martedì 25 gennaio 2011

"Il Brigante" edizione on-line n° 2

On line il nuovo numero del nostro organo di stampa "Il brigante"

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Il brigante n°2

Buona lettura e fateci sapere cosa ne pensate
un saluto a pugno chiuso!

Cittadini e compagni di Triparni, riprendiamoci i nostri diritti. Riprendiamoci la nostra dignità!


Ben svegliato! Questo è quello che vogliamo dire all’assessore Pasquale La Gamba, che dopo tutto questo tempo finalmente ha riconosciuto che il problema della piazza franata a Triparni è un problema grave e che va risolto. Quanta arguzia e che intuizione! Peccato però che i componenti di questa amministrazione sembra che arrivino sempre con un “leggero” ritardo sui problemi del territorio comunale. Difetti di comunicazione, notizie che viaggiano con lentezza o forse lo stato di sonnolenza in cui questa giunta si trova i motivi di tale ritardo.
Eppure i cittadini di Triparni, durante tutto questo tempo, non hanno mai mancato di evidenziare il problema sottoponendolo spesso all’attenzione dei giornali, ed anche noi abbiamo affrontato questo tema con articoli sul quotidiano appellandoci alla coscienza delle autorità. Addirittura a luglio un comitato composto da alcuni cittadini Triparnesi aveva organizzato una riunione per discutere sul dissesto idrogeologico che interessa il paese. In questa riunione erano presenti molti amministratori e consiglieri di comune, provincia e regione.
Anche l’assessore La Gamba era presente, ed anzi era intervenuto dicendo: ”le priorità di intervento vengono decise dagli amministratori, non dai tecnici”. Un’affermazione veramente infelice a nostro avviso. Ci chiediamo infatti con quale criterio un “politico” possa valutare i rischi ed i tempi di intervento di un problema così grave. Magari anziché dare ascolto ai dati di analisi tecniche, il “politico” analizza i risultati ottenuti alle elezioni, e se un paese è di destra allora si interviene, se qui invece l’amministrazione ha perso beh, allora sono fatti suoi e la priorità cala. Sembra il modo di fare di Cetto Laqualunque, se mi voti ti ascolto altrimenti sono affari tuoi!
Ma qual è davvero questo problema che affligge questo paese ormai da parecchi anni? Ancora e sempre lo stesso! il dissesto idrogeologico del territorio. Una piazza che ormai è una voragine terrificante, ed una frana che si muove pericolosamente dall’altra parte del paese.
Pochi giorni fa l’ultimo appello degli abitanti della frazione di Triparni sul quotidiano. L’ennesimo, uno dei tanti che negli anni sono stati rivolti alle amministrazioni. Le quali però non hanno mai mosso un dito per fare qualcosa di concreto e definitivo.
Qual è l’intervento che è arrivato “tempestivamente” dopo anni ed anni di appelli e richieste? Bene, l’assessore ha deciso che la strada va chiusa, l’unica strada che da l’accesso al paese si deve chiudere! La strada è quella appunto vicina alla piazza ormai franata e che rischia anch’essa di cedere e provocare danni a cose e persone. Questa forse è l’unica soluzione che l’amministrazione comunale ha saputo trovare! Un altro di quei interventi “provvisori” (come quel tubo dell’acqua in bellavista che attraversa proprio questa stessa strada) destinati a durare per anni!
Anche noi del PdCI abbiamo affrontato spesso la cosa, chiedendo che qualcuno di mobilitasse per evitare una possibile “tragedia” annunciata. Cosa rimane da fare allora alla cittadinanza di Triparni, a quella gente che vive in ansia ed in allerta?
Noi del PdCI abbiamo a cuore la situazione che questo paese sta sopportando da troppo tempo ormai. Quindi ci sentiamo toccati dal problema e pronti a dare una mano alla gente di Triparni. Suggeriamo allora al consigliere del paese, Antonino Rocco, di portare in aula di consiglio una interpellanza, per denunciare e discutere il fatto che l’amministrazione comunale non si è ancora interessata del problema. Portare in aula la voce dei cittadini, ma non solo quella, anche gli abitanti di Triparni a presenziare alla seduta. Seduta alla quale noi del PdCI non mancheremo di certo, per far sentire forte la presenza dei cittadini a quest’amministrazione che fa orecchie da mercante.
Amministrazione che non ha mosso un dito, nonostante le promesse del sindaco D’Agostino e del presidente Mangialavori, fatte alla presenza dei cittadini Triparnesi nella riunione tenutasi lo scorso luglio nella piazza del paese. Promesse di un impegno serio per la soluzione del dei gravi problemi di dissesto che interessano il paese. Promesse da marinaio evidentemente. Eppure un uomo vero mantiene sempre la sua parola, e questo va al di là del fatto di essere o meno un buon amministratore. E loro purtroppo hanno dimostrato non solo di essere pessimi amministratori, ma anche di non saper tener fede alla parola data.
PROTESTARE! Questa dev’essere da oggi in poi il modo per affrontare il problema. Senza guardare in faccia nessuno. Noi siamo pronti a dare una mano, nella protesta, a fianco dei cittadini Triparnesi. Per far ritrovare a questo paese una dignità che negli anni le cattive amministrazioni ed i suoi, non particolarmente fedeli ed attaccati rappresentanti politici, gli hanno fatto perdere. Il paese ha avuto infatti molte volte consiglieri comunali anche di maggioranza, addirittura nella passata amministrazione era l’assessore ai lavori pubblici ad essere di Triparni, eppure nessuno di loro ha mai fatto niente di concreto.
Questo che avviene e si perpetua ormai da anni siamo sicuri che non sarebbe mai successo nel passato a Triparni. Ricordiamo i vecchi tempi della grande sezione del paese, “Giuditta Levato” del PCI, guidata da veri compagni che lottavano contro ogni ingiustizia fatta al paese. Quella sezione che aveva anche un folto gruppo di giovani, che si mobilitavano e facevano sentire forte la loro presenza alle amministrazioni che non potevano ignorarli. Giovani compagni che adesso sono ormai adulti e padri di famiglia, che hanno perso quella voglia di lottare perché troppo spesso si sono visti tradire, da chi come loro, ha militato in quella sezione ed è cresciuto con loro. A quei vecchi compagni ci rivolgiamo soprattutto, per dirgli che non sono soli. Che oggi si può e si deve ancora lottare.
Rinnoviamo quindi l’invito al consigliere per cercare di discutere in consiglio comunale la questione del dissesto che affligge Triparni ed organizzare una seduta con la presenza in massa dei cittadini. Se nemmeno questo poi bastasse a rassicurare i cittadini allora saremo pronti a manifestare al loro fianco, nei modi che saranno ritenuti necessari.
Cittadini e compagni di Triparni, riprendiamoci i nostri diritti. Riprendiamoci la nostra dignità!
Partito dei Comunisti Italiani (Vibo Valentia)
Federazione Giovanile Comunisti italiani (Vibo Valentia)

sabato 22 gennaio 2011

Calabria: Fgci contro la 'ndrangheta dalla parte dei Kalafro

Per caso , girando su Facebook in questi giorni , ho trovato molti link che conducevano ad un video musicale intitolato “Kalafro – Resistenza sonora”. Incuriosito dal titolo strettamente conforme ai miei ideali è nata in me la grande curiosità di ascoltare questo pezzo. Oltre ad  un accativante e splendido ritmo reggae e nella vibrazione folk che li caratterizza come una realtà fortemente legata alla terra di origine {da quanto dice la loro biografia},quello che mi ha maggiormente colpito è il testo. Cantato con passione e con l’esplicito linguaggio tipico del rap , trova il suo inizio con il termine profondamente significativo “Sogno”.
E’ infatti un grido di speranza di una rivolta popolare contro chi ogni giorno rovina questa terra bellissima costringendola alla povertà e ad abbassare la testa. Non a caso infatti nel testo si legge :” Non abbassare la tua testa, tu non farlo mai!Non devi dargliela per vinta, no, non farlo mai!Se senti vento di rivolta te ne accorgerai,ora e sempre: Resistenza!”.
Non mancano inoltre i riferimenti alla politica nazionale e al premier Berlusconi [Mentre il Presidente mente al PM di Milano ad Arcore è nascosto il vero Provenzano ; {cit. }] che , più di tutti , in questi anni ha dimostrato di non voler combattere realmente le ‘ndrine concentrandosi invece su leggi ad personam ( oltre che ad aziendam,ndr) e all’anti-meridionalista Federalismo fiscale. Bel modo di festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia dividendola dal punto di vista economico.
Tornando ai Kalafro. Soddisfatto dal loro pezzo e dal video che narra la storia di un commerciante che si rifiuta di pagare il pizzo e di tenere alta la testa a costo della sua stessa vita, ho voluto saperne di più. Andando sul loro sito ( kalafro.it,ndr ) ho scoperto che sono un collettivo musicale attivo sin dai primi anni duemila a Reggio Calabria. Ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è stato scoprire che il loro ultimo cd , nel quale è contenuto il pezzo di cui sopra, è stato prodotto interamente coi soldi confiscati alle cosche mafiose, grazie anche alla collaborazione del Museo dell’ndrangheta.
L’unica cosa sulla quale posso non trovarmi d’accordo con il collettivo è  la loro convinzione ( stando alla biografia online) che per combattere il fenomeno mafioso non servano fiaccolate e arresti bensì un’insurrezione popolare armata. Io penso invece che se veramente vogliamo cambiare le cose e liberare la nostra amata e bellissima terra, dobbiamo portare avanti una rivolta culturale (alla quale il collettivo partecipa anche con i cd dedicati ai Briganti) e pretendere una riforma del codice penale, della quale sente il bisogno anche Nicola Gratteri ( Procuratore Aggiunto della DDA reggina, da 21 anni sotto scorta) che ne ha parlato più volte nel corso delle interviste a lui dedicate.
Questa riforma serve a rendere sconveniente e maggiormente punibile il fenomeno mafioso, e deve partire dalla politica che deve , una volta per tutte, impegnarsi a combattere l’ndrine che oltre a martoriare il sud , stanno prendendo il controllo del nord investendo capitali nelle grosse aziende e puntano all’Expo 2015 di Milano.
“Meridionalizzando” una frase celebre di Saviano, dobbiamo dimostrare di essere la calabria di Gratteri, di Pignatone , del procuratore generale Di Landro e di non essere più la terra dei De Stefano, dei Piromalli e dei Pelle. Dobbiamo denunciare il fenomeno mafioso e combatterlo sempre , non solo quando esso agisce mettendo a ferro e fuoco la città, con armi che sono e saranno sempre più potenti di qualsivoglia fucile , ovvero con la cultura,con l’onestà e con la legalità. Rimanendo a testa alta al fianco di chi , come i Kalafro, non vuole più vedere le nostre strade macchiate di sangue.
Spetta a noi politici inoltre, far capire alla gente la gravità di eventi come quelli che ,secondo intercettazioni, vedono il governatore Scopelliti cenare con ‘ndranghetisti, anche se non costituiscono estremi per procedere per via legali. Ci spetta portare avanti la questione morale anche contro la mafia.
Spetta ai cittadini invece, gridare ogni qualvolta si parli di mafie :”Ora e sempre Resistenza!”
“...se ogni giorno chi ha paura muore con il suo destino,io morirò una volta sola come Borsellino..”

Francesco Masè
Coordinamento Nazionale FGCI
 

venerdì 21 gennaio 2011

martedì 18 gennaio 2011

La nostra "pepata" risposta al presidente Mangialavori

Il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Mangialavori, dovrebbe cercare di risolvere i problemi della città invece di andare a trovare il pelo nell’uovo facendo una replica alle virgole invece che al vero senso del nostro intervento.
Dovrebbe smetterla di far finta di essere una persona disponibile al dialogo, visto che quando il sindaco ha fatto parlare Luciano Gagliardi lui era tutto insofferente ed ha dichiarato che: “non è una conferenza stampa”. Dovrebbe imparare a fare il presidente, imparare ad essere un po’ più umile ed imparare a capire l’italiano e non solamente a leggerlo. Dovrebbe capire qual è la situazione che stanno attraversando i cittadini e le fasce più deboli di questa città.
Lei dice nella sua replica “QUESTA volta il Partito dei Comunisti Italiani ha preso una grande cantonata. Quando si fa un’affermazione si devono conoscere i termini della questione affrontata» e quindi sta a significare che le nostre affermazioni, le accuse e le molteplici denunce fatte a questa amministrazione di solito non sono sbagliate. E di questo ne eravamo sicuri.
Noi conosciamo i termini della questione affrontata nel nostro articolo, che va ben oltre la convocazione del consiglio comunale chiuso agli interventi del pubblico, di cui il signor Mangialavori si è preso la totale responsabilità e alla luce delle sue parole gli rivolgiamo il caldo invito di andare a fare altro visto che la gestione delle emergenze non è certo nelle sue corde.
Il vero problema a cui il signor Mangialavori nemmeno accenna è quello dell’emergenza idrica a cui state tentando, in maniera assurda, di farci abituare gestendola nel peggiore dei modi, nascondendovi dietro il vostro silenzio.
Secondo lei, signor Mangialavori, è un problema serio o no? La cittadinanza, quella che non ha assolutamente mezzi, non ne sta pesantemente soffrendo? La cittadinanza non avrebbe diritto ad un consiglio comunale aperto e attivo? Vista la disponibilità dimostrata dal sindaco, che ha fatto parlare un rappresentante delle associazioni vibonesi, non è che è proprio lei ad avere problemi nel dialogare con i cittadini? Sinceramente le impressioni che lei ha trasmesso, a chi “pacatamente” e “civilmente” ha assistito al consiglio comunale, sono di un freddo amministratore distaccato. Un freddo amministratore preoccupato più per la magra figura che questa amministrazione stava facendo sotto i colpi sferrati dalla migliore opposizione degli ultimi mesi, che sicuramente sentiva e per una volta riusciva a trasmettere veramente il sentimento dei cittadini che erano li a guardare e di quelli che stanno soffrendo da molti mesi questo drammatico problema, che non del grave problema in se.
A questo punto le facciamo lo stesso invito fatto al sindaco: vada a casa! Torni ad occuparsi di affari diversi da quelli della pubblica amministrazione.
Sappiamo bene che il consiglio comunale è aperto al pubblico (che solitamente non può intervenire, ma in questo caso era dovuto fare un’eccezione) perché questo è nelle fondamenta della nostra Repubblica nata dalla resistenza. In quella Costituzione che il suo partito mette sotto i piedi tutti i giorni. Parlate tanto di cambiamento e rinnovamento, ma a noi sembra la stessa politica fatta dagli stessi “nomi” degli ultimi anni! Quegli stessi nomi che hanno contribuito a trasformare questa splendida città, una volta giardino sul mare, in una discarica a cielo aperto, rifiuti ovunque ed acqua inquinata. Per dare il colpo di grazia alla nostra amata città manca solamente un inceneritore, che inquini l’aria e abbassi l’aspettativa di vita, ma sappiamo che vi state già attrezzando per raggiungere quest’obbiettivo!
Ma se proprio non ce la fate da soli a distruggere il nostro ambiente, vi rinnoviamo l’invito di costruire centrali a carbone o nucleari, ma anche a utilizzare il nostro mare per esperimenti nucleari stile Mururoa o anche, se proprio ne volete ancora, di trovate una zona di Vibo dove “smaltire” scorie nucleari e tossiche. Naturalmente tutto ciò può essere da voi deciso, in consigli comunali chiusi agli interventi dei cittadini, blindati da vigili urbani (sotto organico, vi invitiamo ad assumerne di più) in tenuta antisommossa per contenere i pericolosissimi bambini, signore e pensionati che vengono ad assistere alle sedute. Sedute, che ricordiamo, non sono le vostre ma della popolazione tutta e se proprio siete intolleranti al dialogo vi invitiamo cortesemente a dimettervi!

Replica del Presidente del Consiglio Comunale ad un nostro articolo

Il presidente del consiglio comunale Mangialavori scrive una replica sul quotidiano al nostro articolo contro la decisione di tenere un consiglio comunale, sul problema della non potabilità dell'acqua, chiuso agli interventi dei cittadini.

venerdì 14 gennaio 2011

Vibo piange mentre le frazioni hanno ormai finito le lacrime

foto del 27 dicembre 2010

Acqua non potabile, dissesto idrogeologico, gestione dei rifiuti e problemi economici nella gestione delle spese ordinarie. Sono questi i risultati ottenuti in quasi un anno di amministrazione guidata dal sindaco Nicola D’Agostino. In questi mesi di disastrosa amministrazione, molto peggiore (e non era facile) della precedente. I giornali (ed anche noi) hanno trovato nella nuova giunta ed in tutto il suo entourage una fonte inesauribile di argomenti di cui parlare. Tanto che ormai sembra quasi di sparare contro la croce rossa. Tranne qualche tv locale, per la quale sembra che questa giunta sia la migliore mai avuta a Vibo Valentia, una vera manna per la città.
Ma se almeno i problemi della città di Vibo Valentia trovano voce nei giornalisti che non mancano di evidenziarli, quelli delle frazioni invece rimangono per la maggior parte inascoltati. Nessuno che si preoccupa della loro esistenza o quantomeno di trovarvi soluzione. Eppure anche le frazioni fanno parte del territorio del comune di Vibo Valentia. Anche qui vivono cittadini “Vibonesi”.
È il caso di Vena inferiore ad esempio, dove le strade sono ormai “letteralmente” invase dalla spazzatura. Da un sopralluogo effettuato nel paese, e dalle foto realizzate, sembra quasi di trovarsi nei quartieri napoletani invasi dai rifiuti che si vedono in tv, se non peggio. Ma qui invece siamo in Calabria, in un piccolo ma non per questo meno importante e non degno di rispetto, paesino ai piedi della città di Vibo, che potremmo definire un “quartiere periferico” della città stessa. Qui vive gente tranquilla e dedita al lavoro, che dovrebbe essere premiata anziché ignorata!

foto del 12 gennaio 2011
Anno nuovo vita nuova si dice, e invece no! La situazione non ha subito mutamenti, i due sopralluoghi fatti, uno il 27 dicembre ed uno il 12 gennaio, hanno rivelato che lo stato delle cose sta andando a peggiorare. Nella foto si vede un cassonetto ribaltato ed i rifiuti per terra. Questa è spazzatura che non viene raccolta “perché fuori dal cassonetto”! Rimane quindi a “disposizione” degli animali randagi che qui si ritrovano a rovistare nell’immondizia in cerca di qualcosa da mangiare, sparpagliando ogni sorta di porcheria nella strada. Un self-service per animali senza però gli inservienti che passano a sparecchiare!
Tutto questo succede a due passi da un ex edificio scolastico, dove c’è un piccolo parco giochi che i bambini di Vena inferiore frequentano. È così dunque che vengono trattati i bambini di Vena, mandati a giocare in mezzo ai rifiuti, è questo il destino che spetta a chi nasce e cresce nelle frazioni del comune di Vibo Valentia. Vivere nel degrado, abbandonati a se stessi. Eppure le frazioni ed i piccoli paesini dovrebbero essere intesi come vere e proprie risorse, dove spesso vengono fuori grandi menti e grandi lavoratori, nonostante le difficoltà e le discriminazioni.
foto del 12 gennaio 2010
Lavoratori che sono impossibilitati anche a raggiungere i loro terreni, dato che la strada comunale che collega Vena Inferiore con Triparni e Cessaniti è interrotta da molto tempo, da un grave cedimento, a seguito delle piogge avvenute tempo fa.

Ma il male che sta investendo ormai il nostro comune, dovuto ad una cattiva classe politica che tarda ad ammettere il suo fallimento ed a far posto a giovani più ispirati e con la voglia di cambiare le cose, è un male che tende a peggiorare via via nel tempo. L’atmosfera che si respira nei nostri territori è di quelle più nefaste. Lo sconforto e la resa si legge nello sguardo dei cittadini che sembrano essere impotenti di fronte alle amministrazioni, che sentono un distacco forte tra politica e popolo. Quella politica che dovrebbe guardare alla gente ed agli interessi dei molti, anziché quelli dei pochi “potenti” che hanno in mano le sorti della città.
Ma noi dei comunisti italiani crediamo ancora nell’uomo e nella sua capacità e voglia di rivalsa. Vogliamo che piccoli paesi come Vena Inferiore, e tutte le altre frazioni siano trattati come tutti gli altri, sempre che il sindaco ed i suoi collaboratori conoscano quali siano tutte le frazioni del comune e sappiamo come arrivarci. Che la gente torni a “vivere” e respirare l’aria dei loro paesi. Che i bambini possano crescere e giocare con i loro compaesani, che gli anziani possano ritornare a ripopolare le piazze e trasmettere ai più giovani il loro concetto di sacrificio, famiglia, lavoro e legalità. Cose che hanno sempre contraddistinto soprattutto i piccoli paesi.
Forse ci vogliono esasperare, vogliono portarci a dire che è meglio se i nostri rifiuti, pur di toglierceli dalle strade, li bruciamo negli altiforni del cementificio. Ma noi sappiamo invece che questa è una soluzione ancora peggiore. Che ci porterà a respirare aria inquinata. I rifiuti sono una risorsa, non devono essere intesi come un qualcosa di ingombrante da bruciare per eliminarli anche a costo della salute.
Ci aspettiamo programmi seri ed interventi che aiutino a migliorare la vita anche nelle frazioni, non inutili proclami ed affermazioni propagandistiche degli amministratori, che mirano a gettare fumo negli occhi della gente.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia
Federazione Giovanile Comunisti Italiani - Vibo Valentia

giovedì 13 gennaio 2011

Comunicato Stampa: PdCI SU TICKET

PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI
Segreteria Cittadina di Reggio Calabria

COMUNICATO STAMPA

Le grandissime bugie del presidente della Regione Scopelliti e del centrodestra calabrese sono state miseramente smascherate da tutte le cittadine e tutti i cittadini calabresi che stanno pagando un prezzo pesantissimo e ingiusto.
Scopelliti e il centrodestra calabrese hanno condotto tutta la lunga campagna elettorale delle recenti elezioni regionali, solo ed esclusivamente, con la solenne promessa dell’abolizione generalizzata dei ticket per le prestazioni sanitarie.
Una promessa demagogica che, ovviamente, ha fatto breccia e ha convinto i calabresi a scegliere Scopelliti e fare vincere il centrodestra.
Come era facile prevedere, le promesse di Scopelliti si sono rivelate un macroscopico bluff: enormi falsità espresse sulla pelle e sulla vita dei calabresi. Un’aggravante cinica ed imperdonabile.
Infatti, come è ormai noto, a seguito dell’approvazione, a fine dicembre, della legge Finanziaria Regionale, la prima sotto la gestione di Scopelliti, dal 1 gennaio 2011 sono totalmente cambiate le regole e i parametri legati al pagamento dei ticket sanitari e al riconoscimento delle esenzioni per le tantissime famiglie meno abbienti e appartenenti alle fasce sociali meno fortunate.
L’amara e tristissima sorpresa scoperta dai calabresi è rappresentata dall’obbligo del pagamento delle prestazioni sanitarie per migliaia di famiglie calabresi che fino al 31 dicembre scorso, grazie alle decisioni della precedente e tanto oltraggiata giunta regionale di centrosinistra, erano totalmente esentate.
Il presidente Scopelliti, in versione Babbo Natale, ha portato nelle case di tutti i calabresi, nessuno escluso, una norma vergognosa che sta causando una vera e propria macelleria sociale. Ogni giorno gli uffici delle varie ASP sonno presi d’assalto dagli increduli cittadini che, ignari delle scelte della giunta Scopelliti, si sono visti negare l’esenzione dal pagamento del ticket. La protesta, giusta e giustificata, contro Scopelliti sta montando ogni giorno di più.
Una decisione ignobile e cervellotica indirizzata a colpire, esclusivamente, i ceti più deboli e bisognosi della società e frutto di una concezione politica ed amministrativa, lontanissima dagli indispensabili valori della solidarietà, che punta a demolire le già minime garanzie del welfare.
Scopelliti, il PDL e il centrodestra hanno gettato miseramente la maschera e stanno mostrando il loro vero volto caratterizzato da scelte classiste e profondamente anti-popolari.
Nel volgere di pochissimi mesi si è già infranta la cosiddetta “luna di miele” tra la nuova giunta regionale e i calabresi che, in modo uniforme nelle 5 province della regione, manifestano quotidianamente, in ogni modo e con ogni mezzo, il loro totale dissenso e la loro ferma opposizione rispetto alla nuova ignobile normativa sulla materia sanitaria.
Scopelliti mette le mani nelle tasche, già drammaticamente vuote, dei calabresi.
E’, oltremodo, scandalosa la giustificazione diffusa dagli uffici della giunta regionale, secondo la quale la scelta di fare pagare il ticket, anche alle fasce più deboli, è legata all’applicazione di una (pseudo) normativa nazionale che, guarda caso, vale solo in Calabria.
E’ ovvio che si tratta di un’altra odiosa bugia.
Infatti, ribattiamo e immediatamente chiediamo: se la scelta di togliere l’esenzione dal ticket è frutto di una norma nazionale perché questa decisione non è stata assunta in maniera generalizzata in tutta Italia?
A questa ovvia e banalissima domanda,posta contemporaneamente da noi Comunisti e da migliaia e migliaia di calabresi, attendiamo una risposta che, ovviamente, non arriverà, né potrà arrivare, mai….

Reggio Calabria lì 12 gennaio 2010
IL SEGRETARIO CITTADINO DEL PdCI DI REGGIO CALABRIA Ivan Tripodi

Comunisti Uniti Calabria sul caos acqua a Vibo Valentia

Il delicato problema dell'acqua che da 5 mesi affligge la città di Vibo Valentia e il modo in cui l'attuale amministrazione e il sindaco l'hanno gestito è il chiaro segnale dell'incompetenza di chi è alla guida della città. 

Numerose sono state le ordinanze di divieto di utilizzo dell’ acqua e di revoca delle suddette e nel frattempo in questi cinque mesi gli abitanti di Vibo non hanno capito cosa sia successo realmente. Nonostante le dovute segnalazioni fatte dai partiti comunisti e della sinistra assieme alle varie associazioni presenti nella città capoluogo, non è stato ancora individuata una possibile soluzione al problema. Pensiamo, inoltre, che l’ idea di istituire delle autobotti sia ridicola, in quanto numerosi sono coloro i quali che, per problemi vari, non riescono a muoversi da casa. Solo due giorni fa il sindaco ha pensato di utilizzare i gruppi di volontariato per consegnare a domicilio delle casse d’acqua, cosa “fantastica” peccato per il leggero ritardo di 5 mesi. 

Possiamo dire che la montagna ha finalmente partorito il mitico topolino. 
Altro fatto che ci preme sottolineare è il consiglio comunale convocato dal sindaco per domani: il primo cittadino, a tal proposito, pare sia intenzionato ad effettuare la seduta senza interventi del pubblico. In poche parole: un consiglio comunale CHIUSO nonostante le numerose richieste dei cittadini di essere ascoltati. Riteniamo questa scelta non soltanto scellerata, ma lesiva del principio democratico che si pone alla base del nostro ordinamento. Problemi come la non potabilità dell’ acqua, caro sindaco D’Agostino, vanno affrontati ascoltando le esigenze della gente e non chiudendosi in un palazzo. Per questo motivo, siamo convinti che l’attuale amministrazione comunale debba prendere atto del fallimento della politica avviata in questi mesi. 

Traendo un bilancio delle cose fatte dall’attuale amministrazione, dall’insediamento ad oggi, pensiamo ormai siano note ormai a tutti le inadeguatezze e le inefficienze che secondo noi valgono le dimissioni.

Nicola Iozzo – Coordinamento Nazionale CU
Alessandro De Padova – Coordinamento Nazionale CU

Comunicato sulla situazione universitaria

Da settembre fino al periodo pre natalizio abbiamo assistito a livello nazionale ad un meraviglioso e crescente movimento studentesco che ha urlato a gran voce il suo dissenso al ddl Gelmini , scendendo in piazza con cortei che nella penisola mancavano tra troppi anni.

Ma ora che il ddl è diventato legge con le votazioni previste dal nostro sistema bi-camerale perfetto e grazie alla firma del Presidente Napolitano, le cui vane promesse fatte alla delegazione di studenti ricevuta a palazzo avevano fatto ben sperare, urge una riflessione politica su quanto è successo e su quanto succederà, specie nel nostro territorio reggino.

Innanzitutto definire tale ddl legge è un errore in quanto esso è in realtà un decreto legge ovvero, spiegato in parole povere, per diventare realtà avrà bisogno i 139 decreti attuativi. Solo 36 di questi spetteranno al governo. E qui ci sorgono dubbi molto concreti sulla sua attuazione. Cosa che ci fà ben sperare in flop di un ddl che se attuato distruggerebbe l’intero sistema universitario pubblico , dando così spazio a quello privato. E sembra quasi superfluo dire e spiegare come quello privato consentirà l’accesso , ai più alti livelli d’istruzione, solo alle classi sociali più agiate.

E Reggio Calabria non è da meno. Anzi. Se gli atenei di tutta Italia sono sconvolti da questo ddl , quello della Mediterranea deve fare i conti anche con le inadeguatezze del rettore.
Massimo Giovannini infatti nel corso del suo mandato ha dimostrato ampiamente di non essere all’altezza dell’incarico al quale è stato eletto.

Nel nostro ateneo accadono recidivamente gravi nefandezze. La prima , ma non per gravità, è la risposta negativa alla domanda studentesca di visionare i bilanci d’ateno nonostante essi siano atti pubblici. E quindi per definizione giuridica visionabile da qualsivoglia interessato.La seconda, è costituita dalle borse di studio.La seconda rata dello scorso anno accademico ancora non è stata liquidata agli spettanti studenti nonostante i soldi siano stati finanziati dalla regione. La terza, riguarda i tre contributi fissi di facoltà che gli organi competenti avevano pensato d’imporre agli studenti fino a quando essi , giunti in corteo sotto il rettorato mentre se ne discuteva l’approvazione, non ne hanno ottenuto il ritiro. Tutto ciò non perchè gli studenti non vogliano pagare le tasse o siano evasori fiscali ma perchè questi contributi fissi più che delle tasse sembravano delle imposte.Gli studenti quindi, dimostrando un grandissimo affetto verso il proprio ateneo, hanno detto chiaramente che  se tali soldi servivano a mantenere aperta l’università essi li avrebbero messi volentieri , ma in queste condizioni , ovvero senza un progetto serio dietro questa richiesta di liquidi non c’è motivo di regalare soldi così.Ancor di più in momento di crisi come quello in cui versa il nostro paese.
Tutto questo ci fà sorgere 3 domande molto importanti.
-Per quale motivo l’università si ostina a negare i bilanci agli studenti ?Cosa nascondono?
-Dove sono i soldi finanziati dalla regione per le borse di studio? Se sono in mano all’università per quale motivo gli studenti , che con questi soldi ci vivono, non gli hanno ancora ricevuti?
-Vista la disponibilità degli studenti a mantenere la propria università , coscienti dei gravissimi disagi che comporterebbe la sua chiusura ( dal punto di vista economico e sociale), perchè il rettore e gli organi competenti non si mettono a parlare con gli studenti  dimostrando la reale necessità di tali fondi,in un puro esempio di cogestione come stabilito nell’art. 46 della nostra meravigliosa costituzione, anche se tale articolo riguarda le aziende e i lavoratori?
Noi e in particolar modo gli studenti sentiamo l’esigenza di risposte certe e concrete a tali domande.
Ci sentiamo inoltre di sottolineare il grande lavoro svolto fin’ora dal Collettivo Unirc che queste nefandezze le stà combattendo da 3 anni e sentiamo di dover esprimere la nostra massima solidarietà a tutti gli studenti che durante questi mesi sono scesi in piazza e hanno occupato gli atenei in nome dei loro diritti. A loro và la richiesta di non arrendersi mai e continuare la lotta.

Francesco Masè
Coordinamento Nazionale FGCI 

Partito dei Comunisti Italiani - Reggio Calabria
Federazione Giovanile Comunisti Italiani - Reggio Calabria

mercoledì 12 gennaio 2011

Caos acqua: contro la decisione di tenere un consiglio comunale chiuso ai cittadini

La decisione intrapresa dal sindaco, di convocare un consiglio comunale chiuso agli interventi del pubblico, non è altro che un grave attacco alla pura democrazia che invece dovrebbe essere attuata nel piccolo di un comune come Vibo Valentia, partendo dal basso e quindi proprio dai cittadini e non facendo favori alle aziende private che pensano solo al proprio tornaconto.

L’attacco diventa ancor più grave allorchè all’o.d.g. del suddetto consiglio, convocato per venerdì 14 alle ore 15:00, vi è il delicatico problema dell’acqua non potabile che stà tenendo sotto scacco l’intera area cittadina.

Tale convocazione è inoltre un forte segnale d’indifferenza verso le richieste fatte dai cittadini che, come precedentemente abbiamo fatto noi a mezzo stampa, invocavano un consiglio comunale aperto ai fini di discutere un problema così grave con i diretti interessati e le loro opinioni, che in una vera democrazia , quella che non viene instaurata da questa giunta, dovrebbero recitare una parte principale.

Il problema dell’acqua quindi dovrebbe venir discusso con tutti i cittadini che, per le inedeguatezze di questo comune, si trovano a dover spendere, in un grave momento di crisi economica nazionale, sempre più soldi per un bene primario. Cosa resa obbligata visto anche il vano tentativo della protezione civile di portare acqua ai cittadini tramite autocisterne che però contengono, visto che a prima vista è ancora più gialla di quella che esce dai rubinetti, acqua ancora più inquinata di quella che da mesi arriva nelle nostre case. Vien da chiedersi allora, “ma la protezione civile da dove prende l’acqua per le cisterne? Non è che proviene dagli stessi rubinetti nei quali arriva l’acqua inquinata della Sorical? Naturalmente la nostra vuol essere semplice ironia (almeno lo speriamo!)

Ma perché mai il sindaco dovrebbe tradire la linea politica del suo partito (quello della libertà, ma libertà vigilata vista la situazione nazionale e regionale nella quale versa) dando peso a un valore dimenticato come la democrazia e ricordato solo da qualche nostalgico di politici veri come lo era Berlinguer? E poi che figura ci farebbe a tradire proprio ora la suddetta linea quando la stà seguendo così bene con la mancata presentazione delle sue dimissioni?

Alla luce di tutte queste inadeguatezze e nefandezze del sindaco, noi rinnoviamo la richiesta di dimissioni e anzi, nel caso in cui le sue lacune siano così gravi da non permettergli di scrivere la tanto reclamata lettera di dimissioni, glie ne proponiamo una noi:
“Ill.mo Sig. Prefetto della Provincia di Vibo Valentia, il sottoscritto Nicola D'Agostino, Sindaco della città di Vibo Valentia, con la presente lettera intende rassegnare le dimissioni dall'incarico ricevuto dall'elettorato per MANIFESTA INCAPACITA' e per la salute pubblica della città, quella città che ormai ho trasformato nella discarica a cielo aperto sul mare. Concludo sottolineando che le mie dimissioni sono irrevocabili e le porgo i miei distinti saluti. Firmato Nicola D'Agostino.

Sindaco, accetta? Sicuramente no, ma noi una mano a salvare la faccia glie la vogliamo dare lo stesso.

Se vogliamo veramente risolvere il problema dell’acqua , che secondo la “giornalista” del TG3 Karen Sarlo non sussiste o comunque è stato risolto con la pista di pattinaggio messa a piazza municipio (non sappiamo quale sia il legame tra l’acqua non potabile e la pista ma ci fidiamo della Sarlo). in questo servizio,si dice,  mentre intervistano l'incompetente sindaco di Vibo, che non c'eravamo noi cittadini. Ma come potevamo esserci se non siamo stati informati? Altrimenti qualcuno col forcone ci sarebbe stato, potete starne certi.

Convochiamo un serio consiglio comunale, aperto alle opinioni di tutti cercando così almeno una volta di usare il concetto di democrazia che viene dal basso. Aprendo alla partecipazione di quei cittadini che il problema lo stanno affrontando tutti i giorni, da mesi ormai, per trovare una soluzione definitiva.

                                                                                                                                        
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione Giovanile Comunisti Italiani Vibo Valentia.

La lettera di dimissioni del Sindaco di Vibo Valentia Nicola D'Agostino

Caro Sindaco ecco la tua bella letterina di dimissioni devi soltanto protocollarla ma per venirti incontro la distribuiremo venerdì al tuo consiglio comunale chiuso agli interventi dei cittadini.
Ne faremo molte copie perchè non vorremmo la perdesse

Chiusura porto Gioia Tauro - Responsabilità del governo e della regione

La chiusura del porto di Gioia Tauro, avvenuta per la prima volta dopo 15 anni, rappresenta il chiaro segnale di una grave crisi che potrebbe avere riflessi e conseguenze assai più pesanti, mettendo in discussione il futuro produttivo dell’infrastruttura e il destino occupazionale di migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Se situazioni di questo genere si dovessero ripetere saremmo di fronte ad un vero disastro per la Calabria e per l’Italia.
Per questo si tratta di una questione che non può essere affatto sottovalutata.
Il porto di Gioia Tauro rappresenta una delle pochissime eccellenze della regione e non può essere abbandonato al suo destino senza che ci sia una forte ed adeguata iniziativa politica, sociale e d istituzionale per difendere un patrimonio comune ed una grande conquista collettiva.
E’ evidente che la crisi del porto è anche il frutto delle scellerate politiche leghiste del governo nazionale che punta, contro ogni logica e convenienza, a favorire Trieste a discapito dfi gioia Tauro. E’ giunto, quindi, il momento di chiedere conto a Berlusconi che si riempie la bocca parlando di Sud, ma contemporaneamente agisce ed opera contro il Mezzogiorno e la Calabria, con scelte penalizzanti e con un continuo scippo delle risorse destinate a questo territorio.
 Il governo nazionale, uscendo degli equivoci e dalle ambiguità, deve dirci, finalmente, qual è il posto che intende assegnare a Gioia Tauro nell’ambito del sistema portuale italiano.
Ma, cosa possiamo aspettarci dal Governo Nazionale se la Regione Calabria guidata da Scopelliti e dal centrodestra si è totalmente dimenticata del porto di Gioia Tauro e delle sue problematiche.
Non possiamo certo dimenticare che il  Presidente della Regione Scopelliti nella sua relazione programmatica resa il 19 maggio al Consiglio Regionale non ha mai nominato, neppure per sbaglio, il porto di Gioia Tauro, dimostrando fin da allora il suo totale distacco e la sua completa incapacità di comprendere l’importanza strategica vitale che il porto di Gioia Tauro assume per l’intera regione.
La politica leghista del governo Berlusconi, la latitanza e l’immobilismo della Giunta Scopelliti insieme alla grave crisi internazionale costituiscono una miscela esplosiva su cui rischia di deflagrare il porto di Gioia Tauro e con esso le speranze di tutta la Calabria.
Non possiamo accettare passivamente che tutto questo accada.
E’ necessario quindi, che venga aperto un tavolo di confronto a Roma con il governo, con le parti sociali e con le istituzioni per discutere sul futuro di Gioia Tauro.
Per sostenere questa richiesta e per spingere verso una soluzione positiva è necessaria ed opportuna una grande mobilitazione popolare della Piana e della Calabria per difendere con il porto, la prospettiva di crescita e di sviluppo dell’intera regione.

Reggio Calabria, 11.1.2011
MICHELANGELO TRIPODI
SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI

Ospedali Riuniti - chiusura Emodinamica 2

Desta particolare stupore, per la sua assoluta inadeguatezza, la replica che il Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” dott. Bellinvia  ha inteso diffondere in relazione alla mia denuncia sulla chiusura della sala di Emodinamica e sulla sospensione del servizio di Cardiologia Interventistica.
Si tratta di una risposta da cui emerge chiaramente una gravissima sottovalutazione del problema e un comportamento burocratico improntato a superficialità e leggerezza che non si addice affatto a chi svolge un ruolo pubblico così delicato e che ha in mano la sorte e la vita delle persone.
I fatti sono chiari ed incontrovertibili: 1) da oltre 20 giorni il servizio di Cardiologia Interventistica è stato sospeso e chiunque versi in condizioni di emergenza cardiaca deve essere trasportato in un’altra struttura sanitaria, generalmente a Catanzaro; 2) ciò avviene per due ragioni: perché l’angiografo utilizzato nella sala di Emodinamica si è guastato e ad oggi non è stato ancora riparato, e perché, cosa ancora più grave, la sala di riserva di Emodinamica è stata dismessa  per una scelta sbagliatissima dell’attuale Commissario straordinario.
Ed è davvero risibile la giustificazione addotta dal dott. Bellinvia che, per motivare il venir meno del secondo angiografo, si arrampica sugli specchi di una presunta mancanza di tempo per espletare la gara.
Ebbene, proprio il dott. Bellinvia ci ricorda che nell’ambito del nuovo Centro Cuore sono in arrivo 3 angiografi.
Ovviamente è giusto ricordare che ciò avverrà grazie all’impegno ed al lavoro profuso nella precedente gestione regionale e aziendale, poiché come tutti sanno il Centro Cuore, con annessa Cardiochirurgia e Cardiologia Interventistica, è stato approvato, finanziato, appaltato e sono stati avviati i lavori nella fase in cui governava il centrosinistra, con un contributo importante di tante persone e modestamente anche con la mia personale spinta e sollecitazione.
Sarebbe bastato che il dott. Bellinvia, visto che non ha inteso espletare una gara per l’acquisto dell’apparecchio, chiedesse per tempo alla ditta appaltatrice aggiudicataria dei lavori in corso nonchè della fornitura delle apparecchiature ivi compresi gli angiografi, la consegna anticipata di uno degli angiografi per evitare la situazione di emergenza in cui oggi si trovano gli Ospedali Riuniti.
Certo, per fare questo occorreva una gestione attenta ed oculata rispettosa dei diritti sanitari dei cittadini e capace di garantire il funzionamento dei servizi vitali  fondamentali, come è quello di Cardiologia Interventistica.
Cosa che, spiace doverlo constatare, non trova riscontro nell’attuale direzione dell’Azienda Ospedaliera, impegnata molto di più a moltiplicare nomine e unità operative per amici e compari della cordata scopellitiana piuttosto che a tutelare la salute dei cittadini che continuano ancora oggi a dover subire il viaggio della speranza verso Catanzaro con un indubbio aggravio di costi e con conseguenti disagi e problemi sanitari per i soggetti costretti a subire questa situazione.
A questo punto una domanda sorge spontanea: pagherà il dott. Bellinvia per i costi aggiuntivi e per i danni cardiaci irreversibili che hanno subito i tanti pazienti che sono stati trattati a Catanzaro con un ritardo nell’intervento di almeno 3 / 4 ore ?

Reggio Calabria, 10.1.2011
MICHELANGELO TRIPODI
SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI

La politica che dichiara guerra all’ambiente

Nell’era in cui non solo alcuni politici, ma anche e soprattutto una buona parte dei cittadini hanno capito che tutti noi contribuiamo a distruggere l’ambiente, la provincia di Vibo Valentia capitanata da De Nisi ha deciso di dare il suo prezioso contributo a distruggere non solo l’ecosistema, ma anche la salute dei cittadini.
L’idea di qualcuno è quella che vedrà l’uso di combustibile derivato dai rifiuti, negli stabilimenti del cementificio sito nella frazione Marina del capoluogo di provincia. Ebbene si, la grande idea rivoluzionaria innovativa ed ecosostenibile, che i nostri grandi amministratori stanno portando avanti per superare l’annoso problema dello smaltimento dei rifiuti, è “bruciare” la spazzatura negli altiforni della cementeria!! Loro lo chiamano più semplicemente combustibile CDR, ma è senza dubbio un modo per nasconderne il significato, per non spaventare i cittadini. Avrebbero potuto portare avanti, e potenziare, la raccolta differenziata intrapresa, negli ultimi mesi di vita dall’amministrazione Sammarco, dall’unico assessore all’ambiente che ha avuto qualche idea lungimirante, Enzo Insardà. Ma loro no! Se devono distruggere qualcosa lo fanno nel modo migliore. E quale modo migliore se non quello di creare praticamente un inceneritore, perché alla fine di questo si tratta, per bruciare tutti i rifiuti fregandosene altamente dell’ecologia? Così come la costruzione dell’enorme discarica a San Calogero, più volte contestata dal nostro partito, che fa venire un atroce dubbio: a cosa ed a chi serve questa mega discarica se la differenziata in alcuni paesi della nostra provincia e già bene avviata e con alte percentuali? È vero anche che negli ultimi mesi dell’amministrazione Sammarco il comune di Vibo Valentia, ha perso i finanziamenti previsti dal Por Calabria Fesr 2007-2013, ma abbandonare totalmente il progetto della raccolta differenziata, come ha fatto la nuova amministrazione D’Agostino, è stato un vero disastro. La spazzatura ormai invade le strade, e nessuno sembra essere in grado o avere il coraggio di assumersene la responsabilità. il comune ormai può solo stare a guardare, non ha infatti mezzi propri da poter utilizzare per sgombrare il territorio dai rifiuti. Per questo ci sentiamo di dover ringraziare il nostro caro ex sindaco Alfredo D’Agostino, che ai suoi tempi pensò bene di regalare gli automezzi e le attrezzature del comune all’allora “Proserpine”.
Se si continua quindi, con questa idea scellerata di usare il CDR come combustibile per l’Italcementi di Vibo Marina, si capisce bene che a subire i danni maggiori non sarà solo l’ecosistema , per altro già traumatizzato con le acque del nostro mare inquinato, ma anche e in misura nettamente maggiore la salute dei cittadini. Ed in questo vien anche da dire che magari se le marinate fossero state meglio rappresentate nella giunta D’Agostino (con qualche assessore, magari anche l’undicesimo…) il problema sarebbe stato affrontato in maniera diversa e con più attenzione verso quel territorio.
Detto in parole povere e di linguaggio “popolare”, questo “inceneritore”, quando sarà in funzione andrà a bruciare soprattutto plastiche in maggior parte derivate da petrolio, che sono quelle con più alto potere calorifico. Alle plastiche si aggiungono (per una quantità inferiore al 50% in peso dell’intera ecoballa) gomme sintetiche, pneumatici (tritati finemente e con cura!) e resine. Avendo cura naturalmente di ridurre la presenza di piombo, mercurio, vetri, inerti, materiale putrescibile e cloro (che è vietato per legge perché bruciarlo produce diossina)
Il risultato che possiamo prevedere quindi è una miriade di particelle cancerogene letali per l’organismo umano che troveranno, nelle vie respiratorie dei cittadini di Vibo Marina e dintorni, l’habitat dove far danni. Come tutti ben sanno infatti, il cementificio è situato se non nel centro abitato poco al di fuori di esso.
Ma la cosa che ci mette ansia è il dubbio che qualcosa di questo genere stia già avvenendo. Siamo sicuri che all’interno si bruci solo pet-coke? Nel caso in cui l’Italcementi tiri fuori una minaccia del tipo “o facciamo così o chiudo” cosa deciderà la nostra classe politica?
La coerenza , quella che in politica è quasi in via d’estinzione, lascia spazio all’incoerenza ed è sollevata dal fatto che pochi mesi fa il comune di Vibo Valentia tramite l’Eurocoop s.r.l. consegnava a domicilio , almeno nella frazione Marina, i contenitori per la raccolta differenziata ed oggi invece parliamo di “inceneritori”. Ora, tralasciando che in molti casi i rifiuti una volta divisi con cura dai cittadini che hanno a cuore l’ambiente vengono gettati tutti nelle stesse discariche, che destino avranno questi contenitori per i quali gli enti locali hanno speso fondi pubblici? I fondi pubblici spesi, e non si tratta certo di pochi spiccioli, erano soprattutto per il nostro bene e per il nostro futuro.
Sembrerà strano ma dalla spazzatura si ricava ricchezza. Dall’ambiente si ricava ricchezza. Distruggendo l’ambiente distruggiamo noi stessi e il nostro futuro.
Ora aspettiamo la disponibilità di questa classe politica per la costruzione di una centrale nucleare, di centrali a carbone, di depositi di scorie tossiche e l’abolizione dei controlli ambientali. Vediamo cosa si riesce a fare per distruggere la nostra salute e la nostra sicurezza.
Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

domenica 9 gennaio 2011

Acqua: un problema che dura da 5 mesi a Vibo Valentia

“A Vibo Valentia esiste ormai da più di 4 mesi un serio problema di potabilità dell’acqua e questo che riportiamo di seguito è il nostro ennesimo intervento. Ormai abbiamo perso il conto di tutte le ordinanze di non potabilità che si sono susseguite da agosto in poi.”





Nuovo anno e vecchie storie in un comune dimenticato dal mondo intero, abbandonato nelle mani di una classe dirigente incapace troppo impegnata ad elargire assessorati a questo o all’altro figlio dei vari potenti della destra vibonese.
E allora succede che, mentre questa giunta incompetente ed inoperosa è impegnata in discussioni di alto spessore politico, come quella dell’undicesimo assessore, mentre si finanzia la pista di pattinaggio cercando di offuscare la vista dei nostri concittadini, una città intera si ritrova con il proprio bidoncino in mano per recarsi in piazza municipio ad accaparrarsi qualche litro d’acqua della quale, tra l’altro, se ne dubita la potabilità e non se conosce la provenienza.
Il tutto in pieno stile terzomondista…
Mesi e mesi di emergenza idrica che hanno evidenziato la totale incapacità di questa amministrazione nella gestione dell’emergenza stessa.
Non bastano due autobotti e il continuo rimbalzo delle responsabilità tra comune e sorical per risolvere questo vergognoso, nonché costoso, problema.
Sentiamo, inoltre, di dover denunciare la “latitanza” dell’assessorato alle politiche sociali che ha totalmente ignorato l’impossibilità delle fasce più deboli, a esempio anziani o invalidi che, ovviamente, non sono in condizioni di recarsi quotidianamente ad elemosinare qualche litro d’acqua. Senza tener conto che le famiglie che vivono in condizione di disagio economico devono far fronte ad ulteriori spese per sopperire al bisogno di un bene primario e indispensabile alla vita qual’è l’acqua.
Non osiamo immaginare se tutto questo fosse successo al povero, seppur mediocre, Franco Sammarco.
Non bisogna lasciarsi andare alla continua ricerca della titolarità, chi ha denunciato prima il problema e chi dopo poco importa, bisogna pensare e intendere il tutto come una drammatica questione che affligge la comunità tutta, indifferentemente dalle appartenenze partitiche.
Intendiamo quindi utilizzare le righe di questo giornale per appellarci alla sensibilità della comunità tutta, verso una presa di posizione dura e convinta dedita a salvaguardare e proteggere i diritti basilari.
Nei prossimi giorni si proporrà la messa in atto di una “class action”, sottoscritta dai cittadini, dove si chiameranno in causa comune e Sorical con la conseguenziale richiesta di risarcimento danni, nonché la sospensione del pagamento dei tributi comunali sull’acqua.
Ma quello che chiediamo fin da subito al sindaco è di organizzare immediatamente un consiglio comunale aperto a tutta la popolazione in modo da permettere ai cittadini di intervenire in prima persona per ottenere quei chiarimenti richiesti da lungo tempo.
Qualsiasi sindaco, di una città normale in una nazione normale, si sarebbe già dimesso, ma visto che il suo partito di appartenenza insegna che si può fare di tutto senza essere tenuti a rispettare quell’etica morale e politica che rileggiamo, ormai, solamente in qualche scritto del caro Berlinguer, non speriamo nella sua rinuncia all’incarico. Ma a questo punto tra di noi aleggia anche il dubbio che il caro e confusionario Nicola D’Agostino forse abbia perduto la sua lettera di dimissioni tra le tante ordinanze emanate e ritirate da agosto ad oggi!
Partito dei Comunisti Italiani – Vibo Valentia
Federazione Giovanile Comunisti Italiani – Vibo valentia

sabato 8 gennaio 2011

COMUNICATO STAMPA contro chiusura Emodinamica Ospedali Riuniti

E’ davvero assai grave quanto sta accadendo presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, laddove da oltre 10 giorni è stato incredibilmente sospeso il servizio di Emodinamica esistente nel reparto di Cardiologia.
Si tratta di una vera e propria emergenza, causata dalla cattiva gestione aziendale che mette a repentaglio la vita delle persone.
A determinare questa situazione è stato il guasto dell’angiografo (avvenuto oltre 10 giorni fa) utilizzato per l’effettuazione delle angioplastiche per la cui riparazione si attendono i pezzi di ricambio che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni dalla Turchia. 
Ma la cosa ancora più grave e che ha portato alla sospensione di questo servizio che ha un carattere salvavita è rappresentata dalla scelta gratuita, sbagliata e pericolosa del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, dott. Bellinvia, che ha deciso inopinatamente senza alcuna valida ragione sanitaria di sospendere  la sala di riserva di Emodinamica, perché per ragioni ancora non chiarite non ha ritenuto di effettuare la gara per l’angiografo portatile che era in uso presso la sala di riserva che veniva utilizzata in casi eccezionali o quando, come in questo caso, si verificava un guasto nella sala principale di Emodinamica.
Tutto ciò è intollerabile anche perché siamo di fronte ad una vera e propria interruzione di pubblico servizio frutto di una scelta cervellotica compiuta dal Direttore Generale.
E’ davvero strano che di fronte a questa emergenza sanitaria la Regione e segnatamente il presidente Scopelliti, anche nella sua qualità di Commissario straordinario, non abbiano assunto alcuna iniziativa per censurare il comportamento del suo Direttore Generale e per assumere le iniziative urgenti e inderogabili al fine di rimuovere questa drammatica situazione che colpisce pesantemente il diritto alla salute dei cittadini di Reggio Calabria e della provincia.
Agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria siamo oggi in una situazione paradossale: finalmente, grazie alla precedente gestione, ci sono le professionalità capaci di salvare la vita delle persone, ma non possono operare perché l’angiografo è guasto e la sala di emodinamica è stata chiusa, mentre coloro i quali sono soggetti a gravi patologie cardiache sono costretti a subire i viaggi della speranza verso Catanzaro.

Reggio Calabria, 8.1.2011

IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
MICHELANGELO TRIPODI

TICKET SANITARIO - Con Scopelliti si torna ai tempi di Chiaravalloti

Con Scopelliti si torna ai tempi di Chiaravalloti, cioè alla stagione del peggiore governo regionale.
Scopelliti con sue scelte antipopolari dimostra di non essere contento di aver messo le mani in tasca ai cittadini calabresi con i provvedimenti di massacro sociale contenuti nel bilancio  e nella finanziaria 2011 (Imposta sui carburanti +0,25 centesimi; Addizionale IRPEF + 0,30; IRAP +0,15, tagli ai Comuni e alle Province – 100 milioni di euro).
Infatti, l’ultima gravissima iniziativa della Regione riguarda il comparto sanitario, visto che a partire dall’1 gennaio 2011è stato introdotto un nuovo regime di compartecipazione alla spesa sanitaria, modificando il precedente Regolamento regionale.  
In pratica, ciò significa che il pagamento del ticket sui farmaci e sulle prestazioni diagnostiche viene esteso anche alle fasce sociali più deboli che, invece, fino al 31 dicembre 2010 erano esenti poiché, com’è noto, l’esenzione veniva applicata per tutti i redditi inferiori alla cifra di 10.000 euro reddito ISEE (il che significa circa 20.000 euro di reddito reale).
Con Scopelliti e con la destra alla Regione tutto ciò viene cancellato e per effetto dei provvedimenti assunti dal Dipartimento Sanità si è creata una situazione intollerabile sul piano sociale che suscita generale protesta e diffusa indignazione.
Siamo sempre alle solite: ancora una volta si continuano a colpire i ceti popolari e la fasce più deboli ed esposte della popolazione.
Questo è il vero volto della destra che si caratterizza come sempre per il suo comportamento classista e antipopolare.
E’ particolarmente grave che questo possa avvenire in un momento di crisi così acuta e drammatica che colpisce specialmente regioni deboli come la Calabria, laddove aumenta la povertà, la disoccupazione e la precarietà.
Senza dimenticare che in Calabria, la maggior parte delle famiglie sono monoreddito e quindi pagheranno a caro prezzo il costo di queste scelte scellerate che non tengono in alcun conto la realtà sociale della Calabria.
Come PdCI chiediamo con forza il ripristino della tutela per le fasce più deboli e per i soggetti più in difficoltà. Si tratta del minimo vitale indispensabile per evitare che ci siano gravi conseguenze nell’assistenza e nella cura  di tante persone che non sono in grado di pagare neppure le medicine necessarie per la propria salute. 

Reggio Calabria, 7.1.2011


IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
MICHELANGELO TRIPODI