sabato 18 dicembre 2010

La Russa il Fascista e l'omicidio dell'agente Marino


Nella foto si può "ammirare" il picchiatore fascista Ignazio La Russa "sorvegliato" dal sorridente capo del MSI, il nazifascista fucilatore di Partigiani, Almirante.







Si profila il "disegno" eversolo della destra

Si profila il "disegno" eversolo della destra Inchieste sulla morte dell'agente e l'attentato Si profila il "disegno" eversolo della destra Sette giovani sono in carcere: tre accusati di concorso in strage, tre di resistenza e radunata sediziosa, uno d'avere organizzato la manifestazione di Milano - La magistratura ricerca i mandanti - I disordini e l'attentato sembra siano stati preparati in piazza S. Babila - A Lodi il "deposito munizioni" dei commandos fascisti? Roma: l'estremista di sinistra si rifiuta di parlare (Dal nostro inviato speciale) Milano, 21 aprile. Breve battuta d'arresto nell'inchiesta sui tragici incidenti del 12 aprile in via Bellotti. Il sostituto procuratore della Repubblica dott. Viola, è partito stasera per Napoii, dove trascorrerà la Pasqua con la famiglia. Stamane il magistrato ha invano atteso nel suo ufficio Gaetano La Scala e Cristiano Rosati, due giovani neofascisti « sambabilini », che 1 avrebbero dovuto essere interrogati. Si è appreso che il dott. Viola attribuisce particolare importanza all'interrogatorio di La Scala, che sarebbe stato indicato come un « importante testimone » dei fatti accaduti quel giovedì. Gaetano La Scala, detto «Tanino», nel febbraio scorso è stato implicato in una rissa con aderenti alla sinistra extraparlamentare in piazza Cavour. Frequenta San Babila e ha partecipato a tutte le manifestazioni della «maggioranza silenziosa». Il Rosati, invece, è un personaggio di secondo piano, amico di Simona Aguzzi, la ragazza che ieri avrebbe ammesso di avere ospitato Loi e altri la notte dopo i disordini. Sembra anche che il dottor Viola nei prossimi giorni interrogherà altre persone. Martedì mattina il magistrato si recherà a San Vittore: forse sarà fatto il confronto fra De Andreis, Loi e Murelli. Le indagini sugli incidenti di Milano e quelle sul fallito attentato al diretto TorinoRoma del 7 aprile scorso, procedono parallelamente. Nei due episodi, infatti, sono coinvolti giovani estremisti di destra che sembrano appartenere al medesimo gruppo eversivo, con sede in San Babila. Gli scontri «a fuoco» con la polizia e le bombe sui treni farebbero dunque parte di un piano terroristico destinato a creare il panico che sarebbe stato messo a punto dai gruppuscoli della destra extraparlamentare. Molti degli arrestati, infatti, provengono da «Ordine nuovo», «Avanguardia nazionale», o hanno fatto parte delle «Sam» (Squadre d'azione Mussolini). Vi sono anche quelli del «Fronte della gioventù», l'organizzazione giovanile del msi. Sembra, infatti, che Vittorio Loi e Maurizio Murelli abbiano chiamato in causa anche Ignazio La Russa, figlio del senatore missino Antonino La Russa, che da qualche mese ha preso il posto di Radice ed è il responsabile provinciale del Fronte della gioventù. Questi, secondo i due arrestati, avrebbe partecipato attivamente alla manifestazione di giovedì, guidandoli all'assalto della polizia in due momenti: in piazza Ascoli di fronte al liceo Virgilio, ed in viale Romagna, vicino alla casa dello studente. Sembra inoltre confermato che le bombe a mano scagliate dal Loi e dal Murelli provengano proprio dal Car di Imperia, dove aveva prestato servizio Nico Azzi (quello dell'attenta to sul diretto Torino-Roma). Infine, ma anche questa notizia non è controllata, il dottor Viola avrebbe saputo, sembra da Davide Petrini, il «cucciolo» delle bombe a mano, dove si trova il «deposito munizioni» dei terroristi neri. In una zona del Lodigiano, secondo alcune indiscrezioni. L'inchiesta per accertare le responsabilità, scoprire i mandanti del «commando nero » che quel giovedì è sceso per le strade portando le bombe in tasca, ha già ottenuto positivi risultati. Sette persone sono in carcere, ima è indiziata di reato. Sette giovani: tre arrestati per resistenza aggravata e radunata sediziosa, un quarto indiziato per gli stessi reati. Altri tre, Vittorio Loi, Maurizio Murelli e Davide Petrini, accusati di concorso in strage, avrebbero la responsabilità — secondo gli inquirenti — dell'assassinio dell'agente. L'ultimo, il missino Mario De Andreis, è indicato come promotore ed organizzatore della manifestazione fascista degenerata nei violenti disordini. L'età degli arrestati va da 17 a 28 anni. Fra loro ci sono studenti ed operai. Sono tutti assidui frequentatori della zona attorno a San Babila, luogo di ritrovo dei giovani neo fascisti milanesi. Tutti hanno a disposizione molto denaro Fra questi giovani sono stati reclutati quelli che giovedì 12 aprile si sono dati appuntamento in piazza Oberdan per «provocare disordini». Quel giorno in piazza Tricolore doveva parlare il senatore missino Ciccio Franco ma il comizio era stato sospeso per ordine del prefetto. Così com'era stata negata l'autorizzazione ad un corteo. Ciononostante, i giovani neofascisti si sono radunati con l'intenzione precisa di contravvenire alle disposizioni della polizia. La parola d'ordine era «creare disordini». Hanno incominciato tirando pietre contro gli agenti, bloccando il traffico con barricate improvvisate. Poi sono comparse le pistole lanciarazzi, le bombe a mano. La consegna è stata rispettata fino in fondo. I «capi» volevano che quel giorno a Milano venisse ricordato in futuro. Francesco Fornari (Nostro servizio particolare) Roma, 21 aprile. Achille Lollo, lo studente di scienze politiche della sinistra extraparlamentare, indiziato del reato di strage in concorso con Marino Sorrentino per il rogo di Primavalle, è stato interrogato questa sera dal dott. Sica nel carcere di Rebibbia. Il giovane ha immediatamente proclamato la sua innocenza, dichiarandosi vittima di « una manovra contro la sinistra extraparlamentare », poi si è rifiutato di rispondere alle domande del sostituto procuratore della Repubblica. La decisione dello studente di tacere non ha stupito i giornalisti in attesa davanti a Rebibbia, sulla via Tibùrtina. La sua linea di condotta era stata preannunciata stamane dal difensore, avvocato Mancini: «E' mia intenzione evitare che Lollo^ risponda alle domande del magistrato. Perciò, non appena si inizierà l'attività istruttoria, consegnerò al giudice Sica un'istanza per chiedere che venga messo a verbale che io ho invitato il mio cliente a non rispondere alle contestazioni. Non faccio questo per intralciare il corso della giustizia, ma per evitare che indizi inconsistenti possano diventare, come è accaduto per altre clamorose vicen- Francesco Santini (Contìnua a pagina 2 in terza colonna)
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(22.04.1973) LaStampa - numero 96


Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino

Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino Davanti ai giudici ("concorso in omicidio volontario") Vittorio Loi e Maurizio Murelli • Imputati anche altri 39 estremisti di destra - E' probabile che la difesa chieda di attendere le conclusioni dello stralcio dell'istruttoria contro i due deputati missini Petronio e Servello, accusati d'istigazione nei reati di resistenza e di adunata sediziosa (Dal nostro inviato speciale) Milano, 9 aprile. In corte d'assise verrà rievocato da domani il « giovedì nero » di Milano, quando una bomba fascista uccise, il 12 aprile 1973, l'agente Antonio Marino, 23 anni, un ragazzo di Caserta, quinto di sette figli, che nella polizia aveva trovato il mezzo per poter aiutare la famiglia. Avvenne durante una manifestazione organizzata dal msi, per la quale la questura aveva annullato l'autorizzazione (pochi giorni prima v'era stato l'attentato al treno Torino-Roma e si temevano incidenti). Da un gruppo fascista furono lanciate tre bombe a mano contro la polizia: una esplose sul petto di Marino e lo uccise all'istante. Dell'omicidio devono rispondere due estremisti di destra: Vittorio Loi, 22 anni, figlio dell'ex campione di pugilato Duilio, e Maurizio Murelli, 20 anni, detenuti a San Vittore. Sono accusati di « concorso in omicidio volontario » per aver lanciato ciascuno una bomba a mano Srcm contro la seconda compagnia del Terzo Celere, che cercava di disperdere i dimostranti. Le schegge ferirono altre dodici guardie di ps (per Loi e Murelli v'è anche l'accusa di lesioni). Come imputati minori sono citati al processo altri 39 estremisti di destra, tra i quali Nico Azzi, Mauro Marzorati (già condannati per l'ordigno esploso nella toeletta del treno Torino-Roma il 7 aprile 1973), Ignazio La Russa, tìglio di un parlamentare del msi: a tutti sono contestati, a titolo diverso, reati che vanno dalla radunata sediziosa alla resistenza, dal porto di armi in luogo pubblico alla detenzione di armi improprie. Durante il dibattimento si parlerà anche di Giancarlo Rognoni, neofascista, capo del gruppo « La Fenice », rifugiato all'estero, ritenuto uno dei maggiori responsabili degli attentati della trama nera (anche di quello sul Torino-Roma) : egli avrebbe fornito, attraverso Nico Azzi, le bombe a mano ai dimostranti fascisti di Milano. Secondo la sentenza di rinvio a giudizio (il giudice istruttore era Vittorio Frascherelli, accusatore Guido Viola, che nel processo sarà pubblico ministero), Vittorio Loi avrebbe lanciato l'ordigno che dilaniò l'agente Marino, mentre il Murelli tirò le due bombe che non esplosero. Il giudice Viola aveva chiesto per i due fascisti la imputazione di concorso in strage; Frascherelli ha cambiato l'accusa dopo aver sentito il parere del perito balistico Teonesto Cerri sulla pericolosità della bomba Srcm. Cerri ha affermato che «la esplosione d'una bomba di quel tipo, lanciata contro un agglomerato di persone, causa ferite mortali esclusivamente alla persona sulla quale eventualmente impatta e esplode. Tutte le altre persone circostanti, ed entro il raggio di 15 metri, possono riportare ferite, anche numerose, la cui gravità e pericolosità è strettamente connesso alla zona del corpo colpita ». Frascherelli ha ritenuto che « non occorre affermare la sussistenza del reato di strage per retribuire adeguatamente un comportamento criminoso di tanta gravità... L'idea di lanciare una bomba contro un agglomerato di persone è infame e criminale e non abbisogna di ulteriori commenti ». Quasi certamente uno dei due difensori che assistono i principali imputati chiederà il rinvio del processo, sollecitando l'unificazione con l'inchiesta in corso contro i deputati msi Francesco Petronio e Franco Maria Servello (questo all'epoca degli episodi federale di Milano), accusati per i fatti del « giovedì nero » di istigazione nei reati di resistenza e di radunata sediziosa. Al di là della violenza, ormai accertata in tanti episodi, dell'estremismo di destra, questa è la parte più importante del processo. La posizione dei due parlamentari msi era stata stralciata dall'indagine in attesa che la speciale commissione della Camera si pronunciasse sull'autorizzazione a procedere; l'autorizzazione è giunta circa due mesi or sono e nei prossimi giorni il pubblico ministero dovrebbe depositare la requisitoria. I difensori degli imputati chiederebbero l'unificazione dei due processi, sostenendo che l'esame completo dei fatti potrebbe porre in evidenza circostanze attenuanti in favore dei due maggiori imputati (il supplemento di istruttoria deve anche chiarire la posizione di altri quattro fascisti: Nestore Crocesi, Pietro De Andreis, Gianluigi Radice e Giorgio Muggiani, tutti grossi nomi della destra milanese, non soltanto nel gruppo di picchiatori conosciuto come i « sanbabilini »). La corte dovrà decidere sull'eventuale istanza dei difensori. Su che cosa si baserà la richiesta? Ecco in sintesi alcune delle accuse indirette ai dirigenti missini. Requisitoria Viola: « Non vi è dubbio alcuno che i disordini siano stati preordinati» e i diri¬ genti msi « non fecero nulla per evitare gli incidenti ». Rinvio a giudizio di Frascherelli: « Gli incidenti e i disordini sono stati deliberatamente provocati. Furono condotti da una cinquantina di elementi appartenenti ai gruppi della destra extraparlamentare, all'organizzazione giovanile del msi e allo stesso msi »■ ancora: « Tutto l'antefatto e lo svolgimento dei fatti del 12 aprile smentiscono inoltre l'assenza di legami tra msi. Fronte della gioventù e forze extraparlamentari di destra ». Dichiarazione di Vittorio Loi (25-4-'73): « Prima ci mandano in piazza, poi ci buttano alle ortiche », riferita ai dirigenti del msi. E Grazia Loi, madre di Vittorio: « I dirigenti del msi hanno compiuto nei confronti di mio figlio una vergognosa operazione di scaricabarile. Io e mio marito abbiamo chiesto spesso ai dirigeriti msi che nostro figlio non fosse sfruttato ». Dichiarazione di Duilio Loi (10-5-'73): «Mio figlio ha fatto anche i nomi dell'on. Servello e dell'on. Petronio. Altroché se li ha fatti ». Rumor, allora ministro dell'Interno, alla Camera (13 aprile 1973): «La responsabilità dei gravissimi inciden¬ ti non è contestabile, è nei fatti », i missini sono scesi in piazza « con intendimenti provocatori ed eversivi, per mettere a repentaglio, con l'autorità dello Stato e della legge, la convivenza dei cittadini ». Pertini, presidente della Camera: « E' un atto criminalet che ricorda il fascismo degli Anni Venti ». Di contro, v'è una frase del senatore msi Nencioni: « Tutto ciò che è successo è una manovra contro la destra nazionale » (25-4-'73). Si deve anche ricordare un documento dei carabinieri di Milano (12 maggio '73) su come si arrivò all'arresto di Loi e Murelli. « / fascisti furono scoperti da indagini personali del colonnello Santoro e con l'aiuto di alcuni confidenti (sembra di Avanguardia nazionale; n.d.r.) » e il rapporto spiega poi che Loi confessò di aver tirato la bomba esplosa (in seguito ! negherà e dirà che fu Santoro a convincerlo a confessare: è anche accusato di calunnia), subito dopo il senatore Nencioni avrebbe telefonato al colonnello Santoro per rivelargli il nome di uno dei responsabili: Vittorio Loi. Disse anche di ignorare chi fosse Maurizio Murelli. Piero Cerati

LaStampa 10.04.1975 - numero 82 pagina 9



Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino

Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino Avrebbero contribuito a provocare i gravi scontri Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino (Nostro servizio particolare) Milano, 24 gennaio. (m. f.) E' cominciato stamane il processo stralcio per il giovedì nero (12 aprile 1973) quando l'agente di pubblica sicurezza Antonio Marino fu ucciso da una bomba a mano lanciata da estremisti di destra. Gli autori materiali dell'omicidio sono già stati condannati, anche in appello, a pene che vanno dai 15 ai 20 anni. Ora è la volta dell'onorevole Franco Maria Servello, già federale di Milano, attuale vicesegretario nazionale del msi, di Franco Petronio, ex parlamentare, Nestore Crocesi e Pietro De Andreis e di altri esponenti minori dello stesso partito, ritenuti responsabili di «avere contribuito a promuovere la radunata sediziosa», che poi portò agli scontri con la polizia, con l'aggravante di avere istigato persone minori degli anni 18 e di avere «collaborato nella predisposizione e nell'organizzazione dei disordini». All'inizio del dibattimento, che riprenderà domani, la difesa ha presentato un'eccezione di nullità, tendente a far rinviare il processo a nuovo ruolo, che è però stata respinta. Sono quindi cominciati gli interrogatori degli imputati. Servello si è proclamato innocente e ha affermato che, dopo il divieto della manifesta. zione da parte della questura, | i fatti accaddero «spontanea: mente» senza una preordinatone, anzi, il partito avrebbe fatto il possibile per calmare il malcontento che serpeggiava nei giovani a causa del divieto. Anche gli altri imputati hanno respinto ogni responsabilità. De Andreis ha detto I di non avere mai saputo che I Maurizio Murelli (condanna! to con Vittorio Loi per il lan| ciò delle bombe a mano) aveva con sé i tre ordigni. Ha persino negato di sapere che esistesse «Avanguardia nazionale». Secondo la sentenza di rinvio a giudizio, invece, «gli incidenti e i disordini furono deliberatamente provocati e vennero condotti da una cinj quantina di elementi dei ! gruppi della destra extrapari lamentare dell'organizzazione ; giovanile del msi e dello stesl so msi». De Andreis, si occu¬ pò la sera dell'll aprile di rastrellare nei bar del centro i «sanbabilini»: li invitò a concentrarsi il giorno seguente in vista di incidenti preordinati; seppe delle bombe a mano in possesso di alcuni di loro. Quanto a Crocesi egli accompagnò il De Andreis in questi incontri. Servello si è difeso sosteI nendo di avere fatto di tutto prima per allontanare dal partito gli extraparlamentari di destra, poi il 12 aprile per impedire incidenti. Sennonché lo stesso Servello alla fine del febbraio 1973 aveva convocato gli aderenti al gruppo neonazista «La Fenice» promettendo cariche ed appoggi. E fu proprio un aderente a «La Fenice», Nico Azzi, a fornire le 3 bombe a mano scagliate durante gli scontri. Da sinistra: Servello, De Andreis, Crocesi e Petronio
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(25.01.1978) LaStampa - numero 20

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