martedì 27 febbraio 2007

I 12 punti per l'ingresso del compagno Follini escludono i nostri temi: Difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori, Diritti Civili, Disarmo

I 12 punti che non contemplano le istanze dei lavoratori,
condizioni non negoziabili dai comunisti:
L'elenco delle condizioni non negoziabili (non include i Dico, la riforma delle leggi di Berlusconi, la cancellazione o "superamento" del pacchetto 30, il tema caro ai lavoratori cioè a tutti i cittadini dei salari, la questione militare e tanto altro) . E' stato accettato dagli alleati all'"unanimità" nessun distinguo di Giordano di Rifondazione Comunista che continua a citare quel feticcio del "Programma" ormai nei fatti superato per cedere al governo di larghe intese politiche (il tema della Tav, delle liberalizzazioni, delle pensioni, Energia sono dei regali alla Confindustria, il cedimento sulla famiglia alla Chiesa e l'accettare la guerra ai talebani in Afghanistan in primavera agli Stati Uniti). Essendo le priorità queste 12 , temi di un normale governo liberal-democratico per non dire di destra e turbare qualche "anima bella", il Partito della Rifondazione Comunista deve valutare la modalità del proprio appoggio al Prodi-bis che come afferma il compagno Cremaschi dell'area bertinottiana non è affatto scontato. E' evidente che nel merito delle questioni sparisce ogni elemento di progressività che potenzialmente c'era (non si trattava di paletti certamente che non siamo minimanente intenzionati a porre) e concretamente rimangono paletti che noi non possiamo minimamente accettare al costo di non dirci più di sinistra.
1) Politica estera
Rispetto degli impegni internazionali e di pace, sostegno alle iniziative Onu, Ue, Nato a partire dalla missione in Afghanistan
2)Scuola e cultura
Impegno forte per cultura, scuola, università, ricerca e innovazione
3)Tav
Rapida attuazione del piano infrastrutturale, a partire dalla Torino- Lione
4)Sud
Attenzione e impegno concreto verso il Mezzogiorno a partire dalla sicurezza
5)Spesa pubblica
Riduzione significativa della spesa pubblica e della spesa legata alle attività politiche e istituzionali
6)Pensioni
Riordino del sistema previdenziale con particolare attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani
7)Famiglia
Rilancio delle politiche di sostegno con estensione di assegni familiari più corposi. Aumento degli asili nido
8)Liberalizzazioni
Prosecuzione del piano e tutela del consumatore nei servizi e nelle professioni
9)Energia
Un programma per l'efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche: fonti rinnovabili e localizzazione e realizzazione rigassificatori
10)Incompatibilità
Rapida soluzione della incompatibilità tra incarichi, di governo e parlamentari, secondo le modalità concordate
11)P ortavoce
Il Portavoce del Presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di Portavoce dell'Esecutivo
12)Premier
In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all'azione di Governo, al Presidente del Consiglio è riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del Governo stesso in caso di contrasto

Dire No alla Guerra Imperialista è una cosa non da mediocri ma da Comunisti.

DA CHOMSKY A KEN LOACH, SOLIDARIETA' PER TURIGLIATTO

Si e' messa in moto la macchina della solidarieta' con Franco Turigliatto, il senatore ribelle di Rifondazione comunista deferito al Collegio di garanzia del partito per il voto a Palazzo Madama che ha messo in crisi il governo Prodi. Sono gia' oltre 2000 le mail di solidarieta' giunte al sito di Sinistra critica, la componente trotzkista del Prc a cui fa riferimento Turigliatto e tra queste spiccano quella a firma di Noam Chomsky, Ken Loach, Tariq Ali', padre Zanotelli, Gianni Vattimo, Giorgio Cremaschi, Luca Casarini, Piero Bernocchi e i comitati No Tav. "Le solidarieta' provengono - sottolinea una nota di Sinistra critica - ovviamente dall'interno di Rifondazione comunista ma anche da comitati di lotta, da esponenti sindacali, intellettuali, da autorevoli esponenti internazionali e da tantissimi cittadini e cittadine 'orgogliosi e orgogliose' per un atto di coerenza politica e morale". Domani sul quotidiano il Manifesto apparira' un'inserzione a pagamento con le firme piu' prestigiose. Mercoledi' Franco Turigliatto, Salvatore Cannavo', Gigi Malabarba e Flavia D'Angeli terranno una conferenza stampa sull'espulsione di Turigliatto dal Prc, sul comportamento parlamentare e sull'assemblea contro la guerra in programma per domenica 18 marzo.

Lettera di Franco Turigliatto

«Sono stato costretto a una scelta inevitabile» Franco Turigliatto

Ho votato la fiducia al governo Prodi secondo il mandato ricevuto sul programma dell'unione, che non comprendeva né la guerra infinita in Afghanistan, né il raddoppio della base Usa a Vicenza.A prescindere dai disastri sociali derivanti dalla permanenza delle leggi 30, Moratti e Bossi-Fini e da una finanziaria liberista, la tripletta dell'impennata delle spese militari, dell'impegno a Kabul almeno fino al 2011 e del supporto logistico alla guerra con la nuova base di Vicenza, segna una profonda rottura con una qualsiasi pur blanda opzione di sinistra e di pace. Alle richieste di ripensamento sulla base dopo la manifestazione del 17 febbraio si è risposto che «tireremo dritto» (Prodi), «ogni ripensamento sarebbe un gesto di ostilità agli Usa» (D'Alema). E Padoa-Schioppa aggiunge: «Faremo la Tav». Uno schiaffo dopo l'altro alle richieste dei movimenti.Per questo ho scelto di non partecipare al voto, operando in tal modo in piena coerenza non solo con le mie idee, ma anche con il programma storico del mio partito. Per questo lo rifarei.
L'operazione di D'Alema, Cossiga, Andreotti e Pininfarina è solare e il nuovo esecutivo con Follini è la premeditata conseguenza per la «fase due» del governo, dopo che nella «fase uno» la sinistra, apparsa come vincente e nello stesso tempo corresponsabile di tutti i malumori sociali, aveva ottenuto in realtà ben poco. Il governo, la cui discontinuità, era indicata nella permeabilità ai movimenti sociali, ha preventivamente criminalizzato le lotte sindacali e pacifiste in vista dell'attacco alla previdenza e dell'offensiva di guerra in Afghanistan. E' troppo comodo per i dirigenti del Prc e altri farmi passare come «capro espiatorio» per non ammettere il fallimento del progetto di condizionamento a sinistra dell'Unione. Con la mia espulsione si finisce di accreditare la tesi falsa della caduta del governo nascondendo la manovra centrista.
Il clima da caccia alle streghe contro di me e tutta l'area di Sinistra Critica oltre a essere demodé, ha del grottesco. Vengo persino accusato di «scissione» dopo essere stato cacciato dal gruppo parlamentare e obbligato dal regolamento ad aderire al gruppo misto. In attesa per altro delle dimissioni che per coerenza politica avevo annunciato prima del voto e confermato subito dopo.Non accetto il linciaggio mediatico veicolato anche dal mio partito. Soprattutto non credo che possa essere valida una politica che il sabato sfila contro la guerra e il mercoledì successivo sulla base di un presunto realismo e della «concretezza» vota politiche di intervento militare. Molti mi accusano di fare l'anima bella, anche se le solidarietà politica e l'affetto ricevuto superano ogni mia aspettativa, ma se non si recupera l'unità tra azione e coscienza la politica è destinata a essere una pura tecnica di esercizio del potere. L'incoerenza tra i comportamenti e le scelte istituzionali e gli intenti sociali propagandati, questa sì che costituisce l'autoreferenzialità e l'autismo politico; essa è una delle cause della crisi della politica e non può che favorire la demoralizzazione e la disgregazione dei movimenti che si vorrebbe costruire.
Questi concetti, Rifondazione li ha difesi per molti anni salvo poi convertirsi al pragmatismo. Per questo confermo che non voterò mai le guerre né qualsiasi controriforma delle pensioni o la Tav, non tradirò le ragioni che mi hanno portato in questo luogo che non è «il centro della politica» - per me resta il conflitto sociale, a partire dai lavoratori e lavoratrici - soprattutto se non smette, come accade oggi, di rimanere impermeabile a quel conflitto.
(Dal MANIFESTO)

martedì 20 febbraio 2007

LETTERA APERTA A TUTTI I COMPAGNI

In data 20 dicembre 2006 una scarna comunicazione del responsabile nazionale di organizzazione ci informava della decisione della Direzione Nazionale del Partito di commissariare la federazione del PRC di Campobasso e disporre la decadenza di tutti gli organismi federali; nessun riferimento statutario, alcuna motivazione a supporto, niente addebiti specifici, solo il richiamo al parere favorevole espresso dal Collegio Nazionale di Garanzia.

Di fronte ad un atto, a nostro giudizio, ingiustificato ed arbitrario, ci siamo immediatamente adoperati per acquisire notizie, riferimenti ed elementi utili per cogliere la natura del provvedimento e il suo contesto; lo abbiamo fatto interpellando compagni presenti alla riunione della Direzione che ha assunto il provvedimento e componenti del Collegio Nazionale di Garanzia.

E’ anzitutto emerso che per esaminare il caso non è stato mai convocato l’organismo di garanzia, come invece espressamente previsto dallo statuto, ma solo il suo ufficio di presidenza.

La presidenza del Collegio Nazionale di Garanzia, semmai le abbia acquisite e laddove fossero realmente sussistenti, non ha prodotto alla riunione della Direzione né comunicazioni e né atti documentali a supporto della richiesta del provvedimento di commissariamento; né si è preoccupata -e questo costituisce fatto inspiegabile ed inquietante- di convocare alcun rappresentante dell’istanza accusata perché potesse produrre, come invece dispone esplicitamente lo statuto, le proprie controdeduzioni, prima di giungere all’espressione del parere.

Ne consegue che i compagni della presidenza del Collegio Nazionale di Garanzia, oltre a non essere stati messi nella condizione di ottemperare all’obbligo statutario di coinvolgere collegialmente l’organismo, si sono ritrovati nello stato non agevole di esprimere il proprio parere sulla base di indicazioni ed informazioni unilaterali, privati di riscontri e di una visione completa che potesse fornire loro elementi e serenità di giudizio.

Di fronte agli stessi limiti di completezza e di riscontri si sono successivamente ritrovati anche i compagni della Direzione Nazionale; essi, infatti, stando alle informazioni che siamo riusciti ad acquisire dai compagni presenti alla riunione, sono stati informati senza alcun reale contraddittorio, dal compagno Francesco Ferrara, di due presunti addebiti mossi nei confronti della federazione di Campobasso e dei suoi dirigenti: una mancata iniziativa del segretario nazionale, Franco Giordano, a Campobasso nelle scorse elezioni regionali e “reiterati” comunicati e dichiarazioni denigratori della segreteria nazionale del Partito, rilasciati dai dirigenti della federazione stessa.

Rispetto al primo presunto addebito, oltre al fatto che l’istanza interessata all’organizzazione dell’iniziativa, per competenza e per dati di fatto, è l’organismo regionale, va constatato che come dirigenti della federazione non siamo stati messi a conoscenza da alcuno dell’arrivo del Segretario Nazionale.
Il secondo addebito è, invece, assolutamente inesistente e non supportato da alcuna prova che, nella fattispecie, dovendosi trattare di documento pubblico, sarebbe facilmente producibile.

In realtà, spiace constatarlo, pare trattarsi solo di “fantasie” raffazzonate, buttate lì, ad effetto, per “acquisire” un provvedimento disciplinare che non aveva ragione di essere e che, invece, i fatti dicono che doveva essere attuato a tutti i costi; nel mentre, però, è altrettanto un dato di fatto che gli addebiti mossi nei nostri confronti, assolutamente presunti, risultano purtroppo denigratori e lesivi della nostra immagine personale e di quella dell’istanza federale.

Per completezza di elementi e non essendoci stato comunicato, ad oggi, alcun riferimento statutario in forza del quale è stato disposto il commissariamento, aggiungiamo che, essendo l’unico che esplicita il provvedimento disciplinare in oggetto, presumibilmente la Direzione Nazionale si è avvalsa dell’articolo 53 dello statuto; il quale, però, ammessa e assolutamente non concessa la sussistenza degli elementi, prevede la possibilità di commissariare le istanze immediatamente inferiori, nella fattispecie i regionali e non le federazioni.

Noi riteniamo che si tratti di viziature procedurali e di forzature di merito, nei confronti delle quali abbiamo già prodotto ricorso all’istanza nazionale di garanzia, del quale attendiamo gli esiti.

La riflessione politica, invece, va ben oltre gli aspetti procedurali e ad essa vogliamo sollecitare più compagni possibili, impegnati ad ogni livello, nel primario interesse della salvaguardia dell’integrità del partito, della difesa del suo pluralismo interno, della vitalità delle sue strutture, della coerenza dei suoi caratteri fondativi.

Per come si è prodotta e sostanziata la vicenda, infatti, soprattutto nell’attuale fase di collocazione organica del PRC nel governo, siamo davvero legittimati a concludere che quanto accaduto sia di natura esclusivamente “politica”, che su di essa ha pesato una intenzione “normalizzatrice” motivata dalla diversa caratterizzazione della nostra federazione nel contesto del pluralismo congressuale all’interno del partito, nonostante lo Statuto sancisca esplicitamente la legittimità e l’agibilità delle differenze dialettiche e del dissenso politico, comunque espressi, nella vita democratica del PRC.

È evidente che reagire a tutto questo è aspetto di una battaglia che va oltre la nostra realtà territoriale, significativa per la vitalità della militanza e per l’impegno di numerosi compagni, emblematica per l’effettività della pratica democratica e per il pluralismo nel PRC.

Tutta la vicenda segnala la necessità di un impegno ulteriore per determinare ciò che tanti compagni e militanti chiedono incessantemente dai territori e a tutti i livelli: un partito capace di confrontarsi permanentemente, di discutere apertamente di sé stesso e dei propri problemi, di verificare sul terreno dell’efficacia la validità della propria linea.
Per muovere la costruzione dell’alternativa bisogna noi per primi viverla e agire coerentemente.

Il ricorso a misure disciplinari, ancorché prive di fondamento e legittimità, sono l’esplicita conferma delle difficoltà e dei limiti di confronto interno, la mancanza di condizioni, di clima e di motivazioni per vivere le differenze di linea come termini di arricchimento del pluralismo comunista e non come un disagio da “normalizzare”.
Con queste prospettive chiediamo a più compagni possibili nei territori, a tutti i livelli impegnati e di qualsiasi convincimento o mozione, consapevoli e preoccupati dell’involuzione che sta vivendo il Partito, ma che comunque credono alla possibilità di rivitalizzarlo e rilanciarlo per ritornare sulla strada di una coerente rifondazione comunista, di sottoscrivere questo atto di denuncia e di speranza al tempo stesso.

Grazie


I compagni della Federazione del PRC di CB

PER SOTTOSCRIVERE
controsenso@hotmail.com

lunedì 12 febbraio 2007

LETTERA AL RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE

Ad oggi , a 3 mesi di distanza, ancora non abbiamo ricevuta nessuna risposta e non abbiamo idea di chi siano e quanti siano i GC iscritti nella nostra federazione.
vorremmo chiedere hai nostri dirigenti se è una cosa normale.....


Questa che trovate di seguito è una lettera inviata dall'esecutivo provinciale GC di Vibo Valentia giorno 4 gennaio relativa al tesseramento dei GC del 2006.
Ad oggi non abbiamo avuto ancora nessuna risposta e tra l'altro ci risulta che nel 2006 gli iscritti sono aumentati di oltre 100 unità, di cui 50 nel solo circolo di Vibo Valentia.
Riteniamo che il tesseramento sia stato gonfiato per custodire qualche posizione di potere all'interno del partito e per tenere stretta qualche poltrona.



Al responsabile dell’organizzazione
della federazione di Vibo Valentia
M. Malerba


Per conoscenza

Al segretario federale PRC
Franco Daniele

Alla segreteria federale PRC

Al comitato politico federale

Vibo Valentia, 04-01-07


Oggetto: tesseramento Giovani Comunisti 2006 e 2007

L’Esecutivo Provinciale dei Giovani Comunisti, riunitosi in data odierna, come da Regolamento Nazionale GC (art 4, 2° comma) approvato dalla scorsa Conferenza Nazionale e dal Collegio Nazionale di Garanzia PRC,
PRETENDE
di poter finalmente conoscere il numero degli iscritti ai GC del 2006 e dei nuovi iscritti del 2007 (ove ve ne fossero) e di avere l’elenco completo degli iscritti ai GC, circolo per circolo, della Federazione di Vibo Valentia.
Ricordiamo che, come da Regolamento Nazionale GC, il Coordinamento Provinciale deve avere la supervisone degli iscritti ai GC di tutta la federazione.

Saluti comunisti
L’esecutivo Provinciale dei GC

lunedì 5 febbraio 2007

L'ODG CHE NON CI HANNO FATTO PRESENTARE AL CPF

Sono 3 anni che la dirigenza di questo partito non accetta di porre la questione della nostra presenza in giunta alla provincia, nonostante l'abbiamo chiesto parecchie volte, e ora si permette di non far presentare e discutere (e non è la prima volta) un legittimo ODG proposto dai compagni del coordinamento federale GC.
Bella lezione di democrazia che ci hanno dato!!!
CI SIAMO STANCATI E LE NOSTRE DIMISSIONI DAL CPF SONO PRONTE !!!


"Il partito della rifondazione comunista della provincia di Vibo Valentia è presente nell’amministrazione provinciale, guidata dal presidente Bruni, con la figura del compagno Matteo Malerba in qualità di Assessore all’ambiente dalla primavera 2004. I risultati ottenuti fino ad ora dalla nostra delegazione sono alquanto deludenti, facendo emergere inoltre il ruolo di totale subalternità al potere del presidente Bruni. Nessun piano di sicurezza per l’ambiente, il totale silenzio durante e dopo l’alluvione del 3 Luglio, solo questi motivi sarebbero sufficienti a ritirare la nostra delegazione, ma se analizziamo anche la politica in genere dell’amministrazione, nepotismo, affarismo, clientelarismo, deleghe con super retribuzioni, la tarantella di Bruni per la sua mancata candidatura a senatore ecc. ecc., appare evidente come la nostra politica sia in contrapposizione a questo stato di cose.
Pertanto il CPF di Vibo Valentia dichiara conclusa la propria esperienza in seno all’amministrazione provinciale ritirando la propria delegazione."