lunedì 17 maggio 2010

Afghanistan e vomitevole ipocrisia

C'è sull'Afghanistan una vomitevole ipocrisia. Oggi, di fronte ai nuovi morti, qualcuno parla di ridiscutere la nostra presenza. Lo fa Di Pietro, lo fa Calderoli. Oppure, come Anna Finocchiaro, viene avanzata la richiesta di discuterne in Parlamento. Qualche giorno fa Obama si è complimentato con Karzai per aver aperto una trattativa con i talebani.
Durante il governo Prodi, noi, Rifondazione e i Verdi chiedevano il ritiro delle truppe. Ma siccome ci rendevamo conto di esssere in un contesto nazionale e internazionale che rendeva la nostra richiesta niente più che un mero appello, avanzammo anche proposte precise. Primo: avviare una exit strategy attraverso una conferenza di pace e tutti, dal Pdl, al Pd, all'Idv ai media (che brutto ruolo giocarono in quel periodo tante fonti di informazione!) ci guardavano come patetici residuati di un altro secolo. Secondo: aprire un tavolo di trattativa con i talebani, perché la pace si fa con i nemici, non con gli amici. E tutti - gli stessi che ho nominato sopra - ci trattavamo come terroristi, come la lunga mano dei talebani in Italia. Terzo: insistevamo, dati e notizie alla mano, anche di fonte afgana, che quella non era una missione di pace ma una sporca, lurida guerra. E sempre gli stessi dicevano che volevamo abbandonare le donne alla furia dei talebani e il mondo alla follia del terorrismo. C'era poi un'ultima accusa, forse la più indegna. La nostra mancanza di sostegno alla "missione di pace" era un modo di abbandonare i militari italiani, renderli un facile bersaglio del terrorismo. Me li ricordo, i Calderoli di turno, come si ergevano a giudici...
Leggo stamane le loro dichiarazioni con un sentimento che sta tra la frustrazione e lo schifo. Ma poi penso ai ragazzi italiani morti e a quelli feriti, alle migliaia di morti e feriti afgani - civili innocenti - allo strazio delle famiglie, degli amici, e mi dico che nessun senso di frustazione o schifo deve avere la meglio sulla lotta per la pace.
Ho seguito con passione i lavori della Tavola della Pace - interessanti, profondi, impegnati - riportati stamane sui grandi giornali in poche righe. Ho seguito la vicenda di Emergency con solidarietà e angoscia. Non siamo soli. Siamo in tanti, siamo la maggioranza a detestare guerre e violenza. E questo mi dà motivazione e conforto.

Oliviero Diliberto segretario nazionale PdCI

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