lunedì 26 marzo 2012

Mentre i “medici” studiano il malato muore

In un periodo di crisi economica così grave e latente che non accenna in alcun modo a regredire, dove i tassi di disoccupazione e povertà hanno ormai raggiunto cifre esorbitanti, non è insolito imbattersi in sommi simposi, televisivi e non, dove politici, nazionali e locali, “politicanti” e opinionisti si affrettano a offrire la loro “personalissima” cura per una malattia che essi stessi, chi più chi meno, hanno provocato.

Per quanto concerne il nostro territorio appare estremamente chiaro che i pochi margini di sviluppo economico sono imprescindibilmente legati al fenomeno turistico e alla sua crescita.

Tale fenomeno ha subito negli anni, come tutte le manifestazioni culturali umane, un profondo e radicale cambiamento tanto da costringere i tecnici del settore a stravolgere l’angolo d’analisi del fenomeno stesso, non più intendibile solo ed esclusivamente come un mero bisogno economico, bensì come un bisogno sociale e culturale insito nell’individuo, aprendo le porte a nuove e più articolate forme di turismo.

Nel nostro territorio, erroneamente, abbiamo da sempre inteso il turismo come un fenomeno stagionale, affiancandolo esclusivamente all’offerta “sole-mare”, perdendo, così, la possibilità di acquisire indefiniti segmenti di mercato ( religioso, culturale, paesaggistico, naturalistico, ecc.) che potrebbero destagionalizzare l’offerta turistica creando un indotto economico costante che potrebbe garantire una stabilità economica per gran parte della comunità vibonese e non solo per quegli pseudo – imprenditori che sono uno dei tanti mali del mancato sviluppo.

Da tutto questo la politica continua ad estraniarsi, trasversalmente.

Vi è infatti una grande comunione di intenti, tra giunta Comunale e Provinciale, nel voler abbandonare a se stesso l’enorme patrimonio storico-artistico- culturale vibonese in generale ma, in particolare, della città di Vibo Valentia.

Basta fare una breve passeggiata nel centro storico della nostra città per rendersi conto, di persona, dello stato di abbandono e degrado che imperversa, con una politica che continua a non intervenire e che quando lo fa (vedi vergognoso intervento sulla scalinata di via Sette Martiri) compie danni irreparabili.

In occasione delle Giornate di Primavera del FAI (Fondo Ambiente Italiano) mi è stato possibile visitare il meraviglioso palazzo Gagliardi –De Riso, di proprietà della provincia e di registrare, quindi, l’indecoroso stato in cui versa quello che senza ombra di dubbio è uno dei palazzi nobiliari più belli e meglio conservati (una volta!!!) dell’intera regione.

Farebbero bene, il Presidente De Nisi e il suo partito ( se così si può definire quell’apparato di potere), anziché imbandire solenni tavole rotonde per discutere delle tematiche turistiche (da loro stessi disconosciute) ad adoperarsi per la tutela e la salvaguardia del patrimonio storico – archeologico - culturale.

Farebbe bene la politica ad affidare questo settore, volano per l’economia e lo sviluppo, ai politici in base alle competenze e non ai pacchetti di voti, farebbe bene questa classe dirigente a farsi da parte, una volta per tutte, per il bene di un territorio che, altrimenti, non avrà scampo…


Coordinamento provinciale federazione giovanile comunisti italiani

Nessun commento: