La laurea è un valore. Molti giovani al termine del loro ciclo di studi medio - superiore scelgono di intraprendere un duro percorso formativo ed intellettuale. Da recenti studi pubblicati da ALMALAUREA si evince come alla fine del percorso di studi universitario ed a cinque anni dal conseguimento del titolo accademico, poco più della metà si trovi in un occupazione stabile e attinente al proprio percorso accademico. Una realtà difficile quella italiana, dove i laureati sono molte volte bistrattati e sfruttati tramite finti stage e finti tirocini, senza poi contare l’assurdo bluff delle partite iva, dove giovani professionisti anziché essere assunti e retribuiti come tali, subiscono il ricatto della collaborazione professionale che ovviamente a differenza di un contratto a tempo determinato/indeterminato non ha le stesse tutele a livello contributivo.
Nonostante ciò, sempre ALMALAUREA, fa notare come il livello di abbandono scolastico sia nelle scuole medie superiori e di conseguenza nelle Università sia aumentato, ne consegue cioè un abbassamento del livello culturale e professionale delle giovani generazioni, dato in controtendenza rispetto non solo ai maggiori paesi europei, Francia, Inghilterra, Germania (dove molto si investe nel campo della formazione scolastica e universitaria), ma anche rispetto a tanti paesi emergenti come Brasile, Messico, India e altri. Gli studi universitari in Italia sono in maggiore difficoltà, vuoi per una drastica riduzione dei fondi verso gli studenti, ma anche perchè il costo della vita è aumentato, quindi per le famiglie diventa insostenibile mantenere un figlio all’università, anche perchè, come ribadito precedentemente, il lavoro al termine del percorso accademico è difficile a trovarsi.
Succede però che la nostra regione ”agevoli” la formazione tramite la vendita di esami universitari e delle conseguenti lauree, ottenute senza alcun sacrificio dal punto di vista didattico. Casi di questo tipo si sono riscontrati negli Atenei di Cosenza e di Catanzaro. Proprio a Catanzaro negli ultimi mesi si sono avuti dei progressi nell’indagine in merito a presunti esami universitari comprati, con il bene placito di impiegati delle segreterie. Tramite queste indagini appena conclusesi è stata fatta la richiesta di rinvio a giudizio per 93 persone, tra cui impiegati amministrativi, studenti ecc. Tra questi, nel nostro comune, spicca il nome di Salvatore Bulzomi’, attuale vicesindaco della giunta del comune capoluogo, nonchè assessore al lavoro e politiche sociali.
Noi siamo garantisti, attendiamo cioè l’ultimo grado di giudizio della sentenza, quindi escludendo ogni tipo di colpevolezza a priori, non essendo noi giudici o altro. Sebbene nel nostro paese Italia, vi sia l’abitudine di molti politici di non considerare l’etica nei confronti della quale devono portare rispetto essendo delle istituzioni, quindi continuando imperterriti come nulla fosse a continuare i propri mandati elettorali, portando sulle spalle avvisi di garanzia, rinvii a giudizio e in diversi casi condanne, oppure sperando in una prescrizione, ( Berlusconi, Dell’Utri, Scopelliti, Loiero, Chiaravalloti, Mastella, Tedesco e tanti altri a destra ed a sinistra); mentre in altri paesi europei come Germania o Inghilterra per esempio, vi è un maggiore rispetto per le cariche ricoperte, ma soprattutto per gli elettori che vogliono e devono essere amministrati da persone trasparenti e senza zone grigie. Uomini e donne limpidi e trasparenti, slegati da episodi che li vedono coinvolti in processi o supposizioni processuali, potendo cosi svolgere la propria vita amministrativa in modo sereno e, soprattutto, non cadendo in facili ricatti. Per tutti i motivi elencati chiediamo che l’assessore Bulzomì rimetta la delega nelle mani del sindaco D’Agostino, al quale chiediamo, essendo un uomo di legge, con un sussulto di orgoglio, qualora questo non accada, di ritirare lui stesso la delega, perseguendo quei principi di legalità e trasparenza da lui osannati in campagna elettorale e magari scegliendo meglio i propri assessori.
Siamo stanchi di sentire che i politici di destra gridino al complotto ed all’assalto delle toghe rosse in ogni attività svolta dalla magistratura. E’ ancor più grave che fatti di questo genere si verifichino in un territorio come il nostro, con un alto indice di laureati disoccupati che dopo anni di sacrifici devono subire l’ulteriore beffa di essere amministrati da persone che cercano scorciatoie, da quanto risulta nelle indagini, nel proprio percorso accademico; mentre molti nostri giovani intelletti emigrano piuttosto che scendere ad ogni tipo di compromesso. Anche questo è un esempio.
Che Bulzomì si dimetta, dimostri di essere estraneo ai fatti, cosi da poter ritornare a svolgere attività politica in piena serenità e trasparenza.
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