sabato 12 gennaio 2008

comunicato dello Slai Cobas di Vibo Valentia sulla vicenda del lavoratore Martelli

Ci risiamo.
Per la seconda volta in pochi mesi il Giudice del Lavoro di Vibo Valentia ha smascherato l’inconsistenza e l’illegalità delle trame ordite dalla Ecocall di Vazzano al solo fine di “liberarsi” di un lavoratore non gradito colpevole evidentemente di essersi fatto sparare mentre svolgeva il proprio lavoro.
Stiamo parlando della vicenda di Martelli Domenico, lavoratore in forza alla Ecocall di Vazzano che annovera tra i suoi soci imprenditori del calibro di Pippo Callipo, Antonio Gentile e Rocco Letizia, tra l’altro esponenti di spicco dell’Assindustria di Vibo Valentia, che, evidentemente non hanno niente di meglio da fare che combattere una guerra personale nei confronti di un singolo lavoratore.
Non altrimenti può spiegarsi l’accanimento con cui da oltre un anno l’azienda ha preso di mira il Martelli non fermandosi di fronte a nulla pur di liberarsi della sua presenza poco gradita per motivi francamente incomprensibili.
L’unica colpa del Martelli, infatti, è quella di essere rimasto vittima, anni fa, di un ferimento all’interno dell’azienda medesima le cui conseguenze è destinato a portare con se tutta la vita.
Al ritorno dalla convalescenza l’azienda provvide subito a dare il “bentornato” al lavoratore dicendogli chiaramente che il rapporto si sarebbe dovuto interrompere a causa delle sue condizioni di salute!!
Di fronte al legittimo rifiuto del Martelli delle nuove penalizzanti condizioni impostegli, cominciò per lui un periodo molto difficile all’interno dell’azienda che culminò nel dicembre 2006, in un clamoroso licenziamento, prontamente impugnato e annullato dal Giudice del Lavoro con un provvedimento poi confermato anche dal Tribunale in sede di reclamo.
Morale della favola: lavoratore reintegrato ed Ecocall smascherata nelle sue reali intenzioni.
Ma che pensava che il discorso fosse finito là sbagliava.
Poteva mai l’Ecocall e con essa i suoi “potenti” soci – Callipo, Gentile, Letizia – accettare la sconfitta da parte di un singolo lavoratore?
Giammai.
Ed ecco che di fronte all’apparente normalizzazione della situazione, l’azienda brigava nell’ombra per cercare in ulteriore licenziamento intimato nel mese di agosto 2007 a pochi mesi dal precedente!
Incredibile: due licenziamenti a carico dello stesso lavoratore intimati in pochi mesi.
Se non è persecuzione questa!
Ma andiamo avanti: una nuova impugnazione, nuova causa e nuovo provvedimento di illegittimità del licenziamento emesso nello scorso mese di dicembre 2007, con un nuovo clamoroso smascheramento delle intenzioni dell’azienda disposta a tutto, anche a perdere la faccia, pur di allontanare il lavoratore.
L’unica differenza – che a ben vedere finisce con il rendere ancor più palesi le vere intenzioni dell’azienda – è che il Giudice del Lavoro, in questa occasione, con la propria decisione, ha ritenuto applicabile la tutela obbligatoria invece di quella reale e , quindi, non ha disposto la reintegrazione ma la riassunzione.
Obbligo del quale l’azienda può liberarsi pagando al lavoratore l’indennità prevista dal medesimo Giudice, ed evitando così la riassunzione.
E che cosa ha fatto l’Ecocall? Neanche a dirlo: lungi dal riassumerlo ha deciso guarda caso di liberarsi di lui pagandogli l’indennità!
Più palese di così non crediamo potesse manifestarsi la vergognosa intenzione dell’Ecocall di liberarsi del lavoratore.
Inutile dire che non è finita qui: il provvedimento verrà impugnato dallo Slai-Cobas perché se a marzo 2007 l’Ecocall rientrava nel campo di applicazione della tutela reale, per come stabilito dallo stesso Tribunale, non si vede perché ad agosto 2007 la stessa debba rientrare nell’ambito della tutela obbligatoria.
A ciò si aggiunga che il lavoratore Martelli, sabato 12 gennaio 2008, è stato invitato a rendere testimonianza della propria clamorosa e aberrante vicenda dal Coordinamento Nazionale dello Slai-Cobas per decidere in quella sede tutte le iniziative da intraprendere a tutela del lavoratore e contro l’Ecocall.
Ciò che preme sottolineare in questa sede è come ancora una volta il licenziamento, che non è niente di più di un pretesto, sia stato dichiarato illegittimo e come le reali intenzioni dell’azienda siano state da sempre quelle di liberarsi a ogni costo e con qualsiasi mezzo del Martelli.
Perché, e questo non può negarlo nessuno, in Calabria i lavoratori che vengono sparati durante il lavoro e dentro i locali dell’azienda devono essere allontanati e colpiti a costo di farne una guerra personale in cui senza alcuna vergogna, imprenditori cosiddetti “di successo” sono disposti a perdere la propria faccia ed il proprio nome, proprio quegli stessi imprenditori come Pippo Callido parlano di legalità ad ogni piè sospinto salvo, poi, perseguitare un povero lavoratore.
Ancora una volta Davide contro Golia, ma chi ne conosce la storia sa come è finita!!

Il Coord. Prov. dello Slai Cobas
di Vibo Valentia

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