lunedì 13 giugno 2011

De Nisi, l'UDC e la ricerca delle poltrone perdute

Che esiste ancora una amministrazione provinciale, in questi ultimi anni, ci si accorge solo quando c’è da “rimodulare” qualche posto in giunta. La cosa che ci fa sinceramente riflettere, questa volta a differenza delle altre, è la possibile prossima alleanza con l’UDC. Qui profonde si fanno le nostre perplessità, poiché trattasi dello steso partito che al Comune di Vibo ed alla Regione è il principale alleato della destra. Cosa significa, dunque, questa nuova apertura? Come si giustifica l’attuale trasmigrazione dal centrosinistra all’UDC, che trasforma la monolitica maggioranza Pd in una nuova a geometria variabile, ma verso il centro? Ma soprattutto che cosa tutto ciò comporta in termini di miglioramento delle condizioni attuali dei cittadini della provincia di Vibo Valentia? In realtà, nulla si muove nella direzione della costruzione di una nuova alternativa di governo. E a compiere la peggiore delle metamorfosi e proprio il Pd. Nell’armamentario fraseologico del Partito Democratico vibonese, la formula del governo migliore è stata definitivamente sostituita nella nuova formula del governo qualsiasi: il Pd, dunque, accetta e confessa di non essere più un partito di graduali riforme, di conquiste morali e nel campo legale. Esso si accontenta di poter avere le più elementari garanzie per l’incolumità del proprio personale.  La Provincia e la sua amministrazione ne sono prove evidenti. Ed all’interno del Consiglio provinciale, poi, questo modo di considerare la questione conduce a negare ogni valore di distinzione, così che si potrà benissimo avere una un’amministrazione ed una maggioranza di destra o di sinistra, o qualcosa intermedia di “transizione”. E se tutto ciò è terminologia vuota, ancor meno valgono i programmi e non troppo neanche gli uomini che credono di star lì a rappresentare. Del resto, non si può che rimanere senza fiato nel guardare lo spettacolo offerto da funambolici equilibristi, armati della più impavida disinvoltura, che volteggiano da uno schieramento all’altro, fanno e disfano, generano, come la famosa madre più prolifica, nuove creature. Le conclusioni di questo modo un po’ basso di fare politica sono sotto gli occhi di tutti. Da molto tempo, nulla di sostanziale è stato prodotto, e molti sono i problemi e le incongruità. Sul piano della proposta e dell’azione politica nessuna discontinuità sostanziale è stata registrata, tranne il fatto che tutto, come sempre e questa volta anche peggio, ricade in maniera negativa sui cittadini e lavoratori.  L’apertura più o meno esplicita all’UDC indica con chiarezza che la costruzione di questo aggregato che oggi abita al palazzo provinciale richiede una notevole flessibilità e disinvoltura. Gli stessi contenuti, che dovrebbero costruite il fondo di questa nuova unione possono essere plasmati con molta spregiudicatezza, per accaparrarsi il sostegno del moderatismo cattolico o per intercettare il consenso di settori compiacenti dei poteri forti. Come al solito, manca il coraggio di scelte chiare e forti, capaci di dare il senso del cambiamento. Se anche dovesse andare male, questo estremo quanto inutile tentativo messo in atto dal Pd e dal Presidente De Nisi, ci sembra abbastanza evidente che questa impostazione rompe a sinistra. Ed anzi saremmo proprio curiosi di scoprire chi, a sinistra del Pd, potrebbe in qualche modo sentirsi lusingato ed attratto dall’attuale impostazione politica di questa amministrazione provinciale. A nostro avviso, è terminata una fase, è il momento giusto per progettare un nuovo futuro ed un nuovo senso collettivo. Ciò che si è verificato nel paese in questi mesi, e penso alle importanti mobilitazioni sociali, ai risultati delle recenti elezioni amministrative, a quello che si produrrà in occasione dei referendum, insieme con le aggregazioni di forze che nei territori si sono formate, costituisce la premessa per la costruzione di una sinistra di alternativa dal basso, fortemente collegata ad una pratica sociale, portatrice di una proposta alternativa di uscita dalla crisi. Questa è essere la nostra scommessa. E vale anche per la provincia di Vibo Valentia, per la quale il voto, questo sì, sarebbe l’unica cosa capace di restituire un po’ di igiene.


Federazione della Sinistra - Vibo Valentia

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