giovedì 9 giugno 2011

Vibo, Bevilacqua e le croci celtiche

Erano i primi giorni di aprile quando il senatore Bevilacqua poneva la sua firma alla proposta di legge per la cancellazione del reato di apologia del fascismo. Dopo numerosi e giusti attacchi lui si difendeva dicendo “la mia era una proposta per mettere definitivamente una pietra sopra al fascismo”, un’ideale che secondo lui non esisteva più e per il quale era inutile continuare la lotta partigiana. Ancor più inutile quindi battersi per evitare la proliferazione di quelle bande nazi-fasciste, usando la costituzione italiana.
“Buttiamoci alle spalle anche l’olocausto”: questa la sua risposta ad una famosa intervista su radio capital, mentre rispondeva a quella che era più che altro una provocazione ironica, da parte del presentatore di quella trasmissione che sicuramente non si aspettava una risposta del genere! Tanto sfrontata quanto scellerata!
Ci troviamo invece, a due mesi di distanza da quella polemica che ha riempito pagine di giornale per diversi giorni, a dover vedere i muri di un monumento Vibonese qual è la chiesa di San Michele, imbrattati da segni che si rifanno a quei periodi del nazifascismo.
Eppure noi glie lo avevamo detto, al senatore Bevilacqua, che l’idea di fascismo e i giovani che inneggiavano al ventennio non erano affatto spariti, che Vibo Valentia è pieno di croci uncinate, celtiche e frasi che lodano Benito Mussolini (il duce). Come al solito però noi siamo i faziosi e gli altri sono i “moderati”, quelli che fanno finta di essere democratici ed aperti al riformismo, che guardano al futuro senza pensare al passato.
Noi comunisti invece sappiamo e vogliamo prendere lezioni dal passato, per questo abbiamo paura che l’Italia possa precipitare di nuovo in un’atmosfera di odio. Le ultime elezioni amministrative ci hanno infatti mostrato, soprattutto nel caso di Milano con Pisapia, una lotta senza esclusione di colpi da parte della destra. Una continua ricerca dello scontro, in alcuni casi anche molto pesante, che per fortuna ha trovato l’ironia di chi subiva gli insulti e che saputo trasformare in oro tutto il fango che gli veniva lanciato addosso.
Il sindaco D’Agostino si è giustamente schierato apertamente contro questi vandali che si sono permessi di deturpare e disonorare una delle ricchezze del comune di Vibo Valentia, ha anche lui detto che questa non può passare per una semplice bravata ma deve considerarsi come atto grave nei confronti di tutti quelli che sono stai offesi con quei segni disegnati sui muri della chiesa.
A questo punto però aspettiamo che anche il senatore Bevilacqua, che diceva che il fascismo era ormai superato, condanni questi gesti e si schieri dalla parte di chi difende la libertà e l’uguaglianza. Proprio lui che fa parte del “partito dell’amore” dovrebbe condannare l’odio, la violenza e chi lo incita. Dovrebbe chiedere scusa ai cittadini Vibonesi a cui, firmando quella proposta, ha fatto fare una magra figura agli occhi di tutt’Italia. Bisogna che capisca ed ammetta pubblicamente che il fascismo è tutt’altro che sepolto, meno che mai nella città di Vibo Valentia. Farsi portavoce della lotta al fascismo nella città di Vibo Valentia che lui rappresenta. Non deve dimenticare che se lui è un senatore della repubblica, eletto democraticamente (nonostante la legge elettorale attuale non sia molto democratica!), deve ringraziare i partigiani e quanti hanno perso la vita per permettere tutto questo!

Federazione della Sinistra - Vibo Valentia

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