Lavoratori e proletari non hanno nessuno che li rappresenta: dunque non hanno nessuno per cui votare
Dopo un anno e mezzo di lavoro sporco al servizio di padroni, banchieri, gendarmi e parassiti di ogni risma, il governo Prodi è caduto: non ne sentiremo la mancanza, così come non la sentiranno milioni di uomini e donne, lavoratori, pensionati e famiglie ridotti quasi alla fame e impossibilitati ad arrivare neanche alla terza settimana a causa di un decennio ininterrotto di attacchi allo stato sociale, finanziarie lacrime e sangue, licenziamenti e soprattutto precarietà del lavoro, del reddito, della vita.
Avremmo al contrario fatto volentieri a meno di una campagna elettorale quale quella che si è aperta nelle ultime settimane.
Una vera e propria farsa imperniata sulla figura di due squallidi commedianti, Veltroni e Berlusconi, e dei loro rispettivi carrozzoni elettorali, PD e PdL, oramai concordi su tutto, in quanto entrambi ansiosi di aggiudicarsi, a colpi di spot pubblicitari e strategie di marketing, il ruolo di zerbino dei padroni e delle lobby affaristico-massonico-clericali che occultamente muovono i fili della politica parlamentare.
Due partiti-fotocopia di tal fatta non possono che essere destinati a governare insieme: ciò anche nel caso in cui uno dei due dovesse formalmente stare all’opposizione nelle aule parlamentari.
Dunque, per chi vive del proprio lavoro, per quelli a cui il lavoro è negato, per chi è costretto ad elemosinare spezzoni di lavoro con ritmi schiavistici e paghe da fame, si profila all’orizzonte un mostro a più teste: il mostro del padronato unito sotto le insegne del duopolio PdL-PD!
Alla periferia dei due principali azionisti del “mercato elettorale” (come oramai, senza un minimo di pudore, lo definiscono giornali e mass media) vivacchiano cespugli e cespuglietti vari, prima sedotti e poi abbandonati: a destra gli impresentabili fascisti di Storace e della aristocratica Santanchè, al centro la premiata ditta dei nostalgici della DC guidati da Casini, Pezzotta e Tabacci, a “sinistra” (del PD), la melma informe dell’Arcobaleno targato Bertinotti- Pecoraro Scanio- Diliberto- Mussi, ovvero un’accozzaglia di personaggi in cerca d’autore (e di poltrone) tra cui si distinguono i leader dei due partiti (ex)comunisti, che arrivano al punto di dismettere il simbolo della falce e martello pur di candidarsi ancora una volta, nel caso ce ne fosse bisogno, a ruota di scorta di Veltroni e compagnia.
Tra marche e sottomarche, non c’è spazio per alcuna alternativa: tutti i contendenti alle prossime elezioni sono, chi più chi meno, prodotto di un sistema corrotto e marcio quanto la monnezza che, a causa loro, giace da mesi sulle strade della Campania!
Intanto sui luoghi di lavoro si continua a morire al ritmo di cinque operai al giorno, grazie proprio a quelle leggi precarizzanti messe in piedi da centrodestra e centrosinistra; milioni di famiglie non arrivano alla terza settimana poiché ai prezzi saliti alle stelle fanno da contraltare salari sempre più da fame; milioni di giovani subiscono il perenne ricatto di dover scegliere la schiavitù del precariato come unica alternativa alla disoccupazione.
Per i movimenti e per la sinistra di classe tutta, questa farsa avrebbe reso necessaria una presa di posizione chiara e netta agli occhi di tutto il paese.
Ci saremmo aspettati che tutte le forze genuinamente antisistema, partendo dal malcontento montante in settori consistenti di operai, precari e semplici cittadini, facessero un ragionamento semplice: non spetta a noi decidere chi dovrà sfruttarci, ucciderci, intossicarci nei prossimi cinque anni, dunque queste elezioni se le facciano loro!
Purtroppo invece, mentre simili posizioni vengono lasciate in balia del populismo e dei vaffanculo grilliani, da più parti è scattata una folle gara per raccogliere le briciole cadute dalla tavola di Rifondazione e del PdCI.
Così ecco un proliferare di liste e listarelle comuniste, anticapitaliste, di classe, di alternativa, e chi più ne ha più ne metta: qualcuna di queste, come nel caso di Sinistra Critica, addirittura sostenitrice di Prodi fino a qualche settimana fa (per poi improvvisamente convertirsi all’opposizione anticapitalista!): liste tanto ambiziose nei proclami quanto autoreferenziali nei fatti, e destinate inevitabilmente a dar vita a una surreale competizione “in famiglia” all’insegna dello zero virgola qualcosa in più o in meno.
Da proletari, da comunisti, da anticapitalisti conseguenti ci dichiariamo programmaticamente fuori da questi siparietti autolesionisti: non abbiamo altra scelta se non quella di non legittimare questa farsa, quindi non andare a votare o, comunque, annullare la scheda!
E ciò non in nome di un astensionismo “per principio” (sterile ed innocuo quasi quanto l’elettoralismo) bensì in base a un elementare schema di priorità. Avremmo potuto anche noi raccogliere un manipolo di firmette e gettarci nella mischia, non ci vuole poi molto…
Preferiamo invece partire da un compito ben più arduo: lavorare alla ricomposizione delle avanguardie di classe atomizzate e disperse sui territori e nei luoghi di lavoro, riattivarle dopo decenni di delusioni e tradimenti; ricreare quelle forme di collegamento e di organizzazione cancellate dalle nuova organizzazione del lavoro e dei nuovi tempi dettati dal dominio capitalistico;
Preferiamo lavorare a un unico partito, comunista e di classe, e non ad alimentare la già abbondante pletora di improbabili partitini “dalla giusta linea”, ognuno in guerra col vicino;
Preferiamo lavorare, con la classe e nella classe, nelle lotte e nei conflitti, a un vero blocco autonomo di classe inteso come espressione dei settori proletari più combattivi e radicali: non certo a rincorrere i tempi e le modalità della politica borghese.
Attraverseremo questa campagna elettorale, e se necessario la utilizzeremo, per promuovere e diffondere le nostre campagne politiche e sociali contro il carovita, la precarietà, lo sfruttamento, la guerra, la repressione, e diamo sin da ora appuntamento a dopo il 14 aprile all’intera sinistra di classe per avviare una discussione a 360 gradi, scevra da ansie elettoraliste e cretinismi parlamentari, e finalizzata a dar vita a un movimento costituente comunista e di classe adeguato alle sfide e ai compiti del nuovo secolo ma al tempo stesso fermamente ancorato all’idea che il comunismo rappresenti ancor’oggi l’unica reale alternativa alla barbarie del capitalismo, e il partito comunista l’unico strumento utile a conseguire questo obiettivo.
associazione Unità Comunista
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