sabato 27 gennaio 2007

NEL RICORDO DI PEPPINO IMPASTATO

Peppino è noto alle nuove generazioni grazie al film “I cento passi”, che ha rappresentato alcuni aspetti della sua vita, la sua ribellione al padre e la sua lotta contro i mafiosi del suo paese. Noi vorremmo ricordarlo anche perché è stato un compagno che ha sacrificato la sua vita per gli ideali di giustizia e libertà che lo animavano e per l’esempio che ci ha lasciato: amare la propria terra e gli uomini che la abitano e non lasciare che essi siano prede della mafia, ma spingerli a reagire e a rialzare la testa.
Nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La famiglia Impastato è bene inserita negli ambienti mafiosi locali: una sorella di Luigi ha sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno di accumulazione di denaro. Frequenta il Liceo Classico di Partinico ed è di quegli anni il suo avvicinamento alla politica, particolarmente al PSIUP (la formazione politica nata da una separazione dal PSI, dopo l'ingresso di questo nei governi di centro-sinistra). Assieme ad altri giovani fonda un giornale, "L'Idea socialista", che, dopo pochi numeri, viene sequestrato: di particolare interesse un servizio di Peppino sulla "Marcia della protesta e della pace" organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967. Il rapporto con Danilo, sia pure episodico, lascia un notevole segno nella formazione politica di Peppino. Nel 1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuove attività culturali e musicali e che diventa il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovano particolare spazio il "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare". Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria", verificatasi intorno al 1977, porta Peppino Impastato e il suo gruppo alla creazione di “Radio Aut”, un'emittente indipendente che indirizza i suoi sforzi e le sue scelte nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale. Nel 1978 Peppino partecipa alla campagna elettorale comunale di Cinisi con la lista di “Democrazia Proletaria", ma viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo, orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante". Il caso giudiziario è stato chiuso e riaperto per ben tre volte, sino ad arrivare al processo nei confronti del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti, giudicato colpevole del reato di omicidio premeditato dal tribunale di Palermo solo nel 2002!!!
Peppino è stato sempre impegnato nelle lotte sociali, da quella contro la costruzione dell’aeroporto di Palermo, a quella per la libertà dei corpi, cercando di imporre strumenti innovativi e mezzi di comunicazione moderni come la satira, la radio, la controinformazione. Ha sempre creduto nella libertà della sua terra, nella sconfitta della mafia, e si è avvicinato al comunismo in quanto ideologia che meglio di ogni altra si presta alla lotta contro la mafia e contro il sistema capitalistico di cui la mafia è figlia. Ha perfino occupato la radio, Radio Aut, quando il tema mafia è passato in secondo piano rispetto alle lotte che i compagni conducevano in quegli anni. La sua era una personalità forte, anticonformista e sebbene sia stato barbaramente assassinato dalla mafia, non ha subito il più oltraggioso dei martiri, l’oblio della sua memoria: ancora oggi il suo nome e il suo ricordo sono indissolubilmente legati alla lotta contro la mafia e i centri sociali che sono nati in suo nome sono innumerevoli.
Una cosa è certa: oggi, nella società dei mass media, del consumismo, dei falsi ideali, è facile dirsi oppositori della mafia e coniare facili slogan allo scopo di essere più visibili, ma chi lotta veramente contro la mafia lavora, giorno per giorno, nel sociale e non si ricorda di essere “antimafia” solo dopo l’ennesimo omicidio eccellente o l’ennesima intimidazione. Le istituzioni, i partiti, troppo spesso strumentalizzano per fini propagandistici i movimenti che nascono spontaneamente, salvo poi isolarli e lasciarli morire quando non fanno più loro comodo.
Peppino ci ha insegnato tanto: che con la buona volontà, col coraggio, è possibile sconfiggere la mafia, perché se ci si unisce senza alcun interesse, allora sì che sarà possibile lottare veramente per cambiare questo stato di cose. Perché la mafia è figlia dell’uomo, della società capitalistica, dell’individualismo, del clientelismo, dell’opportunismo, della passività, della indifferenza, del nepotismo: tutte creazioni dell’uomo nella sua continua ricerca di mezzi sempre più efficienti di sopraffazione sui suoi simili. E come tali, come fenomeni umani, possono essere sconfitti.

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