mercoledì 31 gennaio 2007

NON HANNO NEMMENO LA DECENZA DI TACERE

Domenica 28 gennaio, il giorno dei funerali di Federica Monteleone, la ragazza morta a 16 anni per le conseguenze di un incidente, sulle cui modalità e responsabilità ancora si indaga, avvenuto nell’ospedale di Vibo mentre era sottoposta ad una appendicectomia, apprendiamo, con sommo stupore, dell’impotenza e della disperazione dell’ On. Pietro Giamborino, consigliere regionale della Margherita, davanti ad una morte inspiegabile. «Siamo tutti colpevoli – dice – a partire dalla politica, perché risulta incapace a risolvere i problemi politici nel tutelare e realizzare i diritti di ciascuno e di tutti. Nel campo medico sono colpevoli quei medici, che privilegiano la lite politica a scapito della missione e della sensibilità medica». Giamborino conclude le sue esternazioni con un impegno per il futuro: «Nel grido di dolore che ci coglie tutti per la morte di Federica, è bene non far seguito alla politica vuota di sole parole, occorre invece preoccuparsi sul come fare funzionare meglio la sanità in Calabria […]. Se la sanità non funziona per come si deve, è anche colpa nostra, della politica e delle istituzioni responsabili che poi non possono lamentarsi e apparire come vittime, “parti civili” di una situazione che tutti abbiamo contribuito a determinare nel corso dei tempi».
Ebbene, che insegnamento trarre dalle parole del consigliere regionale? Che, essendo tutti colpevoli, sono colpevoli anche gli elettori di Giamborino, il quale, a sua volta, è colpevole in special modo, in quanto politico. Che ancora una volta, si prova a far passare nella coscienza collettiva di un corpo sociale già stremato dalle inefficienze delle istituzioni il «tutti colpevoli, nessun colpevole», ben noto ai politici di vecchia data. Che la politica, a detta di un suo alto esponente regionale, è «incapace a risolvere i problemi politici e a tutelare i diritti» di tutti. Che la politica, infine, ammette le sue colpe, se ne pente e si propone di porre rimedio, domani, alle malefatte di ieri e di ancora oggi: il clientelismo onnipresente, soprattutto nella sanità, e l’inadeguatezza di tanti a svolgere il proprio lavoro; l’incompetenza dei dirigenti, scelti solo per occupare un posto di potere utile per fini diversi da quelli per cui dovrebbero essere scelti; l’incapacità della politica di risolvere i problemi (sic!!!), si trattasse anche solo di far arrivare i fondi pubblici là dove ce n’è più bisogno, invece di disperderli nelle tasche dei soliti noti o di assumere nel settore pubblico lavoratori più capaci con procedure trasparenti e di vigilare sul loro operato.
Siamo contenti che l’On. Giamborino si proponga di non proseguire nella politica vuota delle parole e di far funzionare meglio la sanità in Calabria, ma abbiamo una proposta da lanciargli. È possibile che si debba aspettare che una ragazza piena di vita e di sogni venga uccisa senza un motivo in un ospedale pubblico per rendersi conto delle proprie colpe e delle proprie responsabilità? Noi crediamo di no: crediamo che la politica sia la più alta espressione della democrazia e siamo nauseati di vederla vilipesa dai tanti incompetenti (quando non da veri e propri criminali) che la frequentano: si dia una scadenza, Onorevole, sei mesi o un anno, e ritorni sulle pagine dei giornali a riferire sui progressi della battaglia di cui si è assunto la responsabilità. Denunci pubblicamente gli scandali e i favoritismi di cui è a conoscenza, faccia pure i nomi dei tanti profittatori che le dovessero intralciare il passo; noi saremo al suo fianco perché abbiamo il suo stesso sogno.
Combatteremo volentieri con lei, Onorevole, la nostra comune battaglia, ma avremmo voluto farlo quando per Federica non fosse stato troppo tardi… ormai non possiamo far altro che stare umanamente vicini ai suoi familiari e ai suoi amici. Per onorare la memoria di Federica, poiché non abbiamo recato onore al suo corpo, dobbiamo fare in modo che cose del genere non succedano più. Mantenga la sua parola, Onorevole, la traduca in fatti concreti, non la faccia restare una bella promessa! Noi gliela ricorderemo, qualora dovesse dimenticarsene.

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