lunedì 30 agosto 2010

(Finanz)iaria d’estate

Giorni fa me ne stavo in spiaggia, sotto l’ombrellone, a leggere un bel libro. Ad un certo punto dall’ombrellone vicino al mio sento gente discutere della tremontiana manovra economica da 25 miliardi. Questi, giustamente, si lamentavano del fatto che i loro stipendi da dipendenti pubblici verranno congelati per 4 anni, che facendo così non se ne uscirà più dalla crisi perché se tu congeli gli stipendi poi il lavoratore non consuma e se scendono i consumi di conseguenza scende la produzione di beni (che mica l’imprenditore è scemo da produrre più di quanto i consumatori chiedono) e che la disoccupazione arriverà a livelli mai visti. Non se ne uscirà. E pronunciavano il loro addolorato mea culpa per aver votato Berlusconi. Al che uno di loro esclama: “Era meglio la vecchia DC. Almeno li rubavano tutti ma almeno mangiavamo tutti!!”. Questa frase mi ha costretto a fare delle riflessioni.
Anzitutto che gli italiani si ribellano solo quando gli viene toccato lo stipendio o, perlomeno, qualcosa di loro proprietà e che prima li votano e poi si lamentano. Anzi prima li votano e poi se ne dissociano. Storicamente. Come col fascismo, quando prima della sua caduta erano tutti camerati e dopo la liberazione tutti antifascisti, come con la Prima Repubblica (dopo Tangentopoli non si trovava in giro nessuno che dicesse di aver votato DC o PSI, nemmeno a pagarlo). Succederà lo stesso con Berlusconi, ne sono certo.
L’altra riflessione è di natura economica. L’Italia ha il debito pubblico più alto al mondo dopo la Grecia. Se si è arrivati a questo punto è proprio a causa di decenni di governi scellerati targati garofano&scudo-crociato, nei quali la spesa pubblica era lo strumento principale per poter essere eletti e mantenere il potere. Il clientelarismo di quegli anni basato sullo “spendi e spandi” ha causato il buco di bilancio che il centrosinistra della scorsa breve legislatura stava tendando di colmare tramite un risanamento dei conti e la lotta all’evasione fiscale. Detto questo non si può negare la necessità e l’urgenza della manovra finanziaria ma non per questo non si devono criticarne i contenuti. Devo dedurre che il genio del neo-liberismo Tremonti non ha mai letto o studiato Keynes e le sue teorie (tanto care invece al prof. Prodi, che di economia se ne intende davvero tant’è che viene chiamato a fare lezioni nelle università di una grande potenza economica quel’è la Cina). Se le avesse studiate certamente capirebbe che i tagli indiscriminati e il congelamento degli stipendi non portano da nessuna parte. O meglio, potrà fare cassa nel breve periodo ma senza un disegno di sviluppo per il futuro dell’Italia, ma tutto ciò a Tremonti non interessa. In tutto il mondo, in tempi di crisi, si investe nella cultura, nella ricerca, nell’università, nella sanità, nelle infrastrutture, da noi solo tagli. Non se ne uscirà.
In conclusione si può affermare che il capitalismo, il mito del libero mercato capace di autoregolamentarsi sono crollati sotto i colpi di una crisi economica, figlia proprio di questa
scellerata visione dell’economia. E’ necessario che la deregolamentazione finisca, che lo Stato funga da supervisore all’interno dei vari processi economici, che l’economia stessa sia finalizzata alla pubblica utilità e non alla massimizzazione del profitto, che l’economia reale sovrasti l’economia finanziaria. Il capitalismo è un’economia ciclica che alterna fasi di benessere a fasi di crisi. Se non ci sarà una riforma strutturale dell’economia, se non pagherà la crisi chi l’ha causata non se ne uscirà. Nella finanziaria in questione non c’è traccia di tutto ciò. I manager delle banche continueranno a percepire le loro laute liquidazioni anche dopo aver mandato sul lastrico migliaia di famiglie di risparmiatori, gli speculatori continueranno a giocare in borsa, e le fasce più deboli della società continueranno a pagare per loro. E mi risuona in mente una frase di una persona a me cara:”E’ dai tempi di Gesù Cristo che paga sempre il giusto per il peccatore”.
Ecco, forse sarebbe il caso che si invertissero i ruoli.

Salvatore Schinello
(fgci - Vibo Valentia)

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