martedì 27 febbraio 2007

Lettera di Franco Turigliatto

«Sono stato costretto a una scelta inevitabile» Franco Turigliatto

Ho votato la fiducia al governo Prodi secondo il mandato ricevuto sul programma dell'unione, che non comprendeva né la guerra infinita in Afghanistan, né il raddoppio della base Usa a Vicenza.A prescindere dai disastri sociali derivanti dalla permanenza delle leggi 30, Moratti e Bossi-Fini e da una finanziaria liberista, la tripletta dell'impennata delle spese militari, dell'impegno a Kabul almeno fino al 2011 e del supporto logistico alla guerra con la nuova base di Vicenza, segna una profonda rottura con una qualsiasi pur blanda opzione di sinistra e di pace. Alle richieste di ripensamento sulla base dopo la manifestazione del 17 febbraio si è risposto che «tireremo dritto» (Prodi), «ogni ripensamento sarebbe un gesto di ostilità agli Usa» (D'Alema). E Padoa-Schioppa aggiunge: «Faremo la Tav». Uno schiaffo dopo l'altro alle richieste dei movimenti.Per questo ho scelto di non partecipare al voto, operando in tal modo in piena coerenza non solo con le mie idee, ma anche con il programma storico del mio partito. Per questo lo rifarei.
L'operazione di D'Alema, Cossiga, Andreotti e Pininfarina è solare e il nuovo esecutivo con Follini è la premeditata conseguenza per la «fase due» del governo, dopo che nella «fase uno» la sinistra, apparsa come vincente e nello stesso tempo corresponsabile di tutti i malumori sociali, aveva ottenuto in realtà ben poco. Il governo, la cui discontinuità, era indicata nella permeabilità ai movimenti sociali, ha preventivamente criminalizzato le lotte sindacali e pacifiste in vista dell'attacco alla previdenza e dell'offensiva di guerra in Afghanistan. E' troppo comodo per i dirigenti del Prc e altri farmi passare come «capro espiatorio» per non ammettere il fallimento del progetto di condizionamento a sinistra dell'Unione. Con la mia espulsione si finisce di accreditare la tesi falsa della caduta del governo nascondendo la manovra centrista.
Il clima da caccia alle streghe contro di me e tutta l'area di Sinistra Critica oltre a essere demodé, ha del grottesco. Vengo persino accusato di «scissione» dopo essere stato cacciato dal gruppo parlamentare e obbligato dal regolamento ad aderire al gruppo misto. In attesa per altro delle dimissioni che per coerenza politica avevo annunciato prima del voto e confermato subito dopo.Non accetto il linciaggio mediatico veicolato anche dal mio partito. Soprattutto non credo che possa essere valida una politica che il sabato sfila contro la guerra e il mercoledì successivo sulla base di un presunto realismo e della «concretezza» vota politiche di intervento militare. Molti mi accusano di fare l'anima bella, anche se le solidarietà politica e l'affetto ricevuto superano ogni mia aspettativa, ma se non si recupera l'unità tra azione e coscienza la politica è destinata a essere una pura tecnica di esercizio del potere. L'incoerenza tra i comportamenti e le scelte istituzionali e gli intenti sociali propagandati, questa sì che costituisce l'autoreferenzialità e l'autismo politico; essa è una delle cause della crisi della politica e non può che favorire la demoralizzazione e la disgregazione dei movimenti che si vorrebbe costruire.
Questi concetti, Rifondazione li ha difesi per molti anni salvo poi convertirsi al pragmatismo. Per questo confermo che non voterò mai le guerre né qualsiasi controriforma delle pensioni o la Tav, non tradirò le ragioni che mi hanno portato in questo luogo che non è «il centro della politica» - per me resta il conflitto sociale, a partire dai lavoratori e lavoratrici - soprattutto se non smette, come accade oggi, di rimanere impermeabile a quel conflitto.
(Dal MANIFESTO)

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