sabato 7 marzo 2009

Un resoconto della mobilitazione dei cassaintegrati Alitalia, un appello!

Scritto da Un lavoratore Alitalia cassaintegrato


Molti italiani, colti dal sacro fuoco endemico di scaricare frustrazioni personali e collettive sul disperato di turno, stanno avallando una deriva molto pericolosa che rischia di farci entrare tutti dentro una gabbia che paradossalmente viene costruita proprio da loro.
La sequenza di attacchi contro tutto ciò che è pubblico è la dimostrazione di una volontà precisa di distruggere ogni riferimento collettivo, per lasciare ai privati (quando non letteralmente svendere come nel caso Alitalia) tutti quei mercati vincolati dalla presenza del pubblico interesse. Ed ecco allora che Brunetta alimenta questo comune sentire e scaglia strali contro ogni categoria dei dipendenti pubblici, così che uno alla volta cascano come birilli.

Ed usa luoghi comuni che colpiscono basso, nelle viscere di chi si sente sfruttato e trova pronta, confezionata ad arte, l'occasione per erigersi a giudice in grado di mandare a morte chi ritiene appartenga alla casta di turno. La sentenza viene emessa senza possibilità di replica, senza ascoltare l'altra “verità”, quella in grado di svelare la realtà, quella che denuderebbe il re. Vengono presi come esempio per avvalorare la tesi dei privilegi casi singolari, decontestualizzati, assumendo paragoni illogici, distruggendo ogni categoria razionale e dichiarando spesso il falso quando incapaci di proseguire ulteriori attacchi.

Non comprendere però che ciò che è pubblico è un bene supremo e collettivo per definizione, significa essere anche deresponsabilizzati dal far funzionare bene le cose, significa disimpegnarsi nei confronti dell'altro da sé, ed assumere scorciatoie pericolose, che stranemente a fine operazione impoveriscono sempre la collettività a favore di pochi.

Così si è partecipato ad un processo di cui non si è capito un gran che, ma si è avuta l'illusione di aver avuto un ruolo importante, di aver giocato in prima fila per una volta. Divede et impera sostenevano i romani. E intanto il popolo bue scopre improvvisamente che ora è giunto il suo turno.

La macellazione continua, ma questa volta il sacrificio è il suo ...

Premessa alla mobilitazione
In base alla normativa vigente la cassaintegrazione erogata dall'Inps può essere anticipata, in attesa della burocrazia necessaria, dall'azienda di cui si fa parte come lavoratore cassaintegrato. Nel caso Alitalia parliamo ovviamente della “Bad Company”, un contenitore vuoto (non ha aerei e uffici operativi per intenderci) in amministrazione straordinaria, con a capo il Fantozzi di turno, un perfetto passacarte pagato diversi milioni di euro.

Per essere precisi non si sa quale sia la cifra esatta e finale che percepirà. I soliti misteri italiani.

Con il vergognoso art. 3 del Decreto legge 134, sostanzialmente convertito in legge 166/08, al Fantozzi ed altri si è garantita l'immunità penale per evitare che la magistratura potesse concretamente incriminare tutta la banda al completo per truffa aggravata ai danni dello stato, dei lavoratori e degli italiani. I manger della “Fantozzi bad company” dicono che non hanno soldi, però non dicono che nel frattempo pagano alcuni dirigenti 1,5 milioni di euro per ricoprire il ruolo di coloro i quali dovrebbero curare le relazioni industriali. Essendo un contenitore vuoto, ed essendo pubblicamente assenti i referenti (non sappiamo neanche in quale ufficio questi signori svolgano i loro misteriosi compiti) ci si domanda a cosa servano le relazioni industriali in assenza di un'azienda, e perché si debbano pagare a peso d'oro questi buffoni con i nostri soldi, visto che a noi non pagano un euro.

Fantozzi non dice neanche la cifra che lui stesso dovrebbe incassare a fine operazione (indiscrezioni parlano di un totale superiore ai 16 milioni di euro), e pur se formalmente corretto, dato che risulterebbe da un calcolo complicato da produrre a fine operazione, e legato alla performance del commissario in base ad una legge ad hoc, ci lascia stupiti il fatto che chi dovrebbe “far di conto” meglio della chiaccherata serva non abbia la minima idea di quanto questa operazione frutterà alle sue personali tasche. Forse prova vergogna? O chiarisce oppure ogni dubbio diventa lecito.

Ma egli rappresenterebbe solo una lunga sequenza, a quanto pare infinita, di papponi che lucrano e speculano sulle spalle di tutti, parassiti che dovrebbero fuggire rincorsi da un popolo furente. Si ricorda ad esempio che Cimoli (ex a.d. Az) per finire a picconate l'azienda ha percepito circa 3 milioni di euro l'anno, ed un premio finale di circa 7 milioni di euro. Persone senza dignità, servi e boia pagati a peso d'oro che solo l'italietta, oggi veltrusconiana, è in grado di produrre come la gramigna. Una vera maledizione che andrebbe estirpata con furore.

Ora bisogna dire che quando formalmente non ci sono soldi in cassa, normalmente si fanno accordi a latere con gli enti locali disposti ad anticipare almeno una parte dei soldi che l'Inps deve ai lavoratori, e non sto parlando dell'accordo all'integrazione dell'80% ma della cassa minima comune a tutti i lavoratori. La Regione Lazio ha dichiarato pubblicamente, e a più riprese, che ha la disponibiltà finanziaria, tramite utilizzo del fondo di rotazione, per erogare quanto accordato nell'attesa dell'Inps. Stiamo parlando di una parte della parte di quanto dovuto, ovvero poco, ma almeno quel minimo che nel frattempo verrebbe in aiuto alle famiglie per le spese alimentari.

Altrimenti è evidente che queste famiglie debbano chiedere soldi in prestito per andare avanti, visto che non percepiscono un euro da novembre. Al di là del fatto che è decisamente assurdo e ingiusto pagare degli interessi alle banche per dei soldi stanziati ma non fruibili, nella maggior parte dei casi i prestiti, in queste condizioni, non vengono erogati.

Quindi chi non ha sufficienti riserve o casa da ipotecare deve ridursi a chiederli ai familiari, agli amici o altro ... L'accordo sindacale prevedeva una task force costituita all'uopo dall'amministrazione Alitalia e dall'Inps, per poter procedere celermente alla compilazione delle “griglie” (i moduli della cassaintegrazione), indispensabile per la riscossione dei soldi dall'Inps e dal fondo integrativo. Siccome i furfanti hanno mandato da un giorno all'altro più del 50% del personale a casa, l'azienda da subito è stata gestita in sotto-organico, un male già ben radicato in Alitalia dove è storia conosciuta che esistevano uffici in cui in tre facevano il lavoro di uno, mentre in altri uno lavorava per cinque.

Durante il passaggio alla Cai il Fantozzi invece di peritarsi di mantenere i dati dei lavoratori in cassaintegrazione da fornire all'Inps stipula un accordo con la Cai con cui se ne lava le mani, dato che sembra sia previsto che oggi a fornire questi dati sia la Cai (il dubbio nell'Italia dei misteri è d'obbligo), in quanto tutto il materiale di supporto informatico e cartaceo è rimasto lì dov'era, nei vecchi uffici, attuali Cai-Alitalia.

Ma come dicevamo il personale lavora in sotto-organico. Siamo quindi in un vicolo cieco. Oggi la Regione dice che è colpa della Cai, l'Inps pure, la Cai di Fantozzi (che non avrebbe fatto nulla fino al passaggio delle consegne) e dell'attuale sotto-organico (?). E Fantozzi? Paga dirigenti a peso d'oro per curare le relazioni industriali ... E i lavoratori? Intanto provano a mobilitarsi assieme ai mal sopravvissuti Cub e Sdl, vista la totale inedia del sindacato neo-corporativo CGIL-CISL-UIL-UGL, e del resto dell'inutile ciurma che dopo aver firmato in bianco accordi spazzatura ora si lamenta della dissimulazione avvenuta. Anche se si fossero rispettati quegli accordi sarebbe stata comunque una tragedia, visto che hanno buttato fuori dall'azienda migliaia di lavoratori ed è stato concesso di tutto.

L'azienda non fornisce neanche i numeri e le liste di quanto personale abbia realmente assunto. Le sedi degli uffici della Cai-Alitalia sembrano godere di un regime totalmente deregolamentato, in cui lo Stato o la Magistratura non hanno alcuna autorità. Sembra si stia scivolando verso un nuovo Medio-Evo, dove i rapporti di vassallaggio erano questioni del tutto locali, e in cui il Re richiedeva solo tasse, unità territoriale e la sudditanza alla sua figura. Ad un mese dalla sua formale nascita la Cai-Alitalia, almeno per il personale navigante, esegue forzature su un contratto che già concede una flessibilità quasi assoluta, con turnazioni impossibili e carichi di lavoro pericolosi per la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri. Se stressi il personale oltre limite aumenta il rischio incidenti legato al fattore umano. Non è un caso che questo dato sia ben conosciuto dalle assicurazioni.

Il fatto poi che non rispettino neanche ciò che sottoscrivono era prevedibile sin dall'inizio, a fronte di una sequenza continua e provata di totale inaffidabilità già a partire da settembre, con tutte le vergognose dichiarazioni, portate avanti schizofrenicamente a giorni alterni, di voler abbandonare il progetto. Finché non si è giunti all'uscita formale della Cai, dichiarata a tutto il mondo, e all'immediato rientro informale grazie alla firma della CGIL (richiamati all'ordine dal PD) ad acquirenti oramai fuggiti.

Un'operazione degna del più triviale trasformismo di pensiero, segno della totale inaffidabilità e mancanza di dignità e rettitudine morale della nostra classe dirigente, compresa quella sindacale. Basti ricordare i nomi dei capitani coraggiosi per capire la loro disonestà e incompetenza di fondo. Una decina di loro sono stati “condannati per truffa o mazzette”. Più che imprenditori sono “prenditori” italiani (come li ha chiamati qualcuno).

La totale estraneità a competenze legate al trasporto aereo rendono chiara l'idea di fare cassa nell'immediato, ma esplicitano anche una parallela volontà di ricevere commesse dall'expo di Milano. Se già non bastasse quanto detto, bisognerebbe aggiungere che questa operazione lascia pesantemente esposto a rischi di ulteriore tracollo l'intero settore del trasporto aereo, e marca il prossimo futuro di un accento tutto francese, senza margini di trattativa.

È bene ricordare che la Marcegaglia, a soli 10 giorni circa dall'avvio formale della Cai-Alitalia, ha annunciato le proprie dimissioni dal c.d.a. e la messa in vendita delle sue azioni: “il mio compito è finito” ha sostenuto fiera della sua opera. Ogni tentativo di rimanere scandalizzati per il comportamento scorretto padronale è quindi puro atto ipocrita e meschino, privo di qualsiasi senso razionale da rispedire al mittente con forza. La CGIL-CISL-UIL-UGL e ANPAC-UP-ANPAV-AVIA (che sebbene abbiano firmato in seguito hanno comunque una parte della responabilità), la piantino di lamentarsi piangendo sulle spalle dei lavoratori, perché davvero non convincono più nessuno. Il fatto che qualcuno li segua ancora dipende solo dalla disperazione a cui sono giunti i lavoratori rimasti in azienda, e al loro tentativo di salvarsi individualmente tramite soliti rapporti clientelari.

Un perpetrarsi di comportamenti irrazionali che hanno creato terreno fertile per le condizioni a cui si è giunti oggi. Ma la mancanza di coscienza di classe non può che produrre questi veleni. Un dato che dovrebbe allarmare i più critici, nella certezza che le condizioni di lavoro sicuramente peggioreranno ancora se si lascerà mano libera a questa classe industriale che sorride compiaciuta e complice della deriva autoritaria del paese. Capitolo a parte per l'Sdl, il quale ha avuto un atteggiamento teso alla difesa ad oltranza in primo luogo della sua struttura (e anche dell'agibilità sindacale), come strumento principe dell'azione organizzata dei lavoratori.

Questa difesa è cosa condivisibile, ma ha finito per difendere qualcosa d'inservibile. Nel caso Alitalia l'Sdl si è scontrato con uno degli annosi problemi del sindacato: il limite oltre il quale il mezzo, lo strumento sindacale, finisce per divenire fine in sé, quindi inservibile in qualità di strumento di lotta per i lavoratori. Di fronte quindi all'inutilità dello strumento, perché tra le altre cose era composto da un'organizzazione che in parte aveva perso un rapporto profondo con la sua base, ha mantenuto un atteggiamento pavido che dichiarava invece essere realistico. Prendendo per buone le intenzioni dichiarate ci si domanda se tale disfatta su tutti i fronti non sia quantomeno conseguenza di una profonda e manifesta errata valutazione delle premesse, che ha creato le tristi conseguenze che conosciamo.

Oggi è in prima linea insieme alla Cub per la difesa dei lavoratori, e di questo siamo tutti contenti, ma sarebbe opportuno un bagno di umiltà vero e serio, al fine di mettere in discussione le scelte fatte, a partire dalla firma sottoscritta col governo che ha generato la sconfitta finale. Non si vuole sostenere che tale sconfitta sia sua diretta responsabilità, e non è certo tempo di eventuali gogne pubbliche, però un atto di coraggiosa umiltà andrebbe dimostrato almeno di fronte al patto di consultazione permanente sottoscritto proprio a Settembre con tutto il sindacalismo di base e portato avanti nell'assemblea generale di febbraio '09.

E non ci si riferisce ai vertici del sindacato, ma proprio alla sua base, che sta provando a creare una relazione critica con i propri vertici costringendoli indirettamente al percorso unitario che, si ricorda, ha avuto il suo primo momento ufficiale a Milano, nel maggio scorso, su spinta di una mobilitazione di lavoratori autoconvocati. Siamo consapevoli che la battaglia in Alitalia probabilmente l'avremmo persa ugualmente, ma siamo anche convinti che una seria mobilitazione condotta al tempo giusto avrebbe lasciato una memoria diversa nella classe lavoratrice, e consentito un recupero più veloce dalla sconfitta, lasciando uno zoccolo duro di resistenti più nutrito ed un minor scollamento tra chi oggi è dentro e chi è fuori.

Durante l'agitazione partita a Settembre si sosteva che era pericoloso spingersi troppo avanti perché avrebbero “sparato” contro i soliti noti, e che i lavoratori non li avrebbero seguiti. Oggi l'essere attendisti ha portato di fatto ad una carneficina ufficializzata da tutti, compiuta praticamente senza una reale mobilitazione, ma anche la destrutturazione delle R.S.A più combattive (i delegati Sdl e Cub rimasti in azienda sono una rarità, strano vero?), ed una accomodante sensazione d'impotenza presente nei lavoratori rimasti in azienda, che tutt'al più provano compassione per i cassaintegrati e ancor più paura per il loro personale futuro e per le conseguenze di eventuali azioni di lotta.

Si ritiene quindi fondamentale ripartire da un'analisi critica di quanto accaduto durante lo stato di agitazione iniziato a settembre, se si vuole evitare di commettere i soliti errori strategici. Solo dopo sarà recuperata la giusta credibilità e fiducia, e la possibilità di costruzione di azioni comuni, senza attriti, che puntino a stessi obiettivi che, per quanto oggi minimi, devono necessariamente tendere all'unità del sindacato di base.

Qualche numero reale
Nel nostro paese troppo spesso viene falsificata la realtà utilizzando categorie economiche ritenute indiscutibili.

Qui non interessa mettere in discussione il capitalismo in quanto tale, come sistema economico-politico, dato che nel caso Alitalia (e ritengo anche in molti altri casi) i lavoratori possono tranquillamente accettare la provocazione delle categorie economiche borghesi. Infatti si può accettare la logica dell'avversario con stupefacente serenità. È tutta una questione di costi e di produttività, suona il leit-motiv imperante. E vogliamo persino paragonarci alle macchine, privi di umanità, secondo i dettami del più aberrante taylorismo. Perfetto! Accettiamo la sfida e vogliamo essere vetero-capitalisti!

Iniziamo con una serie di domande: se voi aveste una fabbrica con dei macchinari che funzionano bene, che hanno costi di ammortamento e manutenzione inferiori alla media, se il rapporto tra ricavi e numero macchinari (aspetto della produttività) fosse più alto della media, ma se scopriste che comunque il vostro business è in perdita, dove andreste a cercare le perdite?

E per rimettervi in sesto, considerato che la domanda continuerebbe ad essere presente, cosa fareste?

Buttereste nelle discariche un numero incredibile di macchinari per risparmiare?

Torniamo ora a noi, e ricordiamo che i lavoratori in Alitalia si sono trasformati in macchine, al pari di quelle vere. Nei primi mesi '08, quando la trattativa con Air France entrava nel vivo, il costo del lavoro e la produttività non fu mai messo in discussione, neanche dalla vecchia dirigenza che sapeva bene quali fossero i numeri reali. E in effetti all'epoca ci si domandava perché dismettere allora un pezzo dell'azienda a favore della rete commerciale di Air France, cedendo quindi a quella compagnia una parte di mercato ritenuto florido persino in un momento in cui la crisi bussava alle porte. L'Italia cosa avrebbe guadagnato?

Quale merce di scambio fu oggetto di trattativa tra i governi italiano e francese?

Non ha inciso sulla trattativa forse anche il fatto che pur di permettere mano libera agli sciacalli nostrani, per lasciar “cannibalizzare” un patrimonio pubblico (una storia vista infinite volte) si cedeva l'asse portante del trasporto aereo ai francesi?

Infatti ai più accorti lettori dei dati reali, e non dei quotidiani al serivizio del capitalismo italiano, fece scandalo scoprire che dai resoconti Aea del 2007 (Association of European Airlines) le compagnie aeree di riferimento avevano una quantità di passeggeri trasportati per dipendente decisamente inferiore rispetto alla nostra compagnia di bandiera (Az+Az Servizi=1375; Air France-Klm=714; Britsh Airwais=782; Iberia=1206; Lufthansa-Swiss=598), cioè significa che ogni dipendente Alitalia potenzialmente fruttava più degli altri.

Questo dato poi veniva infatti confermato dal rapporto Ricavi/Numero dipendenti, che poneva ancora l'Alitalia al primo posto (Az+Az Servizi=295; Air France-Klm=217; British Ariwais=260; Iberia=246; Lufthansa=229).

Vogliamo parlare delle tonnellate di merce trasportate per dipendente? Erano straordinariamente superiori alla media, fiore all'occhiello dell'azienda. E infatti non è un caso che il Cargo è stato da subito messo in discussione, a dimostrazione di una volontà di scambio tra Governo italiano e francese, perché Air France nella competizione europea veniva infastidita proprio dal Cargo dell'Alitalia, non riuscendo a primeggiare sulla sua eterna rivale Lufthansa-Swiss.

Guardate la straordinaria performance Alitalia sul settore Cargo relativa alle tonnellate di merce per dipendente (Az+Az Servizi=186; Air France-Klm=14; British Ariwais=19; Lufthansa-Swiss=18) Se qualche ben pensante, dirigente incompetente di professione, volesse sostenere che però i costi di gestione del Cargo Az erano troppo onerosi per via delle macchine vecchie utilizzate, ci si domanda come mai uno Stato investe circa 4 miliardi di euro per creare disoccupazione in Alitalia (la cifra è oggetto di critica ma la disoccupazione è chiaro che sia stata creata ad arte per far guadagnare la “cricca” confindustriale e per scambi commerciali con i francesi) e non è stata in grado di rilanciare settori in realtà produttivi che fanno gola a molti. Se una parte minima di quei fondi fossero stati investiti seriamente nell'azienda ogni argomento dei cannibali di turno verrebbe esaurito dalle performance aziendali.

La storia dell'Alitalia è una storia scritta col sangue dei lavoratori che sono stati espulsi dall'azienda come merce maleodorante. Si sente dire da tutti quanti che sono stati sprecati miliardi di euro per l'Alitalia, ma ciò viene pontificato senza la minima conoscenza dei fatti e senza aggiungere ciò che i lavoratori sanno benissimo, cioè che la responsabilità è tutta del management e che se proprio bisogna attribuire una colpa ai lavoratori si potrebbe solo dire che il loro più grave limite è la mancanza di coscienza di classe e l'incapacità di aver avuto coraggio nei momenti difficili.

L'unica cosa coerente da fare era infatti prendere a calci in culo la dirigenza e sbatterla fuori dall'azienda che con sbalorditiva indifferenza di tutti hanno sistematicamente distrutto! Speculare sulle debolezze umane, la povertà economica, e distogliere l'uomo dalla sua creatività, capacità e potenzialità produttiva è quanto di più meschino si possa fare.

La cassaintegrazione in fondo è un salvagente per il sistema e non per il lavoratore, ed un modo subdolo per avere l'assenso allo sfruttamento dei lavoratori. Non si sostiene certo l'abolizione della cassaintegrazione con questa considerazione, ma si richiede che sia utilizzata secondo le regole definite, secondo legge, e non di farne un uso strumentale e perfido che finisce per arricchire i soliti noti sulle spalle di chi è già di per sé sfruttato vista la sua condizione di lavoratore subordinato.

Che la quantità di dipendenti per aereo era anch'essa la più bassa, e che infine pure il numero dei dipendenti totale era inferiore, noi lo sapevamo. Altri dati significati come il confronto dei sui bilanci limitati al MOL (Margine Operativo Lordo), prima quindi di operazioni finanziarie, imposte o altro, stanno ad indicare ancora una volta che il costo del lavoro era il più basso, e che i costi incontrollati come da copione risiedevano nella gestione aziendale. Le spese per personale (Az+Az Servizi= 18%; Air France-Klm=29%; British Airwais=25%; Iberia=26%; Lufthansa-Swiss=25%), essendo quindi le più basse, posizionano il costo di quelle rimanenti tra le peggiori performance.

Queste spese sono per esempio legate ai consumi di materie prime e materiali di consumo (mazzette pagate in ogni dove) e per servizi (commesse inventate utilizzando anche l'outsorcing mentre il know-how interno veniva gettato alle ortiche), uffici marketing (che discutono su come pitturare i nuovi aerei ...), consulenze esterne inutili (tipo chiamare staff di manager statunitensi, pagati milioni di euro, a dare indicazioni su come far funzionare l'azienda senza mai applicarle), ammortamenti e svalutazioni, e altre spese operative, alcune legate a scelte totalmente improduttive e a marchette politiche tipo l'aeroporto della Malpensa che ha creato un buco nei bilanci, ogni anno, di centinaia di milioni di euro.

Tutto ciò ha fatto dell'Alitalia un pozzo senza fondo, in cui le spese si riproducevano senza la minima razionalità. Invece che premiare l'ingiustificato pacifismo dei lavoratori che avrebbero dovuto impiccare il management sui timoni di coda degli Md 11 (alcuni dei quali lasciati a brucare l'erba per mesi) hanno pensato di ricompensarli con un licenziamento differito, ovvero la cassaintegrazione+mobilità e ciao ciao baby.

E sì, perché la mancanza di violenza sui responsabili delle sofferenze collettive, in un sistema che vuole porre rimedi alle ingiustizie, dovrebbe essere premiata ...

La mobilitazione
Il giorno Giovedì 12.02.09, verso le 9.30-10.00 i lavoratori cassaintegrati si sono riuniti davanti agli uffici Cai-Alitalia di Fiumicino aeroporto.

Erano circa 300-400, alcuni dei quali impiegati nella finta-nuova azienda e venuti in sostegno solidale dei loro colleghi cassaintegrati. Dopo un'ora circa, verso le 11, i lavoratori decidono di entrare dentro gli uffici per occuparli pacificamente con l'intento di ottenere delle risposte dai responsabili degli uffici preposti al lavoro burocratico per l'Inps.

Non c'è stata per fortuna nessuna opposizione della sicurezza che li ha fatti entrare. Dopo un'ora e mezzo circa però la situazione sembrava volgere verso lo stallo, perché a seguito della richiesta di un incontro formale con un reponsabile della Cai che avrebbe dovuto assicurare sui tempi e sulle modalità del loro operato, utile per riscuotere quanto dovuto dall'Inps, non c'è stata nessuna risposta.

A quel punto, venendo meno un incontro chirificatore e consapevoli che di lì a poco li avrebbero sgomberati con la forza decidono di costituire un corteo e muovere in direzione dell'autostrada Roma-Fiumicino aeroporto. Il corteo si è mosso pacificamente verso il punto d'incontro sulla fine dell'autostrada ed ha iniziato ad occuparla. Dopo poco tempo si formava un blocco totale che creava una fila fino al G.R.A. (il raccordo anulare di Roma). La polizia interveniva nel tentativo di concordare una soluzione pacifica che determinasse lo sblocco. La risposta dei lavoratori continuava ad essere intransigente ma pacifica, rifiutando eventuali accordi di smobilitare la protesta.

La polizia veniva avvertita che il rifiuto dipendeva dalle condizioni di esasperazione a cui erano giunte molte famiglie dei lavoratori cassaintegrati, e che veniva riaffermata la volontà di un incontro con i responsabili Cai che avrebbero dovuto dare assicuarzioni in merito alla cassaintegrazione.

Veniva spiegato che la protesta sarebbe continuata in modo pacifico. Nel frattempo la polizia richiedeva insistentemente l'apertura della corsia di emergenza (è bene ricordare che comunque nessuno si era opposto al passaggio di ambulanze, auto con donne in dolce attesa e auto di servizio, mentre i “civili” e impazienti automobilisti avevano impegnato la corsia d'emergenza). La tensione iniziava a salire quando si decide con votazione a maggioranza di aprire una corsia e consentire la ripresa del flusso del traffico.

Era passata oramai un'ora e mezza circa, quando la polizia riceveva l'ordine di smobilitare la protesta con la forza utilizzando il reparto della celere ... Una parte dei manifestanti iniziava a defluire verso lo svincolo laterale quando i celerini iniziano a caricare i manifestanti che stavano abbandonando anche loro l'autostrada. A questo punto si è formata immediatamente una catena di lavoratori per impedire la carica, e con braccia alzate si è creato un gruppo d'interposizione per impedire che i celerini entrassero tra i manifestanti provocando conseguenze imprevedibili. I celerini spingevano, agitavano manganelli e tiravano calci.

Non mi risulta che alcuna manganellata sia stata comunque assestata, sebbene abbiano (nascosti dalle telecamere) dato diversi calci mentre spingevano. Un particolare, come nota di colore, per segnalare la distanza tra i metodi di alcuni poliziotti rispetto a quelli del noto reparto fascista anti-sommossa. Durante le spinte un lavoratore per un attimo cade a terra, i celerini imperterriti continuano a spingere mentre un poliziotto “normale”, che si accorge del fatto, si china immediatamente per andare in suo soccorso ed evitare che venisse schiacciato dagli altri. Il corteo si è allora ricostituito e avviato verso l'aerostazione. La polizia invitava i lavoratori a non proseguire, e dichiarava che sarebbe stato impedito loro di accedere nell'aerostazione.

Un lavoratore veniva minacciato di essere stato riconosciuto e che quindi lo avrebbero denunciato. I lavoratori non curanti delle minaccie proseguivano entrando dentro in modo pacifico. La polizia era in palese difficoltà, dato che avrebbero dovuto impedire l'accesso a tutta la clientela, visto che loro entravano all'interno senza costituire alcun corteo ed in modo assolutamente pacifico. All'interno comunque i lavoratori sono rimasti raggruppati e in silenzio, aprendo lo striscione dei cassaintegrati. Verso le 15,30 circa il raggruppamento si scioglieva. In conclusione bisogna dire che fortunatamente oggi non è successo nulla, però nonostante le totali intenzioni pacifiche dei manifestanti le condizioni porteranno inevitabilmente ad accumulare tensione e rabbia tra i lavoratori cassaintegrati.

Quando oltre al danno della perdita del posto di lavoro non si riceve neanche un minimo di sostegno economico nell'immediato, il lavoratore si sente abbandonato e calpestato ulteriormente nei propri diritti e nella propria dignità, il ché porta inevitabilmente ad alzare il livello del conflitto che passa dallo scontro verbale a quello fisico. Vorrebbero che questi lavoratori morissero in silenzio, senza disturbare, invece finalmente stanno iniziando ad alzare la voce. Sosteniamoli senza esitazione ed evitiamo che la situazione degeneri. Potete contattarmi direttamente tramite questa mailing list, o con quanti conoscete che aderiscono alla mobilitazione.

Invito quindi tutti quanti a prendere contatti con la mobilitazione in atto dei cassaintegrati Alitalia.

Un lavoratore Alitalia cassaintegrato

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