mercoledì 9 giugno 2010

GIOVANI E LAVORO: FERMIAMO IL SACCHEGGIO AI DANNI DELLA NOSTRA GENERAZIONE!

I nuovi dati Istat sull’occupazione sono l’ennesimo campanello d’allarme per la sorte della nostra generazione.
La disoccupazione complessiva in Italia in Aprile si è attestata all’ 8,9%, con un +0,4% rispetto a fine 2009 e un +0,1% rispetto a marzo 2010.
Il dato quindi è ancora in trend di crescita e parla di un paese che è ben lontano dall’uscita o dalla “fase calante” della crisi. Come avevamo detto più volte, controcorrente rispetto alla messa cantata dei media ufficiali che predicavano ottimismo, la crisi deve ancora far vedere i suoi effetti più catastrofici.La disoccupazione giovanile è al 30%, un dato mostruoso: inizia a crearsi una nuova categoria generazionale di dimensioni rilevanti, quella dei “giovani morti”, disoccupati a carico delle famiglie che non hanno più ambizioni o vie d’uscita per rendersi indipendenti.
A tutto ciò cosa risponde il governo?

Risuonano ancora le parole di Sacconi, quando ha suggerito (bontà sua) ai giovani italiani di accettare qualsiasi lavoro veniva loro offerto, non pretendendo più di ricevere impieghi o salari commisurati alle loro passioni e titoli di studio.
Una affermazione solo debolmente ammantata della retorica del “sii umile e datti da fare” che in realtà sottende la più becera della visioni padronali: “La classe dirigente è al completo e non si tocca, tutti gli altri si preparino ad essere rotelle della macchina senza pretese e aspettative.”
Da anni la classe dirigente liberale e liberista italiana non ha la più pallida idea di come investire sullo sviluppo e scommette sull’abbassamento del costo del lavoro per reggere la concorrenza di paesi più “economici” come l’est Europa o la Cina.
Oltre a non funzionare, è facile capire che con questa visione la direzione che prende il benessere sociale non è in avanti ma all’indietro, con l’abbassamento medio dei salari, la precarizzazione dei posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione e – cosa che vediamo chiaramente già da tempo – il blocco di qualsiasi ascensore sociale.
La nostra generazione è la prima della storia della nostra Repubblica che starà sicuramente peggio di quella precedente.
Tutto ciò è inaccettabile tanto più che nel clima di disorientamento e passività generale noi giovani del 2000, con la scusa della tenuta del sistema, stiamo subendo una ruberia di diritti sociali, retribuzione e garanzie per il futuro senza precedenti.
Va da sé che se il "sistema" per reggere deve dissanguarci, non è un sistema che ci rappresenta, che ci è utile, che vogliamo.
Occorre per prima cosa un investimento serio su istruzione e ricerca per riportare il sistema produttivo in Italia sul mercato della qualità e non della quantità; bloccare la proliferazione dei contratti precari che stanno impedendo a milioni di giovani di progettare il proprio futuro oltre che frantumare qualsiasi identità di lavoro.
Adattare il welfare alle necessità del presente: oggi noi precari di norma non possiamo accedere ad un mutuo, non possiamo prevedere spese a lungo termine, costruire una famiglia. Siamo carne da macello ad ogni oscillazione del mercato, privi di cassa integrazione e invisibili alle statistiche dei licenziamenti.
Per far fronte a tutto ciò serve un cambio di rotta radicale, una alternativa di sistema, che miri alla qualità della vita e alla giustizia sociale, per rilanciare il progresso di questo martoriato e stagnante paese ma anche per fermare il saccheggio che una classe politica e imprenditoriale vecchia, corporativa e irresponsabile sta perpetuando a nostre spese.
È ora di smettere di farci mungere in silenzio, serve una piattaforma di rivendicazioni chiara e precisa su cui ricostruire una battaglia di vertenze. Su presto molto presto diremo la nostra con delle proposte ufficiali su welfare, salari, istruzione.
È in gioco il nostro futuro e non intendiamo tirarci indietro.

Alessandro Squizzato - responsabile nazionale lavoro FGCI

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