Sono uno studente universitario vibonese che, come tanti, è emigrato, appunto, per motivi di studio e torna nella sua città durante le festività per stare con la famiglia e gli amici.
Ogni volta che torno, vedo la città che cola sempre più a picco nell’indifferenza generale e la mia rabbia cresce ulteriormente nel dover constatare che a Vibo il tempo si è fermato; la città è agonizzante e chiede aiuto, ma gli amministratori tutti fanno "orecchie da mercante" e stanno per staccare definitivamente la spina.
A tante persone verrà spontaneo dire che è facile, vivendoci solo nelle festività, esprimere disprezzo per la città che mi ha visto crescere e che, come tutti, non vedo l’ora di lasciare di nuovo: e forse è vero; ma è vero perché la città non offre niente di innovativo per il presente (nemmeno lo stretto indispensabile a dire il vero), né tantomeno prospettive per il futuro. E’ vero anche, però, che vorrei vedere la mia città diversa: vederla crescere, affinchè finalmente la città possa vivere e soprattutto essere vissuta (citando uno slogan della provincia di qualche tempo fa: “Vivi la provincia…”; recitava, più o meno, così se non ricordo male). Come tutti sappiamo, la nostra città è ricca di storia: colonia greca con il nome di "Hipponion", poi diventata Valentia in epoca Romana, fu fiorente di cultura, nonchè importante centro economico e strategico; cosa ci hanno insegnato i nostri avi? Cosa è rimasto di loro? Devo dire niente, anche perché il patrimonio che ci hanno lasciato queste sapienti civiltà, ora è stato abbandonato alle intemperie del tempo e all’usura dagli odierni amministratori.
Questa “lettera” non vuole essere una critica fine a se stessa: è stata scritta piuttosto nella speranza che serva a smuovere gli animi, in modo che la nostra "Vibonesità" si trasformi in voglia di cambiare, di crescere e di voler bene alla città e al territorio; se, infatti, c’è una cosa che ho notato, e che davvero mi fa rabbrividire, è che la città sembra non essere amata da nessuno e ciò non include solo gli amministratori, che di colpe, comunque, ne hanno tante.
Vorrei proporre un modello di città migliore dove, come accadeva nelle polis, ci sia partecipazione attiva di tutti i cittadini; vorrei che finalmente le istituzioni siano più vicine ai cittadini. Vorrei che tutti noi ci impegnassimo affinchè cambi davvero qualcosa, perché quattro righe non cambieranno decisamente niente. Allora a questo mi si direbbe: ”Bravo, hai usato belle parole! Tutti vorremo una città come la vuoi tu, ma cosa proponi per cambiare davvero qualcosa?”.
Ci sono tante cose che vorrei proporre, ma bisogna sempre partire da quelle "piccole": perchè la città sia davvero amata bisogna, infatti, che questa risponda al meglio alle esigenze di tutti i cittadini, le cui proposte e lamentele non arrivano quasi mai alle orecchie degli amministratori; penso, allora, che se ci fossero sportelli e, soprattutto, persone disposte ad ascoltare tutta la cittadinanza, la nostra Vibo sarebbe migliore e sarebbe davvero, finalmente, "la città dei Vibonesi".
Dunque, Sig.ri Amministratori: perché non ascoltate il grido di dolore della città e non cominciate a svolgere davvero il compito che i cittadini Vi hanno assegnato, piuttosto che celarvi dietro l’indifferenza e i falsi bisogni della città? Perchè non Vi impegnate seriamente a cambiare qualcosa, piuttosto che scaldare le poltrone e rubare ai cittadini denaro pubblico, impiegato per attività fini a se stesse che non fanno crescere niente se non il conto in banca di qualcuno? Io non mi aspetto una risposta, non sono così importante da meritarla; mi aspetto quantomeno, però, l'impegno di noi Vibonesi per cambiare in meglio il volto della città e che gli Amministratori assolvano ai loro compiti, almeno per ciò che riguarda quel minimo indispensabile a rendere la città vivibile.
Alfredo Lo Bianco
iscritto FGCI Vibo Valentia
Nessun commento:
Posta un commento