domenica 4 luglio 2010

Bentornata Radio Londra

La stampa italiana si è sempre contraddistinta per la varietà di testate giornalistiche presenti, tali da soddisfare i più disparati orientamenti di pensiero. Tutto ciò non può che essere un bene per quello che, almeno sulla Carta, è uno Stato democratico. La libertà di informazione, il pluralismo sono pilastri fondanti la democrazia, segnano la differenza tra democrazia ed autoritarismo, tra un’opinione pubblica che decide liberamente come informarsi ( e di conseguenza formarsi ) e la verità di regime. O ancora, tra cittadini e sudditi. Perché è questo ciò che contraddistingue la cittadinanza dalla sudditanza. Il cittadino è colui che si informa e che perciò è in grado di avere uno sguardo critico sulla società nella quale è immerso; ciò gli permette di essere cosciente di ciò che accade attorno a lui, di indignarsi per le ingiustizie e, di conseguenza di partecipare, con la forza delle proprie idee che la libera stampa ha contribuito a formare, alla vita sociale, politica e culturale del paese. Il suddito no. Egli preferisce sentirsi rassicurato dalla disinformazione di regime che puntualmente all’ora di cena gli sviscera dagli schermi della sua tv al plasma un’enorme quantità di menzogne, atte a tenerlo buono buono, rilassato sul suo divano in pelle, passivo. Il suddito non sa che c’è la crisi economia, non sa che la pagherà lui, non sa che si sta cercando di impedire alla magistratura di fare il suo dovere imponendo pesanti limitazioni alle intercettazioni, non sa che il 30% dei giovani è disoccupato, non sa che all’Aquila ancora c’è gente nelle tende e tra le macerie che ancora non sono state tolte. E potremmo continuare all’infinito. Purtroppo la maggior parte degli italiani non legge i giornali, non si informa su internet. La loro unica fonte di (dis)informazione sono i telegiornali che, a parte la lodevole eccezione del tg3, sono filogovernativi. E come se non bastasse la stampa libera italiana è minacciata dal ddl Alfano sulle intercettazioni che non solo pone delle forti limitazioni allo strumento più efficace ed essenziale nella lotta al crimine organizzato ma impedisce di fatto la libera circolazione delle notizie sulla carta stampata. Anzitutto, i giornalisti non potranno più pubblicare gli atti delle inchieste in versione integrale fino al termine dell’udienza preliminare, ma solo per riassunto. Le trascrizioni delle telefonate, invece, non si potranno più pubblicare in versione integrale e tantomeno per riassunto,fino al processo. Per non parlare delle multe salatissime agli editori che si troveranno costretti a fare pressioni per non far pubblicare determinate notizie scomode. Se la legge fosse già in vigore non avremmo saputo della “cricca”, della casa di Scajola, delle infiltrazioni negli appalti per la ricostruzione de l’Aquila, del caso-D’Addario ecc. I giornalisti sostenuti dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana sono pronti alla disobbedienza civile e a fare ricorso alla Corte di Strasburgo qualora il ddl passasse alla Camera, visto il già incassato voto di fiducia del Senato. Numerose sono le iniziative per eludere ed arginare questa legge autoritaria: dalla creazione di siti web di controinformazione fino al riprendere notizie successe in Italia e pubblicate da giornali stranieri. Un po’ come succedeva, con altri mezzi, durante la Resistenza da parte degli antifascisti rifugiati all’estero. Bentornata Radio Londra.

Salvatore Schinello

FGCI - Vibo Valentia

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