domenica 24 ottobre 2010
"Il territorio Vibonese e le frazioni sconvolte dal rischio idrogeologico nell’attesa che qualcuno prenda provvedimenti“
Comunicato PdCI sulla centrale a carbone a Saline J.
In tal senso, la Regione è chiamata ad assumersi fino le sue responsabilità, confermando pienamente la scelta strategica compiuta già da anni con il Piano Energetico Ambientale Regionale che esclude l’uso del carbone per la produzione di energia in Calabria.
SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
Comunicato PdCI su gestione gruppo FdS
Sia chiaro: non metteremo punto e a capo fino a quando non sarà definita e chiarita la questione, per nulla pecuniaria, del vergognoso mancato rispetto di patti ed accordi, da parte del PRC, stipulati in merito alla gestione delle risorse economiche e della composizione della struttura del gruppo regionale. Si tratta di punti precisi sui quali i vertici del PRC svicolano e non rispondono, tentando, al contrario, di sollevare inutili e inconsistenti polveroni. Un atteggiamento che attesta e rende lampante il mancato rispetto dei patti.
Pertanto, torniamo a domandare.
È vero o è falso che il consigliere regionale De Gaetano non ha mai sentito il dovere politico di aprire una discussione sulla strategia di contrasto ed opposizione da attuare nel Consiglio regionale contro la giunta Scopelliti che, già in questi pochi mesi, sta dimostrando la sua pericolosità ?
Temiamo, visti i silenzi e le azioni inesistenti di questi mesi, che De Gaetano abbia scelto, alla faccia dei lavoratori e dei meno abbienti, di tacere e di non disturbare Scopelliti e la destra calabrese.
È vero o è falso che il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero ha letteralmente definito “indecente” il comportamento del consigliere regionale, nonché Segretario regionale del partito, Nino De Gaetano in merito al comportamento avuto con il PdCI ?
È vero o falso che non vi è nessuna presenza del PdCI nelle strutture consiliari e del gruppo regionale della sedicente Federazione della Sinistra ?
È vero o è falso che il Consiglio Nazionale della Federazione della Sinistra ha rivolto a tutti i comitati e gruppi consiliari regionali, quindi anche a quelli calabresi, l’invito a ripartire le risorse spettanti ai due partiti, PdCI e PRC, protagonisti del raggiungimento del quorum? E se vero è, come vero è, come spiega Rifondazione la palese inosservanza di codesto invito? Dobbiamo dedurre che la volontà negativa del consigliere De Gaetano sta al di sopra della volontà dei segretari nazionali del PRC e del PdCI ? Dobbiamo ritenere, in più, che, come in tutti i partiti fasulli, i gruppi consiliari o gli eletti contano più del Partito e dei suoi organismi dirigenti? Dobbiamo pensare che il consigliere eletto considera il patrimonio di voti e di risorse della FdS come una cosa propria, privata e personale?
Questo è successo. I tentativi di sviare i termini della questione e di non rispondere si commentano da soli.
In Calabria le ingenti risorse, che da maggio in poi sono arrivate al gruppo regionale della Federazione della Sinistra, che non può essere soggettivamente ridotto al monogruppo consiliare del PRC, non sono state assegnate agli organismi regionali dei due partiti, ma sono state trattenute e gestite unilateralmente dal consigliere De Gaetano.
Domandiamo: è questo un atteggiamento corretto e leale ? O non è, come in effetti è, un’appropriazione indebita, cioè una sconcezza sul piano politico e morale?
Queste erano le nostre semplicissime ed elementari domande alle quali, però, la segreteria reggina del Prc ha replicato di non avere ruolo a rispondere.
E allora a che titolo parlano? A nome di chi replicano?
Ripetiamo: i fatti sono banalissimi e su questi si deve rispondere.
Non si può rivoltare la frittata, tentando la scorciatoia della risibile accusa che la nostra richiesta d’osservanza del patto nazionale non è che una misera volontà di “gestione del potere” e di soldi, che, guarda caso, il monogruppo del consigliere Nino De Gaetano intasca mensilmente e gestisce in perfetta solitudine e sicuramente non per devolverli agli orfani dei caduti dell’Afghanistan.
La questione è prettamente politica. È la questione di come si guarda alla costruzione della FdS: o con l’occhio del custode del salvadanaio o con l’occhio ai problemi, enormi, dei lavoratori e dei disoccupati.
Vi è un’evidente scollatura tra le tante compagne e i tanti compagni di base di Rifondazione di varie parti della Calabria, i quali, venuti a conoscenza dei fatti in questione, ci hanno manifestato la loro sincera solidarietà e il loro sdegno per il comportamento di un ristrettissimo gruppo di persone che, evidentemente, non vuole e teme l’unità dei comunisti e la costruzione della Federazione della Sinistra.
Gli stessi che contestualmente millantano l’esistenza del gruppo consiliare della FdS: uno sfregio nei confronti di migliaia di militanti ed elettori che hanno permesso, alle recenti elezioni regionali, il superamento, d’un soffio, dello sbarramento.
I Comunisti Italiani non si sono fatti mai domare e, soprattutto, credono e perseguono l’unità dei comunisti, quelli veri. Se il consigliere De Gaetano pensa di domarli attraverso il mancato riconoscimento delle spettanti risorse finanziarie, si sbaglia di grosso. Come si sbaglia nel continuare a pensare che il patrimonio di tutti sia un bottino di parte.
Perciò rimaniamo stupiti quando tutta la nostra posizione sulla mancanza di una politica di opposizione, sulle risorse del gruppo, sulla struttura del gruppo, sul personale del gruppo viene ridotta dal segretario provinciale di Rifondazione ad un “risentimento per aver perso il seggio di consigliere regionale a vantaggio del Prc”. Noi pensiamo che, invece, il risentimento dovrebbero averlo nei confronti dell’altro consigliere regionale del sedicente gruppo della FdS, Ferdinando Aiello, il quale dopo avere preso i voti dei comunisti in maniera trasformistica ha cambiato partito ed è passato a Sel. Noi saremo anche miopi, come ci rimprovera il segretario del Prc, ma è indubbio che egli è affetto da cecità pilotata.
Inoltre, dovere sopportare, da parte della segreteria del Prc, l’invito ad occuparci di politica è quanto di più osceno si potesse affermare, poiché sono notori il nostro quotidiano impegno e la nostra attività che ci permettono di essere, con orgoglio, uno dei pochi baluardi di denuncia e resistenza civile contro il decadimento morale e civile che attanaglia la società, reggina e calabrese, ostaggio della ’ndrangheta e delle sue pesanti collusioni trasversali con il sistema politico.
Sulla politica e sulla coerenza non abbiamo bisogno di insegnamenti da alcuno. Semmai qualche lezione possiamo accettare da loro, ovviamente se ne sono in grado, sul rispetto dei patti e degli accordi.
Sappiamo che la base, sia del PdCI che del PRC, vuole l’unità, ci ha chiesto insistentemente di fare l’unità e di stare uniti. Noi siamo stati sempre e vi rimarremo su questo terreno. Perseguiremo il progetto unitario. E perciò facciamo appello alle compagne e ai compagni che, giustamente, amano l’unità, ai dirigenti sinceri e ai compagni di base del PRC, affinchè facciano sentire la loro voce per l’unità dei comunisti, quelli veri e senza maschera, e per l’affermazione dell’indispensabile etica e costume comunista.
PARTITO dei COMUNISTI ITALIANI
Federazione Provinciale di Reggio Calabria
sabato 23 ottobre 2010
VENA: UN TERRITORIO ABBANDONATO.
sabato 16 ottobre 2010
martedì 12 ottobre 2010
Reggio, Assemblea PdCI sul rischio idrogeologico
lunedì 11 ottobre 2010
Intervista al Segretario Oliviero Diliberto
«Abbiamo 22mila iscritti, prima del tragico 2008 erano 30mila, una struttura organizzata in tutto il territorio nazionale, da due anni facciamo le liste con Rifondazione ma quando ci siamo presentati da soli abbiamo preso il 3%, insomma ci siamo anche se fuori dal parlamento e dai mezzi di comunicazione». Oliviero Diliberto parla del partito dei Comunisti italiani del quale è segretario da dieci anni.
Perché ci sono ancora due partiti comunisti?
Non dovrebbero. Noi siamo pronti a rimettere insieme in un unico partito quelli che sono rimasti comunisti e a fare un’alleanza, una federazione, con tutte le forze della sinistra, innanzitutto con Sinistra e libertà. La Federazione della sinistra deve allargarsi, se resta la somma di Prc e Pdci, più altri compagni stimati, rischia di essere una finzione. Questa è la nostra posizione, il nostro congresso l’anno prossimo avrà al centro l’obiettivo di ricostruire il partito comunista. Per il resto rispettiamo il dibattito che c’è in Rifondazione e in Sinistra e libertà, tuttavia una risposta è urgente.
Senza mettere in discussione il nome e il simbolo comunista?
No, ci rivolgiamo innanzitutto a chi si sente ancora comunista. Che guarda cioè a un orizzonte dove ci sia il superamento degli assetti capitalistici. Naturalmente siccome questo non è all’ordine del giorno bisogna mettere in campo una strategia di alleanze per fare più forte la sinistra. E dare un segnale a quelli che sono disorientati in ragione delle nostre divisioni.
Che segnale?
Lancio una proposta: alle prossime elezioni la Federazione della sinistra e Sinistra e libertà si presentino insieme almeno al senato. Una lista che sia una «bicicletta» con i due simboli in modo tale che risulti chiaro che non stiamo unificando niente ma che facciamo un passo nella direzione dell’unità.
Com’è possibile, visto che Vendola correrà per diventare candidato premier e voi escludete di governare con il Pd?
La storia del mio partito dimostra che non siamo pregiudizialmente contrari ad andare al governo. Ma oggi non ci sono le condizioni per governare con il Pd e lo dico con rammarico. Il punto è che se provassimo un accordo organico faremmo del male al Pd e a noi. Esempio: per la Commissione europea l’Italia dovrà rientrare pesantemente dal suo debito. Dovesse vincere, sarebbe un problema del centrosinistra. Non siamo in condizione di farlo con equità, non con questo Pd dove prevale il rapporto con Marchionne. Anche se devo riconoscere che Bersani sta correggendo la rotta e parla di centralità del lavoro.
Questi problemi ci saranno anche fuori dal governo se intendete appoggiarlo in parlamento.
Con il Pd dobbiamo fare un patto su alcune grandi questioni democratiche – difesa della Costituzione, legalità, informazione. Poi dobbiamo fare un patto di legislatura su almeno tre cose che vogliamo portare a casa: lotta al precariato, scuola pubblica ed equità fiscale. Sono cose che anche il Pd può accettare. Un patto del genere ci eviterebbe di ripiombare nella situazione dell’Unione quando si aprivano fibrillazioni quotidiane.
Ma su quello che resta fuori dal patto come fate a impegnarvi?
La logica di questo accordo vuole che noi saremo leali complessivamente ma che porteremo a casa almeno questi risultati. È un po’ come la Lega con il federalismo rispetto al governo Berlusconi. Faremo dei compromessi, ma non vogliamo ripetere l’errore di dividerci come nel 2008 e neppure quello di litigare in continuazione.
Un bel pezzo del Pd continua a non fidarsi e non vuole comunisti nell’alleanza.
È Veltroni che conduce questa campagna con strumentalità delinquenziale. È lui che ha rotto con la sinistra consentendo a Berlusconi di avere la più grande maggioranza in parlamento. Lui che lo ha rimesso in sella scegliendolo come interlocutore per la riforme, lui che ha fatto cadere Prodi. Dopo tutto questo io mi sarei rifugiato nella foresta pluviale amazzonica che è più impenetrabile dell’Africa, Veltroni invece è ancora lì che pontifica. Immagino però che il Pd si renderà conto che un’alleanza è obbligatoria visto che verosimilmente si formeranno tre poli: Berlusconi con la Lega e Storace, Fini con Casini e Rutelli e Bersani con Di Pietro e la sinistra.
Uno schema che vi piace?
Sì perché non credo che il Pd sia in condizione di fare un accordo con Casini e Fini che perderebbero immediatamente i loro voti.
Come starebbe in piedi un governo di sinistra appoggiato dall’esterno e con due opposizioni?
Può provarci perché quel centro robustamente conservatore, immagino sostenuto da Confindustria e dalla Cei, toglierebbe voti alla destra. Anche il primo Prodi aveva due opposizioni visto che la Lega era divisa da Forza Italia e An.
Parteciperete alle primarie di coalizione?
Per noi lo escludo ed evito di indicare preferenze perché rischierei di danneggiare il prescelto.
Neanche Vendola?
Con Sel dobbiamo fare un patto di azione comune che renderebbe più forti anche loro nel caso dovessero entrare nel governo. Mi rendo conto che è un argomento delicato perché non è passato tanto tempo da una scissione, ma ho già proposto alla Federazione di sostenere Vendola alle primarie. In questo caso posso dirlo senza danneggiarlo perché è già percepito come il candidato più a sinistra. Due anni fa si è candidato alla guida di un partito che si chiama comunista.
di Andrea Fabozzi su il manifesto – 8 ottobre 2010