sabato 28 agosto 2010

Che fine hanno fatto gli ideali?

Il gioco delle sedie musicali

Quanti di noi da piccoli hanno fatto questo gioco, il gioco delle sedie musicali. Tutti a girare intorno ad una fila di sedie mentre suona la musica, pronti ad occuparne una quando la canzone finisce. Pronti a tutto pur di non perdere quel posto per paura di rimanere fuori dal gioco. Probabilmente per alcuni, nonostante abbiano raggiunto la maturità, la voglia di giocare non è finita. Nel mondo politico di oggi o per meglio dire dei “politicanti”, il gioco continua in larga scala e con un alto numero di concorrenti pronti ad occupare una poltrona.
Forse è questo che rende instabile qualsiasi governo, da quello nazionale a quelli locali, dove i premi sono minori ma evidentemente l'importante è vincere, ad ogni costo e con ogni mezzo. Non esistono squadre, ognuno gioca per conto suo e per se stesso. Esistono solo escamotage, schemi, freddi calcolatori e manipolatori che mirano alla vittoria finale sfruttando il supporto e la facile manovrabilità dei più deboli. Né rossi, ne bianchi, ne verdi, nessun colore. Solo i numeri contano. I numeri, che sono sempre serviti per eliminare le identità e che non permettono a nessuno di potersi distinguere dalla massa. Ogni concorrente vale un predeterminato numero di voti che riesce a raccogliere ed a spostare dal suo lato, qualunque esso sia.
Destra, sinistra, centro, non esiste più niente di tutto questo. Solo i giornali si preoccupano di collocare i politici in questo o quel movimento. Ormai è noto a tutti, ed in questi ultimi giorni la situazione sta diventando ancora più chiara a quanti vogliono capire. Il presidente del consiglio, ad esempio, non risponde al suo gruppo di maggioranza ma è il suo gruppo che deve rispondere al presidente. Non è un ideale che guida queste persone, ma è la persona che comanda la massa. Basta solo accontentare i suoi capricci e cercare di mantenere il posto. Non ultimi gli attacchi al capo dello stato accusato di non rispettare la costituzione nel caso si portasse avanti un'idea di governo tecnico, una “costituzione” in questo caso evidentemente “ad personam” che solo i bravi “sudditi” conoscono. Cosa che non è assolutamente vera, perché la costituzione garantisce la sovranità del popolo e non del “singolo”. Questo semplicemente perchè fondata sugli ideali e non su vantaggi “particolari” da riservare a singolari personaggi.
Servi del potere, zombie che con lo sguardo vuoto e senza idee si muovono pronti ad azzannare chi gli sta vicino. Ma per avere un'idea della situazione basta leggere sui simboli dei vari “partiti” delle passate elezioni governative: PDL Berlusconi presidente, UDC con Casini, Italia dei Valori per Di Pietro, PD per Walter Veltroni e tutti gli altri ciarlatani. Ma chi sono questi soggetti? Perché si proclamano salvatori della patria? Bastano nome e cognome per dare la garanzia di saper governare?
Nelle realtà locali e purtroppo anche e soprattutto a Vibo Valentia, la situazione è ancora più deprimente, una continua corsa alla poltrona. La sola speranza che nutrono i giovani è di affidarsi al politico di turno per usufruire dei suoi “favori”, in questo modo la “casta” locale non perde mai. Hanno paura solo di perdere il loro potere, per questo passano con facilità da destra a sinistra al centro, sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Politici perennemente in campagna elettorale pronti a schierarsi da un giorno all'altro contro i loro ex “amici” per assicurasi un altro incarico da cui, con la loro capacità di trasformare i “diritti” dei cittadini in “favori”, riescono ad ottenere voti ed a rimanere nel giro che conta. Seduti ai tavoli si vedono sempre le stesse facce, che si presentano però come fossero nuovi pionieri della politica.
E la sinistra in tutto ciò dov'è? Semplice, la sinistra non c'è più. Non è rappresentata in parlamento, ne tanto meno esiste a livello locale. I suoi pseudo rappresentati sono troppo impegnati a mettere la colla sulla loro sedia. Pensano di poter continuare a far credere alle persone che una sinistra ancora c'è e soprattutto che “loro” sono di sinistra, cosa che analizzando i fatti non è assolutamente vera.
Nel PD della provincia di Vibo Valentia non si riescono nemmeno più contare le innumerevoli fazioni interne. I membri di questo partito si guardano in cagnesco. D'altronde fanno bene a non fidarsi uno dell'altro, se hai una poltrona conti qualcosa altrimenti vieni subito scalzato e non ti considera più nessuno, quindi devi tenertela ben stretta e non abbassare la guardia perché non si sa mai! Gli altri, poi, che dicono di essere la sinistra radicale sono per certi versi ancora più ridicoli. Scioccati dai risultati delle ultime elezioni comunali, sorpresi da una, a loro modo di vedere, inaspettata sconfitta, ma anche voluta e cercata, si sono comportati come quando entri in una stanza, piena di scarafaggi ed appena accendi la luce li vedi scappare ognuno per conto proprio da una parte all'altra senza meta. Si salvi chi può, avranno pensato!
Se ci fosse davvero qualcuno di sinistra saprebbe che fare per farla tornare grande. Quelli di sinistra, quella vera, sanno che il loro posto è in mezzo alla gente. Tra i problemi delle persone, nelle piazze, nei cortei, dove veramente agisce la democrazia, sicuramente il miglior posto per capire cosa fare per aiutare veramente tutti i cittadini. Il vecchio PCI di Berlinguer non ha mai governato, ma ha ottenuto molte più cose per la gente comune dalle sue lotte di piazza, che quante ne abbiano realizzate questi fantasmi della sinistra al governo.

Lo slogan dei politicanti è: “gli ideali sono morti, non esistono più” seguito da una ghigno di chi la sa lunga. Niente di più falso, perché le idee e gli ideali non possono morire, non possono sparire. Sono idee, modi di pensare, emozioni, che vivono e superano qualsiasi difficoltà sfidando il tempo e lo spazio. Una vecchia canzone recitava:
“Se il vento fischiava ora fischia più forte
le idee di rivolta non sono mai morte
se c'è chi lo afferma non state a sentire
è uno che vuole soltanto tradire
Se c'è chi lo afferma sputategli addosso,
la bandiera rossa ha gettato in un fosso.”
È giunto il momento di svegliarsi e riprendersi quella bandiera per agitarla forte, più di quanto sia stato mai fatto. Perché ora più che mai ce n'è bisogno. Dobbiamo riprenderci il timone di questa nazione che va alla deriva. È ora di dare ascolto agli ideali e combattere perché siano applicati. Non possiamo più girarci dall'altro lato aspettando che qualcuno venga a salvarci.

Giuseppe Ambrosio
(PdCI Vibo Valentia)

Nessun commento: