martedì 5 maggio 2009

Quiiper

La globalizzazione ed il capitalismo ancora oggi tagliano le gambe degli operai e dei proletari, mettendoli in ginocchio davanti la logica sciacalla dell’impresa che chiude stabilimenti “meno fruttuosi”, a parere dei delegati aziendali, per rafforzarne altri già forti in altri territori.
Noi comunisti questa logica non la accettiamo.
Ma in questi casi la storia ci insegna che, vedi caso Alitalia, accade come sempre che a farne le spese non sono i manager, probabilmente colpevoli di strategie aziendali e di mercato poco fruttuose, ma come in ogni film visto e rivisto, chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori, che vengono messi in cassa integrazione oppure costretti licenziarsi.
Questo accade anche nella nostra provincia.
Cosi l’azienda “QUIIPER” del centro commerciale delle Cicale, il giorno 01/10/08 mette in cassa integrazione 70 lavoratori, causa dei profitti troppo bassi a sentir i rappresentanti dell’azienda “QUIIPER”, cosi i lavoratori si vedono percepire metà dello stipendio vivendo in condizioni economiche, sociali e morali disastrose.
I lavoratori, per lo più con famiglia a carico, hanno ricevuto l’ennesimo schiaffo morale in data 17/01/09 (sabato scorso) quando in una raccomandata l’azienda li avvisa che due giorni dopo si sarebbero dovuti presentare nel punto commerciale “QUIIPER” di Pellaro (RC) per svolgere la “nuova attività” lavorativa; a questo va aggiunto che la decisione è stata presa in modo UNILATERALE dall’azienda, difatti ne sindacati ne lavoratori sapevano nulla.
Pellaro è un comune in provincia di Reggio Calabria a quasi 150 km d’autostrada da Vibo Valentia, e percorribile anche in treno in 2,5 ore di andata più 2,5 ore al ritorno, con i “nostri treni”. A queste 5 ore dobbiamo sommare le 8 ore lavorative, che tengono il lavoratore lontano dalla propria famiglia per 13 ore giornaliere.
I lavoratori “spostati” dal centro “QUIIPER” di Vibo Valentia al centro “QUIIPER” di Pellaro, non sono stati inseriti in nessuna graduatoria, prevista per un atto del genere dalle disposizioni di legge, che stabilisce effettivamente, in base allo stato di famiglia, di salute la qualifica lavorativa ecc., chi debba essere spostato e chi non.
Ad oggi l’azienda non ha ancora risposto su questo trasferimento, disertando, inoltre, la riunione indetta per il giorno 19/01/09 indetta dalle parti sindacali per chiedere chiarimenti in merito.
Il PDCI ritiene che le colpe maggiori siano da addossare, in particolar modo, alla politica che governa la Provincia e la Città, poiché nonostante le leggi di limitazione in materia, gli ipermercati proliferano l’uno vicino all’altro giocando un ruolo di depauperamento dell’economia locale.
Nella localizzazione urbanistica di questi due ipermercati non vi è stata una logica di importazione, ovvero di attrarre denaro da fuori città, ma esclusivamente un gioco economico con i soldi dei vibonesi da esportare in altri luoghi.
Il PDCI vibonese esprime grande solidarietà ai lavoratori del “QUIIPER” le cicale, mettendo a disposizione ogni livello del partito affinchè la vicenda possa concludersi nel migliore dei modi, esortando anche il prefetto perché prenda visione della questione visti i 70 posti di lavoro in ballo, che nella logica dei nostri tempi equivalgono a 70 famiglie senza stipendio.
Il PDCI lancia un appello a tutte quelle forze della sinistra sul territorio vibonese affinché si possa convergere in una iniziativa comune ad esclusivo beneficio dei lavoratori.


Partito dei Comunisti Italiani – sezione Vibo Valentia
Partito dei Comunisti Italiani – federazione Vibo Valentia

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