domenica 4 luglio 2010

OPERAZIONE META, IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PDCI TRIPODI CHIEDE LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI REGGIO CALABRIA

COMUNICATO STAMPA

Nelle diverse reazioni di esponenti del pdl e della destra sulla brillante operazione giudiziaria denominata “META” condotta con successo dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e dal Ros dei Carabinieri, c’è sempre un comune denominatore che colpisce : viene apprezzato il lavoro investigativo della Procura ma contemporaneamente si comunica che non c’è alcun avviso di garanzia nei confronti dell’ex Sindaco ed attuale Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. In effetti appare evidente che queste numerose dichiarazioni siano state fatte solo allo scopo di annunciare “urbi et orbi” che Scopelliti non è indagato, anche se non bisognerebbe mai dimenticarsi la famosa locuzione latina “excusatio non petita, accusatio manifesta”. A parte il fatto che costoro non spiegano come mai in questa come in altre recenti clamorose operazioni giudiziarie siano numerosi i sindaci, amministratori, consiglieri comunali e circoscrizionali della destra coinvolti e raggiunti anche da provvedimenti di custodia cautelare.
Ma quello che sta emergendo dal provvedimento della Procura è ancora più grave ed inquietante dell’emanazione di un mero avviso di garanzia a chicchessia.
Per la prima volta, dopo le tantissime denunce politiche che noi abbiamo fatto in questi anni, viene alla luce in modo chiaro e netto un sistema di potere e di governo della cosa pubblica (fino ad oggi il Comune di Reggio, ma domani tutto questo potrebbe investire l’intera Regione Calabria?) profondamente corrotto e degradato, che ha dissestato il comune e lo ha trasformato nell’orticello privato di un gruppo di potere assai vasto ed articolato che lo ha gestito a piacimento con mezzi leciti e, molto spesso, illeciti ed illegittimi. Il comune è diventato una vera e propria melma. Questo è il tanto decantato “Modello Reggio” che adesso vorrebbero estendere a tutta la regione.
Questo sistema si è impadronito della città di Reggio Calabria e della sua massima istituzione elettiva dando vita ad un formidabile intreccio politica – massoneria deviata - ndrangheta – affari, che fa tutt’uno con un sottobosco cittadino che vive nei gangli fondamentali del potere comunale in cui dominano faccendieri, affaristi, mazzettisti, imprenditori senza scrupoli, professionisti collusi e invischiati, burocrati asserviti, politici legati alle cosche, prestanome insospettabili, boss e affiliati.
Del resto l’arresto dell’ex consigliere comunale di alleanza nazionale, il poliziotto Labate, si poteva già considerare come la punta dell’iceberg di una situazione fortemente compromessa e condizionata dalle cosche della ndrangheta che spadroneggiano nella città in tutti i campi e che decidono i candidati e gli eletti, umiliando, in ogni modo e con ogni mezzo, noi e tutti quelli che non intendono piegarsi.
Al di là degli avvisi di garanzia che non ci sono stati, si pone, quindi, un’enorme questione etica e morale che non si risolve e non si affronta solo in sede giudiziaria, ma riguarda la città, la sua coscienza pubblica e collettiva, il suo bisogno di ritrovare la via della legalità e della trasparenza, il suo rifiuto netto e categorico di una trasformazione del comune, inteso come casa di tutti, nel palazzo degli affari e degli imbrogli per pochi, la sua volontà di aprire una nuova fase della sua vita.
E’ davvero normale quello che è avvenuto in questi anni nel comune e di cui l’operazione Meta rappresenta uno spacccato o il “modello Reggio” della destra di Scopelliti non è invece il punto più basso di caduta verticale della legalità, della trasparenza, del diritto e della democrazia quale mai si era stato toccato a Reggio, ancora peggio della stagione di tangentopoli.
Obbligo della politica è dare queste risposte. Per parte nostra cerchiamo di presentare una proposta credibile ed alternativa capace di cambiare radicalmente questa condizione. Riteniamo che questo sia il modo migliore per sostenere concretamente l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine affinché vadano avanti indagini e processi e vengano individuati e colpiti i responsabili politici e mafiosi di questo sistema che ha ridotto la città in terreno di conquista e di dominio, in cui perfino il pane diventa affare della ndrangheta.
Quello che sta venendo fuori ci interroga tutti e ci pone la necessità di avere uno scatto di orgoglio e di dignità per rovesciare una situazione puzzolente e torbida in cui gli interessi comuni e generali sono stati totalmente cancellati e tutto è stato piegato alle logiche ndranghetistiche, affaristiche e clientelari dalle assunzioni nel comune e nelle società miste alle forniture, dagli appalti, alla manutenzione, ai contributi alle associazioni, alle nomine, ecc.
Del resto non ci vorrebbe poi tanto, basterebbe solo ricordarsi qualche volta che questa città nel suo recente passato, dopo gli anni della “città dolente” che sembrano tornati di moda, ha conosciuto un sindaco eccezionale come Italo Falcomatà e una stagione indimenticabile che è stata chiamata “la primavera di Reggio”.
Ciò significa che la prima cosa fare, nel prendere atto che il Comune è diventato una melma, è lo scioglimento del Consiglio Comunale, azzerando una classe dirigente che sta portando Reggio alla rovina.

Reggio Calabria, 26.6.2010
MICHELANGELO TRIPODI
SEGRETARIO REGIONALE PdCI

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