto politico moderato genericamente “di sinistra”, che ricorda nel suo statuto l’Arcobaleno e “apre” non per caso a Sinistra e Libertà, come se i congressi del 2008 non ci fossero stati. Ancora una volta, la Federazione pensa se stessa come la gamba sinistra delle alleanze del PD, in un quadro che si è nel frattempo spostato ancora più a destra e con l’Udc a svolgere il ruolo dell’ex-Margherita.

Ci rivolgiamo anche oggi a tutte le comuniste e i comunisti ovunque collocati e agli attivisti dei movimenti di lotta perché riteniamo che le ragioni di quelle compagne e di quei compagni che si sono spesi con energia nel progetto Comunisti Uniti siano ancora attuali. Per evitare la ripetizione degli errori del passato è necessario però reagire in fretta e sollecitare autonomamente un processo di ricostruzione. Di fronte all’attacco reazionario che stiamo vivendo in questa crisi del capitalismo abbiamo bisogno di rilanciare al più presto il ruolo dei comunisti come cuore dell’opposizione di classe alle ristrutturazioni padronali e alle politiche antipopolari e antidemocratiche del governo di centrodestra oggi e di qualsiasi governo le sostenga domani.

Non cerchiamo scorciatoie organizzativistiche e rifiutiamo la contrapposizione “tutti fuori” o “tutti dentro” il PRC e il PdCI.

Crediamo però che sia urgente costruire un cambiamento di rotta, a partire dall’apertura di sedi di dibattito e di iniziativa e dai loro meccanismi di funzionamento. Non chiediamo perciò a nessuno di uscire da questi partiti o da altre organizzazioni, coordinamenti o federazioni ma ci rivolgiamo a tutti i comunisti e alle comuniste per costruire insieme un collegamento dal basso sui territori, prendendo consapevolezza che quanto oggi esiste non è sufficiente per rilanciare il nostro ruolo e per ricostruire un’organizzazione unitaria ed efficace. Servono intenti comuni e piattaforme condivise da cui ripartire e su cui organizzarci: di fronte alla crisi, abbiamo bisogno di costruire una strada per un’alternativa di sistema e non di mero “governo” delle cose presenti. Per questo compito immane non serve allora un ennesimo partitino ma è necessario andare tutti insieme verso la ricostruzione di un solo Partito, che sia Comunista, radicato nella società ed efficace nella lotta politica.

Coscienti delle difficoltà di questa fase ci rivolgiamo in primo luogo ai quadri e ai militanti più consapevoli. Questi, forti della propria esperienza, possono iniziare a costruire nei propri territori un lavoro che raccolga sin d’ora in un progetto locale le energie disperse dell’arcipelago comunista dentro e fuori PRC e PdCI. Dei coordinamenti e gruppi di lavoro che, organizzandosi e articolandosi sul piano nazionale, potranno rappresentare un bacino di partenza che sostenga il progetto strategico dell’unità dei comunisti. Dobbiamo favorire insieme le condizioni di una resistenza di massa alla crisi che i padroni vogliono far pagare ai lavoratori salariati e alle fasce popolari.

Dobbiamo essere presenti nelle contraddizioni di un meccanismo sociale e politico che è diventato strutturalmente incapace di redistribuire lavoro e reddito. Un meccanismo che espelle forza-lavoro e deteriora ulteriormente le già gravi condizioni di sfruttamento di quella occupata. Che produce costantemente nuove sacche di esclusione e discriminazione all’interno degli Stati nazionali (la questione del lavoro precario, quella del lavoro immigrato e di una guerra tra poveri che rischia di diventare guerra razziale, la nuova questione meridionale come questione nazionale, il secessionismo…) così come tra gli Stati e tra le grandi aree geopolitiche del globo. Che aumenta le politiche guerrafondaie e le spese militari. La rappresentazione dei bisogni sociali e culturali delle classi sfruttate, senza alcuna distinzione di sesso e di nazionalità, dovrà essere al centro di una strategia e di un programma minimo condiviso basato su una piattaforma anticapitalista (per la difesa del salario e dei posti di lavoro, contro la precarietà e per la democrazia sindacale) e antimperialista (contro le basi militari e le guerre imperialiste, per il ritiro delle truppe, a fianco della resistenza dei popoli oppressi e dei Paesi che resistono all’egemonismo americano). Un rinnovato progetto rivoluzionario per mettere insieme le nostre forze ed affrontare insieme un nuovo ciclo di resistenza, che ridia voce e motivazioni a chi è oppresso dalle difficoltà economiche e dal capitalismo.

Per costruire una concreta opposizione politica alla crisi del capitalismo, riteniamo, serve una linea fortemente alternativa a quella sino a questo momento praticata: una linea che rompa la subalternità strutturale nei confronti della sinistra moderata e che si liberi di quel politicismo che si è dimostrato incapace sia di rappresentare l’esigenza di liberazione dallo sfruttamento, sia di ottenere risultati concreti.

Con questa nostra lettera intendiamo perciò rilanciare il progetto dei Comunisti Uniti per dotarci di uno strumento efficace nella lotta di classe e per il superamento della frammentazione. Costruiremo i Comunisti Uniti come un luogo di dibattito e di iniziativa politica condivisa, una Casa Comune che abbia una sua autonomia di analisi e di proposta e sia capace di parlare a tutti i comunisti e alle comuniste indipendentemente dalla loro collocazione. Come un movimento trasversale, i Comunisti Uniti comprenderanno allo stesso titolo compagni del PRC, del PdCI, delle altre organizzazioni e quelli privi di appartenenza, sforzandosi di unire tutti quei compagni che, anche da prospettive diverse, si riconoscano in alcune semplici priorità:


1) la necessità di attivare un percorso di ricostruzione che unisca le forze dei comunisti in Italia;

2) la consapevolezza che l’unità comunista è indispensabile ma non è nulla se non si coniuga con una rigorosa autonomia culturale e politica, autonomia che in questa fase significa priorità del conflitto politico-sociale, della sua coerente organizzazione e rappresentanza per l’opposizione allo stato di cose presente;

3) la volontà di non circoscrivere questo processo ai soli partiti organizzati ma di innescare una partecipazione più ampia che riconosca a tutti i singoli compagni pari dignità.

Gli spazi politici istituzionali in senso stretto sembrano oggi schiacciati dal sistema bipolare/bipartitico, sostenuto tanto dal PDL che dal PD, e non possono essere riconquistati con escamotage organizzativistici o elettoralistici. Occorre ricostruire anzitutto una credibilità e un ruolo dei comunisti là dove ci sono ancora ampi spazi di azione politica, sia sul piano sociale e politico-sindacale (ricostruzione di una forza sindacale di classe e non concertativa, ricucitura delle molteplici esperienze di lotta oggi in campo sui territori, precariato e migranti, etc.) che su quello culturale (dove si tratta di coniugare l’eredità critica dell’esperienza del comunismo internazionale del Novecento con una comprensione delle trasformazioni della società e un aggiornamento degli strumenti concettuali del marxismo). Vogliamo incontrarci con chiunque condivida i punti chiave della nostra impostazione e li voglia praticare in maniera critica e autonoma, dentro i partiti e fuori di essi, nelle rappresentanze sindacali, nei luoghi di studio e di lavoro, in quelle associazioni politico-culturali delle quali riconosciamo un ruolo nella ricostruzione di una teoria all’altezza dei tempi e delle quali rispetteremo l’indipendenza.

A prescindere da dove siamo collocati, occorre mettere al centro del nostro dibattito e di una nostra azione coerente la questione del partito, quella delle alleanze e quella della linea sindacale.

COMUNISTE E COMUNISTI UNIAMOCI!

www.comunistiuniti.it

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Primi firmatari:

Ciro ARGENTINO ex-operaio ThyssenKrupp e segr.ria prov. PdCI Torino; Gualtiero ALUNNI CPN-Resp. Naz. Trasporti PRC; Andrea FIORETTI assemblea lavoratori autoconvocati Roma; Stefano AZZARA’ docente filosofia Università Urbino; Mao CALLIANO direz. naz. e segr. prov.le PdCI Torino; Alessandro PERRONE cassintegrato Fiom Eaton Monfalcone; Daniela CORTESE Segretaria Circolo Tlc e informatica PRC Roma; Margherita HACK astronoma; Sergio RICALDONE partigiano consiglio mondiale per la pace; Antonio BERTUCCELLI Segretario Prov. PdCI Messina; Antonello TIDDIA RSU Carbosulcis; Pio DE ANGELIS Presidente CPR PRC Friuli-VG; Renato CAPUTO docente storia e filosofia Roma; Marco DE LEO CPR PRC Lazio; Sergio MANES editore La Città del Sole; Roberto CALLIANO Comit. Centr. e resp. Organizz. PdCI Torino; Mariano MASSARO delegato reg.le OrSA Sicilia; Mario MADDALONI RSU Napoletana Gas; Alberto PANTALONI Com.to comunista “T. Noce” Torino; Rolando GIAI-LEVRA Direttore “Gramsci oggi” Marco VERUGGIO direz. naz. PRC portav.. Controcorrente; Federico MARTINO docente Diritto Università Messina; Germano MERLIN comit. fed.le PdCI Milano; Francesco FUMAROLA Flmu-Cub Atesia Roma; Vittorio GIOIELLO Centro ricerca Fenomenologia e società; Maria Vittoria MOLINARI Segretaria Circ. Vill. Breda PRC Roma; Riccardo DE ANGELIS RSU Telecomitalia Roma; Giovanna BASTONE Comunisti-Sinistra Popolare Rho; Marcello LUCA Segretario Circ. Ferrovieri PRC Roma; Federico GIUSTI RSU Comune di Pisa; Seby MIDOLO Segretario Circ. PRC Siracusa; Salvatore INGHES Flmu-Cub Skf Airasca Torino; Tiziano TUSSI Comitato nazionale ANPI; Adele Monica PATRIARCHI docente storia e filosofia Roma; Massimo MURGO RSU Marcegaglia Sesto S. G.; Fabio FROSINI docente storia della filosofia Università Urbino; Nicola IOZZO coord.re PdCI Vibo Valentia; Maurizio BUDA RSU Iveco Torino; Walter CECCOTTI Giovani Comunisti Roma; Cristina CARPINELLI Centro studi problemi transizione socialista; Orestis FLOROS medico CIE; Alberto BASSO ex Com. Centrale PdCI; Luigi CASALI Coord.re Reg.le RdB-Cub Piemonte; Antonio PISA Segretario Circ. PRC S.Cesareo; Luigi DOLCE RSU Itca Torino; Saro TRAINA Segretario PdCI Limbiate-Varedo–Vicesegretario ANPI Brianza; Katia SILVESTRINI Segretaria PRC Fabriano; Marino SEVERINI musicista dei “Gang” Manola MAURINO RSU ASL1 Torino; Ivano PAVANI Segretario Circ. Tlc PRC Firenze; Filippo SUTERA NOPONTE Messina; Fawzi ISMAIL ass.ne amicizia Sardegna-Palestina; Fabio LIBRETTI RSU gruppo Form direttivo FIOM Milano; Danilo RUGGIERI Coll. Comunista Romano; Roberto TESTERA operaio Comau Torino; Enrico LEVONI Coll. Comunista Modenese; Cataldo BALLISTRERI RSU Fiat Powertrain Mirafiori; Emiliano CELLI segreteria PdCI Roma; Wasim DHAMASH docente lingua e letteratura araba Università Cagliari; Angela ZANATTA RSU Agile/Eutelia – Componente Dir.vo Fiom Roma Sud; Mirko SOLERO ex-PRC L’Ernesto Torino; Marco FORONI Segretario Sez. ANPI “don P. Pappagallo” Roma; Luigi TRANQUILLINO CPR PRC Lombardia; Luigi CEFARO RSU Slc-Cgil Telecomitalia Sparkle; Domenico CALDERONI RSU Fialtel Telecomitalia; Patrizia GRANCHELLI Segr. Circ. PRC Lavoratori Poste Milano; Roberto TESTERO Coll. Comunista Romano; Salvatore MONELLO RSU Fiom Fincantieri Monfalcone; Mara ARMELLIN Segreteria PRC Treviso; Luca CLIMATI RSU RdB Pubblico Impiego; Maria Elena TOMASSINI circ. ANPI “G. Sangalli” Roma; Raffaele TRISCHITTA RSU Snater Telecomitalia Sparkle; Maurizio D’AGO ex segr. org. PdCI Napoli; Stefania IACCARINO RSU Almaviva Contact Roma; Andrea MUSACCI Consiglio Studenti Università di Ferrara; Bartolo SENATORE ex presid. CR PdCI Campania; Eugenio TREBBI RSU Filcams HP; Vincenzo SANGIOVANNI ex segretario prov.le PdCI Napoli; Pietro SCORDO Coord.to Prov.le SdL Trasporti Roma; Gianfranco SUPPO RSA RdB Karmak Villar Perosa; Manuela AUSILIO Coll. Resistenza Universitaria; Roberto TESTA RLS Trenitalia; Maurizio TIMITILLI RSU Flaica-Cub Widex Italia; Claudio SIMBOLOTTI Coll. Comunista Romano; Marco PUGGIONI delegato Fiat Mirafiori; Ettore PASETTO RSU Fiom-Cgil Roma; Vincenzo GAGLIANO ex segretario reg.le PdCI Campania; Riccardo FILESI Coord.to Cassaintegrati Alitalia; Francesco CORI Coord.to Precari della Scuola; Artan SALA operaio indotto Fincantieri Monfalcone; Angelo CAPUTO Giovani Comunisti Roma; Roberto VILLANI Cobas Scuola Roma; Francesco CAPUTO Coord.to Precari della Scuola; Ivan PAGORIG operaio SBE Monfalcone; Marilena DI LEVA ex Presid. CF PdCI Napoli; Paolo AGRESTINI edile Cerveteri; Riccardo DI PALMA assemblea lavoratori autoconvocati Borgomanero; Marco ELIA Coll. Resistenza Universitaria; Vincenzo GRAZIANO Flmu-Cub Torino Com.to comunista “T. Noce” Alessio BULLIAN operaio indotto Fincantieri Monfalcone; Irene ROSSETTI Flmu-Cub Comdata Torino; Adriana L’ALTRELLI ex Com.to Centr.le PdCI; Marco VETTORI universitario Coord.to per la Costituente Comunista Gorizia; Fabiola VARACALLI Coll. Comunista Romano; Paolo SACCO operaio Acque Spa Novara; Luigi MINGHETTI CPF PRC Torino; Luca BELLARDONE assemblea lavoratori autoconvocati Vercelli; Marco SANDRIN operaio Ansaldo Monfalcone; Monica SIGISMONDI Coll. Comunista Romano; Massimo PITTELLA Operaio Edicart Rho; Luca STERLE RSU Fiom Eaton Monfalcone; Maurizio CALLEGARI infermiere segr. reg.le PdCI Trentino Alto Adige; Giuseppe FONNESU operaio Carbosulcis; Catia GALASSI operatrice sociale assemblea lavoratori autoconvocati Novara; Osvaldo CELANO RSU Fiom Marcegaglia Sesto S.G.

Comunicato contro atti inquietanti di Rosarno

“Due episodi gravissimi sui quali bisogna riflettere. Prima lo striscione di alcuni abitanti inneggiante la liberazione di uno dei presunti esecutori materiali (già condannato in primo grado a 13 anni) dell’agguato in cui rimasero feriti nel dicembre del 2008 due extracomunitari ivoriani, poi la decisione di ieri degli organizzatori della manifestazione di piazza a Rosarno di far riavvolgere agli studenti del liceo scientifico “Piria” lo striscione “No alla mafia, sì all’integrazione”. E’ quanto afferma, in una nota, Michelangelo Tripodi segretario calabrese e responsabile del Dipartimento Mezzogiorno del PdCI. “Due esempi di inciviltà che nulla hanno a che vedere con la parte onesta dei cittadini di Rosarno che fortunatamente rappresenta la stragrande maggioranza della popolazione rosarnese”. “Nel primo caso – sottolinea Tripodi – mentre venerdì scorso una delegazione di extracomunitari era a colloquio con il commissario prefettizio, davanti al municipio si sono recate alcune persone con tanto di striscione per chiedere la liberazione di quello che è stato ritenuto dagli inquirenti uno degli esecutori del vile agguato a due livoriani impiegati nella raccolta degli agrumi. I due extracomunitari furono gambizzati perché si erano rifiutati di pagare il pizzo. Un episodio gravissimo che rientra certamente tra i reati perseguiti dalla legge e che come tale è stato trattato dalla magistratura.

È incredibile che si possa inneggiare a chi si è reso responsabile di un crimine di questa natura”.

“Il secondo episodio – prosegue Tripodi – è altrettanto sconcertante. Non è possibile, infatti, accettare che in una manifestazione “civile e democratica” gli studenti del liceo del posto siano costretti, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, a riporre lo striscione con la scusa che recava il logo della regione Calabria.

Si tratta di una giustificazione che non ha alcun fondamento vero perché evidentemente quello che dava fastidio non era il logo della Regione ma la netta condanna della mafia che lo striscione recava e che, evidentemente, dava fastidio”.

“Due azioni, due messaggi, quindi, da condannare e respingere – conclude Tripodi -. Non è in questo modo infatti che si favorisce la convivenza civile e si dà il giusto esempio alle giovani generazioni che rappresentano presente e futuro per il riscatto del territorio. Un territorio che deve liberarsi una volta per tutte dall’arretratezza e dalla prepotenza della criminalità organizzata che soffoca diritti, libertà e cultura, vere armi vincenti nella lotta al potere e all’agire mafioso”.

Reggio Calabria, 12 gennaio 2010 Ufficio Stampa PdCI Calabria

Comunicato visita solidarietà ai migranti ricoverati negli ospedali

All’indomani dei gravissimi fatti di Rosarno, una delegazione della Federazione della Sinistra, composta dal Segretario Regionale del PdCI Michelangelo Tripodi, dal Segretario Regionale del PRC Nino De Gaetano, dall’Assessore Provinciale Michele Tripodi, dall’ex senatore Girolamo Tripodi, dal membro della Segreteria Regionale PdCI Enzo Infantino, dal Resp. Organizzazione PdCI Massimo Gallo e da altri compagni ha inteso far visita ai migranti feriti e ricoverati negli ospedali di Gioia Tauro e Polistena, per portare loro la testimonianza di solidarietà umana e di vicinanza, in un clima di facile punizione mediatica dei migranti, che alla fine hanno riportato le più pesanti conseguenze delle violenze di questi giorni.

Infatti, sanguinosi e crudeli sono stati gli episodi di squadrismo organizzato, orditi contro i migranti e pilotati dagli ambienti mafiosi, culminati in aggressioni multiple e colpi di fucile anche a danno di extracomunitari estranei alla rivolta e con regolare permesso di soggiorno.

Ancora una volta si è mostrata l’immagine peggiore della Calabria che, sicuramente non è rappresentativa dei sentimenti di accoglienza e solidarietà verso migranti e stranieri, che la maggior parte dei calabresi coltiva nel proprio animo e nella pratica quotidiana.

Mentre a Riace e Caulonia, i migranti vengono accolti e integrati nella popolazione residente, a Rosarno negli ultimi dieci anni almeno, sono stati sfruttati per i lavori più umili, vivendo ammassati in capannoni-prigioni in condizioni disumane.

In un clima di miseria e sfruttamento della manodopera extracomunitaria, sono maturati i fatti violenti di Rosarno di questi giorni, che hanno visto migliaia di immigrati ridotti in schiavitù sottoposti ad una vera e propria caccia all’uomo che avrebbero potuto avere un bilancio ben più grave e drammatico di quello che si è venuto concretizzando in queste giornate Gli immigrati hanno avuto il solo torto di essere caduti nella provocazione in preda alla disperazione, agendo senza più controllo per rivendicare i propri diritti di uomini, riconosciuti in tutta Europa tranne che in Italia ed a Rosarno.

Il Partito dei Comunisti Italiani condanna l’atteggiamento delle istituzioni nazionali, che per bocca del Ministro Maroni hanno tacitamente autorizzato le rappresaglie contro i migranti, quando nei giorni scorsi ha parlato di “troppa tolleranza” verso i clandestini. In realtà i colpiti a sangue sono per la maggior parte persone che sono in Italia con permesso di soggiorno in quanto in gran parte aventi diritto all’asilo politico quali rifugiati.

Chiediamo invece al Ministro dell’Interno di identificare coloro che in questi anni si sono arricchiti sulla sofferenza dei migranti, costringendoli a lavorare nelle terre senza orario, pagandoli in nero, violando i loro diritti umani e sociali ed immiserendo ulteriormente la loro dignità di uomini.

Auspichiamo che la popolazione calabrese, che siamo certi nella sua stragrande maggioranza non si riconosce nelle violenze e nei comportamenti tenuti a Rosarno, si ribelli all’ondata xenofoba e razzista di Rosarno. In tal senso La Federazione della Sinistra della Calabria intende agire politicamente per proporre ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati l’organizzazione a Rosarno di una manifestazione nazionale antirazzista e di solidarietà per far emergere finalmente la Calabria dei diritti, dell’accoglienza, dell’integrazione.

Reggio Calabria, 10 gennaio 2010

Ufficio Stampa PdCI Calabria

Rosarno: la rivolta degli “ultimi”

Lettera aperta dell'OSSERVATORIO SUL FASCISMO DI PISA

Le dichiarazioni del ministro Maroni, uno che da sempre istiga all’odio contro i migranti e ne opera la persecuzione più feroce dall’alto del suo scranno governativo ("C'è stata troppa tolleranza verso gli immigrati"), e quelle del presidente della repubblica, che sembra svegliarsi all’improvviso dal suo torpore quirinalizio ("Fermiamo la violenza"), sono il modo con cui le istituzioni occultano la verità.
A Rosarno (e non solo lì) da anni esiste un’emergenza sociale rappresentata da migliaia di giovani africani che vivono in condizioni disumane (per ammissione delle stesse autorità socio-sanitarie calabresi).
Condizioni disumane perfino peggiori rispetto a quelle dei loro paesi di origine, per guadagnare 25 o 30 euro dopo 10 ore e più di intenso lavoro sfruttato nei campi, nella raccolta delle arance, delle verdure.
5 di questi euro vanno al caporalato, ai mafiosi che fanno il bello e il cattivo tempo in Calabria come in altre regioni del Sud e taglieggiano i lavoratori immigrati, che sono a costretti a pagare per lavorare, oltre che i lavoratori locali.
Di questo parlano in pochi, di un caporalato presente in gran parte delle attività agricole stagionali, un caporalato che permette alle aziende di usare la forza-lavoro, in particolare quella immigrata, per pochi euro.
Questa forza-lavoro si riversa in capannoni fatiscenti e nelle pinete durante la stagione estiva, senza nessuna struttura di accoglienza, con una paga da fame con cui è impossibile pagarsi un affitto e avere condizioni di vita appena decenti.
Dove sono le istituzioni, che dovrebbero garantire il rispetto del diritto, quando migliaia di immigrati al nero vengono sfruttati dalle aziende e dal caporalato, i medesimi che, al tempo stesso, appoggiano le campagne forcaiole della destra, arrivando fino a invocare la lotta per la legalità e contro l’immigrazione clandestina?
La popolazione di Rosarno, di certo manovrata dai poteri mafiosi e dalla destra contro il numero crescente di immigrati che si riversano in quella zona per lavorare, non si accorge, o non si vuole accorgere, che dietro le aggressioni e le fucilate ai danni dei migranti (da questo è scaturita la loro rivolta) c’è la lunga mano della criminalità organizzata, la stessa che sfrutta la forza-lavoro al nero e, insieme, alimenta xenofobia e razzismo tra la gente locale, la quale (tra crisi economica e sociale, salari di miseria, malasanità e mancanza di lavoro) avrebbe molte ragioni per cui ribellarsi, unendosi magari ai migranti.
E così si arriva all’aberrazione che la rivolta contro tutto e contro tutti, scatenata dagli “ultimi” non per calcolo ma per disperazione, diventa per la popolazione locale un’occasione perversa per far pagare il peso quotidiano delle proprie difficoltà sociali al capro espiatorio di turno, agli “ultimi” appunto, organizzando la caccia nei loro confronti, sprangandoli, bastonandoli, scaraventandogli contro macchine a tutta velocità, sparandogli addosso, come è successo a Rosarno, dopo che la rivolta si era già spenta.
In questa situazione, come non riconoscere che il connubio tra politica di destra e criminalità è alla base del crescente razzismo in Italia? Come non riconoscere che il sistema di sfruttamento sotto cui vivono i migranti è stretto parente di quello subìto dai lavoratori italiani in molte, troppe, aziende?
Come non farsi sfiorare dal sospetto che la società italiana si sta imbarbarendo, fino al punto che i “penultimi” si stanno scagliando contro gli “ultimi”, nell’illusione tragica di risolvere così i propri problemi, mentre chi ne è il vero responsabile non può che sghignazzare soddisfatto di avere suscitato la “guerra tra poveri” necessaria a mantenere i propri privilegi?

La Calabria che non vogliamo

“A Rosarno, purtroppo, ha vinto la Calabria che non vogliamo. Quella che si alimenta di culture razziste e xenofobe, che vuole l’esclusione contro l’inclusione, che rifiuta il diverso e lo vede come una minaccia.

Ma ha vinto anche la cultura della subalternità e della prepotenza, di chi è forte con i deboli ma debole, di chi pensa che il lavoro è meno di una merce e neanche come tale va trattato. Hanno vinto quei poteri come la ndrangheta che hanno imposto un mercato del lavoro diventato vero e proprio schiavismo.

Etutto questo è avvenuto mentre lo Stato ha dispiegato tutta la sua forza repressiva non già per tutelare e difendere la vita e l’incolumità degli immigrati dai delinquenti che li hanno minacciati, sparati, sprangati e aggrediti, ma bensì ma per organizzare una deportazione di massa all’insegna della cultura dell’intolleranza che governa questo paese che trasforma le vittime in carnefici.

Quello che è avvenuto è conseguenza diretta della sconcertante e disumana politica fondata sui respingimenti degli immigrati e sull’introduzione del reato di clandestinità portata avanti dal governo Bossi-Berlusconi e personalmente dal ministro Maroni”. Ad affermarlo, in una nota, Michelangelo Tripodi, assessore regionale, nonché segretario regionale e responsabile del Dipartimento per il mezzogiorno del PdCI. “Siamo stati purtroppo tristi profeti di una situazione insostenibile e vergognosa – spiega Tripodi -.

Quello che è successo a Rosarno è di una gravità assoluta e sono assai gravi e pericolose per la democrazia e per la convivenza civile le dichiarazioni che in queste ore sono state rilasciate dal ministro Maroni e dagli esponenti del pdl che sono una vera e propria provocazione quando non finiscono per diventare un’incitazione alla violenza.”

Il ministro Maroni dovrebbe letteralmente vergognarsi, così come si devono vergognare tutti quei rappresentanti del governo Berlusconi e della vena secessionista della Lega Nord che stanno portando avanti un clima di odio e di razzismo diffuso in tutta Italia. Tutto quello che abbiamo vissuto drammaticamente in queste giornate di violenza è innanzitutto la conseguenza della legge Bossi-Fini con i suoi nefasti effetti.

E’ bene ricordare che gli immigrati di Rosarno e Gioia Tauro sono stati ridotti in schiavitù, costretti a lavorare nelle campagne 12-14 ore al giorno per due-tre giorni la settimana, con un salario giornaliero di 15/20 euro, costretti a vivere reclusi in vere e proprie baraccopoli senza alcuna benchè minima garanzia igienico-sanitaria. Una situazione di violenza e degrado che viola i diritti umani, frutto di una legge quindi decisamente inadeguata in materia. Una normativa che non riesce a contrastare la tendenza al lavoro nero e che non garantisce il permesso di soggiorno agli immigrati che denunciano la propria condizione di lavoro irregolare, incentivando così la clandestinità e tanto quanto di grave ne consegue anche in termini di sicurezza e di ordine pubblico”. “Una situazione,– afferma ancora Tripodi – che nulla a che vedere, per intenderci, con l’esempio di civiltà di cui sono protagonisti invece comuni come Riace che hanno aperto le porte agli immigrati, accogliendoli e sistemandoli nelle case sfitte e in alcune strutture pubbliche dei loro antichi borghi, avviando insieme ad un percorso lavorativo un sistema di accoglienza e integrazione che fa onore a tutta la Calabria e a tutta la nostra nazione”.

“Gli immigrati sono costretti, sottolinea Tripodi, a vivere tra l’incudine della ndrangheta e il martello del razzismo”.

“Ferma restando la condanna per quanto di violento è accaduto a Rosarno – conclude Tripodi - la problematica è forte e bisogna affrontarla di petto e una volta per tutte altrimenti si rischia grosso e non continuando a spargere il seme dell’intolleranza che una volta attecchito, come purtroppo come ci insegna la storia, è difficile da estirpare. Bisogna invece togliere dal dizionario l’equazione per cui immigrazione vuol dire criminalità, continuando a scaricare, così come sta facendo il Governo Berlusconi, il malessere generalizzato che si respira nel Paese sulle spalle degli extracomunitari identificati come il nemico da cacciare o da sfruttare.

Serve invece un forte impegno civile e politico che porti ad un cambiamento repentino di rotta, promuovendo una legge adeguata che tuteli diritti e doveri degli immigrati”.

Ufficio Stampa PdCI Calabria

giovedì 7 gennaio 2010

annullate le costosissime primarie calabresi

Grazie ai Comunisti i calabresi risparmieranno oltre 2.600.000 euro.
Grazie ai Comunisti sono state annullate le inutili e costosissime primarie in salsa PD