lunedì 10 dicembre 2012

Operazione Bonifica la Calabria


Mi ucciderete, mi sotterrerete, ma io mi disseppellirò.
Sulla terra si affileranno ancora i coltelli dei denti.
Come un cane mi accuccerò sotto i pancacci delle caserme.
Comincerò rabbioso ad azzannare i piedi fetidi di sudore e di mercato....

Ho ascoltato la Calabria urlare queste parole.
Parole e parole di Majakovskij, tratte da una poesia del 1916, A tutto, che in tal risveglio autunnale dovrebbero evocare la voglia di riscatto e di ribellione ma nello stesso tempo la voglia di essere liberi.
Volere è potere, se vuoi, puoi.
Ed allora manifesto una mia ennesima provocazione.
Scritta su foglio virtuale, con una penna che penna non è.
Quello che è stato è stato, adesso è il momento di decidere. Ognuno ha una sua fetta di responsabilità, a volte amara, a volte semplicemente indigesta, del come la Calabria, perla annerita del Mediterraneo, soffre e lamenta il suo perdurante malanno da secoli.
Si deve scegliere cosa si vuole fare della Calabria ed in Calabria.
Il modello industriale emulativo, ma in modo altamente fallimentare per la società onesta, non per quella 'ndranghetista, delle esperienze del Nord Italia, non può più essere riproposto.
La Calabria non è terra che può ospitare industrie.
Eppure grandi ed immense zone sono state violentate, represse e depresse, per edificare mafiosi scheletri di profitto.
Per non parlare dell'abusivismo dell'edilizia, diventata ordinarietà, non più abusiva.
Abusiva in Calabria è la voglia reale di cambiamento.
Abusivo in Calabria è il rispetto della madre terra.
Abusivo in Calabria è quell'essere umano, diventato disumano, che ha sventrato ciò che andava tutelato, protetto, amato, difeso.
Un vanto, ora disincanto reale e non regale.
Ed allora propongo di realizzare in Calabria la più grande ed immensa operazione di bonifica mai vista forse in tutto l'Occidente.
Demolizione di tutte le case abusive, abusive secondo la legge di questo Stato, demolizione di tutte le zone industriali con annessi edifici, diventate e diventati semplicemente cimiteri di una esperienza nata morta, messa in sicurezza di tutto il territorio, insomma una grande ciclopica operazione di pulizia, che ha come scopo quello di riportare la Calabria ai suoi originari splendori, dovrà essere terra di agricoltura e turismo, cultura e ricerca.
Una operazione del genere, che durerebbe anni, oltre che creare posti di lavoro, conferirebbe un segnale che potrà essere emulato in altre zone del nostro non più Bel Paese.
Dovrà ovviamente intervenire l'Europa, quell'Europa che tanti soldi ha regalato alla Calabria, ma che ahimè, nella maggior parte dei casi sono stati sfruttati solo per il proprio individuale ed egoistico malaffare e profitto.
Sarà una prova di riscatto e di orgoglio per i Calabresi.
Dimostreremo al mondo intero che se lo vogliamo, possiamo, ma da soli non si può.
E' una proposta, che potrà essere accolta o cestinata, a noi la scelta.

Marco Barone

Ma la Calabria è ancora in Italia?

Cammini sul ponte che attraversa il Canal Grande di Trieste, osservi i lavori della nuova e controversa passerella, che in barba alla conformità storica ed architettonica del luogo, consentirà alle persone, nel rispetto pieno della frenesia quotidiana, di attraversare più rapidamente il canale .
Certo, si obietterà, quella passerella rientra nell'ottica programmatica del processo di pedonalizzazione dell'intera zona. Quindi, tutto normale.
Già, tutto normale.
E ti chiedi cosa è realmente normale?
Ritorno su una questione che ho denunciato più volte e che continuerò a fare.
Il silenzio silenzioso, quasi omertoso, che a livello informativo e mediatico, ruota intorno alla Calabria, ma anche sulle altre regioni del Sud.
Per fortuna esiste internet.
La rete.
La rete ti permette di sapere cosa accade nella tua terra, ed insieme alle informazioni che ti forniscono parenti ed amici, riesci a capire, chiudendo gli occhi, come si continua a vivere in Calabria.
Dico ciò perché in questo periodo è successo di tutto e di più.
Notizie che dovrebbero conferire una riflessione sociale e collettiva, notizie che dovrebbero sollecitare l'intervento reale di quello Stato che è , appunto, stato.
Lo Stato siamo noi, verrebbe da urlare.
Certo, peccato che non abbiamo strumenti ancora idonei per intervenire, peccato che da soli non si può, peccato che occorrerebbe quello spirito di solidarietà sociale che dovrebbe essere essenziale per aiutare una terra, un popolo, a risollevarsi.
E questo spirito di solidarietà sociale, prima di ogni cosa, deve partire dai media, dall'informazione, dalla stampa.
Ma così non è.
Ed allora mi chiedo è o non è notizia l'ennesima intimidazione che ha subito un giornalista in Calabria? Il caposervizio del Quotidiano della Calabria ,Michele Inserra., ha subito il furto della sua borsa in cui erano custoditi un computer e documenti su un’inchiesta che il giornalista stava e sta ancora conducendo,su 'ndrangheta e compagnia brutta.
E' o non è notizia la condanna a quattro anni di carcere e a cinque anni di interdizione, per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa , dell'ex Giudice del Tribunale di Palmi?
E' o non è notizia la protesta degli operai dell'Italcementi di Vibo Marina?
L'Italcementi rischia la chiusura. E' una delle pochissime realtà industriali rimaste vive in Calabria.
La sua chiusura comporterà la disoccupazione per quasi 400 persone, tra indotto e lavoratori diretti.
E' o non è notizia l'ultima operazione della guardia di finanza che ha sequestrato beni per 50 milioni di euro nei confronti di presunti affiliati a cosche della 'ndrangheta coinvolti in un traffico internazionale di droga ?
E tante altre notizie vi sono, notizie che la stampa nazionale censura, notizie che possono essere lette solo nei giornali locali, presenti, per fortuna, anche su internet.

MarcoBarone

MARTEDI' 11 DICEMBRE IL PdCI RICORDA ITALO FALCOMATA' NELL'11° ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

Nell’undicesimo anniversario della scomparsa del compianto Sindaco di Reggio Calabria, prof. Italo Falcomatà, il partito dei Comunisti Italiani, anche quest’anno, ha organizzato per
MARTEDÌ 11 DICEMBRE ALLE ORE 10.30
una breve commemorazione presso la stele a lui intitolata sul lungomare cittadino.
Alla commemorazione prenderanno parte, tra gli altri, Lorenzo Fascì, segretario provinciale del PdCI di Reggio Calabria, e il segretario regionale del PdCI calabrese Michelangelo Tripodi.
I Comunisti Italiani, a distanza di 11 anni dalla prematura scomparsa del Sindaco della primavera reggina, vogliono ricordare il valore umano e politico di un uomo che seppe trasformare e rendere grande la città di Reggio Calabria.
Quest’anno l’appuntamento assume uno straordinario rilievo poichè dopo 11 anni dalla scomparsa del Sindaco più amato di Reggio si può tracciare un bilancio più compiuto della fase storica di vita cittadina che si svolse sotto la sua guida illuminata.
In particolare, alla luce della situazione drammatica in cui versa la città, balza sempre più evidente agli occhi di tutti l’enorme differenza che esiste tra il periodo in cui la città era governata da Italo Falcomatà e quello successivo con Scopelliti, Raffa e Arena sindaci che, all’insegna del tanto decantato modello Reggio, con le loro amministrazioni hanno consegnato alla città e ai cittadini un enorme indebitamento finanziario le cui cifre, che cominciano a venire a galla, sono davvero spaventose, insieme ad abbassamento generale della qualità dei servizi e della vivibilità della città: basti solo guardare lo spettacolo vergognoso di questi giorni di una città sepolta dai rifiuti e dalla spazzatura.
Nel momento in cui Reggio conosce la stagione più buia della sua storia, con il Commissariamento del Comune per contiguità mafiosa, causato dagli intrecci affaristico-mafiosi delle precedenti Amministrazioni Comunali di centrodestra, la città è chiamata a uno scatto di orgoglio e di dignità e a reagire con forza contro coloro i quali hanno prodotto il dissesto finanziario e lo sfascio etico e morale.
Ciò significa costruire una nuova consapevolezza civica e farla finita con metodi e comportamenti che favoriscono ed alimentano a tutti i livelli nelle istituzioni, nella politica, nell’economia, nell’informazione e nella società il crescere ed il proliferare dell’illegalità diffusa, della corruzione, della criminalità organizzata e della degenerazione della vita pubblica.
Invitiamo, pertanto, tutti i cittadini reggini a rendere omaggio al compianto sindaco Italo Falcomatà partecipando a questo momento commemorativo, nella speranza di poter recuperare presto la passione civile, lo spirito di servizio, l’impegno disinteressato e l’amore per la città che hanno contrassegnato l’esperienza di Italo Falcomatà.
All’insegna del suo straordinario insegnamento Reggio potrà ripartire e sarà capace di tornare a guardare con fiducia al suo futuro, lasciandosi finalmente alle spalle il decennio fallimentare e disastroso del modello Reggio.


Reggio Calabria, 9 dicembre 2012

Partito dei Comunisti Italiani
Federazione Provinciale di Reggio Calabria

mercoledì 7 novembre 2012

Fine "ingloriosa" di un'amministrazione provinciale "disastrosa"!


Non poteva finir peggio, dopo la scure del governo sulla nostra provincia, si è abbattuta anche quella del consiglio che ha bocciato un bilancio con troppi buchi, troppe cose non chiare, come quel prestito da 18 milioni di euro alla cassa depositi e prestiti per coprire non si sa bene quale debito.
L’epilogo infelice di questa nostra provincia non poteva non passare per loro, i nostri consiglieri e assessori provinciali, che si sono battuti a spada tratta, senza colpo ferire tra l’altro, per la difesa dell’istituzione provincia hanno, infine,  deciso che forse era meglio terminare cosi questa pantomima. Insomma, molti parlano di coerenza politica, di istituzione da mantenere, da diritto all’opposizione, di responsabilità; e mentre si parla di tutte queste “nobili” tematiche nel nostro territorio chiudono le fabbriche, aumenta la disoccupazione, i giovani vanno via all’età di diciotto anni verso università o posti di lavoro da Roma in su. Negli ultimi due anni si è assistita a una fitta compravendita di consiglieri, di passaggi di cariche di dimissioni minacciate, della disperata ricerca del consenso all’interno del consiglio piuttosto che all’esterno. Abbiamo assistito a balletti di partiti politici della “nuova sinistra” tirar fuori lettere dai cassetti in nome di accordi presi in tempi lontani e non più rispettati, nuovo sostegno dato al presidente in nome di un senso di responsabilità nazionale di Scillipotiana memoria. Tutto questo ci fa capire, che alcuni soggetti politici del nostro territorio potranno cambiare partiti, simboli o leader da seguire, ma il problema sono proprio loro, sono loro che devono cambiare, mettendosi da parte fisicamente; i nostri nonni dicevano che il pesce puzza dalla testa.
Ma tornando alla istituzione provincia, se questa deve continuare a essere istituita, quando 24 persone non si trovano d’accordo sull’azione programmatica economica (il bilancio) è meglio un commissario straordinario, meglio abolirlo questo consiglio provinciale, piuttosto che mantenere 24 incompetenti. Questi 24 incompetenti ci costano 60 mila euro al mese di stipendio, 720 mila euro l’anno, e fino ad ora la bellezza di 3.360.000 di euro. Ma per fare cosa?
Non vi è coordinamento tra i comuni, non vi è una gestione dei servizi di raccolta dei rifiuti con centri di stoccaggio per la differenziata, l’edilizia scolastica è a pezzi e ogni inverno gli studenti aumentano le loro giuste proteste, la difesa del suolo è a un punto fermo, poiché ogni inverno un numero consistente di metri cubi di terra continua a franare. A cosa serve questa provincia?  A cosa servono questi consiglieri e assessori provinciali? Se questo è l’investimento che i cittadini vibonesi devono fare, è meglio che questo consiglio sia caduto, e che al più presto sia nominato un commissario che costerà sicuramente meno di 60 mila euro al mese. Questo consiglio non ha tutelato i lavoratori del suo ente, continuando a sfornare contratti a progetto verso disoccupati e cassintegrati, ma senza una vera pianificazione lavorativa che non si fermasse ai 3,6,12 mesi di attività per poi tornare a casa; ma una pianificazione del lavoro, nelle condizioni dell’ente, di lunga durata, lo abbiamo detto e lo continuiamo a ripetere: raccolta differenziata, bonifica delle discariche, difesa (vera) del territorio. Per carità il PdCI rimane fermo sulle proprie posizioni di solidarietà nei confronti deli lavoratori e sempre lo sarà, ma bisogna invertire la rotta, tutti noi dobbiamo chiedere i nostri politici di fare i conti con la collettività, piuttosto che con gruppi di lavoratori provenienti da questo o quell’altro ente privato. Bisogna essere onesti e coerenti con i lavoratori, perché non si può “vivere” sule spalle di precari, disoccupati e cassintegrati, impiegandoli temporaneamente e usandoli come bacino di voti. Questo consiglio provinciale ha invece, in totale sintonia con l’amministrazione Bruni, continuato a sfornare progetti e continuato ad assumere lavoratori, rendendo la provincia un consistente bacino di voti da gestire in base alle votazioni da effettuare e aumentando esponenzialmente la pianta organica portandola in percentuali maggiori di centri italiani ben più importanti.
Sul lavoro avete fallito, sull’ambiente avete fallito, sulla difesa de territorio avete fallito. Il nostro partito saluta positivamente la vostra caduta auspicando l’immediato arrivo di un commissario, che sicuramente non potrà fare peggio di voi. Avete regalato una bruttissima pagina alla nostra provincia, l’ultimo presidente della nostra provincia sarà ricordato, non per il lavoro svolto egregiamente, ma per essersi dimesso prima non avendo più credibilità nella sua assise.
Noi non aspettiamo la replica sul giornale, e non risponderemo più nemmeno quando saremo tirati in ballo direttamente. Chi vuole confrontarsi con noi ci trova in piazza, tra la gente comune, quella che soffre la crisi è senza lavoro e vive sulla propria pelle le scelte sbagliate di questo modo di fare politica.
Noi allo sporcare d'inchiostro le pagine dei giornali preferiamo i contenuti, e quelli si possono trovare solo parlando con la gente.

martedì 26 giugno 2012

La politica che dichiara, ufficialmente, guerra all'ambiente

Documento congiunto, delle federazioni provinciali di Vibo Valentia, del Partito dei Comunisti Italiani e del Partito della Rifondazione Comunista sulla questione della chiusura della Italcementi di Vibo Marina.

La politica che dichiara, ufficialmente, guerra all'ambiente

La politica del lavoro non è stata mai netta e precisa nel nostro territorio, non si è mai data una connotazione chiara sulla tipologia di investimenti da fare sul territorio comunale. Basta fermarsi ad analizzare il porto di Vibo Marina, che non ha un utilizzo specifico a metà tra industriale e turistico, questa connivenza, dannosa e antiquata, non può più andare avanti e richiederebbe quindi una scelta coraggiosa e ben precisa ragionando in prospettiva. Dal nostro punto di vista la scelta non può che essere quella dello sviluppo della vocazione principale del nostro territorio e dunque quella turistica perché al momento ci ritroviamo la costa con tanti villaggi e alberghi, ma anche con impianti industriali e silos. Cementificio e Pignone che insistono sul versante marino del comune capoluogo. La zona industriale, si sviluppa a macchia di leopardo su tutto il territorio comunale sebbene il PRG la individui in prossimità dell’eliporto militare di Ionadi.
La politica quindi non ha mai vigilato sullo sviluppo industriale del territorio, facendo denotare la sua incapacità, ed è grazie a questo modo di fare politica che oggi a Vibo marina, i lavoratori si trovano in mobilità per volere dell’azienda che giustifica la sua scelta, di chiudere lo stabilimento, legata alla crisi internazionale del comparto edilizio. Una spada di Damocle, che punta diritta sulle loro teste, che li potrebbe anche portare a dover scegliere tra lavoro e salute, quindi la classica minaccia “o la borsa o la vita.
Ancora una volta infatti la politica affronta la questione in modo sbagliato, aprendo le porte ad un possibile utilizzo del CDR come combustibile per gli altiforni. Sbagliata perché sappiamo bene che è della salute di un intero territorio comunale che si parla, ma sbagliata soprattutto perché l’Italcementi non ha mai detto: “se ci fate usare il CDR non chiuderemo lo stabilimento”!
Questa apertura al CDR era abbastanza prevedibile, già nel gennaio 2011 infatti noi avevamo lanciato l’allarme, con una domanda ben precisa: “Nel caso in cui l’Italcementi tiri fuori una minaccia del tipo “o facciamo così o chiudo” cosa deciderà la nostra classe politica?” Oggi possiamo rispondere dicendo che la politica tutta si è “schierata” dalla parte dei lavoratori che senza condizione alcuna ha aperto al CDR, ha messo disposizione il porto, ed ha detto si alle cave di Briatico. Si schiera dalla parte dei lavoratori facendo però gli interessi dell’azienda! Senza preoccuparsi di cosa è meglio per gli operai!
Per non parlare dei sindacati tutti : Cgil, Cisl, Uil e slai cobas che addirittura hanno proposto loro stessi all’azienda i tre punti precedentemente citati. Questo secondo noi non è un ruolo serio da parte di sindacati e istituzioni tutte, perchè bisogna avere il coraggio in alcune fasi di fare scelte anche impopolari, difendendo fino all’ultimo l’interesse della SALUTE dei lavoratori e di una comunità, senza servire la propria dignità ed i propri polmoni su un piatto d’argento.
Questa classe politica non guarda aldilà del proprio naso perché non riesce a programmare il piano industriale, in questo caso, arrivando tardi alla risoluzione del problema con la via d’uscita più semplice e meno impopolare. Quando prova a risolvere il problema non riesce a investire in tecniche industriali più moderne offrendo soluzioni “tampone”, cure palliative che non offrono di certo un futuro di sviluppo al nostro territorio, non creano nuove opportunità per i giovani e non sono in grado nemmeno di mantenere i posti di lavoro attuali!
Possiamo cercare di analizzare la questione dell’Italcementi e ipotizzare qualche soluzione e cioè: il cemento (moderno) si produce da quasi 100 anni, mentre raccolta differenziata, centri di stoccaggio sono “invenzioni” del nuovo secolo, vogliamo restare al passo coi tempi? Vogliamo puntare sulle nuove tecnologie, ecologiche e poco inquinanti?

La coerenza si sa appartiene a pochi, di certo non ai consiglieri comunali di Vibo Valentia, i quali si sono pronunciati all’unanimità sul possibile utilizzo del CDR, maggioranze ed opposizione, quest’ultima poco meno di un anno fa si batteva apertamente contro l’uso del CDR, vista la posizione assunta oggi possiamo di certo dire che quella era una lotta condotta solo per puro opportunismo, giusto per andare contro gli avversari politici, senza che la battaglia fosse supportata dalle idee!
L’intero consiglio comunale (all’unanimità) hanno vestito i panni dei paladini dei lavoratori, firmando in bianco “una cambiale ambientale” che sarà pagata negli anni dai cittadini vibonesi, dai lavoratori tutti e dai loro figli. Noi non abbiamo la memoria corta e ricordiamo perfettamente chi un anno e mezzo fa si scagliava contro l’uso del CDR soprattutto dai banchi dell’opposizione, che un anno e mezzo fa si batteva apertamente contro l’uso del CDR, ma vista la posizione assunta oggi possiamo di certo dire che quella era una lotta condotta solo per puro opportunismo, giusto per andare contro gli avversari politici, senza che la battaglia fosse supportata dalle idee! Cosa è cambiato da un anno e mezzo a questa parte? Perché questo cambio di rotta? Lo chiediamo al gruppo consiliare del PD ed anche al consigliere Stefano Luciano (articolo contro il CDR di Stefano Luciano) eletto soprattutto con i voti della Federazione della Sinistra.

La provincia è invece stata coerente, voleva l’uso del CDR prima e lo vuole adesso, sebbene una parte della sua colorita maggioranze, e ci riferiamo a SEL, vorrebbe rivestire, male, il ruolo di partito di lotta e di governo, stando dalla parte della salute dei lavoratori sul giornale, mentre sostiene un governo provinciale a favore del CDR e anche della mega discarica di San Calogero. Una coerenza, anche questa, senza pari.

Secondo la Corte di Giustizia europea, con la sentenza che riguarda la causa n° C‑283/07 del 22 dicembre 2008, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili. L’Europa in merito si è già pronunciata.

L’incenerimento del CDR non garantirà la continuità del lavoro agli operai dell’Italcementi, anzi molto probabilmente comporterà una forte riduzione del personale.

Ma quello che ci chiediamo, senza trovare risposta logica è: visto che il “mondo” sta differenziando e riciclando sempre di più i propri rifiuti perché non creare a Vibo Marina un centro nuovo e innovativo di stoccaggio della raccolta differenziata per esempio? In questo modo non solo si possono riconvertire gli 82 operai che oggi lavorano al cementificio ma anche l’indotto che ruota intorno allo stesso.
Ma non solo, l’avvento della bioedilizia apre nuovi campi di investimento e di sviluppo, come detto il cemento appartiene al secolo scorso, si potrebbe puntare allora sulla produzione di pannelli fotovoltaici, nuovi sistemi di condizionamento edilizio ed industriale ecc.
Ci rendiamo conto che, facendo anche noi politica, la classe politica non può “costruire” fisicamente questo impianto ma sicuramente ha l’obbligo di dover attirare idee e capitali nuovi cosi come si è fatto negli anni 60’ con l’allora CEMENSUD. Allora la classe politica del tempo ha creato le condizioni affinché si fosse potuto installare l’odierno cementificio. Oggi questa classe politica ha la capacità di innovare il territorio? Oppure vuole creare il precedente affinché si possa meglio smarcare nella gestione del ciclo dei rifiuti? Perché chi ci garantisce oggi che nel momento in cui la Italcementi accetti le proposte dei sindacati e creato quindi il precedente, altre aziende, magari più modeste, possano richiedere il diritto di bruciare questo CDR nelle proprie fornaci?

Noi siamo comunque dalla parte dei lavoratori per la loro difesa e tutela, perciò chiediamo loro di stare attenti e di vigilare anche su questa classe politica che gioca con la salute loro e nostra. Non fatevi ammaliare da false promesse e da facili risoluzioni, perché se l’azienda decide la sola macinazione del clinker, o se deciderà di bruciare il CDR o il petcoke, il vostro numero sarà inevitabilmente ridimensionato al ribasso e quando andrete a chiedere spiegazioni ai politici vi stringeranno le spalle dicendovi che non dipende da loro oppure giustificandosi che questo era il male minore.

Lottate e lottiamo, perché il vostro posto di lavoro non si perda e che vi sia dato un futuro vero. Se il cementificio domani chiuderà occupate lo stabilimento e riconvertitelo a centro di stoccaggio rifiuti, come hanno fatto in altre parti d’Italia. Prendiamo d’esempio il caso del “Centro Riciclo Vedelago” a Treviso che da solo ha 80 dipendenti e che ha creato un indotto di 9600 persone. Anche a Vibo Valentia è possibile ottenere un centro simile, qualcosa già nel nostro comune esiste e da lavoro ad alcune persone, nonostante le note difficoltà. Esistono imprenditori lungimiranti e disposti a lavorare per un grande progetto.

Voi lavoratori avete il vostro futuro in mano e non occorre che l’affidiate a questa classe politica inetta e superficiale a cui starebbero bene altre 400 famiglie disposte, per necessità, a bussare alla loro porta per chiedere un posto di lavoro. Voi dovete pretendere, coraggiosamente, che il vostro lavoro abbia una funzione socialmente accettabile e che contribuisca all’accrescimento culturale e sociale del vostro territorio. Questione che i sindacati e taluni partiti non vogliono affrontare perché impopolare anche se sana.

Una cosa è sicura, nonostante quello che vogliono farci credere politici e sindacati: se l’impianto resterà aperto avrà una riconversione del piano industriale dell’azienda, perché gli stessi vertici hanno fatto sapere che sarà macinato solamente il clinker (che è un ingrediente del cemento), quindi di conseguenza si andranno a perdere inevitabilmente ulteriori posti di lavoro per l’azienda e per l’indotto.

Rigettiamo con forza gli inviti all'unità lanciati, in questi giorni, sulle testate giornalistiche locali. qui nessuno è contro nessuno, ancor meno contro i lavoratori e noi, da comunisti, non accettiamo lezioni in materia di tutela e difesa del lavoro e dei lavoratori ma non possiamo sottacere dinnanzi ad un simile ricatto, attuato dalla società con il bene placito di politica e sindacati locali, che finirebbe con l'avvelenare, ulteriormente, questo territorio e il suo popolo.


Partito dei Comunisti Italiani – federazione provinciale di Vibo Valentia
Partito della Rifondazione Comunista – federazione provinciale di Vibo Valentia

venerdì 15 giugno 2012

Questione Italcementi 2

La vertenza dell’Italcementi non è certo una novità per il nostro territorio martoriato da disoccupazione e salari da fame. E non è neanche una novità che uno stabilimento storico chiuda nel silenzio della classe politica e sindacale, perché si dà il caso che già da tempo in tanti erano al corrente delle intenzioni della dirigenza nazionale dell’Italcementi.

Quello di Vibo non è l’unico caso di chiusura da parte dell’azienda bergamasca perché in virtù di questa politica antimeridionale chiuderà anche lo stabilimento di Porto Empedocle in Sicilia. In tal modo a Vibo oltre 300 (trecento) lavoratori dipendenti e dell’indotto perderanno l’occupazione e tantissime famiglie rischiano di rimanere in mezzo alla strada.

Ma da molto tempo si sapeva delle scelte “strategiche” che voleva intraprendere questa azienda e da qualche mese era partita la cassa integrazione straordinaria per diversi operai ma tutti sono stati in silenzio con un’unica voce fuori dal coro, quella dei Comunisti Italiani, che già più di un anno fa avevano fatto presente che la situazione sarebbe arrivata a questo punto, denunciando alcuni accordi sottobanco da parte di Comune e Provincia.

La questione dell’Italcementi non è altro che l’ennesimo schiaffo alla Calabria e al Sud provocato da una classe politica e dirigente con gli occhi chiusi, che non sa guardare al di là del proprio naso e che non riesce a programmare nessun futuro. Adesso questa stessa classe politica che ha fatto orecchie da mercante si finge interessata e propone di portare la questione a Roma ai tavoli nazionali con l’intenzione dichiarata di far interessare il governo, anche se il loro vero obiettivo è quello di lavarsene le mani dicendo che loro hanno fatto tutto e non c’entrano niente.

Siamo convinti che solo gli operai con la lotta e con il sostegno attivo della cittadinanza tutta, potranno ottenere la vittoria cercando di salvaguardare i livelli occupazionali in modo che non venga perso nemmeno un posto di lavoro perché un esito negativo sarebbe una grave sconfitta. Gli operai possono ottenere quello che chiedono solo rimanendo tutti uniti e non cedendo alle facili promesse che gli verranno rivolte.

Abbiamo visto senatori, consiglieri e assessori regionali, andare tra i lavoratori in questi giorni ma ci chiediamo se da parte loro è arrivata una proposta, nel corso di questi anni, per la salvaguardia di quelle poche realtà industriali presenti sul territorio.

Tutto quello che sta accadendo altro non è che una piaga chiamata “questione meridionale” di cui tutti parlano ma a cui nessuno, in Parlamento, vuole dare voce ma che anzi subisce il contraccolpo di una falsa questione settentrionale, di cui la Lega è autrice, a danno di tutto il territorio del Sud.

Se si abbassa la testa con l’Italcementi, ciò avverrà anche con altre realtà industriali presenti in Calabria e la nostra amata regione sarà condannata ad andare indietro invece di avanzare verso il futuro, pur avendo tutte le possibilità e le carte in regola.

Solamente con un piano turistico integrato, con il recupero dei centri storici, con la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e archeologico, con lo sviluppo delle energie rinnovabili e alternative, con la promozione delle forestazione e della montagna, con la tutela dell’ambiente, la difesa del suolo e soprattutto con l’esaltazione del nostro capitale umano e sociale si potrebbe fare della Calabria il fiore all’occhiello del paese. Ma la classe politica regionale e nazionale pensa sempre ad altro. Non solo non si programma il futuro ma addirittura si distrugge il presente e l’Italcementi è la prova più lampante di un fallimento non solo economico ma anche politico.

Il Partito dei Comunisti Italiani appoggerà qualsiasi azione della classe operaia per poter salvaguardare questi posti di lavoro perché siamo stanchi di dover assistere allo smantellamento del tessuto produttivo da parte di aziende “lontane” che prima vengono e si arricchiscono per poi andare via lasciando fame e disoccupazione.


Vibo Valentia, 14.6.2012

LA SEGRETERIA REGIONALE DEL PdCI - FdS

Nuova segreteria regionale del PdCI

Si è riunito, a Lamezia Terme, venerdì 8 giugno il Comitato regionale del Partito dei Comunisti Italiani con all’ordine del giorno la situazione politica nazionale e calabrese e l’elezione della Segreteria regionale del Partito.

Ha aperto i lavori il Compagno Michelangelo Tripodi, Segretario Regionale, che con la sua relazione molto articolata ha toccato i principali punti della situazione politica e sociale attuale mettendo molta “carne a fuoco” per i Compagni presenti in sala.

Una fase questa per il nostro partito con molti obiettivi e scadenze davanti ma anche con un grande momento di partecipazione come è stata la manifestazione del 12 maggio, a Roma, dove la Federazione della Sinistra, nel silenzio mediatico, è riuscita a portare in piazza decine di migliaia di Compagni e con una massiccia presenza dalla Calabria.

In una fase dove le condizioni di vita peggiorano, dove le riforme del governo dei banchieri portano lacrime e sangue ma solo sulla parte più povera del paese, dove la parola riformismo ha preso il significato di massacro sociale, in un paese dove Monti alza l’età pensionabile mentre in Francia addirittura vorrebbero abbassarla a 60 anni, occorre battersi per creare le condizioni politiche di una svolta vera e a sinistra.

Una svolta vera a sinistra può nascere solamente nell’opposizione al governo Monti, lavorando per costruire l’alternativa e ponendo al centro gli interessi dei più deboli.

I dati Svimez lanciano segnali allarmanti per quanto riguarda il sud del paese e dicono che le prospettive di crescita sono pari a zero per i prossimi anni e se a tutto questo aggiungiamo che 7 giovani su 10 al sud sono disoccupati vuol dire che il futuro è segnato se non si invertirà la rotta. Una disoccupazione a livelli record, i salari bassissimi e una situazione di dissesto economico per comuni e famiglie fanno da cornice a una terra incantevole ma dimenticata dal Governo nazionale e con una classe politica calabrese inetta ed incapace abile solo a far passerelle.

I numerosi interventi dei Compagni hanno non solo condiviso le parole del Segretario regionale ma hanno ampliato il discorso sulle prospettive dei Comunisti e sulla situazione politica calabrese e con una Giunta regionale guidata da Scopelliti che colleziona orrori politici, senza che ci sia un’opposizione adeguata ed efficace per affrontare e risolvere i problemi dei cittadini calabresi.

Numerose le iniziative politiche che il partito affronterà nei prossimi mesi in tutte le federazioni calabresi e che verteranno sui numerosi problemi dei territori. Queste iniziative non saranno solo forme effimere di protesta ma anche e soprattutto di proposta politica e di impegno civico. Come diceva il Compagno Berlinguer i Comunisti devono andare casa per casa e strada per strada e questo proposito non è mai mancato ai compagni calabresi.

Il comitato regionale, su proposta del Compagno Michelangelo Tripodi, ha subito dopo votato all’unanimità la Compagna Rosanna Femia come Tesoriere regionale e sempre all’unanimità ha eletto la nuova Segreteria regionale caratterizzata dall’ingresso di giovani compagni dei territorio per costruire il ricambio politico di cui c’è ha bisogno.

La nuova segreteria è composta dai seguenti Compagni con i relativi incarichi di lavoro:


SEGRETERIA REGIONALE

Michelangelo Tripodi Segretario Regionale (componente di diritto)
Rosanna Femia Tesoriere ( “ “ “ )
Michele Cosentino Coordinatore Regionale FGCI ( ” “ “ )
Filippo Benedetti
Lorenzo Fascì
Massimo Gallo
Giovanni Guzzo
Nicola Iozzo
Claudio Massimilla
Michele Tripodi
Saverio Valenti

INCARICHI DI LAVORO

ORGANIZZAZIONE – Resp. Massimo Gallo coadiuvato da Milena Guzzo e Silvia Martino

COMUNICAZIONE/STAMPA/PROPAGANDA – Resp. Nicola Iozzo coadiuvato da Egidio Carbone e Caterina Iacopino

ENTI LOCALI – Resp. Michele Tripodi coadiuvato da Franco Pellicano e Pino Mazzaferro

LAVORO E INIZIATIVA DI MASSA – Resp. Filippo Benedetti coadiuvato da Rodolfo Falbo e Rosamaria Politanò

CULTURA – Resp. Saverio Valenti

SANITA’ – Resp. Claudio Massimilla

GIUSTIZIA/DIRITTI – Resp. Lorenzo Fascì

AREE INTERNE/MONTAGNA/AGRICOLTURA – Resp. Giovanni Guzzo

PARI OPPORTUNITA’ – Resp. Rosanna Femia

AMBIENTE – Resp. Tonino Valenti

BENI COMUNI – Resp. Tiziano Pangaro

FORESTAZIONE – Resp. Francesco Priolo coadiuvato da Cesare Pelle

POLITICHE SOCIALI – Resp. Luigi Salvo coadiuvato da Franca Ritacco e Emilio Filardo

RISCHIO SISMICO E IDROGEOLOGICO – Resp. Rita De Lorenzo coadiuvata da Nuccio Cerenzia

SCUOLA – Resp. Antonella Folliero coadiuvata da Antonia Sisto

TRASPORTI – Resp. Fabio Racobaldo coadiuvato da Carmelo Cozza

UNIVERSITA’ – Resp. Michele Cosentino

URBANISTICA/TERRITORIO – Resp. Serafino Zangaro coadiuvato da Francesco Galatà


Lamezia Terme, 11.6.2012

UFFICIO STAMPA PdCI CALABRIA

La cronaca della conferenza stampa del PdCI di sabato 9 giugno

Il PdCi lancia la petizione sull'acqua.
Via dall'Alaco e addio alla SoRiCal.

Il PdCi cittadino dopo aver denunciato per mesi i problemi dell'acqua e dopo aver svolto un ruolo da protagonisti all'interno del movimento referendario pro acqua pubblica, sabato mattina, all'interno della conferenza stampa esauritasi in piazza Municipio, ha lanciato una petizione popolare sperando nella partecipazione dei cittadini colpiti e presi in giro su una tematica così importante.
Ad aprire la conferenza stampa, il segretario di federazione, Filippo Benedetti, che chiede che venga chiuso il bacino idrico dell'Alaco, che da anni avvelena la popolazione tutta e sul quale sono stati tenuti molti studi che hanno evidenziato una palese situazione d'inquinamento chiara a tutti da tempo ma sapientemente insabbiata da una classe politica sottomessa e connivente alle logiche dettate dai poteri economici che, da sempre, vessano e depauperano il nostro territorio, scevri da ogni qualsivoglia tipo di rimorso. Alaco balzato agli onori della cronaca per l’inchiesta acqua sporca della procura di Vibo Valentia in cui risultano indagati, tra gli altri, Abramo, il Sindaco di Vibo Agostino e l’ex sindaco Sammarco. Una situazione su cui auspichiamo sia fatta piena luce nel più breve tempo possibile.

Ci pensa invece il segretario cittadino Nicola Iozzo ad enunciare il secondo punto della suddetta petizione ovvero, la rescissione contrattuale nei confronti di SoRiCal.
Azienda “senza cuore” che un anno orsù privò un intero comune dell'acqua (Cinquefrondi, ndr) e che continua a lucrare imponendo quella che, visto il mancato servizio elargito, è di fatto un imposta spalleggiata dal comune che non ha mai richiamato ufficialmente l'azienda. Stralciare questo contratto significa dare seguito all’esito referendario del giugno dell’anno scorso e ripubblicizzare questo servizio sarebbe, quanto meno, un passo significativo per rendere i beni veramente comuni. E tutto questo si può ottenere riaprendo i pozzi comunali presenti nel territorio di Vibo e voluti dalla migliore amministrazione che questa città abbia avuto; l’amministrazione Iannello.
Il coord. Della giovanile del Partito, Francesco Colelli, spiega invece come sia insufficiente la riduzione del canone proposta dal comune e offre delucidazioni sul terzo punto: Rimborso e/o esonero delle utenze del servizio idrico.
Ovviamente, perchè bisognerebbe pagare chi ci avvelena da sempre?
A chiudere la conferenza stampa ci pensa il Segretario regionale Michelangelo Tripodi, il cui primo pensiero va ai lavoratori dell'ItalCementi, invitandoli a lottare spiegando quanto sia drammatica la situazione che stanno vivendo soprattutto in un territorio come la Calabria, e la provincia di Vibo in particolare, dove quel poco che ha resistito allo smantellamento sta diventando mera illusione provvisoria.
Tripodi punta poi il dito contro l'Imu, la tassa sui beni immobili, che a Vibo verrà forse mantenuta all'aliquota standard del 0,4% che vorrà dire in ogni caso un salasso per fasce più deboli dei cittadini di Vibo Valentia. Sarà l’ennesima beffa che si aggiungerà all’enorme problema dell’acqua non potabile riversata nelle case e, nonostante ciò, pagata per buona dalla popolazione. Ancora oggi il Sindaco D’Agostino non ha emesso alcuna ordinanza in merito. L’acqua è potabile o no? Secondo la procura con quell’acqua, forse, non si possono annaffiare nemmeno le piante.
L'invito è quindi quello di partecipare alle numerose iniziative dove verrà promossa la suddetta petizione con lo spirito, del PdCI, di costruire un'alternativa per il territorio.

venerdì 8 giugno 2012

Questione Italcementi

“Piano Fornero” recepito in pieno a Vibo Valentia:
Chiude l'Italcementi lasciando molta gente senza lavoro!

L’ennesima pagina nera per la provincia di Vibo Valentia si chiama Italcementi. Una pagina scritta da tempo e tenuta sotto silenzio ma di cui tutti parlavano tranne chi di dovere. Ormai si prende atto giorno per giorno che siamo un territorio a rischio serio di scomparsa e non sempre per colpa della crisi economica a cui magari si vorrebbe far ricadere la colpa. 

Si può fare tranquillamente l’elenco delle “tragedie” che colpiscono e colpiranno il nostro territorio senza essere maghi o veggenti ma avendo solamente il senso della realtà che la classe dirigente politica e sindacale di questo territorio , e non solo, ha perso come ha perso anche il senso di attaccamento al territorio stesso. Italcementi, Pignone, negozi che abbassano le saracinesche in continuazione, piccoli artigiani che non riescono a sbarcare il lunario, operatori turistici falcidiati dalla crisi, emigrazione ripresa a pieno ritmo come anni fa. Facile farsi promotori di questa o quella battaglia. Facile andare tra gli operai con mille promesse. Facile gridare allo scandalo per una chiusura che solo un cieco non aveva previsto. Ma la colpa è solo vostra cari amministratori. La colpa del fallimento di questo territorio è solo pura miopia politica e disinteresse generale per quanto accade nelle famiglie. La paventata chiusura dell’Italcementi è solamente la punta di un iceberg ma voi, cari amministratori tutti, non vedete nemmeno questa che affiora così imponente dall’acqua. Voi che fate solo passerelle e propaganda non sapete cosa significa vivere con la paura di non poter arrivare a domani.

Questa chiusura rappresenta l’ennesimo fallimento di questa classe politica troppo impegnata a star seduta sulla poltrona invece di rappresentare realmente i bisogni di chi li ha eletti. A qualcuno forse fa addirittura più comodo avere qualche disoccupato in più, a bussargli alla porta, per creare bacini nuovi di voti. Perché si sa che chi ha un lavoro difficilmente può essere vittima di ricatti tipo “do ut des” al contrario di chi invece è costretto a farlo per mantenere la propria prole. Siamo in un territorio dove mancano completamente le generazioni dei giovani dai 18 ai 35 anni costretti ad emigrare pur di non svendere la dignità conquistata dai loro genitori che avevano deciso di rimanere per cambiare le cose.

Un duro colpo si abbatterà sulla fragile economia basata sui pochi posti di lavoro e sui tanti favori. Un duro colpo che si può evitare solamente con la lotta dei lavoratori uniti ma senza chiedere favori ai politici di turno perché il lavoro è un diritto e il dovere della politica è quello di mettere in pratica questo diritto.

In tutto ciò il nostro senatore Bevilacqua tace, sicuramente ha speso più energie nella proposta di legge per l'abolizione del reato di apologia del fascismo o più recentemente è stato impegnato a votare lo scandaloso disegno di legge per la riforma del lavoro. Da cui si evince che a lui se un povero operaio perde il posto di lavoro, proprio in questo periodo di crisi, non glie ne frega niente. Magari davvero spera di ritrovarselo poi in ufficio a elemosinare qualche favore per poter tirare avanti la famiglia e dar da mangiare ai figli. In questo modo si garantirebbe di sicuro almeno un paio di voti in più per garantirsi una sua nuova, inutile e passiva, elezione al senato.

Ma non solo lui tace, non fiata l'assessore al lavoro alla famiglia ed alle politiche sociali Stillitani, che evidentemente non ha ben compreso qual è il suo ruolo: che non è di sicuro impegnarsi a distruggere e demolire questi campi di cui invece si dovrebbe occupare ed in un territorio come il nostro si dovrebbe preoccupare di risanare e migliorare.

Il presidente provinciale De Nisi, pronto a battagliare contro la chiusura della provincia ma muto quando si tratta di preservare il posto di lavoro degli altri! Adesso come farà a far costruire la discarica a San Calogero dove voleva si producessero ecoballe da bruciare poi negli altiforni?

Ed il signor sindaco? Ha dimenticato la gita in Basilicata per "fiutare" se bruciare spazzatura nei forni dell'Italcementi avrebbe fatto male ai suoi concittadini?



Nicola Iozzo
Comitato regionale PdCI - Segretario sezione PdCI/Vibo Valentia

Sull’IMU e sull’iniziativa pubblica tenuta sabato 19 maggio

Il momento di crisi internazionale ha posto il nostro paese sotto i riflettori dei paesi capitalisti del mondo, e sotto la lente d’ingrandimento degli enti europei ed extraeuropei che tengono sott’occhio giorno dopo giorno il nostro debito pubblico. Il nostro paese ha un forte debito verso gli investitori stranieri attraverso titoli di stato ma anche e sopratturro in debito con i cittadini italiani, siano essi imprese, liberi professionisti o cittadini privati che si vedono ritardare i pagamenti arretrati dello stato e degli enti locali. Ma quando lo stato impone una tassa è impossibile fermarlo, in modo freddo e ghigliottinesco non guarda in faccia nessuno, sia esso un disoccupato con il mutuo sulle spalle o un pensionato o un precario;quando lo stato impone un accisa, la vuole subito e tutta, senza rinvii di scadenza senza proroghe e quando si ritarda sui pagamenti arriva equitalia a svilire il lavoro di una vita con le sue cartelle esattoriali, questo aspetto è una faccia del pazzo sistema capitalistico contemporaneo che chiede credito per avere credito.

Il governo centrale, come detto, continua ad aggiungere balzelli fiscali ai cittadini, ultimo è l’IMU, la vecchia ici, della quale si conosce ancora poco, non si sa se aggiorneranno e quando le rendite catastali, se il valore verrà calcolato sui vani o sui mq, sull’IMU vi è un grosso punto interrogativo. Di diverso aspetto è però l’atteggiamento di alcune amministrazioni comunali, che questo balzello non lo vogliono applicare sulle spalle dei cittadini, è il caso del comune di Polistena, amministrato dalla giunta guidata da Michele Tripodi, comunista ed esponente di spicco del Partito dei Comunisti Italiani. Questo coraggioso sindaco ha deciso, assieme alla sua giunta, di porre l’aliquota minima, lo 0,2 %, sulla prima casa cosi da far risultare per il 90% dei cittadini del suo comune l’IMU sulla prima casa uguale a 0, tradotto: i comunisti dove amministrano non fanno pagare nuove tasse ai ceti più deboli. Questa si chiama giustizia sociale, si chiama difesa dei più deboli, i comunisti lo fanno, ed a Vibo Valentia, “comu s’IMU cumbinati”? Ce lo hanno spiegato i nostri amministratori, Pino Scianò ( assessore al bilancio del comune di Vibo Valentia) ed il suo collega Nicola Manfrida (assessore ai tributi del comune di Vibo Valentia) nella giornata di sabato 19 maggio che alla presenza del Sindaco di Polistena Michele Tripodi, dell’ex sindaco del comune di Vibo Valentia Franco Sammarco, del consigliere comunale di Filadelfia Walter Caglioti, hanno ribadito, i due assessori vibonesi, che il nostro comune ha un buco di circa 4 milioni di euro dovuto a errori di valutazione negli anni addietro, puntando velatamente il dito verso i collaboratori della giunta Sammarco, ed altri errori fatti comunque nel passato, ci viene da dire: ma la colpa è sempre degli altri? Scianò va elogiato quando ammise di aver sbagliato recentemente su 500 mila euro di entrate in meno dal settore degli oneri di urbanizzazione, ma la chiarezza sul buco non è stata fatta; il punto è stato comunque centrato dal Sindaco di Polistena Michele Tripodi, che ha chiesto, cosi come lo ha chiesto la piazza, ai due amministratori di fare uno sforzo e di porre l’aliquota al minimo, cosi da non riversare sulle spalle dei cittadini il debito provocato non dai cittadini stessi, ma da una classe politica che è stata poco attenta ai bilanci. Il morale della favola è che il balzello, secondo il nostro punto di vista, dell’Imu sarà applicata con una aliquota superiore o uguale allo 0,5%, questo significa una spesa media di 80-90 euro per una abitazione di medie dimensioni che andranno a pagare i cittadini di prime case. Ancora una volta chi paga è il popolo, il comune deve far cassa, è il modo migliore in questo momento di grave disagio dove aumentano, spazzatura, benzina, generi alimentari, affitti, ed ogni altro tipo di bene primario ( è aumentato anche il numero degli assessori nel nostro comune, ma a cosa servono 11 assessori?), i nostri amministratori hanno il coraggio di chiedere un altro sforzo e sacrificio ai nostri concittadini. Noi continuiamo a chiedere come abbiamo fatto sabato 19 che il comune si sforzi a porre l’aliquota minima sui proprietari di prime case, affinché almeno per questa volta a pagare non siano i più deboli.

sabato 26 maggio 2012

Risposta alle calunnie di Calabria Ora

Al Direttore di Calabria Ora
Dott. Piero Sansonetti
Con preghiera di pubblicazione



Caro Direttore,
vedo oggi riportata sul giornale da te diretto, addirittura in prima pagina, la notizia (anche se tale non è e   spiegherò il perchè) delle dichiarazioni del pentito Lo Giudice Antonino circa un presunto sostegno elettorale a mio favore.
Infatti, queste stesse dichiarazioni calunniose e diffamatorie, che per quanto mi riguarda sono totalmente false e prive di qualsiasi fondamento, sono state  già oggetto di pubblicazione sul n. 6 del 28 luglio 2011 del Corriere della Calabria in un articolo a firma Lucio Musolino a cui è seguita una replica del sottoscritto pubblicata sullo stesso settimanale nel n. 7 del 4 agosto 2011.
Peraltro, l’articolo firmato da Consolato Minniti su Calabria Ora  del 25.5.2012 risulta particolarmente lacunoso e deficitario relativamente alle dichiarazioni del Lo Giudice che mi riguarderebbero e ciò evidentemente perché si vuole perseguire un intento diffamatorio.
Il giornalista di Calabria Ora  in una paginata di articolo, su di me scrive  “Lo Giudice ha anche riferito “sull’invito, ricevuto da Canzonieri Donatello, Monorchio Antonio, di votare Tripodi Michelangelo alle elezioni comunali: indicazione che i Lo Giudice non avevano seguito”.
Calabria Ora e  il suo giornalista si avventurano in un’operazione spregiudicata e discutibilissima sul piano deontologico e con evidenti finalità mirate a colpire la mia immagine e credibilità, poiché  seguendo quanto scrive Minniti “i Lo Giudice non avevano seguito l’indicazione a votare per me” e quindi, per quanto mi riguarda,  sono falsi il titolo della prima pagina, il titolo di pag. 7 “Ecco chi  aiutammo alle elezioni” e il sottotitolo di pag. 7 “il “nano” fa i nomi dei personaggi per i quali la cosca avrebbe raccolto voti”. Ma quando si deve calunniare tutto fa brodo, tant’è che Minniti omette di riportare per intero le dichiarazioni di Lo Giudice che mi riguardano e che smascherano la chiara macchinazione contro il sottoscritto.
Le dichiarazioni testuali del Lo Giudice estratte dal verbale risultano queste: “….Tripodi Michelangelo, se sbaglio non faccio, questo qui abita dove c’è il bar di Ficara Domenico… sotto il caffè Mauro ex caffè Mauro più avanti sulla destra dovrebbe abitare questo Tripodi Michelangelo…” e ancora “...in quanto Canzonieri, Monorchio Tonino trovandosi per caso sul … dove c’ha il bar mio cognato, Bruno Stilo, si sono fermati e mi hanno detto che stavano, stavano sostenendo a questo Michelangelo Tripodi per portarsi alle elezioni…Mi chiese se era possibile dare un po’ di voti a questo Michelangelo Tripodi”.
Ho avuto già modo di scrivere e in questa sede riconfermo che non solo sono orgoglioso di non conoscere Lo Giudice, ma anche le due persone, del fantomatico dialogo di cui parla Lo Giudice mi risultano totalmente sconosciute. Inoltre, quanto dichiarato dallo stesso Lo Giudice secondo cui avrei la mia abitazione nella zona dell’ex caffè Mauro, vale a dire nel quartiere reggino di Tremulini, risulta davvero incredibile e privo di qualsiasi fondamento.
Fandonia non avrebbe potuto essere più colossale.
In tal senso, a scanso di equivoci o di qualsivoglia ombra devo evidenziare e fare presente che le imbeccate ricevute dal Lo Giudice e di cui lui si fa megafono sono un’enorme, palese ed incontrovertibile bufala.
Infatti, dal lontano 1963, quindi da circa 49 anni, ho sempre avuto la residenza e il domicilio nel quartiere di Sbarre, sia da celibe che da coniugato. Quindi, nella zona opposta della città e a diversi chilometri di distanza. Inoltre, non sono mai stato proprietario, né ho mai affittato alcun immobile nelle adiacenze dell’ex caffè Mauro. Quanto affermo è facilmente verificabile: basta vedere il mio certificato storico di residenza e consultare una visura immobiliare.
Inoltre, solo per evidenziare ancora di più l’inconsistenza delle dichiarazioni del Lo Giudice, aggiungo che non sono stato mai candidato alle elezioni comunali, cosa che lo stesso afferma per come risulta nell’articolo di Minniti, se non nel lontano 1976 nella lista del PCI.
Sfido, pertanto, il calunniatore Antonino Lo Giudice a dimostrare il contrario.
Desta, purtroppo, grandissimo stupore e forte meraviglia che un giornale come Calabria Ora, sia incorso in un simile infortunio e si sia prestato ad amplificare una bufala di queste dimensioni, prodotta col chiaro obiettivo di confondere le acque per creare un polverone.
Infine, voglio ricordare che lo scorso anno a seguito dell’articolo apparso sul Corriere della Calabria non mi sono limitato a inviare al settimanale un’approfondita e documentata replica che sgombrava il campo da qualsiasi tentativo di strumentalizzazione.
Ho chiesto formalmente ed immediatamente gli atti al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria dott. Giuseppe Pignatone ed ho chiesto ed ottenuto un incontro con lo stesso Procuratore per chiedere conto e spiegazioni di questa vicenda assolutamente incredibile.
Sono stato ricevuto nell’agosto 2011, qualche giorno prima delle ferie estive, dal Dott. Pignatone, insieme all’avv. Lorenzo Fascì, presso la sede della Procura.
In quella sede ho esposto la mia ferma protesta per le vergognose e false dichiarazioni del Lo Giudice, facendo presente che, viste queste circostanze, si stava correndo il rischio concreto di trasformare la vicenda reggina, caratterizzata da una presenza e uno strapotere assoluto ed asfissiante della ‘ndrangheta, in una paradossale situazione di gattopardesca memoria nella quale tutto è mafia e niente è mafia: un grande polverone che rende tutti uguali, senza alcuna distinzione.
Di fronte alle mie rimostranze, supportate da fatti precisi ed incontestabili, il dott. Pignatone ci informava che in vista del medesimo incontro aveva chiesto agli uffici  una verifica riguardo le dichiarazioni del Lo Giudice circa la mia persona e che era in grado di potermi formalmente comunicare, a seguito di un’informativa ricevuta da parte del dott. Renato Cortese, Dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria,  che nelle dichiarazioni di Lo Giudice c’era stato un “evidente errore e scambio di persona”, che si trattava di uno “schizzo di fango”e che si scusava anche a nome dei colleghi per questa incresciosa  vicenda nella quale ero stato incredibilmente coinvolto senza alcun fondamento, assicurandomi che la vicenda si doveva considerare conclusa.
Ma, evidentemente, nonostante la palese falsità così non è stato e si vuole insistere a rimestare la spazzatura per  cercare di sfregiare una limpida storia politica, personale e familiare incentrata costantemente nella lotta alla ‘ndrangheta. In tutti i ruoli di responsabilità politica ed istituzionale ricoperti ho costantemente avversato, con fatti concreti, le organizzazioni mafiose e, con orgoglio, ho sempre, pubblicamente, dichiarato di rifiutare i voti della ‘ndrangheta.
Queste mie scelte e convinzioni personali mi hanno fatto pagare anche pesanti prezzi personali. Un disprezzo e un ripudio assoluto, senza se e senza ma, che la Procura reggina conosce bene.
A Reggio sono chiare, lampanti ed evidenti le commistioni e le infiltrazioni della ’ndrangheta in ben determinati e, spesso, trasversali settori politici ed istituzionali. Sarebbe sufficiente continuare ad indagare a fondo e a 360 gradi su quanto è accaduto nelle elezioni regionali del marzo 2010. Basterebbe poco, infatti, per verificare, in primis nei quartieri e nelle zone ad altissima densità di presenza e penetrazione delle organizzazioni mafiose (vedi Archi), dove, come e in che misura si sono concentrati gli appoggi e i consensi delle famiglie di ‘ndrangheta.
Ovviamente. mi riservo di valutare tutte le iniziative legali a tutela della mia immagine e dignità così gravemente offese e danneggiate da pubblicazioni false e infondate come quella apparsa su Calabria Ora che si inquadrano in un palese disegno diffamatorio che mi vuole colpire.
Una cosa è certa: non mi faccio intimidire. Questa vicenda, tutta da chiarire e decifrare, non mi farà arretrare di un millimetro nel mio impegno nella lotta contro la ‘ndrangheta e le organizzazioni mafiose che infestano minacciosamente il nostro territorio.

Reggio Calabria, 25 maggio 2012
 MICHELANGELO TRIPODI


martedì 22 maggio 2012

RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO LOC."CASALELLO"

Non perdiamo l’ennesima opportunità.

Vivere in una città come Vibo Valentia, che può vantare migliaia di anni di storia, significa camminare, quotidianamente, su un vero e proprio palinsesto stratigrafico, un centro pluristratificato dove si sono susseguite epoche storiche e culture diverse.

Non è un caso eccezionale, quindi, che una semplice opera di manutenzione delle strade si trasformi in una vera e propria “missione archeologica”, alla riscoperta di “tesori” che farebbero certamente la ricchezza di una qualsiasi città a vocazione turistica o aspirante tale.

Proprio dei semplici lavori, in pieno centro, alla superficie stradale, in via M. Tullio Cicerone (vicolo del “Casalello”), hanno riportato alla luce il basamento che, con molto probabilità, sorreggeva un’antica domus romana del I o II sec. d.C.

Detto ciò, siamo pienamente coscienti che la situazione di grave dissesto economico in cui versano gli enti e, ahinoi, la maggior parte delle famiglie italiane e che, quindi, l’attenzione nei confronti del patrimonio archeologico-artistico-culturale ha subito una forte frenata (vedi crolli di Pompei) ma siamo altrettanto coscienti del fatto che, per rilanciare la crescita economica del nostro paese ed in particolare della nostra regione, c’è l’esigenza di dedicare ingenti finanziamenti alla tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio stesso, al fine di differenziare l’offerta turistica individuando, così, sempre nuovi segmenti di mercato.

Con la Modifica del Titolo V della Costituzione (Legge Bassanini) si introduce il principio di sussidiarietà (in particolare art.117-118), dettato dalla comunità europea, si assiste alla decentralizzazione di molti poteri, tra i quali la “valorizzazione dei beni culturali e ambientali”, demandati agli enti territoriali: Regioni, Provincie e comuni che, troppo spesso, se ne lavano le mani.

A tal proposito lanciamo un appello al sindaco D’Agostino, sperando che non faccia orecchie da mercante come con le decine di inviti già rivoltigli.

La zona degli scavi è in una area centralissima della città ed ha la particolarità di godere di molta visibilità da parte dei passanti, dei visitatori e dei cittadini, essendo confinante con il rione terravecchia e con l’arteria di via E. Gagliardi.

la strada, inoltre, ha una lunghezza inferiore ai 100 metri e viene utilizzata, sostanzialmente, come parcheggio, non è una arteria vitale della città,tant’è vero che la sua interruzione non ha creato particolari problemi alla viabilità.

Per tutti questi motivi, le chiediamo di rendere la suddetta via chiusa al traffico, provvedendo ad una immediata riconversione dei fondi stanziati per la messa in sicurezza della strada, destinandoli al recupero dei resti, rendendo la suddetta via dedicata totalmente al traffico pedonale ed alla fruizione dei beni archeologici.

Le chiediamo inoltre di farsi portavoce, verso Provincia-Regione-Stato, di una richiesta di cooperazione economico-gestionale, atta a favorire la riscoperta e la tutela dell’intero patrimonio culturale e archeologico vibonese, partendo proprio dalla “domus romana” di via Cicerone e passando per luoghi come le Mura Greche, il “parco archeologico di S. Aloe” (monumento all’incapacità della classe politica vibonese) e Palazzo Gagliardi - De Riso.

Bisogna avere il coraggio di fare una scelta rivoluzionaria, bisogna avere il coraggio, per una volta, di fare amministrare realmente, altrimenti continuerete a fare quello per cui la gente non vi ha votato, cioè demolire il bene comune.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

Federazione Giovanile Comunisti Italiani – Vibo Valentia

sabato 19 maggio 2012

Cominciamo da noi... Ed a Vibu comu sIMU cumbinati?

Continua la nostra campagna “Cominciamo da noi…”, che sabato 19 maggio alle ore 17:30 cercherà di chiarire un tema fortemente spinoso come quello dell’Imu, da cui il titolo: “Ed a Vibu comu sIMU cumbinati?” , l’imposta sui beni immobili che verrà ripartita fra i comuni e lo stato.

Imposta che già il governo Berlusconi aveva reintrodotto ad agosto; per iniziare ad applicarla dal 2014 limitatamente agli immobili diversi dalla prima abitazione; ma rimodellata dalla c.d. “Manovra Salva-Italia” del governo Monti, il quale ha deciso che l’imu partirà già da quest’anno, in via “sperimentale” per poi arrivare a pieno regime nel 2015.

Semplificando, questo governo è riuscito a fare quello che nemmeno il precedente poteva, questo perché doveva rispondere (nel bene o nel male) ad un elettorato, ovvero reintrodurre l’Ici.
Questa imposta va ad inserirsi nel quadro nazionale in una fase di forte crisi economica andando a colpire indiscriminatamente tutti i possessori di un immobile, sia questo la prima casa o meno. In barba a chi, come il nostro partito, chiedeva invece una seria patrimoniale “forte con i ricchi e debole con la povera gente”.

Tornando all’imu, per quanto emanato nel decreto legge, i comuni avranno la facoltà di modificare le aliquote basi nei termini entro i quali applicare questa imposta.
Per esempio sulla prima abitazione, dove l’aliquota è fissata allo 0,4% i consigli comunali potranno modificarla dello 0,2% in negativo o in positivo.
Una percentuale che può apparire irrilevante a prima vista, ma che invece determinerà se la crisi la dovranno pagare i cittadini innocenti o no.

Uno dei nostri ospiti al dibattito sarà Michele Tripodi, Sindaco di Polistena del PdCI, che per primo in Italia ha deciso di fissare l’aliquota al minimo nella sua città. Un provvedimento straordinario che sgraverà il 90% dei cittadini dal pagamento di questa ennesima imposta.
E per rimanere fedeli al titolo di quest’incontro, a Vibo cosa si deciderà?
Si andrà a togliere dalla tasca dei cittadini per cercare di coprire il non trascurabile disavanzo di bilancio dell’amministrazione?

A rispondere a queste domande saranno presenti, l’Ass. al Bilancio Giuseppe Scianò, l’ass. ai Tributi Nicola Manfrida, l’ex primo cittadino Franco Sammarco e il compagno del PdCI, nonché capogruppo dell’opposizione al comune di Filadelfia, il dott. Walter Caglioti.

Il dibattito sarà moderato da Nicola Iozzo, segretario cittadino PdCI Vibo Valentia.

La nostra speranza vorrebbe far sì che oltre ai sopracitati invitati, a parlare saranno i cittadini! Coloro che davvero vivranno questa imposta nel loro già disastrato bilancio economico familiare.

Facciamo queste iniziative come comunisti e con un partito, due parole quasi impronunciabili ai giorni nostri. Ma ci siamo stancati di sentire che tutti i partiti sono uguali e che non danno spazio alle opinioni dei cittadini.
L’appuntamento è quindi per Sabato 19 maggio, ore 17:30, nella piazzetta antistante l’Istituto d’Arte.

mercoledì 16 maggio 2012

Nonostante tutto, Triparni è vivo!

Ce la stanno mettendo tutta gli amministratori Vibonesi, a cominciare da quelli comodamente seduti sulle poltrone di palazzo ex-enel fino a quelli altrettanto comodamente (ed inutilmente) inchiodati sulle poltrone di palazzo Razza. Eppure la popolazione Triparnese dimostrandosi testarda e caparbia, deludendo le aspettative di quegli stessi politici anzidetti che senza dubbio alcuno ormai hanno dimostrato di voler affossare il nostro territorio, non si è arresa a chi vuole vedere spenta e abbandonata da tutti questa piccola frazione.

Triparni è vivo, la gente vuole godersi il proprio paese. Lo hanno dimostrato i cittadini giusto domenica in occasione della festa Patronale di San Nicola di Bari, che sono riusciti a regalarsi una serata che rimarrà negli annali e nei ricordi delle migliaia di persone che erano in piazza per godersi il concerto di “Mimmo Cavallaro, Cosimo Papandrea ed i Taranta Project”.

È vivo, nonostante il paese negli ultimi anni sia stato abbandonato a se stesso dalla politica locale. Un paesaggio deturpato che di certo i Triparnesi non meritano. Sicuramente infatti alla molta gente che è venuta da lontano per seguire il famoso gruppo folkloristico non sarà sfuggita l’immagine di quella piazza all’entrata del paese crollata ormai da diversi anni, uno spazio che era diventato necessario al paese, soprattutto in occasioni come queste.

Qualche mese fa i proclami, da parte dell’assessore Modafferi, che affermava di aver ormai avviato tutto l’iter con l’affidamento della progettazione per il recupero del dissesto idrogeologico del territorio comunale (incluso Triparni). I Triparnesi ancora però non hanno visto niente di concreto, nemmeno un carotaggio o un rilievo che potesse dare la speranza che davvero i lavori sarebbero iniziati a breve. Probabilmente l’amministrazione comunale aspetta solo che la piazza crolli del tutto, tanto di Triparni chi se ne frega?

Senza dubbio tutta quella gente calorosamente accolta dai Triparnesi avrà notato quelle lastre di eternit abbandonate sulla provinciale semplicemente delimitate da un nastro rosso-bianco (tra l’altro ormai strappato) come se quello servisse a limitare il sollevamento della polvere di amianto. Ma non solo quello avranno notato i fans di Cavallaro, sicuramente saranno rimasti colpiti dall’incuria generale a cui viene lasciato Triparni. E di questo possiamo con certezza affermare di chi sono i meriti, l’assessore Pietro Comito infatti merita tutti i complimenti (sarcastici) possibili e immaginabili che Triparni gli dedica!

Di certo non è più il paese che era una volta, quello che era capace di sollevare grandi proteste per l’ottenimento dei propri diritti, quel piccolo leone che riusciva a far sentire la propria voce nella giungla vibonese, ma sicuramente domenica, nonostante le sue ferite è riuscito a ruggire ancora!

Il merito di quest’evento va tutto al comitato festa, un gruppo formato da cittadini Triparnesi devoti al patrono San Nicola, che ha voluto scommettere su Triparni ed ha sicuramente vinto, dimostrando che quando ci si mette con impegno e voglia di fare niente è impossibile. Per tutto quello che hanno fatto, e per il bel week end che ci hanno regalato, Triparni ringrazia questi suoi figli ed anche io esprimendo tutta la mia ammirazione mi accodo ai ringraziamenti.

Ora però tocca agli amministratori, adesso non possono fare a meno di capire che è giunta l’ora di recuperare il tempo perduto e mettersi finalmente a lavorare seriamente per il bene di questa frazione. Certo è difficile credere che l’amministrazione comunale D’Agostino o quella provinciale di De Nisi siano veramente in grado di risolvere i problemi, che sono tanti, della frazione e del territorio che amministrano (male!).

Dopo domenica però consigliamo a quest’ultimi di fare attenzione, perché se è vero che Triparni è un leone, seppur ferito, riesce ancora a graffiare!
Giuseppe Ambrosio –comitato federale provinciale
Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

Parco Lineare Sud - Incontro con il Prefetto

Qualche giorno fa abbiamo riacceso i riflettori sulla vicenda del Parco Lineare Sud. Questo progetto di valore strategico per la città voluto dal compianto sindaco Italo Falcomatà, a causa delle gravissime responsabilità della fallimentare giunta Arena rischia di traformarsi nell’ennesima incompiuta del nostro territorio.

Un nuovo monumento di vergogna sull’altare del modello Reggio.

Com’è noto, la Cooperativa Progresso e Lavoro, impresa appaltatrice dell’opera, si è vista costretta a chiudere il cantiere a causa della fortissima esposizione economica provocata dai ritardi e dalle inadempienze cronicge del Comune di Reggio Calabria che ha un debito di oltre 1.300.000,00 euro nei confronti della Cooperativa da oltre un anno.

A seguito della nostra recente denuncia pubblica abbiamo investito della vicenda il sig. Prefetto, dott. Vittorio Piscitelli, al quale abbiamo formalmente chiesto un incontro ufficiale per affrontare questa situazione che, fra l’altro, può rappresentare una nuova macelleria sociale per il concreto rischio di chiusura della CPL, dopo ben 37 anni di attività c on la conseguente perdita di decine di posti di lavoro.

Desideriamo, in questa sede, ringraziare ufficialmente il Prefetto Piscitelli per l’alta sensibilità e disponibilità dimostrata sulla vicenda.

Infatti, mercoledì 16 maggio alle ore 10.00 una delegazione incontrerà il Prefetto Piscitelli.

Insieme al PdCI, faranno parte della delegazione il presidente dell’Ance, il sindacato e il presidente della Cooperativa Progresso e Lavoro.

Reggio Calabria, 14 maggio 2012


IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
Michelangelo Tripodi


IL PdCI CONDANNA L’ATTENTATO FASCISTA CONTRO IL CENTRO SOCIALE CARTELLA

L’incendio del Centro sociale “Angelina Cartella”, avvenuto questa notte, rappresenta un atto di inaudita violenza che offende la coscienza civile di ogni sincero democratico.

L’attentato di stampo squadrista è tipico dei vigliacchi fascisti che come sempre, secondo il loro stile, agiscono nell’ombra e di nascosto colpiscono alle spalle.

Da diverso tempo si susseguivano episodi piccoli e grandi di intimidazione nei confronti del Centro Sociale, in una sorta di escalation che è giunta alla sua conclusione con l’atto finale dell’incendio della sede.

Ed è davvero singolare la circostanza che, nonostante le diverse denunce fatte pubblicamente per questa grave situazione, non sia stato fatto nulla per fermare la mano fascista, violenta e criminale.

Il PdCI, nell’esprimere la più grande indignazione, condanna fermamente l’attentato fascista contro il Centro Sociale “Cartella” e tutte le azioni che nella città di Reggio si stanno moltiplicando, dall’aggressione omofobica a Claudio Toscano all’ospitalità di CasaPound nel palazzo comunale, nell’inerzia più assoluta di chi avrebbe il compito di reprimere atti di questa natura.

Inoltre, nel ribadire la necessità che da parte degli organi preposti sia fatta chiarezza su tutta la vicenda, il PdCI esprime piena e totale solidarietà ai militanti e ai giovani del Centro sociale “Cartella” invitandoli a proseguire con più determinazione di prima nella loro meritevole attività politica e sociale e chiede con forza che vengano individuati e assicurati alla giustizia i mandanti e i responsabili di questo vile e indegno attentato contro il Cartella e contro la democrazia e la convivenza civile. Il PdCI è pronto a fare la sua parte.

Reggio Calabria, 15.5.2012

IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI                                                                                   MICHELANGELO TRIPODI

venerdì 27 aprile 2012

Eutanasia mascherata: Salviamo la città!

Sono uno studente universitario vibonese che, come tanti, è emigrato, appunto, per motivi di studio e torna nella sua città durante le festività per stare con la famiglia e gli amici.
Ogni volta che torno, vedo la città che cola sempre più a picco nell’indifferenza generale e la mia rabbia cresce ulteriormente nel dover constatare che a Vibo il tempo si è fermato; la città è agonizzante e chiede aiuto, ma gli amministratori tutti fanno "orecchie da mercante" e stanno per staccare definitivamente la spina.
A tante persone verrà spontaneo dire che è facile, vivendoci solo nelle festività, esprimere disprezzo per la città che mi ha visto crescere e che, come tutti, non vedo l’ora di lasciare di nuovo: e forse è vero; ma è vero perché la città non offre niente di innovativo per il presente (nemmeno lo stretto indispensabile a dire il vero), né tantomeno prospettive per il futuro. E’ vero anche, però, che vorrei vedere la mia città diversa: vederla crescere, affinchè finalmente la città possa vivere e soprattutto essere vissuta (citando uno slogan della provincia di qualche tempo fa: “Vivi la provincia…”; recitava, più o meno, così se non ricordo male). Come tutti sappiamo, la nostra città è ricca di storia: colonia greca con il nome di "Hipponion", poi diventata Valentia in epoca Romana, fu fiorente di cultura, nonchè importante centro economico e strategico; cosa ci hanno insegnato i nostri avi? Cosa è rimasto di loro? Devo dire niente, anche perché il patrimonio che ci hanno lasciato queste sapienti civiltà, ora è stato abbandonato alle intemperie del tempo e all’usura dagli odierni amministratori.
Questa “lettera” non vuole essere una critica fine a se stessa: è stata scritta piuttosto nella speranza che serva a smuovere gli animi, in modo che la nostra "Vibonesità" si trasformi in voglia di cambiare, di crescere e di voler bene alla città e al territorio; se, infatti, c’è una cosa che ho notato, e che davvero mi fa rabbrividire, è che la città sembra non essere amata da nessuno e ciò non include solo gli amministratori, che di colpe, comunque, ne hanno tante.
Vorrei proporre un modello di città migliore dove, come accadeva nelle polis, ci sia partecipazione attiva di tutti i cittadini; vorrei che finalmente le istituzioni siano più vicine ai cittadini. Vorrei che tutti noi ci impegnassimo affinchè cambi davvero qualcosa, perché quattro righe non cambieranno decisamente niente. Allora a questo mi si direbbe: ”Bravo, hai usato belle parole! Tutti vorremo una città come la vuoi tu, ma cosa proponi per cambiare davvero qualcosa?”.
Ci sono tante cose che vorrei proporre, ma bisogna sempre partire da quelle "piccole": perchè la città sia davvero amata bisogna, infatti, che questa risponda al meglio alle esigenze di tutti i cittadini, le cui proposte e lamentele non arrivano quasi mai alle orecchie degli amministratori; penso, allora, che se ci fossero sportelli e, soprattutto, persone disposte ad ascoltare tutta la cittadinanza, la nostra Vibo sarebbe migliore e sarebbe davvero, finalmente, "la città dei Vibonesi".
Dunque, Sig.ri Amministratori: perché non ascoltate il grido di dolore della città e non cominciate a svolgere davvero il compito che i cittadini Vi hanno assegnato, piuttosto che celarvi dietro l’indifferenza e i falsi bisogni della città? Perchè non Vi impegnate seriamente a cambiare qualcosa, piuttosto che scaldare le poltrone e rubare ai cittadini denaro pubblico, impiegato per attività fini a se stesse che non fanno crescere niente se non il conto in banca di qualcuno? Io non mi aspetto una risposta, non sono così importante da meritarla; mi aspetto quantomeno, però, l'impegno di noi Vibonesi per cambiare in meglio il volto della città e che gli Amministratori assolvano ai loro compiti, almeno per ciò che riguarda quel minimo indispensabile a rendere la città vivibile.

Alfredo Lo Bianco
iscritto FGCI Vibo Valentia