giovedì 23 ottobre 2008

17 Ottobre: contro i gufi dell'11, buona la prima...ma anche la seconda!Mentre è ancora in corso lo sciopero generale di ventiquattro ore proclamato per oggi, 17 Ottobre, dalle tre sigle numericamente più rappresentative del sindacalismo di base (RdB-CUB, COBAS, SdL), in Piazza S.Giovanni, a Roma, è terminato con successo il lungo corteo di protesta di lavoratrici, lavoratori, studentesse e studenti, alle politiche del Governo Berlusconi. Lungi dal fornire cifre a casaccio, il nostro occhiale scrutatore ci induce ad affermare, ragionevolmente, come questo corteo abbia potuto contare su un numero di presenze pari, se non superiore, a quelle dell’11 Ottobre (corteo organizzato da Rifondazione e Comunisti Italiani).

Come prima conclusione è da considerarsi erronea la prospettiva di chi paventava un 17 sottotono per colpa dell’11. Veniva presentato il rischio di costringere il lavoratore di Udine piuttosto che di Lampedusa a scegliere tra due date ravvicinatissime. A bocce ferme, sappiamo che si trattava di una falsa paura che non teneva conto di quanto segue: uno, i tre sindacati di base organizzatori dello sciopero contano quasi un milione di iscritti (e ne hanno mobilitati almeno un 10-15% senza particolari problemi) a fronte dei tesserati di Rifondazione, PdCI e compagnia bella, che, a conti fatti, si traducono in poche migliaia (e lo sforzo fatto per mobilitare, oltre i militanti, anche i simpatizzanti comunisti, a meno di panini con porchetta che non ho visto, è forse superiore a quello di alcune centinaia di migliaia di persone che manifestano, con sciopero e cortei, la propria rabbia di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, di morire lavorando, di non poter più frequentare una scuola pubblica ed antirazzista);

due, la componente studentesca era presente in misura massiccia perché i tagli alla scuola hanno fatto scendere in piazza anche una parte di giovani che non si sente strettamente comunista; tre, visto il pessimo stato in cui versa la coscienza di classe nel nostro paese, ad oggi possiamo dire che in Italia le rivendicazioni sindacali e sociali godono comunque di una platea più ampia rispetto a quelle di natura politica particolare (comunismo verso capitalismo, per esempio).

Per semplificare, in una condizione di generale arretratezza politica, dovuta a frantumazioni, scissioni e degenerazioni di principio, è del tutto naturale che chi rivendica il diritto ad un’istruzione pubblica e ad un salario decoroso scenda in piazza in misura più consistente rispetto a chi rivendica “un altro mondo possibile”, ad ogni buon conto mai ben definito dalle oligarchie figlie di Manu Chao.

In definitiva, viene dimostrato che quanto più la situazione sociale diventa grave e la tenuta democratica si allenta, tanto più è risibile scindere l’agone sindacale da quello politico. Solitamente, interi pezzi di forze produttive fiutano il pericolo prima e meglio dei vari capobastone (se questi sono distratti in operazioni di piccolo e reciproco sabotaggio oppure in inutili aut-aut): ed allora può succedere che ci si spenda davvero in tutte le lotte, senza distinzione alcuna tra tradunionismo e rivendicazione politico-ideologica.

Qual è la lezione dei fatti? L’orizzonte cui tendere non dovrebbe essere quello di passare il tempo ad esaltare la propria sigla sindacale di nicchia piuttosto che la parrocchietta politica custode della verità assoluta, ma di meglio organizzare i due fronti generali di lotta sindacale e politica, anche attraverso operazioni di raccordo (tra le troppe organizzazioni politiche e sindacali) che producano avanzate piattaforme rivendicative e programmi politici autenticamente rivoluzionari: passaggi determinanti se non si vuole che l’azione rivendicativa tradunionista si isterilisca in un Parlamento svuotato di conflitto ovvero che un Parlamento denso di comunisti (magari!) non possa esplicitare politicamente la volontà generale che viene fuori dal conflitto sociale soltanto perché imperano divisioni, piccolezze, tatticismi di bassa lega, se non veri e propri sgambetti.

Francesco Fumarola, 17 Ottobre 2008

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