martedì 20 febbraio 2007

LETTERA APERTA A TUTTI I COMPAGNI

In data 20 dicembre 2006 una scarna comunicazione del responsabile nazionale di organizzazione ci informava della decisione della Direzione Nazionale del Partito di commissariare la federazione del PRC di Campobasso e disporre la decadenza di tutti gli organismi federali; nessun riferimento statutario, alcuna motivazione a supporto, niente addebiti specifici, solo il richiamo al parere favorevole espresso dal Collegio Nazionale di Garanzia.

Di fronte ad un atto, a nostro giudizio, ingiustificato ed arbitrario, ci siamo immediatamente adoperati per acquisire notizie, riferimenti ed elementi utili per cogliere la natura del provvedimento e il suo contesto; lo abbiamo fatto interpellando compagni presenti alla riunione della Direzione che ha assunto il provvedimento e componenti del Collegio Nazionale di Garanzia.

E’ anzitutto emerso che per esaminare il caso non è stato mai convocato l’organismo di garanzia, come invece espressamente previsto dallo statuto, ma solo il suo ufficio di presidenza.

La presidenza del Collegio Nazionale di Garanzia, semmai le abbia acquisite e laddove fossero realmente sussistenti, non ha prodotto alla riunione della Direzione né comunicazioni e né atti documentali a supporto della richiesta del provvedimento di commissariamento; né si è preoccupata -e questo costituisce fatto inspiegabile ed inquietante- di convocare alcun rappresentante dell’istanza accusata perché potesse produrre, come invece dispone esplicitamente lo statuto, le proprie controdeduzioni, prima di giungere all’espressione del parere.

Ne consegue che i compagni della presidenza del Collegio Nazionale di Garanzia, oltre a non essere stati messi nella condizione di ottemperare all’obbligo statutario di coinvolgere collegialmente l’organismo, si sono ritrovati nello stato non agevole di esprimere il proprio parere sulla base di indicazioni ed informazioni unilaterali, privati di riscontri e di una visione completa che potesse fornire loro elementi e serenità di giudizio.

Di fronte agli stessi limiti di completezza e di riscontri si sono successivamente ritrovati anche i compagni della Direzione Nazionale; essi, infatti, stando alle informazioni che siamo riusciti ad acquisire dai compagni presenti alla riunione, sono stati informati senza alcun reale contraddittorio, dal compagno Francesco Ferrara, di due presunti addebiti mossi nei confronti della federazione di Campobasso e dei suoi dirigenti: una mancata iniziativa del segretario nazionale, Franco Giordano, a Campobasso nelle scorse elezioni regionali e “reiterati” comunicati e dichiarazioni denigratori della segreteria nazionale del Partito, rilasciati dai dirigenti della federazione stessa.

Rispetto al primo presunto addebito, oltre al fatto che l’istanza interessata all’organizzazione dell’iniziativa, per competenza e per dati di fatto, è l’organismo regionale, va constatato che come dirigenti della federazione non siamo stati messi a conoscenza da alcuno dell’arrivo del Segretario Nazionale.
Il secondo addebito è, invece, assolutamente inesistente e non supportato da alcuna prova che, nella fattispecie, dovendosi trattare di documento pubblico, sarebbe facilmente producibile.

In realtà, spiace constatarlo, pare trattarsi solo di “fantasie” raffazzonate, buttate lì, ad effetto, per “acquisire” un provvedimento disciplinare che non aveva ragione di essere e che, invece, i fatti dicono che doveva essere attuato a tutti i costi; nel mentre, però, è altrettanto un dato di fatto che gli addebiti mossi nei nostri confronti, assolutamente presunti, risultano purtroppo denigratori e lesivi della nostra immagine personale e di quella dell’istanza federale.

Per completezza di elementi e non essendoci stato comunicato, ad oggi, alcun riferimento statutario in forza del quale è stato disposto il commissariamento, aggiungiamo che, essendo l’unico che esplicita il provvedimento disciplinare in oggetto, presumibilmente la Direzione Nazionale si è avvalsa dell’articolo 53 dello statuto; il quale, però, ammessa e assolutamente non concessa la sussistenza degli elementi, prevede la possibilità di commissariare le istanze immediatamente inferiori, nella fattispecie i regionali e non le federazioni.

Noi riteniamo che si tratti di viziature procedurali e di forzature di merito, nei confronti delle quali abbiamo già prodotto ricorso all’istanza nazionale di garanzia, del quale attendiamo gli esiti.

La riflessione politica, invece, va ben oltre gli aspetti procedurali e ad essa vogliamo sollecitare più compagni possibili, impegnati ad ogni livello, nel primario interesse della salvaguardia dell’integrità del partito, della difesa del suo pluralismo interno, della vitalità delle sue strutture, della coerenza dei suoi caratteri fondativi.

Per come si è prodotta e sostanziata la vicenda, infatti, soprattutto nell’attuale fase di collocazione organica del PRC nel governo, siamo davvero legittimati a concludere che quanto accaduto sia di natura esclusivamente “politica”, che su di essa ha pesato una intenzione “normalizzatrice” motivata dalla diversa caratterizzazione della nostra federazione nel contesto del pluralismo congressuale all’interno del partito, nonostante lo Statuto sancisca esplicitamente la legittimità e l’agibilità delle differenze dialettiche e del dissenso politico, comunque espressi, nella vita democratica del PRC.

È evidente che reagire a tutto questo è aspetto di una battaglia che va oltre la nostra realtà territoriale, significativa per la vitalità della militanza e per l’impegno di numerosi compagni, emblematica per l’effettività della pratica democratica e per il pluralismo nel PRC.

Tutta la vicenda segnala la necessità di un impegno ulteriore per determinare ciò che tanti compagni e militanti chiedono incessantemente dai territori e a tutti i livelli: un partito capace di confrontarsi permanentemente, di discutere apertamente di sé stesso e dei propri problemi, di verificare sul terreno dell’efficacia la validità della propria linea.
Per muovere la costruzione dell’alternativa bisogna noi per primi viverla e agire coerentemente.

Il ricorso a misure disciplinari, ancorché prive di fondamento e legittimità, sono l’esplicita conferma delle difficoltà e dei limiti di confronto interno, la mancanza di condizioni, di clima e di motivazioni per vivere le differenze di linea come termini di arricchimento del pluralismo comunista e non come un disagio da “normalizzare”.
Con queste prospettive chiediamo a più compagni possibili nei territori, a tutti i livelli impegnati e di qualsiasi convincimento o mozione, consapevoli e preoccupati dell’involuzione che sta vivendo il Partito, ma che comunque credono alla possibilità di rivitalizzarlo e rilanciarlo per ritornare sulla strada di una coerente rifondazione comunista, di sottoscrivere questo atto di denuncia e di speranza al tempo stesso.

Grazie


I compagni della Federazione del PRC di CB

PER SOTTOSCRIVERE
controsenso@hotmail.com

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